Everybody Wants To Know” è la storia di una band, i Sick Rose, che dall’hinterland torinese riesce a conquistare l’Italia e l’Europa e a farsi amare in tutto il mondo. È anche la storia di Maurizio Campisi, autore del libro e bassista del gruppo: un ragazzo di vent’anni inquieto, desideroso di vivere, di conoscere, di sperimentare, che vuole scappare dagli schemi sociali precostituiti e dal grigiore della quotidianità della Torino degli anni Ottanta. Con la musica a fare da colonna sonora e valvola di sfogo. Due storie, quella individuale e quella dei Sick Rose, che si intrecciano in un vortice di viaggi e di concerti, di prove in vecchie case disabitate e di tour su e giù per la Penisola, di fughe in solitaria verso il nord Europa e di serate eccitanti con la band in posti come il Fabrik di Amburgo o il Quartier Latin di Berlino in compagnia di nomi leggendari come Fuzztones o Stomachmouths.
Un romanzo coinvolgente, da leggere tutto d’un fiato.
“I chilometri da percorrere, il gelo, le ore piccole diventavano solo un dettaglio all’interno di un quadro dove le proporzioni comportavano la conquista dell’intero mondo conosciuto. Gli astri si stavano allineando per qualcosa di importante”.
Gli Ottanta erano stati i nuovi Sixties ed erano finiti.
E si suona davanti a un pubblico disinteressato che ha altre cose da fare, altri temi di cui parlare, che ti fa capire che il registro è mutato.
Sono così sofisticati, adesso, che discorrono di aperitivi e di mostre monografiche sul nulla.
La musica è diventata un accessorio, per certi versi perfettamente inutile.
Un libro che gronda passione, sincerità e tanta amarezza.
Una storia comune nella sua unicità.
Unica come i SICK ROSE, gruppo tra i più rappresentativi della scena 80’s (tutt’ora in attività), di cui si narra la storia attraverso le parole del loro bassista Maurizio Campisi, comune perchè è simile a quella di tanti, tanti altri.
Anni di sacrifici indicibili, un numero incalcolabile di kilometri su e giù per l’Europa, notti insonni, locali allucinanti, il “successo” a portata di mano, l’illusione, la speranza e alla fine la VITA REALE che ti affronta a muso duro, ti stende con un cazzotto e ti rimette in riga.
Maurizio scrive bene, composto, diretto e chiaro, non fa sconti, racconta lucidamente un’epoca che non esiste più.
Una storia che era giusto raccontare.
E farlo in questo modo.
Tony Face – Blog 07/11/2017
Cinque anni in fin dei conti sono la durata del sogno rock ‘n roll perfetto.
In pochissimi hanno saputo sognare un po’ più a lungo, nonostante la lista della loro discografia si allungasse per almeno il doppio del tempo, Sick Rose compresi. Eppure (e casi ne potrei citare a centinaia) nonostante la longevità di molte rock band, l’impeto burrascoso di quel sogno primordiale capace di scardinare porte e pareti, quelle oniriche immagini di una vita autenticamente rock ‘n roll, genuinamente selvaggia, in grado di beffare la famelica disfatta del tempo era in realtà durata davvero pochi anni. Poi, quello del musicista rock sarebbe diventato per quasi tutti un lavoro come un altro. Con entrate in molti casi più importanti ma tutto sommato senza l’entusiasmo che aveva fatto vibrare quei corpi adesso pingui e flaccidi come quelli dei gloriosi eroi delle saghe nibelunghe.
Cinque anni. E poi molti di quei castelli di carta sferzati giorno per giorno dal vento dell’ovvietà o da quelli dell’odio, della sfortuna, dell’eccesso o dell’omologazione, sarebbero crollati.
Anche quello di Maurizio Campisi, il chitarrista destinato a suonare il basso sui dischi della più grande garage-band italiana di tutti i tempi, da Get Along Girl! dell’86 fino a Floating del 1990. Cinque anni, appunto. Che sono quelli raccontati in quello che non è il suo primo libro, ma è il primo dedicato al suo sogno rock ‘n roll osteggiato dentro e fuori dalle mura di casa affinchè non si realizzasse. Ma che invece, nonostante tutto e tutti, si realizzò. E spinse altri, assieme o dopo di lui, a sognare. Perché il sogno del rock ‘n roll è un sogno contagioso. Come è contagiosa la scrittura di Campisi. Il suo lavoro “dalle nove alle cinque” di allora, del resto. E il suo lavoro ancora oggi che ha trasferito baracca e burattini in Costa Rica, dando ragione a quanto predetto dall’indovina quando il corpo dei Sick Rose era ancora caldo e vibrante, placando le ansie della madre. Ma di questo e di altri aneddoti leggerete qui dentro. E leggerete di come il tempo divora le cose, parimenti all’abitudine. Di come strade a lungo familiari si trasformino in serpenti impraticabili. Di come volti amici diventino alla fine anonime maschere da indossare su un palco o in uno studio. Di come ogni cosa possa prosciugarsi quando non è annaffiata e di come possa marcire comunque, quando è annaffiata troppo. Di come quella rosa malata, sia alla fine appassita.
Leggerete, e ricorderete come anche molti vostri sogni si siano spenti, siano diventati fumo della memoria, cenere di vite rincorse e mai raggiunte, bivi infilati ad alta velocità ma nella direzione sbagliata.
Leggerete e rimetterete mano al vostro archivio di canzoni dei Sick Rose, potete starne certi. Perché abbiamo tutti condiviso il loro sogno. Che ci sembrava un sogno a portata di mano. E che poi dalle mani ci è sfuggito, distratti da qualcosa che ci sembrava più giovane, più cattivo, più moderno. Mentre invecchiavamo.
Lys Di Mauro 28/10/2017
Scrittore di saggi e di gialli, nel suo ultimo romanzo, l’autore racconta in prima persona la sua esperienza, dando vita ad un libro che è sia un romanzo che una biografia del suo gruppo. “Everybody Wants To Know” è la storia di una band, i Sick Rose, che dall’hinterland torinese riesce a conquistare l’Italia e l’Europa e a farsi amare in tutto il mondo. Maurizio Campisi, è il bassista del gruppo: un ragazzo di vent’anni, inquieto, desideroso di vivere, di conoscere, di sperimentare, che vuole scappare dagli schemi sociali precostituiti e dal grigiore della quotidianità della Torino degli anni Ottanta. Con la musica a fare da colonna sonora e valvola di sfogo. Due storie, quella individuale e quella dei Sick Rose, che si intrecciano in un vortice di viaggi e di concerti, di prove in vecchie case disabitate e di tour su e giù per la Penisola, di fughe in solitaria verso il nord Europa e di serate eccitanti con la band, in posti come il Fabrik di Amburgo o il Quartier Latin di Berlino in compagnia di nomi leggendari come Fuzztones o Stomachmouths.
“Everybody Wants To Know” è un romanzo coinvolgente, da leggere tutto d’un fiato:
“I chilometri da percorrere, il gelo, le ore piccole diventavano solo un dettaglio all’interno di un quadro dove le proporzioni comportavano la conquista dell’intero mondo conosciuto. Gli astri si stavano allineando per qualcosa di importante”
Andy Guru Faggio – Radio Noventa 05/12/2017