Cd digipack
Giugno 2009
Tiratura Cd: 500 copie
–COPRODUZIONE–
€10.00
Esaurito
(After more than 10 years this great italian MOD band released a brand new album which will be well appreciated from who loves Who, Kinks, Small Faces, Jam, Blur, the Power Pop sound and any kind of Brit Rock…)E’ il 1996 quando si forma il primo nucleo dei Made. Un garage e le canzoni di Blur e Oasis mandate a memoria. Ma non solo. Il rock britannico che in quegli anni impazza un pò ovunque, innesta un processo di riscoperta dei classici che in breve porta la band a gravitare nell’universo Mod. Per spiegare cos’è il mod-ernismo ci vorrebbero fiumi di parole. Qui ci limiteremo a citare lo spirito ribelle dei giovani inglesi degli anni 60, le corse in lambretta, gli scontri con i rockers, le giacche a tre bottoni, gli Who e i Jam.
Nel 97 dopo aver suonato con i torinesi Statuto (il maggiore gruppo mod italiano) i Made si fanno notare nell’ambito della scena modernista nazionale. In breve vengono invitati a suonare ai maggiori raduni, in particolare all’International Mod Rally di Rimini, unanimemente riconosciuta come la maggiore manifestazione del settore.
Nel 1999 esce per l’etichetta Modern Groove Records di Genova il primo split con il gruppo soul torinese Wigan Casino. Nella primavera del 2000 vede la luce la compilation Mondo Beat vol.2 (Face/Sony), raccolta di bands che si ispirano ai suoni e alle atmosfere dei 60s. I Made vi partecipano con due brani. Grazie all’ottimo responso vengono invitati, nel corso dello stesso anno, a partecipare al Festival Beat di Piacenza. L’anno successivo è la volta di Made This way! il primo prodotto sulla lunga distanza. Otto brani che si dividono fra il power pop di Tryin’ To Leave Your Trouble Behind e il soul di There’s Nothing Love Can’t Repair, arrivando finanche a toccare il beat italiano.
Nel 2001 un articolo apparso sul quotidiano La Repubblica, riguardante la scena mod italiana, annovera i Made fra le band di riferimento. Nell’ottobre dell’anno successivo i cinque si spostano nella campagna piacentina, per registrare i brani che finiranno nell’Ep Tonight. L’Ep vedrà la luce nella primavera del 2003 per l’etichetta Skipping Musez di Bologna. L’Ep è un concentrato di Rock potente e melodico che ha nella title track, ispirata al dinamismo dei Jam, il punto di forza.
Il 2003 e il 2004 sono anni di intensa attività live che vede la band incrementare la propria popolarità.
Nel frattempo Tonight è stato riedito nell’Ottobre 2006 come cd dall’etichetta giapponese Revel Yell Music, con l’aggiunta di nuove tracce.
Oggi, a distanza di più di 10 anni dalla loro formazione, la band presenta il suo ultimo lavoro “They don’t understand”, un cd contenente otto brani (sette inediti più la cover di “Just what I needed” dei Cars) e dedicato a chi ama Who, Kinks, Small Faces, Jam, Blur, il Power Pop e il Brit Rock di tutte le ere…
Edizione limitata di 500 copie!!
TRACKLIST:
1 Just Because
2 Past is a Strange Place
3 The Great Shape of Everything
4 Everybody Under Your Spell
5 I Want It!
6 The Same Old Story
7 Just What I Needed
8 1989
E’ triste ammetterlo ma ancora oggi che persino il più improbabile gruppo grindcore nepalese è a portata di click, subiamo la dittatura dell’indie rock inglese. Per toglierci questo sgradevole complesso d’inferiorità e giocarcela alla pari con i sudditi della Regina arrivano in nostro soccorso i liguri Made che racchiudono 15 anni di storia in poco meno di 25 minuti di grande musica. Roba da ballare modernamente fino allo sfinimento e regalare i vinili graffiati dei Jam al nipotino che gira in Ben Sherman su un vecchio vespone fresco di carrozziere. A partire dalla spumeggiante Just Because, passando per le fregole robertsmithsiane di Past Is A Strange Place, il ghigno sapido dei primi Blur di The Great Shape Of Everything, l’Hammond fottutamente garage di Everybody Under Your Spell, fino alla rivitalizzata cover di Just What I Needed (Cars) è tutta un’esplosione di Sixties sound filtrato dal migliore britpop. Uno dei dischi italiano dell’anno: e spero di non essere il solo a pensarlo.
Voto 8
Manuel Graziani – Rumore #212 09/09
I Made sono sulla piazza da 13 anni circa. E non è poco per una band. Ci vuole costanza, voglia, passione e – diciamolo senza mezzi termini – le palle esagonali. Perché è un attimo che la vita ti arrota e ti pialla, tra sbattimenti di lavoro, straordinari, malattie, impegni di famiglia, gente che si riproduce e non ha più testa, conversioni sulla via di Damasco e tutto il campionario di situazioni/eventi che mandano egregiamente a puttane le band nel lungo periodo.
I Made in questi 13 anni si sono guadagnati la fama di band di punta del giro mod italiano, ma hanno avuto relativamente poca fortuna a livello di uscite e materiale prodotto: solo due album, uno split ep, e un ep (più la manciata di brani d’ordinanza nelle compilation di turno). Come dire… poca roba.
Ma fortunatamente, a fronte di un’attività live costante e di un’effettiva qualità della loro musica, la scarsa produzione non li ha fatti collassare sotto il peso del tempo. E quindi eccoli, grazie ad Area Pirata , con il loro secondo lavoro sulla lunga distanza: un cd che esce in limited edition di sole 500 copie, con copertina digipack.
Gli otto brani (sette originali e una cover dei Cars di Ric Ocasek) di They don’t Understand sono decisamente un manifesto chiarissimo dell’essenza del gruppo: mod, pop britannico, rock e una dose di punk. Nessuna pretesa, ma anche tonnellate di onestà e conoscenza del genere. Sarà per questo che praticamente tutti i pezzi sono – come si diceva una volta – a presa rapida e ti restano da subito appiccicati alle orecchie. Decisamente un risultato ottimo, per una band che professa questo tipo di sonorità.
A tratti mi hanno ricordato i Long Tall Shorty più recenti, ma ovviamente qui dentro ci sono gli Who, i Jam, gli Small Faces, il genoma di Oasis e Blur, i Cheap Trick… insomma ci siamo capiti. Musica divertente, dura senza essere pesante, pop senza stufare, rock senza strafare. Dategli senza esitazione una chance. Magari due. E ricordate che ce ne sono solo 500 in giro…
Andrea Valentini – Black Milk Freak magazine 13/06/09
Con l’occhio rivolto alla Gran Bretagna, il cuore pulsante per il brit pop e un’estetica che affonda decisamente nel mod (ernismo), i Made hanno confezionato un lavoro di tutto rispetto, sicuramente tra le migliori uscite italiane nel genere. Il pezzo forte è / Just Because / , un poppettino accattivante con chitarra ritmica e voce a trascinare. Ottima anche / Past is a Strange Place / , con la voce che a volte sconfina stranamente nelle sfumature pop di Robert Smith. La passione per gli Eighties è ben chiara anche con il tributo di / Just what I Need / dei Cars, qui riproposta con trattamento rinfrescante.
E’ però l’insieme a stupire, dando sempre l’impressione di un gruppo pieno di entusiasmo e voglia di suonare.E dire che i Made sono in giro ormai dal lontano ’96. Consigliatissimo.
Stefano Ballini – Trippa Shake Webzine 22/06/09
[…]a La Spezia dove operano i Made, titolari in passato di alcune buone produzioni in ambito mod-sixties. Con questo They Don’t Understand (Area Pirata) il quintetto ligure fa il salto di qualità. Il suono è ricco di influenze e abbraccia i sixties nella loro globalità, senza limitarsi all’universo Quadrophenico. Negli otto brani del cd c’è la pienezza di un’acquisita maturità, con un occhio che spazia sul migliore brit-pop e un inatteso richiamo alla pop-wave USA fine settanta (con la bella cover di Just What I Needed dei Cars).
Ma c’è anche altro: c’è un Hammond sferzante come non se ne sentiva da tempo e la carica dei Made, una delle migliori formazioni italiane fedeli al verbo sixties, anche se in chiave moderna.
Luca Frazzi – Rumore 07-08/09
Una nuova produzione Area Pirata, questa volta orientata, più che sul classico garage tout court, su un mod rock piuttosto sporco con evidenti influenze britanniche del periodo 60s talora miscelate a ispirazioni americane (“Past is a strange place”, ad esempio, nonostante la linea melodica del cantato, richiama musicalmente anche delle atmosfere malate alla Lollipop Shoppe). Il fatto che i Made includono nel proprio organico un organo, del resto, è abbastanza indicativo del mix.
8 pezzi 8, incartati in un notevolissimo artwork psichedelico firmato da Riccardo Bucchioni, per un disco che non mancherà di coinvolgervi, e che a mio avviso merita un ascolto plurimo ad alto volume per poter essere vissuto al 100%, con tutti i suoi innumerevoli rimandi. Pezzo preferito dal sottoscritto: “I want it!”.
Un digipack che vi consiglio spassionatamente, per una band di casa nostra che non ha nulla da invidiare ai suoi antichi modelli transoceanici.
Simone – Lamette 09/09
Se la loro scena di riferimento è quella Sixties e le coordinate quelle del mod revival, in realtà i Made palesano anche un amore malcelato per il power-pop da una parte e l’Inghilterra del brit-pop dall’altra, per le melodie accattivanti e per i ritornelli “appiccicosi”, tanto che questo They Don’t Understand si pone come ideale compendio della recente storia della popular music meno becera, scavalcando l’oceano e lambendo perfino i Cars (di cui coverizzano “Just What I Needed”).
Il risultato è un album che guarda ai mitici anni Sessanta, ma non disdegna di tradire la propria età anagrafica (la band si è formata nel ’96) con un approccio eretico che imbastardisce i modelli di riferimento e ne contamina la formula. L’ascoltatore viene portato all’interno di un caleidoscopio in cui colori e forme si sovrappongono senza soluzione di continuità e lo spirito mod se ne va beatamente a spasso per il tempo, magari fermandosi a trovare qualche nipote lungo la strada. Non tutto quel che luccica è oro, ma nel complesso i Made colpiscono nel segno e snocciolano una raccolta di brani accattivanti e ben costruiti, cui avrebbe giovato una dose di adrenalina in più, ma comunque ideali per accompagnare le scorribande estive, preferibilmente in Vespa. Al solito, la Area Pirata ha curato in maniera impeccabile la presentazione del lavoro, con un artwork colorato e psichedelico racchiuso all’interno di un digipack che, aprendosi, ne permette la visione d’insieme. A cercare una definizione ficcante, They Don’t Understand si potrebbe definire con buona approssimazione un album che intriga.
Michele Giorgi – Audiodrome 07/09
I Made non sono un gruppo giovanissimo, in quanto sono sulla breccia da tredici anni, durante i quali hanno prodotto poco materiale musicale, ma in compenso hanno una grande e meritata visibilità tra gli appassionati del mod ed in particolare del brit-rock. Il gruppo, infatti, è partito con un esplicito omaggio a Blur ed Oasis , quando questi due gruppi dominavano sull’isola britannica e non solo, per poi recuperare le origini del brit-pop, vale a dire rifarsi anche a mostri sacri come The Who , Small Faces e Kinks .
In questo secondo lavoro i Made si lasciano andare ad un indie-pop, per certi versi garage puro (Past is a strange place) o con un occhio rivolto alla Svezia (I want it!), ma anche ad un frizzante rock’n’roll, virato p-funk (Just because).
Un gradito ritorno, dato che questo è un pop non fine a sé stesso.
Vittorio Lanutti – Kathodik Webzine 07/09
We are the Mods. We are the Mods. We are, we are, we are the Mods. Questione di cultura, ch si ama o si odia (io, per inciso la amo). Questione di gruppi che sanno portarla avanti, anche dopo quattordici anni di fatica e silenzio. Questione di apertura mentale, perché è impossibile non amare una musica come quella dei Made. Who, Small Faces, richiami power pop, Kinks. C’è l’anima di Paul Weller e lo stile secco di Rick Ocasek (dei quali Cars i Made riprendono addirittura un brano) c’è la forza di un gruppo limpido, schietto, che suona bene e che ha tutto dentro il cuore. E lascia che esca da solo. Anche quando si scivola verso il power pop più melodico. Insomma, un disco veramente bello.
Voto 7
Mario Ruggeri – Rockerilla 07-08/09 N.347/348
Racchiusa come in un bozzolo di atmosfere visionarie grazie alla cover realizzata da Riccardo Bucchioni, questa band di La Spezia attiva ormai da ben 13 anni, realizza un album sorprendente.
In soli 8 brani c’è davvero l’impossibile! Power-pop, ispirazione Sixties e Mod.
Se la linea guida dell’intero lavoro è quella, i Made con grande spensieratezza, ci mettono anche altro senza timore di sbavature varie.
Si parte con Just Beacause, pezzo con attinenze piuttosto rock n’ roll per passare subito dopo a qualcosa di un poco più garage come Past is a strange place.
The great shape of everything strizza l’occhio a sonorità stile Blur, mentre in Everybody under your spell la voce si impegna in una sorta di tributo a Robert Smith.
Prima della fine c’è tempo anche per un ricorso a elementi più indie-rock in I want it! e per una cover dei Cars, Just what I need, power-pop classico per eccellenza.
Un disco frizzante, senza strafare.
Ilaria Frigeni – Indie Zone Webzine 09/09