Cd digipack
Febbraio 2008
Tiratura: 1000 copie
€10.00
211 disponibili
Dopo più di vent’anni finalmente possiamo di nuovo immergerci nelle sonorità neo-sixties che questo combo milanese compose tra 1982 e il 1986!
Nata come MOD band, ma aperta a ogni influenza provenisse dai 6Ts a partire dal Garage e R&B, fino a giungere a Soul, Beat e man mano avanti verso la psichedelia.
Questo Cd antologico che siamo orgogliosi di presentare, include il loro singolo d’esordio autoprodotto My Mind in Four Sights(1983), dove anche il sound ’79 fa giustamente capolino e quindi l’album omonimo (1985) e Everybody’s An Artist With Four By Art (1986) entrambi pubblicati per la Electric Eye di Claudio Sorge.
Per arrichirre l’antologia, abbiamo aggiunto anche 3 brani inediti, cover che la band macinava dal vivo rendendo i loro set infuocati. In ‘Why Do You Lie’ alla voce è presente anche Arthur Miles assieme al nostro Geppo.
Ma soprattutto abbiamo cercato di curare al meglio il booklet interno di questo Cd digiapck: discografia e varie line up, recensioni, interviste , foto e flyer dell’epoca, quindi il tutto introdotto dalle note ‘storiche’ di Luca Frazzi (Rumore)!
Ma chiunque apprezzi questa band resti sintonizzato su Area Pirata, dato che i Four By Art sono di nuovo on the road pronti a riprendere la strada imbracciata allora e a comporre nuovi brani che vedranno la luce nel loro terzo album ancora in gestazione!!
TRACK LISTING:
01- My Mind In Four Sights
02- Future In The Past
03- Who Killed Snoopy
04- I Can’t Stand Your Love
05- Torpedo Woman
06- Hot Teardrops On The Floor
07- Lost In A Ghost Town
08- Don’t Call Me (On The Phone)
09- Do The Shimmy Shimmy Duck
10- Sleep All Day
11- I’m Having Fun
12- A Little Bit Of Ice
13- Mony Mony
14- One More Time
15- Just Feelin’ Alright
16- Don’t Mess Without Judas
17- Why People Are Standing?
18- Cold Sensation
19- I Can’t Wait Till Midnight
20- Nightime
21- The End Of Love
22- It’s So Hard
23- Turn On Your Lovelight
24- Psychotic Reaction
25- Why Do You Lie
Con questa ristampa siamo di fronte a un rarissimo caso di nuggets italici degli anni ottanta. Tornano i Four By Art , combo milanese che a suo tempo andava per la
maggiore, e si fanno anticipare da un’antologia completa di tutto il materiale prodotto dalle origini allo scioglimento, con tanto di prefazione di un più che mai appassionato Luca Frazzi. The early years ’82-’86 , gran colpo messo a segno da Area Pirata, include dunque, in un solo
digipack in edizione limitata (accorruomo!): il 7″ autoprodotto “My mind in
sights” (1983), i due Lp “Four By Art” (1985) ed “Everybody’s an artist with
Four By Art” (1986) – entrambi prodotti dalla Electric Eye di Claudio Sorge – e
una piccola collezione di incredibili inediti live (cover di Bobby “Blue” Bland
e Count Five, con un cameo di Arthur Miles).
25 pezzi di puro 60’s sound, che la stampa di allora associò
inconfutabilmente al nascente circuito mod nazionale (vuoi anche per l’asse di
contatti messo in piedi dalla band in Italia e in Inghilterra), ma che in
realtà contengono intuizioni garage e psichedeliche a go-go.
Sostanzialmente un suono abbastanza tosto e personale, con spessi tappeti di
tastiere, che riconduce al meglio dei faboulous years senza scadere nel poppy.
In altre parole, esattamente quello che si dovrebbe intendere con l’idea di
musica per un pubblico di appassionati. Underground quanto basta,
fortunatamente non piacerà alle vostre mamme (nonne?).
La Lama consiglia: abbiate questo disco sull’istante e, qualora foste dei
promoters, non fatevi sfuggire l’occasione di ingaggiare la rediviva band per
un live set di sicuro ed elettrico impatto vintage. Vi pentireste del
contrario.
Simone – Lamette 12/03/08
Milano, 1982: nascono i Four by Art, formazione pionieristica delle sonorità mod e neo-Sixties della penisola.
Pisa, 2008: la Area Pirata dà alle stampe questo eccezionale manufatto, in forma di cd antologico che ripercorre la carriera della band (in edizione limitata, con confezione digipack e liner notes a cura di Luca Frazzi).
A costo di sembrare sempre lo stereotipato mister “una volta era tutto fico, oggi i gruppi fanno cagare”, non posso esimermi dallo scrivere che questo cd è pieno di cosette che fanno mangiare polvere e merda (scusate il francesismo) a tanti contemporanei. Sarà il fascino del vintage (modernariato?), ma il punto è che il mod/psych pop virato garage Sixties dei Four by Art è davvero contagioso, forse anche per il fatto di non essere filologico e pedante – come alcune band del giro amano essere – ma piuttosto aperto e variegato.
Insomma, bando alle stronzate nella lingua della temuta razza dei recensori. Questo disco è davvero da ascoltare, anche solo una volta… ma è un favore che dovreste farvi. Poi potete anche archiviarlo nella parte del vostro scaffalone porta-cd in cui tenete le ristampe e che avvicinate solo per farvi fighi con gli amichetti. Ma ascoltatelo e poi mi saprete dire.
Unico appunto: in quanto antologia (contiene i due album usciti per Electric Eye, il primo singolo autoprodotto e tre inediti live) il disco risulta un filo lungo e dispersivo da ascoltare tutto di seguito. E’ consigliata, quindi, un’assunzione “a puntate” per migliorare l’esperienza sonora.
Andrea Valentini – Black Milk Freak magazine 14/03/08
03/08
L’attiva label toscana Area Pirata opera un
movimento di prezioso rispescaggio andando a editare un album antologico dei
milanesi Four By Art .
Il periodo storico chiuso a tenaglia dal CD riguarda la prima metà degli
anni ’80 quando il quintetto meneghino (peraltro nuovamente in attività)
era una splendida realtà che si alternava tra echi mod, garage, beat e
R&B. Dalla “base” del club Pluto di Piacenza alla realizzazione del singolo
di debutto (‘My Mind In Four Sights’ datato 1983), quindi due album all’epoca
fuori per la Electric Eye, che testimoniano l’assoluta bontà di una band
innamorata del northern soul e della stagione immortale dei ’60.
Le 25 tracce del supporto includono, oltre a tutto quello sopra elencato, anche
tre pezzi inediti che sono altrettante cover che i nostri amavano presentare
dal vivo. Dunque ecco sfilare incendiarie ‘Turn On Your Love Light’ dei
Them (ma brano in origine datato 1961) e ‘Psychotic Reaction’
– cavallo di battaglia dei californiani Count Five –
registrate a Viareggio nel 1983 e ‘Why Do You Lie’ dei John’s Children
(catturata nel 1985) con la guest eccellente del bluesman texano
Arthur Miles.
Il disco è infine dedicato alla memoria di Giuseppe Galimberti, uno dei
membri fondatori del gruppo, scomparso ad inizio anno a Siviglia.
Emanuele Tamagnini – Nerds Attack! MusicaRoma Underground Webzine
Gli anni 80 hanno segnato un periodo di grande fermento per il nostro underground, grazie alla comparsa di innumerevoli gruppi cosiddetti neo-sixties, tra i quali figuravano i Sick Rose, gli Avvoltoi, i Birdman Of Alkatraz e i Four By Art. Questi ultimi, originari di Milano, esordirono con un 45 giri autoprodotto, My Mind In Four Sights (1983), distillato di pura psichedelia sixties, acerbo nei suoni ma assai promettente, visti gli sviluppi successivi.
La band venne, infatti, inclusa nella raccolta-manifesto del neo-garage italiano, Eigthies Colours, pubblicata dalla pionieristica Electric Eye di Claudio Sorge, che diede alle stampe l’omonimo LP (1985), un concentrato di garage, beat, psichedelia, soul, R’n’B, nel quale spiccano brani ruvidi ed energici come Torpedo Woman, Don’t Call Me (On The Phone), I’m Having Fun e Mony Mony, costruiti sull’efficace intreccio di chitarre fuzz e tastiere che tessono intricate trame psichedeliche.
Il gruppo raggiunse, però, la piena maturità artistica con il secondo album, Everybody’s An Artist With…Four By Art (Electric Eye, 1986), che vira verso sonorità ancora più r’n’r e contiene pezzi killer quali One More Time, Just Feelin’ Alright e la splendida cover di Nightime degli Strangeloves.
Il cd in questione raccoglie l’intera discografia, più tre inediti registrati dal vivo. L’occasione giusta per riscoprire una delle pagine più vibranti del garage-revival nostrano. Restate sintonizzati, anche perché i Four By Art si sono riformati e torneranno presto con un nuovo album!
Gabriele Barone – Mucchio Selvaggio 04/08
Dopo più di vent’anni la band milanese neo-mod nella primavera del 2002 ha deciso di riformarsi e proseguire il discorso interrotto nei primi anni ’80, durante i quali impazzavano le sonorità mod e beat. I Four By Art erano uno dei principali gruppi del movimento che si identificò al massimo nel disco e nel film “Quadrophenia” degli Who.
Nel 2002 buona parte degli ex componenti originali, dopo esperienze in altre formazioni, ha deciso di riformare il gruppo e noi, in attesa del loro terzo lavoro, dobbiamo ringraziare l’Area Pirata per aver pubblicato questa preziosissima raccolta contenente ben 25 brani, dagli esordi ai due lavori dell ’85 e ’86, oltre a tre inediti.
In queste venticinque tracce possiamo immergerci nelle sonorità soul-pop che spadroneggiavano negli anni ’60, di quello più garage e rock’n’roll. Questa raccolta rende grazia al percorso artistico del gruppo a partire dai brani con le tastiere come My mind in four sights e I can’t stand your love per passare ad altri in cui sono più marcati i richiami ai Doors (Lost in a ghost town), al rock’n’roll di matrice stoniana (It’s so hard) e al soul-r’n’b tanto caro ai Them (Don’t call me).
Se vi mancano tanto gli anni ’60, musicalmente parlando, non esitate ad acquistare questo prezioso cd.
Vittorio Lanutti – La Scena Webzine 22/03/08
Ristampa di una band che fu! I Four By Art, combo milanese che andava alla grande agli inizi degli ’80, escono oggi a svariati anni di distanza con una ristampa che “rapisce” non poco gli appassionati del genere, vedi Luca Frazzi che introduce nella prefazione. Questo The Early Years ’82-’86, stampato da Area Pirata, etichetta di grande stile e passione, mette a sgno questo dischetto che comprende svariati lavori della band fra cui il 7″ pollici My mind in sights (1983), i due dischi Four By Art (1985) ed Everybody’s an artist with Four By Art (1986) – prodotti dalla Electric Eye di Claudio Sorge (mi vengono in mente i Fun House) ed altri brani.Venticinque canzoni godibilissime anche oggi, a mezzo secolo di distanza, quando garage, mod e suoni vari imperversavano in Europa. Elencare i pezzi preferiti sarebbe un delitto, diciamo che li dovete sentire per forza! Un grande applauso a Tiziano e i ragazzi di Area Pirata.
Stefano Ballini – Trippa Shake Webzine 25/03/08
I Four By Art sono una band degli anni ’80 che pubblicò appena due album ed un 7″, qui ripescati dalla sapiente Area Pirata (il che non mi sorprende affatto) in questa raccolta che racchiude tutto il materiale inciso dal gruppo lombardo più tre inediti. La label toscana confeziona un ottimo prodotto in ogni sua parte dalla copertina del digipack all’eccellente e curatissimo booklet contenente foto dell’epoca e stralci di riviste o giornali che parlano della band. I Four By Art prima di dare alle stampe il loro atteso terzo album ci consegnano la loro carriera discografica con The Early Years ’82-’86. Questo si divide cronologicamente: le prime tre tracce sono del primo Ep 7″ My Mind in four Sights del 1982, dal quarto brano fino al tredicesimo troviamo l’album Four By Art del 1985, poi i brani compresi tra la #14 e la #22 sono del disco Everybody’s An Artist With…Four By Art del 1986. Infine ci sono i tre inediti live: due registrati al MODS di Viareggio e una con la partecipazione di Arthur Miles. Mi verrebbero in mente vari termini per classificare The Early Years ’82-’86 : garage, beat e perché no psichedelia, potrei aggiungerne altri ma non renderebbero giustizia, il termine chiave è energia e forza sixties. Unica pecca ma per essere pignoli è forse il fatto di avere inserito tutto in un unico lavoro, potrebbe a volte risultare pesante, ma come si suol dire sono quisquilie. Disco sopraffino marchiato da una delle etichette discografiche più interessanti e sorprendenti degli ultimi anni.
Ale – Paesi Tuoi Webzine 04/08
23 anni fa, sulle pagine di Rockerilla, si parlava dei Four By Art e lo si faceva con entusiasmo e lungimiranza. I più attempati se lo ricorderanno bene. 23 anni fa quando la tribù dei sixties lovers era veramente clandestina e quando (come giustamente sottolinea Luca Frazzi nel booklet di accompagnamento al disco) era ancora troppo forte l’eco del post punk. I Four By Art da Milano rappresentavano una visione globale, e non solo mod, della musica degli anni sessanta. Completa, armonica, acerba per quanto genuina, francamente affascinante. Oggi quelli di Area Pirata collezionano in un solo cd il periodo 82-86 restituendoci un gruppo fondamentale. 25 canzoni dal sapore antico e dalla classe cristallina.
Mario Ruggeri – Rockerilla 04/08
Nei primi anni ’80 dominati dal grigio e dal nero del dark, uno spiraglio di luce si intravedeva all’orizzonte. Nel volgere di poco tempo quello spiraglio si trasformò in un vortice multicolore: sempre più formazioni decisero che era venuto il momento di ritornare alla purezza e alla gioia degli anni ’60. Il rinascimento neo-Sixties era iniziato.
Tra i protagonisti di quella felice stagione creativa i milanesi Four By Art furono dei veri “prime mover”. Considerati uno dei gruppi di punta del modernismo in Italia, i Four By Art erano in realtà un gruppo che si abbeverava alle fonti del Sixties-sound nelle sue innumerevoli sfaccettature: la loro miscela musicale attingeva al sound grezzo del garage e del R&B, lambiva i territori della psichedelia, ma non mancava mai di essere pulito e melodico.
Da anni fuori catalogo e introvabili oggetti per collezionisti, i dischi dei Four By Art non sono mai stati ristampati. Finora. Ci ha pensato Area Pirata , con questa bellissima raccolta, a rendere nuovamente disponibile tutta la produzione del combo meneghino. “The Early Years ’82 – ’86 ” contiene l’intera discografia della band: il singolo autoprodotto nel 1983 e i due album usciti con il marchio della Electric Eye, più tre inedite tracce live. Si parte dai tre brani di “My Mind In Four Sights” che, seppure un po’ acerbi, colpiscono nel segno: briosi e stilisticamente eleganti nella title-track e in “Who Killed Snoopy?”, mentre in “Future In The Past” emerge il versante più marcatamente psichedelico della band.
E’ quindi la volta dei dieci brani che compongono il primo omonimo album: “Four By Art ” si apre con “I Can’t Stand Your Love“, un episodio intriso da splendidi fraseggi di organo, cui segue la più ritmata e garagistica “Torpedo Woman “, mentre la sdolcinata “Not Teardrops On The Floor” svela qualche ingenuità compositiva. La splendida “Lost In A Ghost Town ” ha movenze psichedeliche e visionarie, “Don’t Call Me On The Phone ” è un urticante R&B, “Do The Shimmy Shimmy Duck” una divertente mod song, mentre “A Little Bit Of Ice” è un mirabile esempio di Hammond beat e “I’m Having Fun” un perfetto incrocio di influenze garage e R&B.
Con il successivo “Everybody’s An Artist With …” la crescita dei Four By Art è esponenziale. Il gruppo realizza un album impeccabile, il disco della maturità. Come dimostrano le splendide “Just Feeling Allright”, “Don’t Mess With Judas ” e “Cold Sensation”, giusto per citarne tre, oltre alla riuscitissima cover di “Nightime”.
L’antologia si chiude sulle note di tre inedite tracce live, tra cui una grintosissima versione di “Psychotic Reaction” dei Count Five tratta da un concerto del 1985 in compagnia del soulman americano Arthur Miles. Un motivo in più per non perdere questa bellissima raccolta e riscoprire una delle band di punta del movimento neo-Sixties di vent’anni fa.
Roberto Calabrò – Freak Out 07/08
Tra i primi in Italia, già sulla soglia degli ’80, ad abbracciare il mod sound sulla scia del revival che infuriava sulle isole britanniche, i Four By Art devono essere ritenuti i più significativi elementi esponenti tricolori, unitamente ad Underground Arrows e Statut, di quella stagione che anche nei nostri confini ebbe importanti riscontri, pure se discograficamente, dati i tempi, non lasciò poi molto.
Quei giorni d’altronde correvano in fretta e la stessa band milanese alla fine forse solo nell’eccellente 7″ autoprodotto My Mind In Four Sight, registrato nell ’82, si concentrava su un suono rigorosamente di taglio mod già pronto ad estendersi nel loro eponimo album di esordio per Electric Eye dell’85 in un fumigante e coinvolgente miscela sixties di garage, rhythm’n’blues, beat, northern soul. L’iniziale I Can’t Stand Your Love, magistralmente impreziosita da uno spettacolare assolo di hammond, l’equilibrio fra le travolgenti Torpedo Woman, Sleep All Day e Don’t Call Me e le meno irruenti Not Teardrops On The Floor e Lost in a Ghost Town – con in mezzo il notevole compromesso tra i due poli Do the Shimmy Shimmy Duck – ed un’unica cover, la celeberrima Mony Mony di Tommy James & the Shondells, resero davvero rimarchevole l’esuberante esordio.
Il successivo “Everybody’s An Artist With…..Four By Art!” spostava il suono del gruppo verso sponde più marcatamente garage e psichedeliche e si manifestava decisamente più maturo e rotondo, beneficiando anche di mezzi sicuramente superiori a quelli impiegati per i due vinili precedenti e conincidendo anche con un rilevante avvicendamento alla voce, con il chitarrista Giuseppe Galmberti, recentemente scomparso, a subentrare a Geppo Punzi. A farne disco non meno valido e riuscito del suo predecessore pensarono One More Time, le furibonde Just Feelin’ Alright e Why People Are Standing?, The End Of Love ed una convinta rilettura di Night Time degli Strangeloves.
Voto 7
Paolo Bertoni – Blow Up 04/08
I Four By Art nascono nel 1982 e, spinti da una travolgente passione per le sonorità mod, ma anche garage, soul, beat e persino psichedeliche, portano in giro la propria musica fino al 1986, anno in cui esce il secondo album Everybody’s An Artist With Four By Art (uscito, come l’omonimo primo album, per la Electric Eye di Claudio Sorge).
Oggi la formazione è tornata a calcare i palchi e si appresta a registrare il terzo album in uscita a breve, per questo la Area Pirata ha deciso di renderne nuovamente disponibile l’intera discografia all’interno di una elegante confezione digipack, corredata delle note introduttive di Luca Frazzi (Rumore) e di un interessantissimo booklet con recensioni, interviste, foto, flyer e quant’altro possa tornare utile per comprendere e conoscere la storia dei musicisti milanesi.
Grazie a questa collezione, curata con passione maniacale, siamo finalmente in grado di riscoprire un’altro tassello della scena italiana legata visceralmente ai Sixties e al poliedrico universo musicale che ruotava intorno a quello speciale periodo.
A differenza di molti colleghi (più o meno contemporanei), i Four By Art hanno un approccio meno selvaggio e più vicino alla sensibilità soul, così da stemperare l’energia del rock’n’roll con un mood caldo e suadente. In alcuni momenti, poi, i suoni si dilatano e si intravede un’impronta psichedelica a flirtare con il classico trademark della band, ulteriore riprova della assoluta libertà con cui i Four By Art si avvicinavano al processo compositivo: non un gruppo monocorde o incline a fossilizzarsi su un singolo approccio, quindi, quanto un esempio di come la fedeltà ad un genere non significhi per forza rinuncia al confronto e all’interazione con altri modelli di riferimento.
The Early Years rappresenta una buona occasione per avvicinarsi ad una realtà oggi nuovamente attiva e per arricchire la propria cultura su quelle forme espressive che in un modo o nell’altro influenzarono la scena musicale italiana negli anni Ottanta.
Michele Giorgi – Audiodrome 04/08
Gran bella uscita per la AreaPirata: la solerte etichetta pisana decide di regalarci/vi in un unico compendio la discografia di una delle bands italiane seminali nel c.d. garage revival degli anni ’80: i Four by art da Milano. Probabilmente chi è appassionato del suono sixties nelle sue sfaccettature (e ha l’età giusta) sa di chi stiamo parlando. Il quartetto/quintetto ha dato alle stampe tra il 1982 e il 1986 un Ep e due Lp, riassunti per l’appunto in quest’elegante confezione digipack .
Sfilano cosi le tre canzoni contenute nell’esordio “My mind in four sights” (l’opening omonimo sembra un’outtake da “A quick one…” degli Who, con tanto di assolo di corno sul finale), i brani del primo omonimo album, registrato nel 1985 e stampato allora dalla Electric eye di Claudio Sorge: gli elementi ci sono tutti, dal classico stomping garage con organo acido (I can’t stand your love, Torpedo woman, con coretti ye ye da paura), il beat quasi “chiesastico” (che caratterizzava il suono italiano del genere, Not teardrops on the floor), episodi freakbeat (Lost in a ghost town, Do the shimmy shimmy duck), wyld garage (Don’t call me on the phone) e rhythm’n’blues à la Small faces/Yardbirds (Sleep all day) fino al boogaloo strumentale à la Jimmy Smith (A little bit of ice, trainata dal potentissimo e super cool organo di Michele Pingitore – tra l’altro in pista anche col suo gruppo solista a nome Mike Painter and the Family shakers – ndr).
Il songwriting della coppia Pingitore/Boniello è citazionista ma personale, e in scaletta non ci sono cover, eccezion fatta per la conclusiva Mony Mony, dal coro “anthemico” e dalla sezione fiati spumeggiante.
Ma c’è di più: i brani del secondo album “Everybody’s an artist with Four by art” sono maggiormente garage , forse per il passaggio di Elvis Galimberti alla voce (con toni più rochi e sporchi rispetto a quella più soul di Geppo Punzi sui primi dischi).
Anche questo disco, registrato nel 1986 e stampato sempre da Electric eye, rispetta la ricetta musicale fatta di rhythm’n’blues , freakbeat e mod79 (i Merton Parkas su tutti, a parer mio), risultando gradevole e più consapevole dell’esordio sulla lunga distanza.
A chiudere la raccolta qualche brano live , registrato al “Mod Mayday” di Viareggio nel 1983: tre cover, con una scarsa qualità audio, ma che valgono come documento di un’epoca e manifesto d’intenti, sulle quali spicca una devastante rendition di “Psychotic reaction”.
In definitiva un ottimo Bignami del suono della band, adatto sia ai nostalgici che ai neofiti che li approcciano, per una band che ancora calca i palchi di mezza Italia, innamorata di un certo suono e dell’attitudine visceralmente Mod.
JD Tiki – Alternatizine Webzine 24/05/08