(New album for this great italian band! Strike Anywhere meets Fugazi!)Registrato a Roma e mixato al mitico Silver Sonya di Washington, ecco l’album della maturità per gli Evolution So Far.
HC evoluto dove le distorsioni non fanno la parte del padrone ma parola è lasciata al grande songwriting.
Strike Anywhere meets Fugazi!
Damiano, Francesco, Matteo, Germano, Sandro.
Evolution So Far, punk hardcore, in netta difficoltà dal 2001. Veniamo da La Spezia, e non è una bella cosa.Le prime canzoni le abbiamo registrate nel 2002, e sono finite nel cd split con i For I Am Blind. Nel 2004 è uscito il primo album, The Armies Of Bitterness.Pezzi corti, aggressivi e melodici ispirati al punk hardcore americano ed europeo degli ’80, e a qualche gruppo più recente.Nel frattempo abbiamo suonato in giro per l’italia e l’europa, perdendo un chitarrista, guadagnandone un altro, arruolando un mattone.Nel novembre 2005 è uscito un sette pollici split con i Gargantha, prodotto dalla cospirazione del DIY.Poi ci siamo chiusi in un bunker dove abbiamo:-vinto un chitarrista nuovo-cambiato le distorsioni e scoperto il valore della plettrata-suonato un casino -smesso di credere quasi in ogni cosa-scritto un disco. I testi parlano sempre del fatto che ci hanno portato via i colori per usarli nello sforzo bellico.Il disco si chiama Dylar e viene cagato fuori il primo marzo 2008.Ci vediamo fuori dal bunker?
È possibile stabilire un punto di incontro tra i Black Flag e il proto-punk di Detroit, il noise newyorkese e la rocciosa pasta dell’hard-rock settantiano di Danzig, il rock’n’roll dei bassifondi e il post-core made in DC?
Verrebbe da rispondere affermativamente, almeno a giudicare da questo Dylar degli Evolution So Far, un album capace di miscelare con noncuranza gli ingredienti più disparati e di risputarli sull’ascoltatore con una personalità tale da colpire anche l’individuo più smaliziato. Dylar è un lavoro duro come pietra grezza e, al contempo, capace di emozionare come l’impietosa immagine in bianco e nero di un volto segnato dal tempo e dal dolore, è diretto e complesso senza che i due termini vengano in contrasto tra loro, senza che la moltitudine di particolari ne limiti la natura di opera istintiva e passionale. Gli Evolution So Far non tralasciano nulla, non si pongono limiti nel processo creativo e sanno come far convivere fianco a fianco elementi apparentemente distanti, grazie alla pregevole capacità di ridurre tutto all’osso, di estrapolare la nuda essenza dagli eccessi della forma, così da evitare ogni sovrastruttura e ogni appesantimento fine a sé stesso. Un attimo ci si sente al cospetto di un monumento al suono SST, l’attimo successivo ci si ritrova in sella ad una harley mentre si percorre una statale polverosa, la gola arsa dalla sete, il tutto giusto un secondo prima di finire aggrediti nel buio di un vicolo lungo la Bowery. Raro trovarsi di fronte a tanta frenesia creativa, quasi impossibile oggi meravigliarsi di fronte ad un lavoro come accade con questo Dylar. Magari dovremmo precisare che sono italiani, ma simili dettagli ormai fanno davvero poca differenza.
Michele – Audiodrome 05/07
Arrivano da La Spezia, dove i miei amici Fall Out continuano a farsi sentire. Conosco solo ora gli ESF e mi ricordano tanto l’HC del granducato HC, in alcune cose ci ricordo addirittura gli I Refuse It, a volte gli Juggernaut quando pigiavano sull’accelleratore, a volte i Cani di Pesaro. In altre, e qui si salta l’oceano mi ricordano i Fear….anzi anche i Capitol Punishment…….ok basta così! Le liriche incazzatissime e sempre coscenziose sono in inglese. Resta il fatto che la band ha grande personalità e ci sono pezzi molto potenti come Never See you Again, Rockfartz e Dylar Dose II. Non contento sono andato a crecare il loro sito veramente bello e completo, www.evolutionsofar.com è il massimo, infatti trovate tutti i loro vecchi lavori su mp3 pronti per scaricare, tutti i testi tradotti in italiano ed è pieno di notizie, grandi!
Ferna – Trippa Shake Webzine 05/08
Escono dal loro bunker per esprimere la loro rabbia gli spezini Evolution so
Far.
Ovviamente il modo migliore per farlo è utilizzare lo stile musicale
più appropriato, vale a dire l’hardcore. Tuttavia i cinque liguri non
sono dei puristi del genere dato che in più occasioni contaminano
l’hardcore, spostandolo o verso le sonorità washingtoniane tanto care
ai Fugazi, o verso dilatazioni hard rock, in stile Rollins Band (
Rockfartz). Il loro hardcore, inoltre, se da un lato prende
le mosse in più occasioni da quello della grande mela, dall’altro
attinge a piene mani anche da quello scandinavo, facendosi sguaiato (
Backdoor to reality).
Strane ed intriganti poi le digressioni folky, presenti nella tiratissima
I’m the enemy , mentre restano fedeli ai loro esordi, quando
prediligevano l’hardcore melodico, in Dylar dose II .
Un buon esordio per questi ragazzi spezini anche se resta nebulosa la
direzione che intendono seguire.
Vittorio Lannutti – La Scena Webzine 06/08