LP
Ottobre 2016
Tiratura: 300 copie
€15.00
Esaurito
(The Bone Machine is the dark side, desperate and grotesque of Italian rock’n’roll.
In this new album , the band always digs deeper in the dirt of the marsh mud revealing new stories – such as blood soaked dreams – that you can listen to by lovers and the drunken monkeys patrons of the cafe of the cemetery.
13 tracks , 3 taken from the latest 7″ “Noi Siamo zombies”, in which the masked band pours 17 years of wild freedom and madness.
Once again the Rockabilly psycho, the Garage Punk and the Blues blend with the texts engraved with nails on the toilet walls of the cemetery cafe overlooking hell.
The sound is enriched with new fiery elements and collaborations proving that you do not travel through just one kind of music: Violin , Organ , Harmonica , Sax and Piano accompanying guitar, bass and drums among the dark alleys of a maze in which to lose to meet our beloved / hated demons.
The album starts with “Rock’n’Roll o Morte” whose beginning is a brief tribute to the late 50s Desperate Rock’n’roll, “Rock’n’Roll Guitar” by Johnny Knight (1958). The rest is to explore how the depths of an ocean that hides wrecks and tells the story of a never forgotten past . The cover is designed by Gerlanda di Francia.
180 gr. vinyl, CD attched and handnumbered!)
La banda è tornata!!!
Dalle profondità della palude maledetta arriva il rock’n’roll più malato e perverso che abbiate mai sentito!
Oramai i Bone Machine sono rodati ma restano pur sempre una live band devastante e dal tiro assassino.
“Sotto Questo Cielo nero”, loro quarto album, è appunto suonato con una spiccata attitudine live (ascoltate l’opener “R’N’R o Morte” e provate ad affermare il contrario!) ed è composto con l’alchimia di chi si rompe il culo da sempre per farlo muovere a chi sta sotto al palco.
Nei Bone Machine trovate echi di Cramps e Tom Waits – ovviamente – ma per i loro cervelli malati sono passati pure i Dead Kennedys, i Pogues e R.L.Burnside… tutto unito dal ritmo selvaggio del peccato e con un gusto per tutto ciò che è nero e malato.
Storie di orrore e di malessere, velenose come i denti della donna-serpente in copertina e, se state pensando che sia la solita scontata messinscena finto anni ’50, vi sbagliate di grosso: qui c’è un immaginario tutto loro, fatto di impenitenti bevitori, uomini-gorilla e cani ululanti che ha un setting tutt’altro che rubato da suggestioni altrui ma, anzi, crea quasi una rilettura propria di certi stilemi.
Un plauso va anche al doppio artwork, uno per ogni formato del disco, a cura di Gerlanda di Francia (datele uno sguardo, la signorina spacca)!
Se volete un disco che vi faccia muovere senza risultare per forza felice, se siete pronti a stare sotto un cielo in cui il Sole probabilmente non tornerà più, se avete abbastanza palle da fottervene di generi, scene ed etichette, questo disco è fatto per voi… In caso contrario vaffanculo!
Questo orrendo incidente R’N’R verrà presentato al Traffic il 9 settembre sia in cd che in LP (ricordiamo: il solo formato buono e giusto) e, fino a tale data, è in offerta su Bandcamp per il download, mentre lo streaming dell’intero album è gratuito.
Sta a voi decidere se continuare a farvi le seghe su qualche gruppo del cazzo d’oltreoceano o supportare il buon R’N’R della porta accanto.
xundisputedattitudex.blogspot 02/09/2016
Ognuno ha le sue manie, mica viviamo di solo pane, una delle mie è quella di ascoltare i dischi tenendo il televisore acceso, senza volume ça va sans dire.
Destino vuole che la prima volta che ho ascoltato questo disco sul video della tv scorressero le immagini di uno degli innumerevoli spaghetti western girati negli anni settanta, per l’esattezza si trattava di Amico,stammi lontano almeno un palmo…, ebbene quelle immagini si sposavano benissimo con la musica dei Bone Machine la mia rock’n’roll band preferita per distacco. Il terzetto più assatanato della nostra penisola è infatti tornato con questo nuovo album comprendente dieci pezzi nuovi di zecca più tre estratti dal loro ultimo 7″ singolo che mi auguro ogni appassionato di quello che tratto abitualmente nelle mie recensione abbia fatto suo al momento dell’uscita.
Che i nostri non potessero neppure andar lontanamente vicini dal deludermi ne ero certo ed infatti questa loro nuova fatica è al solito un’orgia di piacere come i primi giornalini porno che sfogliavo da ragazzino. Si comincia con il classico rockabilly in stile Bone Machine di Rock’n’roll o Morte con insita invettiva di guevarista memoria, seguono non per merito ma per pura foga descrittiva il surf’n’roll strumentale di Corsa All’Inferno, il blues assai poco canonico di Questa Notte Ce Ne Andremo Via, lo strepitoso country and western di Siedi Accanto Al Fuoco, la quasi waitsiana La Luna E La Notte, l’irresistibile stomp de L’Osservatore, la jazzata Un Ultimo Sorso Di Veleno per chiudere con lo scintillante rock’n’roll molto 50’s di Scavo La Mia Fossa.
I Bone Machine sono la quintessenza di quanto il sottoscritto desideri ascoltare, cantano in italiano e ciò mi aiuta a comprendere meglio i loro testi, e i loro testi mi piacciono evocanti come sono di un universo fatto di horror dozzinali a me è molto caro, ma sopratutto suonano con tantissima rabbia, tantissima energia ed una dose spropositata di feeling e, ultima ma indispensabile caratteristica, sono veri cosa che, al giorno d’oggi, risulta sempre più rara. Acquisto imprescindibile
Voto: 8,5/10
Luca Calcagno – IYEzine 14/10/2016
Ben più di 15 anni di concerti, cd, dischi, compilation, singoli e roghenrò, ossia il rock’n’roll italianissimo quello alla carbonara, con una bella dose di peperoncino rosso infuocato e tanta mitologia che pesca dalle leggende made in USA e in UK: Elvis, i Cramps, Gene Vincent, gli Stray Cats, i Meteors, Screaming Lord Sutch, i Guana Batz… insomma ci siamo capiti?
I Bone Machine sono laziali (nel senso che arrivano dal Lazio, non stiamo parlando di fede calcistica – sulla quale non abbiamo informazioni di sorta) e con passione ed energia immutate da tanto, tanto, tempo ci scaricano addosso le loro composizioni fatte per ballare e sudare, con testi a base di zombie, gorilla, mostri, cowboy westernati sbronzi come carrettieri in un’osteria di Ariccia, cimiteri, inferni, fantasmi e tanta voglia di esagerare in tutto, alla faccia della quotidianità che ti mette in ginocchio.
Chitarra/voce, batteria e contrabbasso: questa è la formula, classica e intramontabile. Non tutti, però, possono permettersi di praticarla con la sicurezza e la disinvoltura di Jack Cortese e i suoi i Bone Machine – che sono un vero gioiello per diseredati e creature delle paludi metropolitane che si fanno di rockabilly, psychobilly, rock’n’roll punkizzato senza pietà. Per loro stessi e per tutti gli altri.
Ottimo.
Voto 4/5
Andrea Valentini- Rockol 17/10/2016
La banda in questione si chiama THE BONE MACHINE. Jack Cortese (voce e chitarra), Big Daddy-Rott (contrabbasso) e Black Macigno (batteria) emergono dalle Paludi Pontine a bordo di una sudicia Ford Coupè del ’32 avvolta dalle fiamme.
“SOTTO QUESTO CIELO NERO” è il quarto album della band. Presentato il 9 settembre al Traffic club di Roma, ne uscirà la versione LP a fine ottobre per Area Pirata.
Un Buddy Holly imbruttito, un Bukowski scatenato e un Tom Waits ciociaro ci guidano attraverso le 13 tracce del disco tra diabolici twist e surf rurali.
Il contrabbasso pompa e sleppa assecondando lo stantuffare prepotente della batteria, la chitarra ci attira in un rock’n’roll selvaggio e dell’orrore.
Emerge fin dal primo pezzo, ROCK’N’ROLL O MORTE, la forte attitudine live della band: ritmo travolgente e forte impatto scenico, dovuto anche alle maschere lucha, non nascondono però l’autenticità delle parole e la sensazione di malessere vissuto.
Nonostante l’evidente matrice musicale d’oltre oceano i testi infatti sono rigorosamente in italiano e curatissimi. Un italiano schietto e senza filtro, a tratti poetico.
Incubi, creature infernali,morte e alcol danno forma ad un mondo spietato, chiara metafora della realtà : L’INFERNO E’ QUESTO/L’INFERNO E’ ADESSO/L’INFERNO E’ QUESTO/NOI SIAMO ZOMBIES.
Le parole ringhiate da Jack Cortese sono impertinenti e ciniche, ma abbaiano libertà: NON HO ALCUNA SPERANZA, NON HO ALCUNA PAURA, NELLA FREDDA TERRA DOVE I FIUMI E I SOGNI SI PROSCIUGANO.
Ben scelte le collaborazioni con altri musicisti ad impreziosire il trio: il violino suggestivo nel folk feroce di SIEDI ACCANTO AL FUOCO, il pianoforte alla Roadhouse blues di LA LUNA E LA NOTTE o il sassofono ebbro di UN ALTRO SORSO DI VELENO.
Ciliegina sulla torta la visionaria copertina, frutto della creatività della pittrice Gerlanda Di Francia.
PinUp and Review by PARTY Tonite Booking 13/10/2016
Rock’n’roll? Rockabilly? Psychobilly? Tutto ciò esiste e la cantata sporchissima spacca di brutto. I Bone Machine sono un mix fra i Demented Are Go, Sting Rays, Cramps, Eddie Cochran e Rocco Siffredi, vi basta come definizione? No? E allora andate a cagher! Jack Cortese alla voce è devastante come la sua chitarra, Black macigno alla batteria va come un treno e Big Daddy Rott al contrabbasso slappa come un grande! La Luna e La Notte, L’osservatore, Scavo la mia fossa e poi lo sapete che vi dico? Ascoltatevi anche tutto il resto! Eccheccazzo! Io Sono sempre un Cane! Evvai!
Stefano Ballini – Trippa Shake Webzine 20/10/2016
Siamo al quarto album per la band pontina e la formula magica con cui ha infuocato i palchi di mezza penisola è ribadita con forza ed energia. Psychobilly, figlio malsano di Cramps, Stingrays, Meteors, garage punk e il blues più nero e ruvido si accoppiano lascivamente, creando un mix che assume ancora più personalità grazie alla lingua italiana che ci riporta agli albori del rock n roll italiano più estremo, quello di personaggi come Clem Sacco, Gene Guglielmi o Ghigo. Divertente, dissacrante, esplosivo.
Tony Face – RadioCoop/24/10/2016
Surf marcio e degenerato, punk-hc italiano, reminiscenze blues e western, un po’ di beat e persino un pizzico di geghegè. Non è facile spiegare in due parole la musica dei Bone Machine, un terzetto di selvaggi cresciuto a pane e rock’n’roll sin dal “lontano” 1999, che, da qualche settimana, ha sfornato un nuovo disco pubblicato dalla solita Area Pirata. “Sotto questo cielo nero” è una raccolta di tredici canzoni spesse e catarrose, in bilico tra rabbia, malinconia e disperazione. L’apertura è un manifesto: “Rock’n’roll o morte”, con il suo ritornello irresistibile, suona come una vera e propria chiamata alle armi. Il ritmo non cala neppure un secondo con la successiva “Noi siamo zombie” e si acquieta soltanto con l’ottimo strumentale surf di “Corsa all’inferno”. Un brano che funziona come uno spartiacque per il disco, visto che i pezzi successivi (anche se non tutti) rallentano leggermente la furia, mettendo in luce la vena blues della band. L’amore per Tom Waits non è un segreto (come dimostra anche il nome del gruppo) ma il timbro vocale di Jack Cortese, il cantante-chitarrista, più che un semplice omaggio al cantautore di Pomona sembra il frutto di una predisposizione naturale. Siamo in un territorio di disperati di provincia, alcolizzati e rocker del far west. Una di quelle dimensioni tanto care ai perdenti del rock’n’roll che da sempre costellano la mitologia di questo genere musicale. “Sotto questo cielo nero” è un disco oscuro e divertente allo stesso tempo, la colonna sonora perfetta per rimorchiare zombie in una balera.
Diego Curcio – Genova Quotidiana 29/10/2016
Potrebbe essere la rampa di raccordo tra il “nonno” Clem Sacco dei bei, folli tempi del rock ‘n roll e il Capossela che scimmiottava Tom Waits dei primi anni Novanta.
Potrebbe essere, se l’immaginario dei Bone Machine non fosse quello del trash ‘n roll più s”Cortese” e meno disposto ad omologarsi.
Si, insomma, la musica dei Bone Machine non passerà in radio e annegherà nel suo stesso piscio senza che nessuno osi tuffarsi per salvarla. Neppure stavolta.
Fuori dalla grazia di Dio, come essi stessi dichiararono dieci anni fa.
Oggi, a quasi venti dall’avvio del progetto, i Bone Machine continuano a dire parolacce mentre fanno gli addominali sullo psychobilly di Meteors e Cramps (li trovate entrambi su Sono sempre un cane ) o sul pianoforte di Esquirita ( Un altro sorso di veleno ), allenandosi a fare le controfigure di Lee Van Cleef sul set western di Siedi accanto al fuoco . Che la potreste ballare bevendo vino e prendendovi a braccetto, come ad un concerto dei Modena City Ramblers e che invece probabilmente non ascolterete mai, distratti dal partigiano reggiano e da qualche fetta di salame messi in mostra al banco frigo delle radio “solo musica italiana”.
Franco ‘Lys’ Dimauro – Blog 31/10/2016
Indomiti e ribelli, oscuri e notturni The Bone Machine macinano rock’n’roll senza fronzoli. Al loro sound non c’è alternativa. Tanto, puro e divertente rock’n’roll infarcito di garage, stomp blues e rockabilly psicotico sono gli ingredienti di questo esaltante “Sotto questo cielo nero“.
Il trio non ha velleità letterarie e i testi sono semplici, divertenti e immediati. I personaggi descritti nei brani sono sciroppati animali notturni che incalzano l’altro sesso o scappano dalla normalità della vita ordinaria del giorno. Con vari omaggi al rock anglosassone i tre a modo loro ringraziano gli Stooges di “I wanna be your dog” nel beat rockabilly di “Sono sempre un cane” e il cinema di Romero nel boogie r’n’r di “Rock’n roll o morte“. Tom Waits non viene omaggiato non soltanto nella scelta del nome della band ma anche nel blues notturno e da club de “La luna e la notte“, ma il pezzo più esaltante è la conclusiva “Scavo la mia fossa“, un gran pezzo rock, degno dei migliori brani dei ’70.
Vittorio Lanutti – Freak Out 02/01/2017
L’errore più grossolano sarebbe catalogare i The Bone Machine come la solita band revival a cavallo tra garage e rockabilly, il solito menù per nostalgici di un’epoca che non hanno vissuto se non al cinema o peggio in televisione, perché gli autori di Sotto Questo Cielo Nero sono dei veri bastardi in grado di pescare a mani piene nella fogna del rock’n’roll più mefitico e corrosivo, sempre in corsa sull’autostrada del tempo per rubare da ogni decennio e da ogni stile il nucleo marcio e impermeabile a qualsiasi appeal fighetto o commerciale, per risputarlo sull’ascoltatore nella forma di una miscela tanto instabile quanto personale. Se, poi, lungo le dodici tracce non riuscirete a percepire l’enorme distanza che separa i Bone Machine dalle altre mille band tutte mossette e standard ormai usurati, la loro anima genuinamente punk e ostinatamente ribelle, vorrà dire che qualcosa è andato storto nel vostro corso di laurea in rock’n’roll, perché qui è tutto meravigliosamente sbagliato nel senso più lusinghiero del termine. Pensate per un attimo ai poliziotti che entrano al Blue Oyster Bar in Scuola Di Polizia, ai collegiali W.A.S.P. di Animal House che portano le ragazze nel locale per soli neri, insomma: concentrate i vostri pensieri su qualsiasi situazione esemplifichi nel miglior modo la consapevolezza di essere capitati nel posto sbagliato al momento sbagliato e avrete l’idea di cosa troverete qui dentro. Sotto Questo Cielo Nero è il blues suonato nelle baracche lungo il fiume, il surf per “locals only”, il western per cacciatori di taglie, servito a tavola con un bel ghigno poco rassicurante da un Tom Waits ubriaco, così tanto per togliere ogni scampolo di serenità dal vostro sguardo.
Tutto quello che avete letto finora, inutile dirlo, su queste pagine diventa il miglior viatico possibile per farsi adottare e consigliare caldamente. In caso di dubbi persistenti, date un’ascoltata fino in fondo, senza tentennare e senza fuorvianti pregiudizi di sorta: se alla fine del disco sarete ancora impassibili, potete star certi che l’Inferno non reclamerà mai la vostra anima. In caso contrario, lasciatevi andare ad ululare alla luna coi Bone Machine, pronti a partire verso Tijuana e le sue notti proibite.
Michele Giorgi – The New Noise 17/01/2017