Maurizio Curadi – Phonorama

CD
Settembre 2019
Tiratura: 300 copie

Formato: Tag
Etichetta: Area Pirata

10.00

1 disponibili

Maurizio Curadi – Phonorama

MAURIZIO CURADI

Fra sperimentazione e tradizione, la musica di Maurizio Curadi è stata descritta come intensa, subliminale e visionaria, eludendo le regole dei generi. Chitarrista autodidatta, partito da blues e r’n’r, in passato ha operato come Steeplejack, unendo free impro a forme strutturate. Fra i suoi musicisti preferiti: Leo Brouwer, Keith Rowe, John Lee Hooker, Steve Reich, John Fahey, La Monte Young. Performer di corde varie con echi, esplora nuove tecniche estese e accordature aperte in regioni elettroacustiche e in totale indipendenza. Difficile da etichettare, il suo suono si muove fra struttura e improvvisazione strumentale, miscelando minimalismo e pulsazioni blues arcane in un fonorama surreale dallo stile unico.

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PHONORAMA

Sinestesia di suono e visione, ombre etrusche e ambienze toscane, Phonorama è opera prima di Maurizio Curadi, maturata in anni di ricerca privata. Un lavoro per chitarra, corde ed echi concepito come LP: 2 sequenze-scene di 20 minuti. Dopo il volo iniziale di Aquilone Rosso , seguono N.O.D. (impro basata su una nuova tecnica estesa per lap acustica + metalli + stereo eco) e Cicadas (episodio minimale per 12 corde + field recordings di cori di cicale), entrambe sezioni di più ampi work in progress ; chiude Water Well (figure blues primitive in iterazione su un banjolin di inizio ‘900). La scena 2 include Mercurio Orzo Settembre : Windmill Blues (12 corde + spazzole di metallo) e la estesa Variazioni (impro in emiola per 12 corde ed echi, esplorazione di territori modali che include Twig). L’ Extra è una specie di lato 3 invisibile : una session elettrica in diretta divisa in un breve scorcio ( Meridiana ), 10 onde di free impro per corde allentate e oggetti ( Hidalgo ) e un impromptu per piano verticale.

Maurizio Curadi – chitarre, corde, echi, oggetti
Music by Maurizio Curadi © 2019
Produced by Maurizio Curadi – 2019 and licensed to Area Pirata
Recorded @ Big Wave (Niko Santaniello)
Mixed by MC, NOD studio/Photos © M.Curadi, Isabella Monti

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Recensioni:

Sperimentatore, con le radici ben piantate nella tradizione. Geniale chitarrista e compositore, Maurizio Curadi arriva all’apice della sua creatività con un album complesso, in cui lo sguardo artistico spazia a 360 gradi. Ci sono blues atavico, spiritualità psichedelica, avanguardia, un approccio a tratti quasi classico. Curadi osa, senza paura, senza remore, apre nuovi orizzonti e ci trascina nell’iper spazio sonoro di un album unico e prezioso

Antonio Bacciocchi – RadioCOOP 19/09/2019

C’è un momento in cui le cose si staccano da terra, perdono di gravità, volteggiano libere di andare. È un momento che io associo alle idee, ai sogni e all’espansione consapevole dell’io nel terzo occhio interiore che avviene nella meditazione.

Phonorama contiene tutte e tre queste dimensioni. C’è una sorta di trascendente leggerezza che si dirama come la foce del Gange dentro queste composizioni del Curadi solista, c’è tutto un levare d’àncore, uno sgravio di zavorre, uno sgombero di pesi e fardelli che ha del sublime. Con Phonorama Maurizio Curadi prende le distanze, in verticale, dal suo passato e “piega” le sue inclinazioni al blues rurale e al folk, che tuttavia restano evidenti in almeno un paio di episodi (Hidalgo, Mercurio Orzo Settembre e Water Well ad esempio), dando ad esse la direzione ascendente indicata dall'”Aquilone rosso” che apre il disco. Le mani e la fantasia del chitarrista toscano non sembrano conoscere limiti. O affermano comunque la volontà tenace di superarli. Di cavalcare l’unicorno.

La musica di Curadi mette le ali, insomma. Non proprio come quella bibita che sa di paraffina e lucidalabbra scaduto. È più un volo che a che fare con quell’ossessione per la libertà del protagonista di Birdy, il capolavoro di Alan Parker. Un volo che è viaggio ed esplorazione interiore, alla ricerca del bello che riverbera dentro ognuno di noi e che spesso fatica a trovare una via d’uscita, restando imprigionato nella gabbia dorata che abbiamo costruito per lui.

Lys Di Mauro 28/09/2019



Per chi non lo sapesse, Maurizio Curadi è chitarrista e anima degli Steeplejack, musicista sopraffino e ottimo songwriter. In precedenza anche in formazioni come Useless Boys e Birdman od Alcatraz. E questi nomi già dovrebbero spiegare abbastanza, trattandosi di band storiche del panorama garage-psichedelico italiano. Ma per tutte queste informazioni basterà usare, una volta tanto non a sproposito, google. Quel che google invece non può – ancora – dirci è che questo lavoro solista di Curadi è forse il suo massimo risultato in fatto di “ampliamento” della canonica forma canzone. Echi folk, aperture armoniche che si aprono come scatole cinesi, ma anche ripetizioni da musica minimale, poi di nuovo visioni da folk-blues bianco (Bert Jansch e Davey Graham?), il tutto ripreso, evocato e partorito in modo personalissimo, oltre che autorevole (grazie ad una tecnica ed una padronanza dello strumento difficilmente comparabile con altri chitarristi in Italia). Nove brani di ammaliante bellezza e grande ipnotismo. Difficile sceglierne qualcuno in particolare, visto che ogni perla si lascia ascoltare una dietro l’altra, con la precedente che dà senso alla successiva. E grazie ad Area Pirata per aver avuto il coraggio di allargare i propri orizzonti ed aver puntato su un disco non facile, tuttavia di grande importanza. Stampa in cd digipack, tiratura limitata.

Stefano Ballini – Trippa Shake Webzine 23/09/2019

L’alt folk policromo che investe l’odierna fase solista di Maurizio Curadi ha tutti i requisiti della rinascita creativa, un nuovo inizio dimentico di tutto ciò che lo ha preceduto. È qui che l’artista si dischiude al proprio orizzonte musicale senza barriere, chiamato a sperimentare sulle corde come un alchimista alla ricerca dell’oro magico. Un giocoliere dell’accordo iridato che nei diorami multi-tonali di Phonorama innesca snodi narrativi al limite dell’impensabile, dove l’afflato avanguardistico non solo non esclude ma si nutre alle fonti antiche della melodia e della koinè lirica, in un matrimonio virtuoso che genera nuove forme di bellezza e di ascesi estatica a tempo di SERENATE STELLARI.

Aldo Chimenti – Rockerilla #472 – 12_2019

 

E’ uscito da qualche tempo un album tanto difficile quanto affascinante intitolato “Phonorama”. E’ l’ultima fatica di Maurizio Curadi, musicista e conpositore che in questo progetto si prodiga tra chitarre, corde, echi ed oggetti per dare vita a percorsi musicali che è praticamente impossibile inquadrare in uno specifico genere, ma che nell’insieme, brano dopo brano, offrono sostanzialmente sensazioni.

Vi sono dei titoli, certo. I titoli di sei tracce più altre tre extra, ma si tratta di titoli messi lì, perchè la convenzione dice che ogni brano deve avere un titolo. In realtà il titolo lo potrebbe mettere ogni ascoltatore. E sicuramente andrebbe a crearsi un mosaico di titoli diversi. Perchè diverse e personalizzabili sono le sensazioni trasmesse da questi brani in cui la sperimentazione trova ampio respiro. A tratti pare che Curadi giochi con le note e con gli strumenti, producendo suoni che sembrano sorprendere lo stesso autore, un po’ come accade ai bambini quando picchiando con un cucchiaio su di un bicchiere o un piatto, producono suoni per loro stupefacenti. Poi però, l’uso degli strumenti rivela una manualità che nulla affida al caso. Ciò che trasmette la mente per Curadi è musica, è interpretazione di immagini, ma soprattutto di atmosfere. Ed a ciascuna di queste immagini e di queste atmosfere, l’artista conferisce un colore, ma soprattutto un “sentire” che attraverso la sua musica diviene “sentire” comune. E’ buona musica? E’ improvvisazione? E’ ricerca? E’ il parlare con il linguaggio delle note per trasferire, in modo quasi subliminale, le sensazioni che Curadi prova? Forse un po’ di tutto questo. Certamente non è un percorso facile, ma nonostante ciò si tratta di un buon lavoro d’ascolto, talvolta un po’ azzardato, in altri momenti fintamente banale. Ma è certamente un progetto che merita di essere ascoltato per la sua originalità e per vivere con curiosità gli stati d’animo dell’artista e confrontarli con quelli che ci procura il suo modo di pensare alla musica.

Giorgio Pezzana – MusicaMag 09/01/2020

 

Esistono artisti di nicchia che, non per questo, sono da considerare dei minori ma che anzi sanno tracciare, pur ancorati agli stilemi della tradizione musicale, nuove vie. Maurizio Curadi fa parte di questa categoria. Musicista autodidatta, Curadi proviene, come formazione, dalla musica blues delle origini e dal rock’n’roll. Si è fatto conoscere come chitarrista inizialmente nei seminali Useless Boys , uno storico gruppo di garage-punk di Pisa e poi nei mitici Birdmen Of Alkatraz, gruppo di punta della scena psichedelica italiana anni ’80. Ma è con gli Steeplejack che, a mio avviso, ha dato il meglio. In particolare Pow Wow è oggi considerato un piccolo classico del genere che, all’epoca, fece gridare al miracolo la critica. Il disco mostrava un “feeling” psichedelico genuino dove traspariva l’amore per il blues distorto di Captain Beefheart, per i 13hFloor Elevators e per i Quicksilver Messenger Service . Gli Steeplejack sono di recente tornati con il nuovo Dream Market Radio , un disco forse un po’ lungo ma che, nel complesso, risulta anche anche superiore alle prime prove del gruppo grazie al miglioramento della voce e all’assenza di alcune ingenuità dell’epoca.

Ora Curadi se ne esce con il suo primo disco solista intitolato Phonorama per Area Pirata Records . Il disco è stato composto in anni di ricerche solitarie e rivela l’influenza di musicisti appartenenti all’avanguardia e al minimalismo come Keith Rowe (fondatore degli storici AMM), La Monte Young e Steve Reich ma anche del bluesman John Lee Hooker e del chitarrista John Fahey e Leo Brouwer. Curadi esplora nuove tecniche usando chitarre ed echi ed avventurandosi in territori sperimentali in cui convivono avanguardia e tradizione. Siamo di fronte ad un lavoro visionario ricco di suggestioni arcane. Musicalmente è un disco notevole: è come se il blues primitivo di Robert Johnson incontrasse il minimalismo di La Monte Young dando vita a un viaggio subliminale e psichedelico. Il tutto suona come un mantra visionario, cosmico e trascendente. Il disco è diviso in 2 sequenze di circa 20 minuti ciascuna. La prima parte inizia con Red Kite che ci introduce nel ” mood ” subliminale e suggestivo di Phonorama. La successiva N.O.D. è un brano evanescente per chitarra acustica ed echi mentre in Cicadas possiamo ascoltare i ricami della chitarra acustica accompagnati dalla registrazione del canto delle cicale. Water Well è un omaggio al blues primitivo suonato su un banjo di inizio ‘900. La seconda parte inizia con la breve, “bluesy” ed intensa Windmill Blues . Variazioni I-VI + Twig è invece la traccia più lunga (oltre 16 minuti) e raggiunge picchi musicali notevoli evocando – con le sue atmosfere sospese nel tempo – paesaggi antichi al di là del tempo e dello spazio. C’è poi spazio anche per una sezione bonus, una sorta di sessione “live” elettrica. Dopo la breve “visione” di Meridiana è la volta di Hidalgo – per corde allentate e oggetti -, caratterizzata da ambientazioni epiche. La chiusura è affidata a Piano: il suono del pianoforte in questo pezzo è qualcosa di unico e spaziale come raramente mi è capitato di ascoltare ed è realmente difficile da definire.

Phonorama conferma Maurizio Curadi come un grande artista fuori dagli schemi e, forse, anche dai generi . Non è un disco facile ma nondimeno rivela il talento di un musicista eclettico che ama ricercare ed esplorare nuove dimensioni sonore.

Vote: 4/5

Cesare Buttaboni – Debaser.it 29/09/2019

Al di là delle definizioni, dei limiti estetici, con cui si cerca sempre di circoscrivere un lavoro discografico “strano”, “Phonorama” di Maurizio Curadi (Steeplejack) si impone all’ascolto come un “oggetto non identificato” di estremo fascino mesmerico.
Che naviga in acque più pacate che burrascose, cui il termine “sperimentale” sta strettissimo e fuori fuoco rispetto alle 6 plastiche composizioni che ne strutturano la tracklist (in realtà 9 con le bonus track, per una lunghezza che sfonda in totale l’ora di performance).
Maurizio, qui, non fa altro che accomodarsi sullo sgabello e trasformare le sue chitarre nelle protagoniste assolute di un viaggio onirico, dove psichedelia, musica progressiva, elaborazione dei suoni e assetti circolari figli bastardi del kraut teutonico, si fondono in un soffio caldo e mellifluo che accarezza e affranca da ogni inibizione.
Potremmo banalmente infilare “Phonorama” nella casella “chillout” o “ambient”, se non fosse per quella attitudine dell’artista a scansare ogni responsabilità contestuale, esplorando territori musicali – seppur non innovativi – al netto di noia e ridondanze.
Tutto sommato “Phonorama” mi è piaciuto parecchio: parliamo di un album che non vorrebbe essere per tutti, ma paradossalmente lo diventa, stemperando il vocabolario concettuale con grande qualità interpretativa.

Davide Monteverdi – Razzputin Crew Milano 26/09/2019

A bloom of ’80s neo-Italian psych related albums this month includes this solo album by ex-Steeplejack guitarist Maurizio Curadi. Formed in 1986 and signed to Electric Eye, Steeplejack were very much nfluenced by West Coast American bands such as The Grateful Dead with flashes of 13th Floor Elevators and a dash of Gun Club.
Their intense acid-rock is a million miles from the contents of this purely instrumental effort, which involves simple guitar and various effects. It is comparable to perhaps the instrumental experimentation of John Martyn with repetitive guitar patterns and echo creating a mesmerising immersive sound that also draws on Steve Reich and John Fahey. ‘Cicadas’ is quite beautiful, layering the improvisations over the repetitive chirp of, er, cicadas, whereas ‘Water Well’ is a nod to one of Maurizio’s influences, John Lee Hooker, successfully blending a primitive acoustic blues sound with experimental improvisation. Fascinating

Vote: 4/5

Richard Allen – Shindig #99 12/2019

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