LP
Marzo 2020
Tiratura: 300 copie
€15.00
14 disponibili
Un’imperdibile compilation che racchiude alcune delle più rappresentative punk-rock band romane degli ultimi 40 anni!
L’idea nasce durante le prime edizioni del “Raw Rock’n’Roll Festival” di Lorenzo Canevacci (Wendy?!, Bloody Riot) e Simone Lucciola (Blood ’77, Gioventù Bruciata, Lamette), e si materializza finalmente oggi, grazie alla produzione combinata di Area Pirata e Surfin’ Ki Records.
Il disco unisce vecchie e nuove glorie del circuito punk’n’roll romano: una scena particolarmente fertile, che negli anni è stata apprezzata anche oltre i confini nazionali.
Si spazia dal punk-rock di ispirazione angloamericana di Alex Dissuader, Beats Me, Blood ’77, Queen Kong, Human Race, Idol Lips e Tigers In Furs, a quello cantato in italiano di Alieni e Ferox, fino al glam/power pop di Wendy?!, Taxi (ora sui palchi di tutto il mondo come Giuda) e Mad Rollers, al garage dei Plutonium Baby e allo psychobilly dei Cyclone.
La grafica old school è realizzata da Paulette Du (Plutonium Baby, Motorama, La Santissima Trinità) e Alex Vargiu (Bingo, Bloody Riot, Dissuaders), e rappresenta una rivisitazione in chiave dadaista dei veri simboli della città eterna: il cinema, i gabbiani, la monnezza.
Federico Guglielmi (Il Mucchio Selvaggio, Rockerilla, Rumore) cura la nota critica allegata al disco, dove sottolinea che “i ragazzi più giovani sono accanto ai ragazzi più attempati che però ragazzi rimangono”, perché i protagonisti del ’77 romano e degli anni ’80 e ’90 del punk nostrano fanno effettivamente squadra con le band di più recente formazione, con cui condividono intenti, violenza sonora e attitudine.
“ROCK THESE ANCIENT RUINS – MAMMA ROMA’S KIDS ” uscirà in vinile il 14 Marzo per Area Pirata e Surfin’ Ki Records.
I brani presenti nella compilation:
01 – Alieni – Più giù
02 – Wendy?! – Rock these ancient ruins
03 – Alex Dissuader – I’m gonna lose my job
04 – Plutonium Baby – Run run run
05 – Beats Me – Third age lobotomy
06 – Blood ’77 – 6 stay 6
07 – Cyclone – Fuga fuori Roma
08 – Taxi – Gloves
09 – Queen Kong – Blank out! Blank state!
10 – Human Race – My gang
11 – Idol Lips – Don’t need your love
12 – Tigers In Furs – Tigers In Furs
13 – Mad Rollers – Rock lovers
14 – Ferox – Vado fuori
Core de Roma!
I regazzetti furtivi che sciamano da ogni vicolo per ritrovarsi all’Ostiense, col gasometro che si staglia all’orizzonte, e a Roma sei regazzetto anche a 50 anni, non si discute, tutti lì a rispondere al richiamo di mamma, ché è ora di riportare a casa un bel po’ di roba.
E mamma Roma è più che un film, più di Pasolini e Magnani messi insieme, è un’idea che raccoglie loro e molto di più.
Un po’ come dire “sotto gasometro”, che quand’ero regazzetto ma per davvero voleva dire che ci si ritrovava alla stazione Ostiense e da lì si prendeva la metro e si arrivava in un qualche punto strategico di Roma.
Alla stazione Ostiense, per dire, ci sta una piramide, però dire “alla piramide” è una cosa, “sotto gasometro” è tutt’altra, sarà pure che mi affascina l’archeologia industriale ma “sotto gasometro” è davvero un’altra cosa.
Oggi, poi, si dice “da Eataly” ed è una tristezza indefinibile.
Quindi, riavvolgo il nastro, faccio riaffiorare i ricordi e va decisamente meglio.
Il nastro, sicuro, lo hanno riavvolto pure Lorenzo e Simone – Bloody Riot e Blood 77 – si sono guardati indietro e hanno deciso di riannodare i fili di una gran bella storia, almeno per chi come me l’ha vissuta, che sarebbe poi la storia del rock più stradaiolo che Roma abbia conosciuto, quello che scuoteva la città dalle viscere con durezza e ruvidezza più di un sampietrino.
Loro due nella mia compagnia non me li ricordo perché non ci stavano, però erano pur sempre regazzetti, o kidz per dirla in un modo che fa più figo, ma la sostanza non cambia, e allora si inventano una raccolta, solo in vinile, e sulla copertina fumettistica ci sta Anna Magnani in primo piano tra i rifiuti e ‘proprio il gasometro a campeggiare sullo sfondo.
Che poi a me queste come mi esaltano come se avessi ancora 15 anni e allora per me questa copertina è come quella del primo Clash, loro tre sulle scale che portavano al mercato del quartiere, il gasometro di Ostiense come il mercato popolare di Camden Town, una scelta di campo, scegliere da che parte stare, da Eataly o sotto gasometro.
Solo che 15 anni non ce li ho più da un pezzo, stessa cosa Lorenzo e Simone, però la musica che risuonava dentro Roma, la mia musica, la nostra musica, quella non ha perso un briciolo della sua anima.
Anche fare questo disco solo in vinile mi sa che è una scelta di campo, che è solo in vinile però l’ho già detto, il titolo invece ancora no, per cui eccolo qua, «Rock These Ancient Ruins», anche se a scuotere le rovine di Roma resterebbe ben poco, centri di aggregazione zero, locali zero, negozi di dischi zero, fanzine zero.
E però a Roma ci sta ancora chi va sotto gasometro e lo rivendica con orgoglio.
Alieni, Wendy?!, Queen Kong, Mad Rollers, Ferox sono le nuove leve, quelli che forse quando io andavo sotto gasometro neppure erano nati e però hanno lo spirito di suonare oggi come se ci fossero stati allora.
E ci sta pure chi ci stava già ai tempi e, senza nulla togliere a chi è venuto dopo, ritrovarci Alex Dissuader o i Cyclone a scuotere le rovine per me non ha prezzo: perché Alex è quello dei Bingo e i Bingo erano quelli della copertina della fanzine Bassa Fedeltà collo strillo «PUNK A ROMA!» e siamo la compagnia di sotto gasometro che passa davanti all’edicola, lo adocchia, fa una colletta e ne prende una copia e poi non ne mancherò nessuna fino alla fine; perché i Cyclone sono quelli che aprirono ai Meteors all’Asphalt Jungle e quello era il locale di Francois Regis Cambuzat che cantava e suonava la chitarra nei Kim Squad e il loro disco era quello che si riempiva i polmoni e poi cacciava fuori un urlo altissimo che a Roma c’era una scena bellissima.
E strilla pure la copertina di questo vinile, che dentro ci stanno 14 bande killer.
All killer no filler, per dirla come Jerry Lee Lewis.
Che forse non tutti sanno che i progenitori erano romani de Roma.
Core de Roma!
Pinhead – Debaser.it 17/03/2020
Core de Roma!
Negli anni Ottanta quando in tutto il mondo esplodeva la revival mania del garage rock, gli album compilation erano uno strumento essenziale non solo per essere introdotti, qualora neofiti del genere, alla scena ma anche per partire alla scoperta delle tante band che si muovevano in un sottobosco tanto creativo quanto sconosciuto. Anni d’oro per riempire le proprie collezioni di dischi con tanti lavori pregevoli. Da allora in poi lo strumento compilation serviva anche a fissare su nastro il momento di singole scene cittadine ricche di un fermento che oggi, in tempi di musica liquida, sembra appartenere alla preistoria.
Ecco che allora desta una sorpresa vedere arrivare sul mercato questa “Rock These Ancient Ruins – Mamma Roma’s Kids” compilation pubblicata solo su vinile, ed interamente dedicata alla scena punk rock romana di ieri e di oggi. Il disco nasce da un’idea di Lorenzo Canevacci (Wendy?!, Bloody Riot) e Simone Lucciola (Blood ’77, Gioventù Bruciata, Lamette) che sin dalle prime edizioni del “Raw Rock ‘n’Roll Festival” pensavano di arrivare a fissare su disco la storia della scena punk romana degli ultimi 40 anni.
Come tutte le compilation che si rispettano, anche questa pubblicata da Area Pirata e Surfin’ Ki Records, mostra una varietà di sottogeneri che spaziano dal punk ’77 degli Alieni, quello virato in chiave pop alla Buzzcocks di Alex Dissuader, il garage-punk destrutturato dei Plutonium Baby, le atmosfere newyorchesi dei Beats Me, l’hard di derivazione proto-punk scandinavo dei Blood ’77. Non mancano nella prima facciata del disco episodi al limite del genere come lo psychobilly dei Cyclone, e quello evocativo dei Wendy?!.
Il Lato B si apre con lo storico marchio dei Taxi, oggi lanciatissimi come Giuda, con il loro glam rock riconoscibilissimo e vero marchio di fabbrica, anche in questa versione primigenia. Seguono le Queen Kong che riportano il suono sui territori più lineari del punk old school cui fanno eco, subito dopo, gli Human Race che rimandano ai primissimi Clash, con uno dei brani migliori dell’intero disco, cui si affianca quello degli Idol Lips, come dire che i giovani non hanno niente da invidiare ai più attempati e storici colleghi. A tutta velocità si continua con Tigers In Furs, prima di chiudere con il pub rock dei Mad Rollers ed il brano dei Ferox (uno dei tre cantati italiano) che porta gli Skiantos sul barcone dell’Anarchy in the U.K.
Il disco è arricchito dalle note critiche di Federico Guglielmi, e non poteva essere altrimenti, che sottolinea l’dea di fondo dell’operazione che vede “i ragazzi più giovani sono accanto ai ragazzi più attempati che però ragazzi rimangono“, dimostrando come gli artisti di ieri sappiano fare squadra con quelli di oggi.
Infine una nota per sottolineare il grande lavoro grafico che accompagna il disco con la copertina disegnata da Paulette Du (Plutonium Baby, Motorama, La santissima Trinità) che ritrae la grandissima Anna Magnani, virata in chiave punk mentre porta a spasso un maiale al guinzaglio in una Roma notturna sommersa dai rifiuti e riconoscibile dallo skyline del Gasometro sullo sfondo con i gabbiani che le volteggiano intorno. La Inner Sleeve altrettanto curata è opera di Alex Vargiu (Bingo, Bloody Riot, Dissuaders)
Eliseno Sposato – Sotterranei Pop 29/03/2020
Alcune settimane orsono chiacchierando al telefono con un rappresentante della scena romana, del quale ovviamente non farò il nome, mi lamentavo, molto leopardamente, delle mie pene amorose.
Lui per un po’ mi ha pazientemente ascoltato dopodiché è partito con un, cito (quasi testualmente): “Ah Luca nun te lamentà, fuori ce stanno un sacco de trentenni che se vogliono scopà i cinquantenni“. Sarà che non ho ancora raggiunto il mezzo secolo, ma io di codeste donzelle non ne ho mai incontrate.
Ma torniamo al dialogo telefonico; io più o meno dicevo che ora come ora non mi interessa copulare e tante altre cose dolci, al che una voce stentorea si materializzò all’altro capo del mio cellulare sentenziando: “Digli al tuo amico che se nun glie interessa scopà è frocio!” Era suo padre! This is Rome, guys! E non lo dico come luogo comune, sono stato nella capitale da ventenne per un periodo non brevissimo, ma i romani sono così nel 97,5% dei casi: schietti, diretti, talvolta sopra le righe, insomma l’esatto opposto di noi liguri.
Non sorprende quindi che la scena punk capitolina sia da sempre una delle più attive e fertili e rifletta perfettamente il carattere di tanti suoi protagonisti; qualcuno ricorda la storia del gatto?
Questa compila, che esce sotto l’egida di due due fra le più attive label italiane quali Area Pirata e Surfin’ki, ci mostra uno spaccato di cosa si suona nella città eterna, ed è uno spaccato assai interessante e stimolante.
Molte fra le band presenti sono state recensite da me su questa webzine, ma è giusto citarle nuovamente ponendo chi legge – semmai ce ne fosse bisogno – nella motivazione giusta per acquistare questo pregevolissimo disco.
Quindi via con la facciata a che comincia con il punk ’77 rozzo (da noi si direbbe grebano) e diretto degli Alieni, seguono i suoni evocativi ed ariosi (sopratutto grazie al cantato) dei Wendy?!, il punk screziato di pop alla Buzzcocks/Briefs di Alex Dissuader, il garage-punk destrutturato Deviano e deviato dei Plutonium Baby, il mood Ramonesiano sia nel sound che nell’ironia (feroce) dei Beats Me, il tozzo hard-punk alla Turbonegro/Hellacopters dei Blood ’77 per chiudere con lo psychobilly dei Cyclone, questi ultimi invero piuttosto fuori – nel senso buono – dai soliti steccati del genere.
Bene, un’ottima bottiglia verde di Heineken è nel frigo a far da tentatrice quindi stappiamola e giriamo lato. La side b si apre con i Taxi, gruppo dal quale nasceranno i conosciutissimi Giuda, il suono è quello, glam stradaiolo e ultra memorizzabile, a ruota si trovano il punk alla X-Ray Spex (la voce femminile influenza molto) meno psicotici delle Queen Kong, lo street punk settantasettino degli Human Race (pezzo bomba), un brano assurdamente figo come quello degli Idol Lips (ve lo avevo detto ragazzi che era la canzone migliore di un album già di per sé più che ottimo), Il sound veloce e ficcante come un dribbling di Garrincha dei Tigers in Furs, il glam/punk/pub rock dei Mad Rollers per chiudere con i Ferox che innestano un testo degno dei migliori Skiantos su di una base strettamente pistolsiana.
Insomma ce n’è per tutti i gusti e, per chi partirà di qui, di che allargare i propri confini andando ad ascoltare per intero gli album ed i singoli delle band citate. “Non siamo fascisti, non siamo comunisti, siamo solo teppisti!“. E chi non ha colto la citazione quasi quasi lo compatisco…
Luca Calcagno – InYourEyes ‘zine 28/03/2020
Attenti! Questa non è un’esercitazione! RIPETO: Attenti! Questa non è un’esercitazione!
In attesa della sorpresa che l’underground romano ha in serbo per il prossimo 18 Aprile e sulla quale nulla posso ancora svelarvi, ecco un bel setaccio di band punkettone della capitale, scrollato dalle mani di Lorenzo e Simone dei sanguinolenti Bloody Riot e Blood ’77.
Quattordici band, tutte pronte a lanciare il loro sanpietrino in faccia ai passanti o a scendere in strada come la Magnani della copertina, ognuna col suo maiale al guinzaglio, per farlo pasteggiare ai bordi di una strada che ha più rifiuti che rovine.
Ogni band storica a suo modo, dai “vecchi” Taxi, Beats Me, Cyclone, Blood ’77, Idol Lips, Plutonium Baby (coinvolti pure nell’altro progetto cui vi accennavo in maniera sibillina in apertura) ai più recenti Ferox, Mad Rollers, Queen Kong e Alieni, tutti su livelli eccezionali, anche se le mie inclinazioni personali mi portano a premiare gli episodi di Tigers in Furs, Queen Kong, Plutonium Baby, Alieni.
14 Killer Bands recita lo sticker.
Mai avvertimento fu più vero.
Lys Di Mauro 15/03/2020
Una fulminante compilation che raccoglie una preziosissima testimonianza dalla scena punk romana degli ultimi 40 anni. In cui confluiscono suoni di chiara matrice ’77, esplosioni più veloci, contaminazioni di vario tipo. Le 14 band spaccano. Dai Taxi (dalle cui ceneri nasceranno gli acclamati Giuda) ai Plutonium Baby, Idol LIps, Wendy?. Ogni brano è travolgente, coinvolgente, elettrico, semplicemente ultra cool. Indispensabile per i cultori del genere.
Antonio Bacciocchi – RadioCOOP 26/03/2020
Erano lustri che non mi ritrovavo ad ascoltare una compilation. Se non erro l’ultima volta che mi è capitato di recensire una hitlist come questa era il 1999 e in allora parlavo di Kick Agency. Poi nulla, solo full lenght.
Così, con un piacevole e ritrovato stupore, oggi mi ritrovo tra le note di questo Rock These ancient ruins. Mamma Roma’s kids, un disco promosso da Area Pirata e Surfin’ Ki Records, pronto ad offrire uno sguardo su 14 band capitoline che vivono da anni nell’
underground punk rock.
Pertanto, almeno per una volta, ho deciso di giocare con il più classico track by track, in modo da raccontare in maniera lineare i due lati di un disco perfetto per chi ha voglia di (ri)scoprire le ombre creative di un ormai malato mainstream.
Alieni: andamenti Fratelli Calafuria, impronte Gerson e armonie dirette.
Wendy?!: giocando con kubrickiane memorie, si allineano su ispirazioni Kiss al servizio del punk-rock.
Alexander dissuader: se avete in testa gli esordi di Clash, beh… questa I’Am Gonna Lose My job vi piacerà.
Plutonium Baby: hammond e riff in battere, una riuscita alchimia tra grezzezza e femmineo ardimento.
Beats me: timbro vocale piacevolmente riconoscibile, sound intercalato tra armonie, cliché e venature Rancid.
Blood ’77: pelli vibranti, voce granulare e Oi! rude taste. Vibranti e dirompenti, impossibile evitare il pogo (casalingo #Iorestoacasa)
Cyclone: sensazioni tribal, sezione ritmica minima e impronte lo-fi. Una fuga dalle attese cavalcando suoni reiterati, distorti e al limite degli eccessi. Folle e psicotica… un vero ciclone.
Taxi: ritmo cadenzato cori e semplicità. Un guanto da indossare con facilità, parlando di P-rock dal sapore passatista ed immediato.
Queen Kong: monicker geniale e front girl figlia del ’77, abile nel dominare i pochi sporchi accordi piacevolmente punk: Ecco a voi Black out! Black state!
Human Race: un ottimo riff iniziale che, a causa della sua struttura, ci riporta a sensazioni Priest, scegliendo però al punto giusto la via del punk e non quella del metal, in modo da giocare con ripetizioni granulari e appetiti di una Londra pistolsiana.
Idols lips: back vocals, wowowowow e attitudine punk.
Tiger in furs: accordature ribassate, velocità esecutiva, idee chiare, “stoppengo” e pure punk narrato da una linea vocale impeccabile… faccio outing, a mio avviso questa è la gemma dell’album.
Mad rollers: un punk rock di stampo armonico, giocato attorno ad una batteria cadenzata e uno spirito rock di fine anni ’70.
Ferox: atmosfere vicine ad andature skin. Immaginate di creare una sincrasi tra le sonorità di Johnny Rotten, Skiantos e Punkreas…terrete la piacevolezza di Vado fuori.
Ora… se avete avuto la pazienza di scorrere i protagonisti di questo lungometraggio punk, posso chiosare raccontandovi i miei perché:
Dovreste acquistare questo disco perché probabilmente vi siete rotti i #@@***@# di ascoltare la casualità di Spotify.
Dovreste acquistare questo disco perché in questo periodo di isolamento, ascoltarlo ad occhi chiusi vi trascinerà sotto i ricordi di un palco di periferia.
Dovreste acquistare questo disco perché (lo dico da ex-punk) dalle sue note trapela la costante voglia di trovare e ritrovare note in comfort zone, ricordandoci che il Punk…not dead.
Loris Gualdi – Music on TNT 09/04/2020
Al momento il maledetto virus domina le nostre giornate e in molti, troppi casi le rende purtroppo luttuose, ma i progetti varati ben prima che ci trovassimo a fronteggiare una situazione da romanzo distopico vedono comunque la luce. Ad esempio, questo LP (sì, solo vinile, molto curato e con artwork notevolissimo) nato da un’idea e dalla costanza di Lorenzo Canevacci, famoso per essere stato il chitarrista dei Bloody Riot ma da ormai quarant’anni sempre musicalmente attivo (da un bel po’ guida i Wendy?), affiancato da Simone Lucciola. Si tratta di una raccolta con quattordici brani-bomba di altrettanti artisti di area rock (rock per davvero, intendo), pressoché tutti contemporanei (anche se un paio di incisioni provengono dal passato), ovvero Alex Dissuader, Alieni, Beats Me, Blood ’77, Cyclone, Ferox, Human Race, Idol Lips, Mad Rollers, Plutonium Baby, Queen Kong, Taxi, Tigers In Furs e ovviamente Wendy?. I marchi sono quelli di Area Pirata e Surfin’ Ki e sono stato molto contento di scriverne una sorta di “prefazione” che potete leggere qui sotto.
In giorni ormai parecchio lontani, i dischi con brani di più artisti erano un diffusissimo strumento promozionale per il catalogo di un’etichetta, per una scena musicale specifica, per quanto accadeva in una determinata città o zona; e poi, prescindendo dalla disomogenità qualitativa dei contenuti e dalle vendite poco rilevanti, una compilation significava anche aggregazione, sulla scia dell’infervorato “if the kids are united” eccetera eccetera di Jimmy Pursey. Questo in epoche in cui l’ascolto era imprescindibilmente legato a un oggetto, perché da quando Internet regna sovrano le raccolte sono di fatto divenute playlist e quelle in vinile, cassetta o CD sono pressoché scomparse.
Rock These Ancient Ruins è un’antologia vecchio stile. Un po’ la nostalgia (canaglia) c’entra, perché negarlo?, ma le principali chiavi di lettura del progetto sono altre. In primis, il desiderio di proporre un biglietto da visita del panorama rock romano – rock autentico – di questo periodo, vitale e vivace benché l’immagine pubblica della Capitale sia oggi in una canzone d’autore nel complesso molto meno “alta” di come viene reclamizzata e nella desolante ondata trap. Poi, l’aggancio al mini-festival “Raw Rock’n’Roll”, ideato nel 2017 dall’irriducibile Lorenzo Canevacci, del quale si sta pianificando la terza edizione. Infine, la ratifica dell’esistenza di un filo che, nell’ottica di quello spirito collaborativo che per fortuna continua, unisce un bel po’ di superstiti degli anni ’80 ai loro fratelli minori affacciatisi alla ribalta in seguito.
Il patchwork composto dalle quattordici tracce del disco, quasi tutte in esclusiva, è – come dire? – “democratico”: punk, garage, glam e altre forme di r’n’r “ruvido e cazzuto” trovano in questi solchi felice e feroce rappresentanza, i ragazzi più giovani sono accanto ai ragazzi più attempati che però ragazzi rimangono, le band con poca storia alle spalle sfilano assieme ai veterani che vantano una lunga teoria di concerti e produzioni, i testi in inglese e in italiano convivono senza attriti. Tutto molto appassionato, molto genuino e molto bello, come da consolidata tradizione del rock cresciuto all’ombra del Colosseo, in piena armonia e senza ricerche spasmodiche di quella visibilità ad ogni costo che è la vera droga del mondo odierno. Difficilmente l’invito a scuotere queste (cazzo di) rovine avrebbe potuto essere sostenuto in modo più dirompente.
Federico Guglielmi – L’Ultima Thule – Blog 15/03/2020
Non è sempre stata figa come oggi la scena punk romana. Ha attraversato varie fasi, come capita spesso. Ma ci ha sempre regalato grandi band. Prendete il periodo d’oro dell’hardcore italiano: nei furiosi anni Ottanta erano decisamente altre le città a dettare la linea. Anche se dalla Capitala arrivava un gruppo stratosferico a metà fra il punk 77 e l’hc che tutti voi dovreste conoscere e amare: i Bloody Riot del compianto Roberto Perciballi. E proprio nei Bloody Riot ha mosso i primi passi uno dei pilastri della Roma punk di ieri e di oggi: Alex Vargiu, che sin dalla fine degli Anni Settanta è stato (ed è tuttora) uno dei protagonisti della scena capitolina, grazie a una serie di band incredibili come i Bingo, autori di un solo album e di una manciata di singoli nella seconda metà degli anni novanta (altro periodo fertilissimo per la Città Eterna). Ma dicevamo di Alex – che ho avuto il piacere di conoscere una volta da Hellnation –: è sua, in tandem con Pauletta Du (Plutonium Baby e Motarama), la mano dietro lo splendido artowork di “Rocks these ancient ruins – Mamma Roma’s kids”, splendida raccolta di band punk, rock’n’roll e glam della scena romana, curata e compilata con grande gusto da Simone Lucciola (Blood 77, Gioventù Bruciata e la fanza Lamette) e Lorenzo Canevacci (Wendy?! e Bloody Riot). Un’idea semplice, ma meravigliosa – nata sulla scia delle prime edizioni del “Raw rock’n’roll festival” – che ci dimostra quanto siano vivi e pulsanti certi suoni nelle viscere della Capitale. La compilation, prodotta da Area Pirata e Surfin’ Ki Records in vinile, non mette in fila solo i migliori gruppi attualmente in circolazione, ma butta nella mischia anche qualche nome storico tornato recentemente alla ribalta.
Il piatto è davvero ricchissimo e la scaletta è con i contro fiocchi. C’è il punk dritto e sporco degli Alieni, il power-pop glammoso degli Wendy?! e il punk melodico e velenoso di Alex Dissuader (Alex Vargiu), che è, senza ombra di dubbio, tra le cose migliori che potrete ascoltare su questi solchi. E ancora: il garage psichedelico dei Plutonium Baby, il punk-rock ramonesiano dei Beats Me (che non conoscevo e che mi sono piaciuti molto), il rock’n’roll marcio e catarroso dei Blood ’77 e i Cyclone (altro gruppo che ho ascoltato per la prima volta grazie a questa raccolta) con la loro trascinante e dissonante “Fuga fuori Roma”, una sorta di oi! sperimentale. Non saprei definirla altrimenti.
Anche se in questa compilation mancano i Giuda ci sono comunque i mai troppo lodati Taxi (l’incarnazione precedente e punk della band di Tenda e Lorenzo): un gruppo pazzesco, che andrebbe riscoperto all’istante. I Queen Kong – band al suo esordio assoluto con Alex Vargiu e Daniela dei Plutonium Baby e Carlo Panta – hanno una vena pop seducente, che si insinua come un serpente sotto una chitarra punk che macina riff a manetta, mentre gli Human Race – tra i miei preferiti fra i nuovi gruppi romani – vanno alle radici del punk ’77 californiano e toccano le corde del cuore. Gli Idol Lips sono una macchina ben oliata di garage a tutta velocità, mentre i Tigers in Furs sono un’altra punk band “alla vecchia” – come i già citati Human Race – da cui attendo, ormai da tempo, un album sulla lunga distanza. Chiudono questa compilation pazzesca – non c’è neppure un pezzo fuori posto – altre due grandi band: i Mad Rollers, vorticosi e in bilico tra punk, glam e power-pop, e un pezzo di storia del primo punk romano di fine Settanta come i Ferox, che qualche mese fa hanno pubblicato il loro primo disco su Rave Up.
La nota critica del disco è curata dal giornalista Federico Guglielmi (che non credo abbia bisogno di presentazioni).
Diego Curcio – Huskercore blog 29/01/2020
Poteva intitolarsi Carciofi alla Romana, Spaghetti all’amatriciana oppure Punk Rock alla vaccinara, ecc ecc, invece, a riprova che la classe non è acqua, ecco qua un bel riallaccio alle tradizioni e alla cara vecchia antica Roma. Dell’Antico Impero restano solo le rovine ei figli di Mamma Roma (PPP e Annarella ne sarebbero fieri?) picchiano duro e devastano come un intero esercito di barbari. Barbari di borgata, però! Punk Rock allo stato puro. Quattordici pezzi per altrettanti gruppi: Alieni, Plutonium Baby, Cyclone, Wendy?!, Beats Me, Blood ’77, Human Race, Tigers in Furs, Mad Rollers, Ferox, Queen Kong. Spiccano sul tutto I’m Gonna Loose My Job di Alex Dissuader, Gloves dei Taxi (che già sembra preconizzare il sound dei Giuda) e Don’t Need Your Love degli Idol Lips, un pezzo veramente “da paura”. Diciamolo chiaramente, a fare il punk ’77 i romani sono sempre stati i migliori in Italia, questa è la chiara riprova, se mai fosse stato necessario. Acquisto obbligato.
Marlene Diti – Trippa Shake Webzine 09/05/2020
14 proiettili dum dum sparati dritti al cuore di Roma. Quella ladrona di politici e malaffare, quella sordida di compromessi e sotterfugi, quella cheta di benpensanti e ipocriti di ogni risma.
!4 band aggregate da Lorenzo e Simone – rispettivamente di Bloody Riot e Blood ’77 – nel nome del Rock And Roll e dei suoi mille rivoli scivolati lungo 40 anni di narrazione borderline capitolina.
Old School + New School = True School.
Grazie all’interesse di Area Pirata e Surfin’ Ki – primi sostenitori entusiasti del progetto – prende vita questo splendido LP (ovviamente solo in vinile) dalla grafica citazionista e perforante, che prima incanta gli occhi e poi fa sanguinare il cuore.
Finalmente una raccolta con gli attributi al posto giusto e che va a colmare una lacuna pesante mettendo sul piatto un invidiabile livello compositivo: quelle che gli stolti scambiano per urla dei “Figli di Nessuno” diventeranno epitaffi gloriosi per gli adepti di Punk, Garage, Power Pop e Glam.
“Rock These Ancient Ruins, Mama Roma’s Kids” vola almeno 1 km sopra ogni più rosea aspettativa – lo capisci già dal primo ascolto – e io sono incerto se lanciare suppellettili ai vicini o pisciare dal balcone sulle teste dei passanti in preda al furor sonico.
Davvero, non c’è nulla da aggiungere: qua passato e presente sono facce della stessa moneta persa in una rissa, una di quelle che però finiscono al bar.
Menzione d’onore per Alieni, Alex Dissuader, Taxi, Idol Lips, Tigers In Furs, Ferox.
Bravi, anzi, bravissimi.
Davide Monteverdi – Razzputin Crew Milano 17/08/2020
Una compilation come ormai non se ne fanno più per urlare che la scena rock romana è viva e frizzante, ancorché spesso costretta nei sotterranei. E allora perché non portarla in superficie e provare a farla conoscere? È quanto si sono detti Lorenzo Canevacci, già chitarrista dei Bloody Riot e oggi leader dei Wendy?, e Simone Lucciola nel mettere insieme i quattordici brani che troverete in digitale o, meglio, nel vinile molto ben curato edito da Area Pirata e Surfin’Ki. Band molto diverse infuriano in questo disco, ma siano esse punk, hc, glam, rock’n’roll, garage sono accomunate da un approccio grezzo e sporco che ci riporta alla natura selvaggia e ben poco levigata del rock, musica da godere al massimo volume fra sferragliare di chitarre, voci rabbiose, sezioni ritmiche caricate al massimo. Insomma, se vi piacciono le vibrazioni forti, le canzoni essenziali, senza orpelli, adatte a scatenare il pogo, questo disco vi soddisferà certamente perché la qualità dei musicisti non è certo dilettantesca, sia nel caso dei più navigati, sia nel caso di giovani emergenti, insomma Roma brucia! Il disco fra l’altro riporta ai primi anni del punk quando le compilation che circolavano erano molte e contribuirono a far conoscere le migliori realtà dell’underground.
Ignazio Gulotta – Magazzini Inesistenti 29/09/2020
Grazie alla produzione combinata di Area Pirata e Surfin’ Ki Records, due etichette molto attive nel panorama nazionale, arriva sui nostri stereo una gran compilation che raccoglie alcune delle più rappresentative punk-rock band romane degli ultimi 40 anni.
Una compilation introdotta da una copertina memorabile, che ci mostra in pochi centimetri quadri uno spaccato di quella che è la capitale oggi, col gasometro a fare da sfondo ad una Anna Magnani che porta un maiale al guinzaglio in una Roma invasa dai rifiuti, e che prosegue con quattordici brani di altrettanti gruppi.
Il disco (stampato in 300 copie) è tutto su livelli egregi, ma ci sono alcune cose che preferisco.
Su tutti, forse, gli Alieni, col loro punk rock che un po’ mi ricorda gli Angeli, ma mi piace davvero molto anche Alex Dissuader, la cui “I’m gonna lose my job” miscela sapientemente il sound scansionato dei Dickies alle ritmiche dei Descendents, passando per i Buzzcocks.
E come non citare i Ferox, con il loro Rock demenziale à la “Sex Pistols meet Skiantos”, oppure “Fuga fuori Roma“, il brano psychobilly dei Cyclone.
Apprezzo molto anche il punk rock al femminile delle Queen Kong, la quasi Ramonesiana “Third age lobotomy” dei Beats Me ed il rozzo hard-punk alla Hellacopters dei Blood ’77.
Menzione finale per la presenza dei Taxi, gruppo dal quale sono in seguito nati i conosciutissimi Giuda, e per il brano che dà il titolo alla raccolta, “Rock these ancient ruins” dei Wendy?!.
Insomma, per dirla con Federico Guglielmi (Il Mucchio Selvaggio, Rockerilla, Rumore), che cura la nota critica allegata al disco, un album nel quale “i ragazzi più giovani sono accanto ai ragazzi più attempati che però ragazzi rimangono”.
E tutti si danno da fare condividendo intenti, violenza sonora e attitudine, pur in una città che ormai offre ormai rovine e poco più.
Voto: 4/5
Riki Signorini – Ribelli a Vita Blog 10/07/2020
Ha una vita gestazione non veloce questa raccolta, ma alla fine è stat pubblicata. Nata da un’idea di Lorenzo Canevacci (Wendy?!, Bloody Riot) e Simone Lucciola (Blood ’77, Gioventù Bruciata, Lamette) il disco raccoglie quattoridici brani di altrettanti gruppi romani della old e new school del punk romano.
In trentanove minuti è possibile ascoltare tutte le variabili del punk, da quello settantesettino dei Taxi (“Gloves”) e dei Mad rollers (“Rock lovers”) a quello in salsa Nabat dei “Blood ‘77” (“6 stay 6”), passando per il punk’n’roll-oi di Idol Lips (“Don’t need your love”) e quello corale e di stampo newyorkese dei Beats Me (“Third age lobotomy”).
Con i Cyclone (“Fuga fuori Roma”) si passa allo psychobilly roteante e serrato e gli Human Race ci regalano il perdifiato e veloce di “My gang”. La title-track è un punk-rock tirato, che si contrappone all’esplosiva e irruenta “Tigers in furs” degli stessi Tigers in furs. Questa raccolta è il miglior modo per far sentire ancora giovani coloro che hanno abbondantemente superato i 40 anni.
Vittorio Lanutti – RockOn.It – 22/05/2020
L’idea di questa compilation era nella testa di Simone Lucciola e Lorenzo Canevacci (anche produttori, insieme ad Alessandro Ressa) da parecchio tempo, ma si manifesta solo oggi, in questo glorioso anno domini 2020. L’intento è quello di riunire bands del passato e del presente della scena romana, per chi scrive forse la migliore scena punk r’n’r d’Italia. Ecco quindi sfilare eroi storici come Alex Dissuader, vero prime mover con i seminali Bingo e poi con i Dissuaders, o i Taxi, prima incarnazione dei più famosi Giuda, che con Gloves firmano forse il pezzo più entusiasmante della raccolta, una perla glam punk dal ritornello azzecatissimo. I Blood 77 del già citato Lucciola confermano la loro verve motorhediana, gli Idol Lips from Ceccano sono quelli con l’indole più stradaiola, affine agli Heartbreakers (grande brano la loro Don’t Need Your Love). Notevole anche la botta powerpop dei Mad Rollers, così come i due brani in italiano degli Alieni e dei Ferox (già recensiti da queste parti). Unica nota dolente è il non vedere presenti nella scaletta i grandiosi Transex, ma tant’è. L’idea è lodevole e va supportata, la qualità media dei brani alta, per cui acquisto consigliatissimo. Amen.
Denis Prinzio – Impatto Sonoro 25/06/2020
Rock These Ancient Ruins, sottotitolo Mamma Roma’s Kids, nasce durante le prime edizioni del “Raw Rock’n’Roll Festival” con l’idea è di racchiudere in una compilation alcune delle più rappresentative punk-rock band romane degli ultimi 40 anni.
A metà marzo 2020 finalmente si passa dall’idea ai fatti grazie a Lorenzo Canevacci (Bloody Riot, Wendy?!), Simone Lucciola (Gioventù Bruciata, Blood ’77) e alla produzione combinata di Area Pirata e Surfin’ Ki Records. Nota critica allegata al disco a cura di Federico Guglielmi.
Quattoridici brani di altrettanti gruppi romani della old e new school del punk romano… Una compilation che non può assolutamente mancare ai cultori del genere.
Inutile che vi dica che si tratta di un CD da assaporare ad ALTO VOLUME!
Maurizio Galli- musicalmind 23/07/2020
Negli anni Settanta e Ottanta le compilation costituivano un formidabile strumento promozionale, e una testimonianza destinata a durare nel tempo, con lo scopo di far conoscere gli artisti di una determinata scena locale o nazionale. Quelle che amo e ho amato di più sono la raccolta Back From The Grave, dedicata al recupero del garage americano più primitivo e selvatico dei Sessanta, No New York, prodotta da Brian Eno e incentrata sulla no wave, This Is Boston, Not L.A., che documentava la scena hardcore punk di Boston, e New York City Hardcore – The Way It Is, il cui contenuto è evidente già dal titolo. Quella, però, era un’altra epoca: non c’era internet, non esistevano YouTube e Spotify e circolavano ancora le fanzine cartacee. Oggi il mondo è cambiato e in tempi di musica liquida, al posto delle compilation, abbiamo le playlist. Per questo, far uscire nel 2020 una compilation su vinile è una scelta coraggiosa. L’idea di una selezione dedicata alla scena punk e garage punk romana attuale è di Lorenzo Canevacci e Simone Lucciola (due noti agitatori della scena hc punk della città durante gli infuocati anni Ottanta) ed ha preso forma nel corso delle prime edizioni del Raw Rock’N’Roll Festival, un evento non per caso nato con l’obbiettivo di compattare e far diventare “scena” tutti quei gruppi che suonano un certo tipo di rock’n’roll ruvido ed energico, dal punk’n’roll al garage rock, dal glam a tutte le forme musicali affini. La copertina fumettistica è di Alex Vargiu (Bingo, Bloody Riot, Dissuaders) e Daniela Petroni dei Plutonium Baby, ed è simile ad un fotomontaggio dadaista, realizzato, però, con i pennarelli e il computer: in primo piano c’è Anna Magnani – simbolo di Roma nel cinema – con una scrofa al guinzaglio e, sullo sfondo, il gazometro dell’Ostiense, sacchi di immondizia e dei gabbiani; sul retro, invece, si vede Franco Citti, nei panni di Accattone – altro personaggio simbolo di Roma e della romanità – intento a frugare nella monnezza. A pubblicare sono Area Pirata e Surfin’Ki, le due etichette regine del garage punk in Italia, che hanno partecipato anche alla produzione. Le note sono state affidate alla penna di Federico Guglielmi, che non ha bisogno di presentazioni.
Veniamo alla musica: quattordici brani di quattordici artisti, vecchie e nuove glorie del circuito punk’n’roll romano. Ce n’è per tutti i gusti: il punk old school degli Alieni, il glam/power pop firmato Wendy (che fa pensare a Van Halen e Hanoi Rocks), il pop punk in stile Buzzcocks di Alex Dissuader, il garage punk oliato di psichedelia dei Plutonium Baby, il punk ramonesiano dei Beats Me, l’hard punk al vetriolo – di scuola Turbonegro – dei Blood 77, la via di mezzo tra psychobilly e street punk alla Exploited dei veterani Cyclone, il glam – suonato però dai Ramones – dei Taxi, il punk rock al fulmicotone delle Queen Kong, il ritorno al ’77 degli Human Race, il garage punk lanciato a folle velocità degli Idol Lips e dei Tigers In Furs, il pub rock screziato di glam dei Mad Rollers e, per chiudere, il mood tipicamente pistolsiano dei Ferox.
Insomma, una proposta tostissima e curatissima, e un valido documento che testimonia come la scena punk rock romana, nel 2020, sia più viva che mai. Punk’s not dead!
Lorenzo Massaccesi – The New Noise 19/08/2020
Luca Calcagno – InYourEyes ‘zine 08/05/2020
L’occasione era troppo ghiotta perché Inyoureyes se la lasciasse scappare.
Infatti questa compila uscita pochi giorni fa grazie ad una joint venture tra Area Pirata e Surfin’ki documentante la scena punk rock e garage punk romana rappresenta una delle cose più importanti partorite dall’underground italico in questo primo scorcio del 2020. “14 in un 33 la pala ha trovato la merda”.
E’ con questa affermazione a meta tra il pasoliniano ed il primo volume di Back from the Grave che Simone, insieme a Lorenzo il curatore ed il paziente assemblatore di questa raccolta, sintetizza (ottimamente) il senso dell’operazione.
Ora anche Roma ladrona (quanto ci manchi Umberto torna tra i giovani ancora come un novello Don Bosco) ha il suo Killed by Death. Ho in casa ed ho in vita mia ascoltato una miriade di compile e tante, troppe, avevano ed hanno una tragica similitudine; quella di voler essere troppo inclusive. Se questo permette di dare spazio a quante più realtà possibili troppo spesso va a discapito della loro qualità.
Con Rock These Ancient Ruins si è invece dato vita ad un disco la cui qualità è indubbiamente tendente verso l’alto. Certo per farlo i compilatori avranno certamente operato una netta, e per certi versi dolorosa, selezione e magari si saranno pure attirati qualche antipatia ma – a parere di chi scrive – in certi casi una certa scrematura è assolutamente necessaria per poter dare alle stampe un prodotto di pregio. Bene vi ho rubato fin troppo spazio e quindi via al botta e risposta sperando che diventi presto un vis a vis con Simone e Lorenzo.
1) Ciao ragazzi, ovvio cominciare con una domanda di prammatica: cosa vi ha spinto a realizzare un progetto del genere? Quanto tempo ha richiesto e quanto sforzo avete dovuto profondere per metterlo in piedi?
Lorenzo: Qualche tempo fa mi ritrovavo a fare una considerazione: la scena hardcore punk romana, che ho contribuito a far nascere con i miei Bloody Riot, insieme con gli Shotgun Solution del mio grande amico Valter Veltre, dopo più di 30 anni non solo è ancora viva e vegeta, ma è ben rappresentata da decine di band, ed è una fucina di iniziative, concerti, festival: “Questa è Roma”, le altre serate organizzate dal Teschio e dal Marinaio, i live al 360 Gradi e tanto altro ancora. Mi sono ritrovato a considerare con una certa invidia la vitalità della suddetta scena, e questo mi ha fatto riflettere. Dovevamo fare qualcosa per compattare e far diventare “scena” anche tutti quei gruppi che suonano un certo tipo di rock’n’roll ruvido ed energico, dal punk’n’roll al garage rock, dal glam a tutte le forme musicali affini, cercando di organizzare qualcosa per mettere queste potenzialità in rete, e così è nato – nell’estate del 2017 – il primo RAW ROCK’N’ROLL One Day Festival, ideato dal sottoscritto in collaborazione col mio amico Simone Lucciola (Blood ’77, Gioventù Bruciata, nonché curatore della storica webzine Lamette).
Lo abbiamo organizzato al Forte Prenestino, abbiamo messo su una serata con 6 band, e le risposte sono state ultra positive. L’estate successiva, nell’agosto 2018, abbiamo bissato, tenendo il secondo minifestival all’Ex SNIA, perché pensavamo di renderlo itinerante, cambiando location di anno in anno. La seconda edizione ha ricevuto a sua volta buoni riscontri, anche se forse ci ha fatto considerare che una location fissa – idealmente, il Forte – ci avrebbe permesso di sviluppare meglio le potenzialità dell’evento.
Da queste due occasioni è germogliata l’idea, arrivataci direttamente sotto proposta di alcune delle band che avevano partecipato: “A regà, ma perché nun famo anche una compilation?”.
Mettere su vinile, come testimonianza destinata a durare nel tempo, le varie band della scena Raw Rock’n’Roll, poteva essere una buona cosa, considerando che non si faceva oramai da più di vent’anni. Io e Simone ci siamo guardati e ci siamo detti: “Se non si fa dagli anni ’90, o è un’idea folle, irrealizzabile in questi tempi di musica liquida e di playlist, o è un’idea geniale. In tutti e due i casi siamo le persone giuste, quindi facciamolo!”.
Se per il festival avevamo organizzato tutto in duo, in questo caso ci serviva una mano. Io ho tirato dentro il mio vecchio amico Alex Vargiu (basso nei Bloody Riot quando suonavamo insieme, in seguito cantante-chitarrista nonché leader di Bingo e poi Dissuaders). Gli ho chiesto di darmi un suo inedito per la comp. E soprattutto, di occuparsi, in team con Daniela dei Plutonium Baby, di tutto ciò che riguardasse l’artwork del disco: copertina, retrocopertina e inner sleeve.
I due si sono presi così bene che non solo hanno realizzato un artwork fantastico, ma ci hanno consegnato un brano in più, a sorpresa. Un pezzo di Ale a nome Alex Dissuader, uno da parte di Daniela con i suoi Plutonium Baby, e un terzo brano in collaborazione: la nuova band si chiama Queen Kong, e vede Alex e Daniela insieme a Carlo Panta alla batteria.
Mentre passavano i mesi cercando di farci consegnare i brani da tutte le band che Simone stava contattando, ho scritto un pezzo concepito apposta per essere la title track dell’album: “Rock these ancient ruins”, in cui invito le altre band, citandone anche alcune, a scuotere queste cazzo di rovine e a risvegliare questa nostra città sonnolenta. Un po’ una dichiarazione d’intenti, che dava il senso di tutta l’operazione. L’ho arrangiata e registrata con i miei Wendy?!, e adesso il tutto cominciava a prendere forma. Avevamo un titolo, un artwork e una lista di band e di brani. Per risolvere il problema di alcune defezioni, ci siamo affidati alle nostre conoscenze e alla nostra inventiva. Ad esempio, ho chiesto ai miei vecchi amici Cyclone, altra band proveniente dagli ’80, se avessero un brano da darci, visto che li avevo appena rivisti in azione dal vivo per la ristampa del trentennale del loro primo album.
La ciliegina sulla torta, infine, è venuta da sé. Ho pensato di far ascoltare i brani, mixati ma non ancora masterizzati, a Federico Guglielmi: forse il maggior esperto di rock’n’roll prodotto in Italia, di sicuro su quello made in Roma. Oltre ad essere un amico e un ottimo giornalista, Federico è un entusiasta per natura, e si è appassionato al progetto tanto da offrirsi di scriverne la nota critica: è stata forse la prima prova, in ordine cronologico, che il nostro lavoro stava andando nella giusta direzione.
2) La compila non può aver coperto indubbiamente l’intera scena romana: qualche rimpianto per l’esclusione, o la mancata partecipazione, di altre band?
Simone: Indubbiamente sì, perché da un lato ci sarebbe stato il desiderio di mettere insieme un’operazione il più possibile filologica ed onnicomprensiva, e dall’altro ci siamo resi conto che una compilation del genere era realizzabile soltanto a botta calda, e che la scaletta andava “cotta e magnata” in un paio di mesi al massimo: anche in considerazione del fatto che i gruppi punk hanno spesso poca… decorrenza, per dirla con gli Squallor.
Sono così rimaste fuori alcune band della capitale e dintorni che avrebbero potuto o dovuto esserci, e alcune individualità forti che tanto hanno contribuito e continuano a contribuire alla sacrosanta causa del punk/rock’n’roll. Per quanto riguarda le prime, semplicemente è capitato che non avessero pezzi inediti e/o soldi per registrarli e/o voglia di apparire con un pezzo già uscito altrove, e/o, forse, voglia di apparire tout court; mentre per quanto riguarda le seconde, dove non ci sono è perché non erano al momento bandamunite. Se poi abbiamo dimenticato qualcuno, cogliamo l’occasione per scusarci. Siamo degli ottimi conoscitori di questa realtà, ma non ne siamo il Bignami.
3) Il rock’n’roll è diventato anche da voi una questione per “grandi” oppure vi è un ricambio generazionale? Avete nuove band da segnalarci?
Simone: Non credo che sia una questione che non riguardi più gli sporchi giovani, ma il dato è che i componenti delle band incluse in “Rock these ancient ruins – Mamma Roma’s kids” sono quasi tutti compresi in una fascia d’età che spazia impietosamente dai 35 ai 55 anni, il che ci rende comunque transgenerazionali a cazzi nostri, e ci fa abbracciare almeno tre decadi di punk italiano. Si capisce che provo a metterci una pezza a colori?
Scherzi a parte, non appena sarà possibile tornare a vedere concerti (ci auguriamo presto, con un ottimismo alla Tonino Guerra), saremo in giro sotto i palchi con i radar accesi, alla ricerca di nuova germinazione spontanea che ci motivi a dare un seguito qualsiasi a questo tortiglione. E stavolta confidiamo negli under 30, così come nei grandi esclusi. Le nuove band te le segnaleremo presto.
4) Come è nata la collaborazione con Area Pirata e Surfin’ Ki, le due etichette regine del garage-punk in Italia?
Lorenzo: Abbiamo provato con varie etichette, a cominciare da quelle con base a Roma. Pensavamo che, trattandosi di un lavoro che documenta la scena romana, avremmo trovato una risposta più interessata proprio dalle etichette della capitale. Invece purtroppo abbiamo ricevuto un sacco di risposte tipo “è un prodotto di nicchia, il vinile costa un sacco di soldi, non sono tempi adatti, etc. etc.”.
Allora abbiamo provato ad allargare il raggio, e i feedback migliori sono arrivati da Tiziano e Jacopo di Area Pirata. Poi loro si sono preoccupati di tirare dentro anche Carlo di Surfin’ Ki, e a quel punto, quando avevamo due etichette disposte a collaborare, con noi promotori come terzi coproduttori, siamo partiti. Ci dispiace che qualche etichetta romana abbia perso l’occasione. Guardando le recensioni fantastiche che stanno uscendo, forse avrebbero potuto anche rischiare qualcosa in più…
Simone: Sono in contatto con Tiziano dai tempi di Lamette, e ho sempre ammirato il lavoro di Area Pirata (che tra l’altro si era già occupata dei miei Blood ’77 e dei Plutonium Baby di Daniela e Fil), sia per la cura impeccabile con cui costruisce un catalogo eccezionale e mai settario, che per la passione e l’eleganza con cui si dedica alla promozione. Sono della vecchia scuola, affidabili e mai sbrigativi, e se c’è una cosa che mi sta profondamente sulle palle è proporre un disco a qualcuno che il più delle volte ti liquida in due minuti senza manco prendersi la briga di ascoltarlo. Tiziano, come speravo, ha sentito il master e si è entusiasmato: di un entusiasmo che, perdio, si percepiva al telefono! Poi ha passato la palla a Jacopo, quindi a Carlo… e ancor prima che l’artwork definitivo fosse chiuso era a Roma con noi davanti a una birra, a definire con precisione ogni dettaglio. Tra amici, come tra amici tutto il progetto è nato.
5) Come mai è stato scelto di far uscire il disco nel solo formato vinilico?
Lorenzo: Quella del vinile è stata una scelta estetico-filosofica che ci è arrivata netta e chiara fin dall’inizio, proprio da alcuni dei musicisti protagonisti, e noi ideatori siamo stati d’accordo subito. Se avessimo deciso che ci andava bene anche il CD, probabilmente avremmo trovato maggiori risposte anche dalle etichette consultate, ma guardando il prodotto finito, è stato giusto così; un lavoro di questo tipo non meritava di essere sacrificato, abbiamo una cover fantastica che merita l’album in vinile.
6) La copertina è parte integrante di un album, spiegateci com’è nata l’idea per quella – bellissima – di questo disco…
Simone: Cercavamo qualcosa che rappresentasse Roma, lo spirito di questa città. Forse anche quella convivialità prorompente, diretta, quasi invadente che lo caratterizza. Ne parlavamo e ne riparlavamo. Abbiamo stangato subito eventuali Colossei, e le anticaglie in genere: oltre che brutta, sarebbe stata una soluzione troppo telefonata, ridondante rispetto al titolo della raccolta, e con un retrogusto forse pure un po’ reazionario. A questo punto avevamo già dissodato il terreno, e tra me, Lorenzo, Alex e Daniela, ognuno aveva un qualche suo flash. Il mio era un Franco Citti nei panni di Accattone, intento a buttarsi nel Tevere per scommessa come nel film di Pasolini, ma con una folla di punk con le braccia alzate ad attenderlo sotto il ponte, a mo’ di stage diving. Idea irrealizzabile nel formato e magari troppo thrashmetallara. Poi Daniela e Alex hanno fatto il miracolo da soli, mettendo in piedi una jam session il cui risultato sembra uno di quei collage delle avanguardie storiche, realizzato però con i pennarelli e il computer invece che con colla e forbici. Ed è totalmente azzeccato, completamente a tema con quello che volevamo esprimere.
Sul fronte, questa Anna Magnani che è il simbolo di Roma al cinema e di Roma città del cinema, che Daniela ha voluto rappresentare con una scrofa al guinzaglio (unico apporto grafico del sottoscritto, reso poi setoloso a posteriori): è la lupa capitolina punk, non c’è dubbio. E sullo sfondo, il gazometro dell’Ostiense, sacchi di monnezza e voli di gabbiani. La stessa monnezza che invade la città, i gabbiani mutanti che della monnezza si cibano – in trepidante attesa delle carcasse di noi umani – e che intanto sono diventati grossi come aquile, e sono i veri padroni dei cieli.
Sul retro, poi, c’è davvero Franco Citti “Accattone”, disegnato magistralmente da Alex, che fruga in un secchione a pedale alla ricerca di ghiottonerie che qualche borghese satollo ha buttato: una scena che potete vedere H24 per le strade postatomiche della metropoli, tanto di notte quanto, candidamente, alla luce del giorno. Presente le Cronache del dopobomba di Bonvi? E poi, perché vergognarsi di avere fame?
7) Vi sentireste di incoraggiare qualcuno a fare la stessa operazione per altre scene?
Lorenzo: Assolutamente sì. Se una volta il motto era “supporta la tua scena”, adesso potemmo aggiornarlo in “DOCUMENTA LA TUA SCENA”. Diventate tutti COMPILATORS, come Simone e il sottoscritto!
8) In Your Eyes è una webzine, e prima è stata una fanzine cartacea. Parlateci del vostro rapporto con tali realtà. Possiamo nutrire delle speranze di rivedere in futuro quella cosa bellissima che era Lamette?
Lorenzo: Il mio rapporto con le fanzine è un po’ frammentario: ricordo benissimo la stagione di quelle cartacee, e TVOR di Stiv era sicuramente la migliore, anche dal punto di vista puramente grafico-estetico. A Roma ce ne sono state diverse: in particolare, citerei Roma Brucia di Bruno Consoli e Straight Edge di Marco Lupacchini. Tutte sono state importanti per la crescita della scena, e alcune diedero una mano ai Bloody Riot per farsi conoscere. L’appello “Fate uscire questo disco!”, rivolto dalle pagine di TVOR ai discografici indipendenti italiani – nella recensione dei master dell’album “Bloody Riot” – sbloccò di fatto una situazione che rischiava di compromettere l’uscita del disco. Ancora adesso, dopo tutti questi anni, voglio mandare un ringraziamento a Stiv Valli.
Con le webzine, sto approfondendo solo da qualche tempo, da quando sono tornato alla musica attiva con i miei Wendy?!; la prima stagione online me la sono un po’ persa, e la sto recuperando adesso.
Simone: Ho ancora i miei faldoni ripieni di fanzine cartacee degli anni Novanta e Duemila, e c’è anche qualche vecchio numero di In Your Eyes, che con Lamette può – modestamente – rivendicare il suo ruolo pionieristico nel passaggio punk dalla carta (stampata, ciclostilata, fotocopiata) alla rete, ma escludo abbastanza un ritorno in attività del webmagazine che fu.
Lamette.it al momento è una nave pirata fantasma, che affonda e riemerge dai telematici flutti a seconda dei capricci del server, e il suo programmatore è fuggito nell’Oriente misterioso, mentre io sono un punk ultraquarantenne alle prese con le miserie della sussistenza quotidiana. Fiancheggio dove e come posso, ma non avrei più tempo e modo di seguire in maniera dettagliata tutta la discografia italiana di genere, e mi troverei immancabilmente a deludere le aspettative di chi mi chiede una recensione.
Ai tempi di Lamette mi arrivava a casa con la posta una media di dieci dischi a settimana, e ne scrivevo con costanza ogni santo giorno, passando altrettante ore a rispondere alle mail dei gruppi, delle etichette, dei lettori, di chi voleva informazioni su un concerto o continuava a chiedermi di organizzargliene uno, per quel breve periodo che sono stato anche “localaro”. Da questo punto di vista, mi sa che ho dato. E preso, anche, perché sono stati degli anni bellissimi in cui mi sentivo re delle mie passioni e parte di qualcosa di seminale.
Meno archiviato, invece, è il discorso che riguarda Lamette Comics, visto che è appena uscita la ristampa integrale con bonus tracks della nostra “Guida illustrata al frastuono più atroce”, e che ho iniziato questo sfortunato 2020 presentandola in giro per l’Italia con il mio storico amico e socio Rocco Lombardi, e con Riccardo Rottaro e Pietro Theroux di In Your Face Comix. Agli incontri c’è stata complessivamente tantissima gente, in particolare al Buscaglione di Padova dove erano compresenti almeno quindici fumettisti tra i nostri massimi, e non si riusciva a camminare per l’affluenza di pubblico bevente. Con una risposta del genere, è abbastanza ovvio che faremo ancora qualcosa: quasi certamente un lavoro antologico ex novo.
9) Vi va di parlarci delle vostre band? Progetti futuri (a parte il nuovo 7″ dei Gioventù Bruciata)?
Lorenzo: Con i Wendy?! stiamo lavorando a nuovi brani già da un po’. L’ultimo album, “Idols and gods”, risale al 2017. Se finirà questo strazio e si potrà tornare a suonare dal vivo, organizzeremo la terza edizione del RAW ROCK’N’ROLL, durante la quale presenteremo dal vivo la compilation, e poi programmeremo delle sessions di registrazione. Non vediamo l’ora di registrare i pezzi nuovi perché sono una bomba!
Simone: Blood ’77 avrebbe abbastanza materiale per un nuovo 7″, di cui stiamo valutando l’incisione e la produzione, e Gioventù Bruciata inizia a ragionare adesso su qualche canzone nuova. Magari, ora che siamo a casa al 41-bis ci scatta la molla creativa: per adesso poca roba, ma temo che nell’attesa di un eventuale futuro, la mia Moleskine – sempre sul comodino a portata di mano – potrebbe avere il tempo di riempirsi di testi al punto da averne per un Lp intero su entrambi i fronti.
10) La decima domanda è di prammatica come la prima: date quindi libero sfogo ai vostri istinti più turpi e diteci qualsiasi cosa non vi abbiamo chiesto.
Lorenzo: Do sfogo ai miei istinti come da vostro suggerimento, e vi saluto con un:
Daje Roma Daje e Viva la fregna!
Simone: Non mi hai chiesto uno slogan pubblicitario. Eccolo:
14 in un 33: la pala ha trovato la merda!
Gerry Ranson – Vive Le Rock! (zine/web) – 06/04/2020
With the rise of glam stompers GIUDA over the past five years, all eyes have been on the city of Rome and its role in the rise of Italian punk.
Now the best of the city’s bands from the past 40 years have been assembled on a new compilation.
Rock These Ancient Ruins – Mamma Roma’s Kids is a joint project from prominent Italian punk labels Area Pirata and Surfin Ki Records, and features 14 tracks both old and new.
Prominent on the album are TAXI (pictured), precursors to Giuda, who featured Tenda and Lorenzo from the band. Other acts featured include ALIENI, FEROX, PLUTONIUM BABY, BLOOD ’77, IDOL LIPS, MAD ROLLERS, psychobillies CYCLONE and WENDY?!, who provide the album’s title track.
Andy / Fear & Loathing – July-December 2020
A fine compilation of 14 bands currently keeping the punk / glam / trash scene alive and noisy in Rome. Ranging from catchy Ramones-style punk-pop (Beats Me) through to raw, almost Oi-style streetpunk (Blood’77) and from hard rockin’ riffs (Alieni) through to fast, catchy hardcore (Human Race) this is a collection that covers a lot of different styles, so you’ll have to pay attention, but it also means that there’s a lot of great new music to discover. Most of the bands sing in English so there’s no problem keeping up with the lyrics and I’m sure you’ll end up making notes to check out further releases by at least a few of these bands. This is a compilation that does a very good job!