(Namely a pretty new beginning though the “mission” keeps the same: bringing the “garage” to the masses entrusted by such deities as The Sonics, The Seeds, Love, Dirtbombs and Fuzztones (with whom they had the honour to share the stage last year), with a decidedly personal mark!!)Esce Back to The Roost: torna il garage rock dei Bidons
Dieci tracce adrenaliniche, autoironiche e trascinanti per la band salernitana
Li avevamo lasciati un anno fa in fuga da una vecchietta dalla pelle dura e li ritroviamo alle prese con un… pollaio!
Sono i Bidons, gruppo garage rock di Salerno, che a circa un anno dall’uscita del primo album, Granma Killer!!!, tornano in scena (come al solito senza passare inosservati), con un album nuovo di zecca dal titolo “Back to the Roost”, registrato al MetEar studio di Nando Farro, a Capaccio (SA). Un album che è anche un nuovo inizio, come spiega il gioco di parole fra “roost” (pollaio) e “roots” (radici).
Cattivi ma autoironici, i Bidons dedicano Back to the Roost alle “pollastre” (cit.) e a chiunque ami il garage rock.
Un nuovo inizio ma la “missione” è sempre la stessa: portare il “garage” alle masse, ispirandosi a mostri sacri come The Sonics, The Seeds, Love, Dirtbombs e Fuzztones (con i quali hanno avuto l’onore di condividere il palco l’inverno scorso) ma con un’impronta decisamente “bidonesca”.
L’album è stato registrato da Albino Cibelli (voce), Nico Plescia ed Elia Prisco (chitarre), Ezio Marinato (basso) e Giovanni Schirru (batteria) ed è il risultato di un anno felicissimo in quanto ad ispirazione: stavolta, infatti, a differenza di Granma Killer!!!, i pezzi sono tutti originali e firmati Bidons.
In uscita il 6 Dicembre 2013, quindi state pronti a fiondarvi su questo album realizzato in edizione limitata a 300 copie!!
La grafica del CD è stata affidata all’artista tarantino LEG, un incontro avvenuto in occasione del live dei Bidons all’Eliogabalo di Fasano, dove era in corso una sua mostra: colori forti, tratti decisi che si sposano perfettamente con la forte personalità di Back To The Roost.
Le prime recensioni in anteprima dell’album sono entusiastiche: in quasi dieci anni di carriera e di live ormai famosi per l’alto tasso di adrenalina, i Bidons si sono guadagnati un posto di primo piano nel circuito della musica garage non soltanto salernitana.
Dieci tracce violente, sgangherate e attraenti che fanno venire voglia di unirsi alla colorata, roboante e velocissima”Bidonmobile” e i cui titoli (Hell, yeah!, Raw, naked and wild, (Shout it down) Burn Down!, per citarne alcuni) chiariscono subito in quale “Psychotic Direction” (titolo dell’ultima traccia) stiamo correndo.
La sgangherata ma scattante “Bidonmobile” nella nuova formazione (alla batteria Mario Siniscalco, alla chitarra Gianmario Galano) si muoverà su e giù per l’Italia per portare il “garage alle masse” per tutto il 2014 e sarà ancora una volta un anno garage rock!
L’Ufficio Stampa
AdUp Comunicazione
TRACK LISTENING:
01 Hell Yeah
02 I Can’t Stand It
03 Raw, Naked & Wild
04 Back to the Roost
05 (Shout It Out) Burn Down!
06 I Don’t Mind
07 Damn
08 Grinning Feeling
09 Get Ready
10 Psychotic Reaction
C’E’ CHI DICE che il rock’n’roll – quello di base, genuino, ruspante – noi italiani
non lo sappiamo fare. Qualcun altro sostiene che è
persino meglio non provarci. Sciocchezze. II vero
provincialismo non sta nel suonare una musica che
non appartiene alle nostre radici, ma nell’autoconvincersi di non esserne in grado. I The Bidons giustamente se ne fregano, e sparano da Salerno una
cannonata che se arrivasse da Seattle o da Londra
saremmo tutti qui a urlare alla nuova sensazione
garage-rock.
Questi ragazzi conoscono il rock’n’roll
così come lo conoscono (per fare un esempio) gli
Strypes. Siamo da quelle parti, per capirci. Con meno coolness, forse, ma molta piu attitudine punk.
“Back To The Roost” è una botta di energia formidabile. Sonics e Ramones ne sarebbero fieri.
Carlo Bordone – Il Fatto Quotidiano 17/01/2014
Nonostante sia un gruppo giovane The bidons ha ben compreso l’importanza delle radici, da cui non si può mai prescindere. Per il secondo lavoro sulla lunga distanza i salernitani si sono emancipati dalla formula delle cover, utilizzata per il disco d’esordio, preferendo virare verso la composizione di dieci canzoni scritte da loro. Le radici sono sempre presenti, come si è detto all’inizio, intuibile sin dal titolo, nel quale il gruppo gioca con le parole roost (polaio) e roots (radici). Tuttavia, anche nelle tracce le loro radici garage sono ben presenti. Ed è un bel sentire.
I riferimenti ai grandi gruppi che li hanno ispirati: Dirtbombs , Sonics , Seeds , Love e Fuzztones non mancano, ma il gruppo è anche in grado di trovare una sua via personale, senza risultare derivativo, perché è abile nel miscelare le accelerazioni del garage-beat dei ’60 (“Raw, naked & wild”), con chitarre surfate (“Grinning feeling”), passando poi dal beat-punk (“(Shout it out) burn down!”) ad un travolgente garage-blues (“I don’t mind”), fino al frenetico r’n’b in progressione (“Damn”), non tralasciando i momenti lisergici (“Psychotic reaction”). Se capitano dalle vostre parti non perdeteveli, sono travolgenti!
Vittorio Lanutti – RockOn.it 02/02/2014
Ennesima ottima produzione Area Pirata “The Bidons” al loro secondo lavoro”Back To The Roots”.Salerno is alive e poi non ditemi che nel nostro sud non ci sono ottime band di sano rock!! Il loro cd contiene 10 tracce di Garage sparato a mille. Il mio vicino sarà contento (hihihi) ma chi gode di piu’ sono le mie casse e le mie orecchie. Già mi avevano impressionato col loro precedente albo “Granma killer!!!” ma con questo mi sembra che abbiano trovato la maturità per il salto di qualità anche al di fuori dei nostri confini.”The Bidons are back!”
Rillo’s Cellar – Blog 25/01/2014
Tornano i campani Bidons, con un cd nuovo di zecca griffato Area Pirata. Che dire… ottimo e abbondante. Rispetto alla prova precedente paiono più conce ntrati e focalizzati, con un retrogusto più punk – diciamo alla Saints/Real Kids? – che rende questo dischetto quasi un gioiellino. Se avete amato e amate le sonorità bostoniane, quelle del punk australiano più esaltante e il garage rock sanguigno, qui non potete sbagliare. Recensione di poche righe, per un disco che rimarrà un bel po’ nei vostri lettori. Garantito.
[Voto: 3 (scala da 0 a 3) – Consigliato a: men of wealth and taste, orfani del sound bostoniano, garage rocker con tendenze punk, australofagi]
Andrea Valentini – The Wild Bunch #36 (Black Milk) 01/01/2014
L’irruente, alcolico eppur raffinato secondo lavoro Back to the roost dei rockers salernitani The Bidons , conferma di avere più di una qualità eccellente, e si muove alla perfezione tra agilità, Detroit, sensazioni chimiche, elettricità garage a palla e l’animaccia di quella generazione scapestrata e divina che affollava i vicoli malsani ma veri dell’esistenza borders americana 70s e frange 80s. Dieci tracce ematiche che marchiano a sudore e sangue l’ascolto di vecchi amanti e nuovi adepti al genere, tracce accelerate che puzzano di whiskey e primaticci Stones, Stooges, e di sputi, urina di Fuzztones e The Sonics dopo e che si fanno immediatamente puttane con lo stereo e l’aria da respirare.
Disco che supera lo steccato dell’underground, suona da dio e già pronto alle grandi competizioni, e stranamente – udite udite – in grado di dire cose nuove in un ambito sonoro che si credeva esaurito, una energia che magnetizza ed incolla l’immaginazione, si avverte che la band si diverte un mondo ad intrecciare fuzz chitarristici, pelli testarde e la giusta “delinquenza” di prassi che si vuole essere caratteristica primaria di un fasto sonico che – come disse in una famosa intervista l’Iguana – non muore nemmeno se lo uccidi, ed è vero, sacrosantamente vero. I The Bidons non giocano con l’errore grossolano del revivalismo, la loro è una potenza espressiva impeccabile, riagganciano il filo pendulo di una bordata interpretativa e ne allungano l’esistenza fin qui, senza mai farsi cogliere alla sprovvista dalla castrante moda dei dèjà vu a tavolino.
Certo, in pieno 2014 sentire arrivare una corazzata elettrica di fenomenale garage rock come questa è quasi un presagio di grandi cose in transito, se poi ci mettiamo in conto le convulsioni distorte di Hell, yeah! , il mood-race che avvelena l’ansia Jaggeriana della tracklist e di (Shout it out) Burn down! e il tuono percussivo della bella Grinning feeling , il “presagio” si fa sempre più consistente, dunque cari ascoltatori non opponete resistenza alla turbinosa forza di questo disco, lasciatevi calpestare, e non crediate che sia violenza, è “solo” una sana botta di vita amplificata!
Max Sannella – Music Zoom webzine 05/02/2014
La loro missione dichiarata è “portare il garage alla masse”. Lo fanno da anni con passione,
entusiasmo e grinta da vendere, i Bidons. Dopo il mini “Granma Killer!!!” di qualche tempo fa,
il quintetto salernitano torna con il primo full lenght “Back to the Roost”. Dieci tracce di
garage-rock urticante e nervoso, ma per fortuna mai filologico. Titoli come Hell Yeah!, con
echi della JSBE, la vitaminica I Can’t Stand it o episodi più da “cavemen” come Raw, Naked &
Wild o Grinning Feeling riescono nell’intento di farci battere il tempo e regalarci un sorriso
con la loro carica elettrizzante.
Voto 7
Roberto Calabrò – Blow Up #189 02/2014
E poi, quando già pensavamo di aver sentito il meglio del 2013, ecco arrivare questi
cinque ragazzoni da Salerno che menano il garage per l’aia come se fosse la cosa più
ovvia, persino inevitabile. Che poi sono le solite cose del garage, appunto: chitarre che
sgranano la rogna, drumming ruspante, bassi slabbrati e canto in erezione. Formula risaputa,
eppure quello che ti arriva non è il lezzo della nostalgia ma la botta adrenalinica di
una festa a sorpresa, quella che ti sbottona i bottoni giusti e allunga il cocktail col
fulmicotone.
Possibile? Certo. E’ il mistero più semplice che c’è: col suo avvamparsi di
asprezze beat, premonizioni psichedeliche e ghigno atavico errebì, il garage è
tutto quello che il rock non ha mai smesso di essere mentre andavano in scena tutti i generi e
stili che gli abbiamo visto incarnare da un mezzo secolo a questa parte. Il nocciolo rovente.
Il DNA esplosivo. L’alfa/omega visionario. Attenzione però: soltanto se si cala sul
tavolo la giusta attitudine. Che i The Bidons, nel loro piccolo, professano senza riguardo
né timori reverenziali. Ci danno dentro. Gettano il cuore oltre i provincialismi e i
complessi di auto-castrazione. Con ironia e sacrosanta ferocia.
Un anno dopo Granma Killer!!! sfornano questo Back To The Roost omaggiando tra un frizzo e un
lazzo gli idoli The Sonics , Fuzztones e compagnia fumigante. Particolare non da poco,
stavolta i pezzi sono tutti originali, dieci episodi scritti con istinto lucido e polso deciso,
tutti devoti al verbo ma in ognuno un senso peculiare. Ora avverti quel piglio da sfera
rugginosa che sfreccia sul piano inclinato, come nelle notevoli Hell Yeah e (Shout It Out) Burn
Down!, altrove spunta un’armonica malandrina a razzolare tra radici folk-blues (nella
scellerata Damn! e nella title track), capita persino di annusare particelle surf psicoattive e
insidiose, come in una Grinning Feeling che riesce d’amblé a scomodare memorie Jon
Spencer Blues Explosion.
Voto 7,60
Stefano Solventi – Sentire/Ascoltare 12/2013
I The Bidons sono una nostra vecchia conoscenza, avendoli scoperti con il loro esordiente Granma Killer!!! recensito da noi a questa pagina un po’ di tempo fa. Stavolta siamo alle prese con il successore di quell’album dal titolo Back To The Roost , sì avete letto bene, si parla di “roost” (in questo caso “pollaio”) e non “root” anche perché la band ha una discografica breve ed inoltre il loro stile è rimasto pressoché invariato. Rimembranze di MC5 e the Stooges erano evidenti nel loro precedente capitolo ed anche qui ritroviamo la stessa ricetta, proposta con il canonico sapore “old” con tracce veloci e dalla breve durata: la scena di riferimento per i The Bidons è evidente e queste nuove dieci tracce celano anche un sapore da divertimento puro, con la titletrack che trascina con sé tutti i fan del quintetto in una corsa dietro le galline impazzite (da cui il pollo che spezza il filo del microfono nell’artwork). Chitarre graffianti ( (Shout It Out) Burn Down! ) che alimentano la voglia di liberarsi dalla propria t-shirt in omaggio a Iggy Pop, sonorità seventies a man bassa e sezione ritmica incalzante: trivellazione atomica che potrebbe rendere davvero incandescenti i live della band, accontentando sia i vecchi ascoltatori del rock che fu, sia le nuove forze che stanno scoprendo Rolling Stones et similia.
Belli anche i momenti più “controllati” come I Don’t Mind , due-minuti-due dove le due chitarre sembrano avvinghiate l’una con l’altra in un connubio di sesso sfrenato e scattante addolcite da un basso che non si ferma un attimo; un basso che gioca un ruolo altrettanto importante nell’incedere lento, da processione, di Grinning Feeling , comunque esaltato dalla personalità delle chitarre. L’armonica in Damn! è l’ennesima conferma che i ragazzi non vogliono per nulla suonare moderni, un mood che ci piace e che a nostro parere ha ancora un potenziale.
Voto: 7
Marcello Zinno – RockGarage.it 21/07/2014
Non credo sia opportuno parlare di band emergente quando si fa riferimento a The
Bidons, band salernitana pronta ad infiammare nuovamente i palchi della penisola
con un album d’inediti, dopo essersi concessi una brevissima pausa dal disco d’esordio
Granmakiller!!!
Carmine Vitale – SonofMarketing.it 04/12/2013
Finalmente sono tornati i Bidons! E’ uscito da poco – ieri- il loro secondo album “Back to the
roost”. Di acqua sotto i ponti n’è passata tanta: cambi di line- up, diversi concerti in
giro per la penisola e qualche piccola soddisfazione (la data di supporto ai Fuzztones). Con
tenacia e voglia di fare – e soprattutto di suonare- i Bidons (ri)tornano alle radici, il
garage, il rock’n’roll sporco delle cantine e delle bettole di terza categoria. Quello che ci
piace tanto e di cui non potremmo fare a meno. Libero sfogo al flusso inarrestabile del sacro
fuoco della passione con dieci tracce tiratissime e grezze, tutte autografe, a differenza
dell’esordio. Il rock è divertimento e follia, “Back to the roost” è l’apoteosi
di tutto ciò: cinque ragazzi, scalmanati ed esagitati, suonano per divertirsi, lo fanno
con classe cialtrona da vendere e senza porsi limiti alcuni. Lunga vita ai Bidons.
Di sicuro sfuggono alla logica delle band di provincia seppur senz’alcuna presunzione.
D’altronde sono dei cinici farabutti e non sorprende nemmeno il fatto che Back to the
Roost sia un album interamente dedicato alle “pollastrelle“. Una
provocazione riuscita anche perché dietro il loro poco prendersi sul serio si nasconde
(neanche troppo) una carica a miccia corta pronta ad esplodere senza preavviso. Le undici
tracce dell’ultimo lavoro si cibano ancora delle lerce radici del Garage Rock anni ’60 seppur
mostrando un’evoluzione rispetto alla prima produzione. Ad un ascolto attento, infatti,
Back To the Roost appare più ruvido, graffiante, a tratti nevrotico, con una
maggior consapevolezza sia nel cantato che negli arrangiamenti. C’è maggiore
ricercatezza espressiva, sottolineata da un suono volutamente più cupo e sporco, capace
di far impallidire i detrattori che definirono artefatti alcuni brani presenti nel primo
lavoro. Si lavora per sottrazione, indi, ma al contempo vengono introdotti nuovi strumenti che
ne arricchiscono la qualità estetica portandoli a valicare regioni sonore finora
inesplorate, come stralci di rappresaglie blues. Molte sono le pollastre sul fuoco
ardente pertanto ci tocca andare nello specifico.
In linea con il lavoro precedente e soprattutto ai canoni di genere, basta poco meno di
mezz’ora per mettere in mostra tutto il proprio potenziale, ostentando d’aver sposato in pieno
la massima del ” meglio bruciar subito piuttosto che spegnersi lentamente “. Back to
the roost è, infatti, una torcia infuocata, alimentata da chitarre elettriche, rullate
animalesche e giri di basso ipnotici.
Pochi secondi e s’è subito in media res , all’inferno per esser più
precisi. La ballata mefistofelica “Hell,Yeah!” fornisce indicazioni
nitide sui ritmi che l’ascoltatore dovrà sostenere. Più corale “I
can’t stand it“, in linea con l’atmosfera sixties dei Beach
Boys. “Raw, Naked & Wild“, è l’immagine più fedele
del gruppo, visivamente parlando. Gallo al microfono e piglio quasi country-blues, attacca la
title-track ” Back to the roost “, con ritmi altrettanto
indiavolati. Chitarra e rullante prendono fuoco nuovamente in “(Shout it out) Burn
down”, nuova prova del furore dei Salernitani. Cambi repentini di registri si
distinguono in “I don’t mind” dove è l’elettrica a farla da
padrona. Le citazioni blues succitate si concretizzano in “Damn!“,
una bestemmia musicata da una tiratissima armonica su riff ed assoli fuori controllo. In
“Grinning feeling” si respira un’atmosfera più cupa,
accentuata da un tappeto sonoro ipnotico e che trova solo nel finale la propria valvola di
sfogo. C’è ancora tempo per il rock a tratti estremo di “Psycotic
Direction”, ove è sempre la chitarra a convincere più di tutti. Non
ci si fa mancare proprio nulla e quindi chiude la strumentale Ghost track, che fa scorrere i
titoli di coda di questo velocissimo ma furioso viaggio.
In definitiva Back to the roost è un’ottima seconda prova, che mostra la voglia di
trovare la chiave di volta utile all’evoluzione del loro progetto. E’ un lavoro maturo ma
suonato con immoralità, a tratti selvaggio. Non trovano spazio incertezze di alcun
tipo, pertanto The Bidons sembrano sempre più proiettati ad imporsi come band di
riferimento per il garage-rock e chissà cosa passi ancora nella loro mente deviata. Per
ora ci tocca smaltire questa sfiammata rovente. Stay wild, Stay Bidons!
Voto: 7/10
Monica Mazzoli – Over the Wall 07/12/2013
Li avevamo già lodati un anno e mezzo fa in occasione del loro esordio ‘Granma
Killer!!’. Oggi ci ritroviamo a replicare elogi sperticati per i Bidons, band salernitana
consacrata al sacro verbo del garage-rock’n’roll più viscerale, la quale si distingue
per la forte prospettiva vintage che imprime al risultato finale. Un lavoro nostalgico e
conturbante, quindi, che dimostra una solida ispirazione di base essendo in grado di
abbracciare con disinvoltura più sfumature dello stesso suono retrò, dalle
atmosfere anni sessanta alle rivisitazioni country/blues. Ogni cosa per i Bidons pare
ricondursi al divertimento e alla voglia di ballare/sballarsi, musica perfetta per una festa a
tema sixties, calda e sensuale nonostante il suono sia ruvido e volutamente invecchiato. Certe
aperture proto-beatlesiane (‘I Can’t Stand It’) e il datato suono di chitarra conferiscono un
timbro definitivamente glamour, sempre irresistibile per chi adora sguazzare in queste
sonorità. La registrazione fedelissima sembra uscita da un archivio d’epoca, infondendo
un senso di coinvolgimento a cui è difficile resistere. Non resta che godersi ogni pezzo
di questo ‘Back To The Roost’ (compresa la ghost-track), sperando nel frattempo di assistere ad
uno spettacolo dal vivo di questi Bidons che, a giudicare dal disco, si prospetta
incandescente.
Voto 8
Flavio Ignelzi – Salad Days Magazine 24/01/2014
Bidons: un gallo “infuocato” mentre prende a “morsi” il cavo di un
microfono ed un titolo spudoratamente esplicito come Back To The Roost (attenti al gioco di
parole) credo non lascino spazio alcuno ad interpretazioni rimandando immediatamente la mente
ad uno scenario vibrante e nervoso come solo quello delle “radici” può
regalarci. Continua così la corsa dei salernitani The Bidons alla ricerca di uno stile
personale dal segno distintivo marcatamente (neo)garage. Ai nostri non è mai mancata la
voglia di divertirsi e di dare sfogo alla propria anima rock’n’roll, ogni occasione
è stata buona per salire su un palco e collegare gli strumenti agli amplificatori
togliendosi, tra le altre cose, anche qualche bella soddisfazione come l’aver suonato di
spalla agli immensi Dirtbombs e ai maestri Fuzztons. A un anno di distanza dal loro esordio i
Bidons si presentano al secondo appuntamento discografico con un organico modificato: Albino
Cibelli (voce), Nico Plescia (chitarra), Gianmario Galano (chitarra) che prende il posto di
Elia Prisco, Ezio Marinato (basso) e Mario Siniscalco (batteria) che sostituisce Giovanni
Schirru.
Back To The Roost, esce allo scadere dell’anno appena trascorso sempre per la Area
Pirata. 10 i brani che lo compongono, questa volta tutti autografi. Si omaggiano spudoratamente
i 13th Floor Elevators in I Can’t Stand It, quel garage-blues in chiave lo-fi tipicamente
Gories in Raw, Naked & Wild per poi, attraverso urgenze martellanti (Back To The Roost) con
tanto di armonica a diffondere pennellate “rustiche”, melodiche rasoiate (Damn!) e
spunti di pregevole fattura ((Shout It Out) Burn Down!), arrivare al brano più riuscito
del pacchetto, Grinning Feeling, un garage ipnotico e melmoso dove suoni tipicamente neo-
sixties, graffiati da una chitarra wave ombrosa (Birthday Party), pilotano una torbida voce che
ricorda molto l’Iguana esordiente. Per chiudere una Psychotic Direction (il titolo vi
ricorda qualcosa?) che dopo una lunga pausa risorge con un finale strumentale molto
accattivante. I 10 colpi in questione risultano nel complesso ben assestati quindi, meno
immediati ma dopo ripetuti ascolti più convincenti.
In Granmakiller!!! abbiamo avuto un assaggio dell’energia del gruppo mentre ora in questo
Back To The Roost ci vengono svelate le loro capacità compositive. A questo punto non ci
resta che attendere la loro terza prova, a detta di molti, quella del nove. Per il momento il
loro percorso resta decisamente in ascesa.
Salvatore Lobosco – Frastuoni 01/2014
Il gioco è sempre quello, si parte da Detroit e ci si tuffa nel garage revival più caustico, si flirta con il rock’n’roll più bastardo e con l’etica del loser, si grattugia la chitarra e si pesta sulla batteria, si va giù duro di fuzz e di basso bello grasso, magari ci si perde dietro a qualche rivolo di psichedelia grezza, quasi involontaria, per poi tornare in riga nel beat. Tutto come da copione, dai Sonics ai Miracle Workers e viceversa, lungo la via di un continuo ritorno e di una mai definitiva scomparsa, in quello che appare come il miglior esempio di corsi e ricorsi storici che la storia della musica abbia mai offerto in pasto agli ascoltatori. Ciò che colpisce è come i Bidons riescano a rendere il tutto vivo e pulsante, affilato come fosse il qui e l’ora dell’avanguardia musicale e non l’ennesimo giro di giostra lungo le rotaie della nostalgia. Persino gli “yeah, yeah, yeah” di “I Can’t Stand It” sembrano una cosa fresca e al posto giusto, mica un campione da qualche disco dei nostri genitori, il che non è proprio cosa da poco, così come non è quisquilia riuscire a portare a termine un album di dieci brani e all’ascoltatore la sensazione che sia durato poco, che un paio di pezzi in più non sarebbero dispiaciuti. Proprio questa capacità di bilanciare i vari elementi, di colpire e fuggire prima che le cose si facciano troppo pesanti e il trucco cominci a scolare, rendono Back To The Roost un lavoro a fuoco e riuscito, un perfetto bluff che strappa un applauso e porta a casa il risultato. Se questo è ciò di cui vi nutrite, non dovreste lasciarvelo scappare.
MIchele Giorgi – The New Noise 21/03/2014
Quando un gruppo di amici ti spedisce il proprio cd a natale e tu lo recensisci dopo pasqua quante e quali scuse potresti accampare? Mancanza di tempo? Problemi vari? Paturnie varie?
Tutte palle, diciamo che ho approfondito talmente tanto questo album che ho avuto bisogno di oltre quattro mesi per poterne parlare con la dovuta perizia … ops mi si è ulteriormente allungato il naso che già precedentemente non si poteva proprio dire alla francese.
Ma bando alla chiacchiere e passiamo al disco in oggetto che, oltretutto, merita tutta la vostra attenzione.
I Bidons , i loro amici e tutto quanti coloro hanno avuto in sorte di leggere la mia recensione del loro precedente lavoro, l’ottimo “Granma Killer!!!”, sanno quanto io apprezzi la band, la quale nel frattempo ha affinato le proprie doti suonando parecchio dal vivo ed avendo anche la fortuna di supportare un gruppo leggendario quali i Fuzztones.
Andiamo quindi ad ascoltarlo questo Back To The Roost cominciando dal trittico di brani esplosivi che lo aprono; si comincia con Hell Yeah il cui suono compresso non lo farebbe sfigurare su di una di quelle splendide compilation dedicate alle band “minori” dei sixties, si prosegue con I Can’t Stand It il cui incedere lo pone nella scia di cui gruppi che fecero grande il garage-revival degli eighties, con una punta niente affatto disprezzabile di (power) pop, e si chiude con lo sonicsiana (my god che terribile neologismo) Raw, Naked & Wild .
Ma se si vuole trovare un leggero cambio di rotta da parte dei nostri, sia pur restando nei territori del miglior rock’n’roll, bisogna oltrepassare alcuni brani ed arrivare a Damn , nel quale compare una vena punk-blues degna dei Gun Club meno oscuri, ed il seguente Grinning Feeling , ammantato da un’ispirazione crampsiana degna di nota.
Un solo appunto devo farvi, miei cari Bidons : la copertina, secondo il mio modestissimo parere, è proprio bruttina, per carità è un piccolo dettaglio, ma in un disco tutto fa, anche l’immagine con la quale si presenta.
Resta il fatto che questo ottimo Back To The Roost conferma il buon momento del nostro garage-punk e la crescita costante della band in oggetto.
Il Santo – Indie-Eye.it 17/05/2014
Gran bel tiro per “Back to the roost” , il nuovo lavoro dei Bidons di Salerno, il secondo dopo il buon “Granma Killer!!!” (Area Pirata, 2012). Irriverenti fin dal titolo e con un sound live portentoso che pesta l’ascoltatore dal riff iniziale di Hell Yeah, fornitoci gentilmente come un calcio nel culo da Nico, aka Joe Sguinio, uno dei pilastri portanti della band insieme ad Albino, il vocalist più originale che chi scrive abbia mai visto in 30 anni di onorata carriera. Completano l’organico Ezio al basso, Elia alla chitarra e organo, e Giovanni ai tamburi. L’album snocciola una serie di canzoni dal groove accattivante ed incessante, che pur riecheggiando classici giri di matrice garage punk sono arrangiate con piglio originale come Damn! e Raw, naked & wild , ma il culmine si raggiunge con (Shout it out) Burn down! che non lascia respirare un istante! E poi, lasciatecelo dire, solo i Bidons avrebbero potuto scrivere un brano come Psychotic Direction battendo tutti sul tempo, che per loro è comunque fermo sulle migliori annate Rock & Roll! Ottimo secondo colpo per una delle band che costituiscono una scena vitalissima e vitalizzante, quella R&R underground salernitana, insieme a Valium, Bubbles, e senza mai dimenticarci di Tony Borlotti & i suoi Flauers!
L’INTERVISTA
Distorsioni (Francesco Ficco) – Ma non potevate chiamarvi Trashbins? O magari Garbages? Spiegate perchè Bidons che di fatto non esiste in lingua inglese?
The Bidons (Nico) – Il fatto che il termine “Bidons” non esista ci inorgoglisce per il fatto di aver “creato qualcosa di nuovo”, nonostante siamo fortemente legati alla tradizione garage. Se pensi poi che è nato il giorno dopo aver ascoltato Iggy Pop & the Stooges, il tutto si arricchisce ancor più di significati. Ci sarebbe piaciuto Trashmen, ma qualcuno ci ha preceduto
D – Come reagisce il pubblico quando si trova davanti Albino? L’antitesi del frontman figo… gloria a Rob Tyner !!!
Nico – Che non sia figo lo pensi tu! Le donne impazziscono per lui e lo vogliono subito nudo
D –
Dalla Campania siete forse tra le prime band in assoluto a suonare questo genere. Sapete dirci il perchè di questa latitanza che durava dagli anni 80?
Albino – Ma che cazzo ne so, avranno i loro buoni motivi. Evidentemente hanno suonato troppo nel garage, la gente “parlava” troppo su Robert Smith; volevano fare i dark e non sono usciti vivi da quell’epoca!
D –
Come vedete lo scontro tra tradizione folk campana e R&R?
Ezio – Non lo vediamo e non c’è. I Bidons e la musica dei Bidons sono chi la suona: la propria attitudine, la propria esperienza e le proprie radici! Ognuno di noi ha le sue. È quello che abbiamo nel nostro sangue misto, suonato ‘raw, naked & wild’.
D –
Possibile che non vi sia arrivata qualche richiesta per suonare ad eventi importanti fuori dallo stivale?
Giovanni – In effetti sì, ci contattarono per suonare in Grecia, ma allora non c’erano le condizioni per andarci…
Nico – il carro bestiame costava troppo!
Francesco Ficco – Distorsioni Web Magazine di Rock 24/02/2014