(The Turin combo seems destined to write for a long time rich and fascinating pages of its history and those of psychedelia in Italy. This 180 grams vinyl album, with attached digital coupon, is then printed with a flipback cover, just like the albums released in the 60’s in UK
)Il combo torinese sembra ormai destinato a scrivere ancora a lungo ricche ed affascinanti pagine della sua storia e di quelle della psichedelia in Italia. Questo album in vinile 180 grammi e con coupon digital allegato, è stampato poi con flipback cover, così come si faceva per gli album che uscivano negli anni ’60 in UK. Ma ecco le note di Rossana Morriello, giornalista rock, ad introdurci al nuovo album ‘Mutter Der Erde’.
<Mutter Der Erde, Madre della Terra, è il nuovo album dei No Strange, band di culto della neopsichedelia anni ’80 che dopo essersi concessa una lunga pausa, è tornata sulle scene nel 2011, incidendo da allora quattro album.
Mutter der Erde è il quinto lavoro dalla reunion e conferma ancora la grande vitalità del gruppo che è capace di reinventarsi ad ogni uscita, con una formazione di volta in volta rimaneggiata attorno al nucleo saldo di Ursus e Ezzu, e il coinvolgimento di ospiti e collaboratori. In questo lavoro ce ne sono molti ed eccellenti, di formazione e provenienza geografica diversa. Intanto, la collaborazione avviata con Jutta Nienhaus, voce degli Analogy, band psych-prog italo-tedesca degli anni ’70, ma interrotta dalla sua prematura scomparsa. Il titolo in tedesco è una dedica a lei. Poi con la cantante di origine armena, Rita Tekeyan, per un brano mutuato dalla tradizione canora del suo paese, con parole del poeta Komitas. Due musiciste di estrazione classica come la violoncellista e flautista Simona Colonna e la viellista e violinista Stefania Priotti, si affiancano a Riccardo Salvini e Gabriele Maggiorotto, basso e batteria della giovane band psych rock torinese Indianizer.
Anime diverse che si uniscono in un melting pot culturale e musicale per un album ispirato e intenso, in cui le atmosfere psichedeliche rarefatte lasciano sovente spazio a divagazioni prog, per poi assecondare passaggi rock, e ancora ritornare alle affascinanti atmosfere della musica antica, medievale e rinascimentale, che risultano di incredibile modernità.
Un lavoro polifonico e dalle molte sfaccettature che continua magnificamente quel percorso musicale cominciato molti anni fa e sempre in grado di emozionare>.
Un disco più mistico che psichedelico, il nuovo dei No Strange. Un viaggio alla ricerca di Gaia come medicina per il disgusto che ci sta riempendo stomaco e polmoni e di cui Voyage dans la lune si fa amaro manifesto, quasi fosse una sorta di Povera patria aborigena. E si, il Battiato più sperimentale ed ermetico abita questi luoghi sonori, assieme a mille altri spettri. Che nella musica del gruppo torinese sono evocati e mai emulati. A loro viene concesso ancora il soffio della vita, in qualche modo. Senza farsi mai carne. Mutter Der Erde sembra un posto creato più per loro che per noi, che lo attraversiamo non senza avvertire un vago senso di disagio.
Oscuri gruppi prog italiani, antiche formazioni di folk celtico, vecchi corrieri cosmici germanici, lontane orchestre di suonatrici indù, pellegrini e sciamani, rabdomanti, danzatrici del ventre, raccoglitori di tufo e mietitrici di bambù si muovono nuovamente tra questi paesaggi.
Aria tra l’aria. Acqua tra l’acqua, fuoco in mezzo al fuoco, terra nella terra.
Lys Di Mauro 19/10/2019
Riecco i No Strange, un nome storico e fondamentale della psichedelia italiana, con il nuovo disco “Mutter Der Erde” (“Madre della terra” in italiano”). Il titolo è un omaggio alla compianta Jutta Taylor Nienhaus, cantante degli Analogy – mitico gruppo psych-prog italo-tedesco degli anni ’70 – con cui i No Strange avevano avviato una collaborazione poi interrotta a causa della sua scomparsa. Dei tanti gruppi che facevano parte del revival neopsichedelico italiano degli anni ’80 i No Strange, a distanza di decenni, ci sono ancora a dimostrazione di un’integrità artistica e di una passione e una creatività che è rimasta intatta. In realtà, in retrospettiva, non sono poi molti i nomi veramente validi di quell’epoca: ricorderei i Birdmen Of Alkatraz, gli Steeplejack, i Liars, i Leanan Sidhe, gli Effervescent Elephants, i Peter Sellers & The Hollywod Party, gli Eazycon e pochi altri oltre al grande Paul Chain che suonò anche con i Boohoos. “Mutter Der Erde” prosegue nel solco del tipico sound dei No Strange caratterizzato da un suono psichedelico e liquido che guarda all’Oriente. I brani, rispetto ad altre prove precedenti, sono abbastanza brevi e più semplici e, in un certo senso, si riallacciano alla loro prima produzione con un ritorno al folk e alla forma canzone. Devo dire che questa maggiore essenzialità la trovo più congeniale e credo che il suono sia molto più a fuoco. In realtà il loro “feeling” non è mai cambiato ma, col tempo, si è raffinato. In “Mutter Der Erde” spicca la presenza della cantante di origine armena Rita Tekeyan nel brano “Kilikia” basato sulle parole del poeta Komitas. La batteria e le percussioni sono suonate dallo stesso Salvatore “Ursus” d’Urso. Chi ha amato i No Strange di “L’universo” non potrà non provare qualche brivido ascoltando tracce come l’onirica e spaziale “Voyage dans la lune”, la psichedelica “Un viandante tra le stelle”, la misticheggiante title-track, la già citata ed etnica “Kilikia” e la metafisica “Il profumo del bosco alto”. La chiusura è affidata alla ripresa di un vecchio brano come “Trasparenze e suoni” proveniente dal loro disco d’esordio quasi a sottolineare la continuità ideale con le loro origini. La musica non lascia indifferenti ed evoca sensazioni ed eventi perduti di un passato mitico. Caldamente consigliato ai Viaggiatori Cosmici.
Vote: 4/5
Cesare Buttaboni – Debaser.it 17/10/2019
Da più di un trentennio, la sigla No Strange è sinonimo di psichedelia, oltre che di grande musica nel complesso. Il combo torinese, magistralmente guidato da due fuoriclasse quali Alberto Ezzu e Salvatore “Ursus” D’Urso, inanella l’ennesimo album denso di atmosfere immerse nella cultura psych ‘lato sensu’ intesa.
Dopo l’intenso cimento discografico de “Il Sentiero Delle Tartarughe” del 2018, e dando seguito alla strada intrapresa con “Cristalli Sognanti“, passando per “Armonia Vivente Tra Analogie E Contrasti“, i Nostri proseguono il percorso artistico che li conduce a un armonioso impasto di psichedelia, world, cosmische musik, venato di un misticismo sonoro, nel senso laico della parola, che l’uso di strumenti afferenti alla tradizione orientale, quali tanpura, sitar, duduk, e l’utilizzo di voci di soprano (Paola Scatena, Rita Keteyan), oltre al violoncello e al flauto di Simona Colonna, al violino di Stefania Priotti, al basso di Riccardo Salvini e alla batteria di Gabriele Maggiorotto, rendono ancor più evidente.
I testi, poi, sempre curati nel minimo dettaglio, riecheggiano anche l’influenza esercitata dal poeta underground Gianni Milano. Il titolo in lingua tedesca, inoltre, è un commosso omaggio a un’artista tedesca, Jutta Nienhaus, già cantante della storica prog-band Analogy, con la quale i No Strange avevano avviato una fertile collaborazione e purtroppo prematuramente deceduta durante la lavorazione del disco.
“Mutter Der Erde“, Madre della Terra, è un album di grande fascinazione, in cui le molteplici ascendenze culturali e filosofiche, prima ancora che musicali, dei No Strange, trovano virtuosa sintesi. La cultura cui attingono i Nostri si palesa già dall’incipit, A Pelo D’Acqua, dove la soffice ovatta sonora del flauto si adagia mollemente sull’aeriforme fluire del sitar, creando potenti suggestioni di matrice orientale su cui s’innesta il tocco liquido della chitarra, a rendere ancor più variegata la spettrografia musicale del brano. Il riferimento alle sonorità dei Corrieri Cosmici, mai venuto meno nella lunga carriera dei No Strange, si mostra cristallino in Voyage Dans La Lune, dove la voce recita un ruolo di primo piano, affiancata dall’intervento floydiano della chitarra. Tra le altre tracce a nostro avviso più pregnanti dell’album, ci preme segnalare: Un Viandante Tra Le Stelle, nella quale si snoda come entro un sentiero siderale il nastro sonoro di flauto e voce; la sontuosa Madre Della Terra, che ricalca atmosfere degne dei Popol Vuh, e in specie di quel capolavoro senza tempo che è “Hosianna Mantra“, con i superbi intarsi della chitarra a trapuntarne di iridescenze il tessuto sonoro; la liquida melodia di Kilikia, dal sapore eminentemente orientaleggiante, dove la voce formidabile della cantante armena Rita Tekeyan assurge a vette di stampo metafisico, rammentando nei suoi vellutati arabeschi, a tratti, la vocalità suprema di una Lisa Gerrard, dei fenomenali Dead Can Dance di Yulunga; Il Profumo Del Bosco Alto, immersa in atmosfere oniriche dove la voce echeggia testi di aperta solarità espressiva; la conclusiva Trasparenze E Suoni, dove l’intensità del richiamo testuale si coniuga alla perfezione col “canto” degli strumenti, modulati sul tema della fusione armoniosa con le radici ancestrali dell’essere. Il fatto è, a dirla breve, che i No Strange, non falliscono un colpo. Album prezioso e di rimarchevole fattura.
Voto: 8/10
Rocco Sapuppo – Distorsioni 06/11/2019
Sembra un manifesto di psichedelia bucolica “Mutter der erde”, il nuovo disco dei No Strange pubblicato su vinile da Area Pirata. Dodici tracce fra rock progressivo, new age e musica antica, che guardano alle sperimentazioni più ardite degli Anni Sessanta e mescolano suoni crepuscolari e colori pastello. Composizioni – è proprio il caso di dirlo – che sembrano scritte per la colonna sonora di un film in costume, magari uno dei tanti Decameroni che andavano in voga una quarantina di anni fa ed erano girati con poche lire nelle campagne del centro Italia. Flauti e chitarre conducono le danze, ma sono tantissimi gli strumenti impiegati lungo i solchi di questo vinile. Le canzoni, preghiere laiche intrise di misticismo, hanno titoli programmatici come “Il profumo del bosco alto”, “Un viandante tra le stelle” e “Madre della terra”. Su tutte spicca l’intensa “Kilikia”, una un brando che affonda le radici nella tradizione della musica araba, impreziosito dalla voce suadente della cantante armena Rita Tekeyan. Certo, a un primo ascolto, un album come “Mutter der erde” non sembra proprio pane per i miei denti (marci) abituati al rock’n’roll sporco e dissonante (e in parte è proprio così). Ma per chi frequenta certi territori musicali e ha seguito l’insolita, ma al tempo stesso solidissima storia dei No Strange – uno dei nomi di punta della nuova psichedelia italiana anni Ottanta, qui al quinto album dopo la reunion di 8 anni fa – questa raccolta di canzoni non può che rappresentare una nuova tappa nell’intenso cammino musicale di questa magnifica band torinese. Quindi: via i paraocchi, posate la puntina sul primo solco, abbassate le palpebre e preparatevi a iniziare un viaggio lisergico verso terre ed epoche lontane.
Diego Curcio – Hello Bastards blog 31/10/2019
Mutter Der Erde (Madre Della Terra) è l’ultimo atto di fede firmato No Strange, iconica cult band torinese che fa capo alla coppia di ferro Ursus/Ezzu, qui fiancheggiata da un manipolo di ospiti insigni. Siamo nel santuario psichedelico della musica per la liberazione dei sensi e dello spirito, un invito a raccogliersi nei suoi antri di magia irrorati di luce sacrale e incantevoli mantra cosmici. Stati di grazia estatici sulle ali della meditation music, nei caleidoscopi vorticosi del rock lisergico e del coro lirico, nei boschi incantati del prog mentale e della melodia senza tempo. Un mandala elettrico che riverbera ierofanie di antica memoria per tingersi di eterno. CAREZZEVOLE MALIA.
Aldo Chimenti – Rockerilla #471 – 11_2019
Signori miei quando si parla di No Strange si parla di una band culto nel circuito della neopsichedelia anni ‘80, questo è un dato di fatto.
Mutter der Erde (Madre della Terra), pubblicato per l’etichetta Area Pirata/Psych Out, segue Il Sentiero Delle Tartarughe uscito nel 2018 e prosegue la missione del combo torinese di portare avanti la loro filosofia di pensiero. Lo stile è quello che ci aspetterebbe da un simile lavoro, un perfetto e rarefatto mix di psichedelia, Kosmische Musik, sonorità orientali alla Quintessence – grazie anche all’uso di strumenti tipici della tradizione orientale come tanpura, sitar e duduk – senza trascurare riecheggiamenti folk-rock di stampo british.
Mi piace pensare a questo disco come ad un cerchio che inizia con A pelo d’acqua, dove si viene trascinati in sonorità che caratterizzano lo stile musicale dei No Strange, e si chiude con Trasparenze e suoni, brano presente nel loro omonimo disco d’esordio (1985).
Il titolo dell’album, uscito anche in vinile 180 grammi, è un chiaro omaggio alla cantante degli Analogy (band psych-prog italo-tedesca degli anni ’70), Jutta Nienhaus venuta a mancare durante le lavorazioni del disco. Continuando con le collaborazioni troviamo la cantante di origine armena, Rita Tekeyan, Simona Colonna (violoncello e flauto), Stefania Priotti (violino), Riccardo Salvini (basso) e Gabriele Maggiorotto (batteria), questi ultimi due rappresentano la sezione ritmica della band torinese, Indianizer.
Persone con esperienze diverse con la voglia di unirsi e fondersi in un meltin pot culturale e musicale pregno di intensità e atmosfere psichedeliche.
Ancora una volta il combo torinese guidato da Salvatore “Ursus” D’Urso e Alberto Ezzu ci ha regalato un gioiello che brilla di luce preziosa.
Maurizio Galli- musicalmind 07/11/2019
Omaggio a Jutta Nienhaus, recentemente scomparsa, cantante degli Analogy, tra le migliori band psichedeliche attive in Italia nei 70. E ulteriore conferma dell’unicità del gruppo torinese, attivo da decenni, interprete personalissimo di un sound che attinge dai più profondi meandri della psichedelia, contaminandola con radici etniche, folk, suoni orientali, riferimenti a nomi storici come i Popol Vuh. Unici interpreti di un suono che preservano nel migliore dei modi, portandolo avanti con un’impronta distintiva.
Antonio Bacciocchi – RadioCOOP 06/11/2019
Ecco un degno regalo di fine anno. Un disco perfettamente solido e pieno di atmosfera. Cantato e suonato come si usava in altri tempi. Perché non è vero che la psichedelia è alla portata di tutti: o meglio sì, è vero, ma poi ognuno si scopre per ciò che è: un conto è improvvisare di continuo, con lunghi intermezzi senza parole e senza poco da dire, stancanti alla fine. Un altro conto è portare a termine un lavoro in cui si capisce cosa c’è dietro e cosa c’è dentro. Dietro ci sono trent’anni e passa di cultura, dentro c’è il talento che non muore, l’assenza di improvvisazioni, i brani corti ma pieni di energie e di idee, gli arrangiamenti corposi, le composizioni vere. Ecco, nel nuovo disco dei No Strange c’è questo e molto altro.
Avendo ascoltato le tracce degli anni passati, sembra di poter dire che qui siamo al culmine della creatività di questa band che meriterebbe palcoscenici più ampi, e chissà che non arrivino. “Mutter der erde” non può passare inosservato. Propone musica di valore, armonie sognanti e per fortuna mai rarefatte, canzoni con un senso compiuto. Collaborano pregiate artiste.
Volete fare un bel regalo di Natale a chi ama la musica? Bah, questo disco potrebbe fare al caso vostro. Farete una bellissima figura e sarete ricordati come persone che sanno il fatto loro. Cosa c’è di meglio, al giorno d’oggi? I No Strange, partiti da Torino per raggiungere un pubblico di carattere internazionale dedito alla neopsichedelia, hanno dunque colto nel segno con “Mutter Der Erde” (“Madre della terra”). Si tratta del quinto disco della loro seconda fase della carriera e forse quello che meglio indirizza lungo i sentieri sonori intrapresi dalla band.
Il disco è un omaggio alla grande e compianta Jutta Nienhaus, scomparsa da poco – cantante degli Analogy – fra i gruppi migliori della psichedelia italiana degli anni Settanta.
Giorgio Mora – Mat2020 13/12/2019
I No Strange possono piacere o non piacere, ma restano una delle poche band “alternative” con carisma e argomenti.
L’unica, o quasi, che è sopravvissuta ai famigerati anni ’80 muovendosi con eleganza e volo libero tra le pieghe della psichedelia più cosmica, ammantando testi misticheggianti e introspettivi di un caleidoscopio sonoro dalla rara potenza evocativa.
Questa formula alchemica si è concretizzata ai massimi livelli in
“Mutter Der Erde” dove, attorno al duo storico formato da Alberto Ezzu e Salvatore “Ursus” D’Urso, si schierano ospiti perfettamente in linea con la direttrice musicale della band torinese: Gabriele Maggiorotto (basso) e Riccardo Salvini (batteria) degli Indianizers, Stefania Priotti (violino) e Simona Colonna (violoncello, flauto), e i due soprani Paola Scatena e Rita Tekeyan – l’armena che in “Kilikia” rende omaggio alle parole del poeta Komitas – a perlustrare profondità siderali con i loro vocalismi sinuosi.
Non è mai semplice definire l’arte dei No Strange perchè è mutevole come le stagioni, variano di intensità e colori nonostante seguano uno “schema” ormai acclarato.
Ed è perfetto così!
Mano libera dunque all’esoterismo bucolico, alla musica antica, al Prog, al Kraut Rock in odor di Corrieri Cosmici, ai momenti meditativi alla Dead Can Dance, all’elegia che celebra Gaia e i suoi riti ancestrali, in un melange di equilibri sottili e talmente ben architettati che”Mutter Der Ende” si trasforma in ascolto virale.
Il succo della magia dei No Strange sta proprio qua: saper narrare storie “bislacche”senza annoiare mai!
Bravi loro a “dedicare” questo album (il 5° dalla reunion del 2011) a Jutta Nienhaus – cantante degli Analogy e collaboratrice di pregio mancata poco prima di questa ultima produzione – e bravi i kids di Area Pirata/Psych Out per la bella stampa limitata in vinile pesante, con flipback cover, e coupon per il download.
Davide Monteverdi – Razzputin Crew Milano 15/11/2019
Storica band proveniente da Torino attiva da tantissimi anni, tira fuori questo disco (il quinto) pieno zeppo di talento e di suoni ultraterreni. Cristalli Sognanti mi aveva conquistato, la psichedelia frastornata, inquietante e maliziosa esce prepotentemente anche da questo nuovo accattivante lavoro. Bellissime Un Viandante tra le Stelle e Madre della Terra. Tante le collaborazioni e una dedica, commovente, il titolo in tedesco, a Jutta Nienhaus, voce degli Analogy, band Prog degli anni ’70, prematuramente scomparsa. Tanti altri collaboratori per un lavoro superbo e sontuoso come i No Strange sanno creare. Emozione.
Stefano Ballini – Trippa Shake Webzine 08/11/2019
Ricordo quand’ero bambino, sognavo una maglia e un pallon…ops non sono più al tempio e Genoa – Udinese è finita, uno a tre purtroppo.
Bene ricominciamo (cit. Pappalardo), ricordo quando, qualche annetto fa, feci il corso per ausiliario dei vigili del fuoco, in quel de Le Cappanelle in Roma, l’anno non lo cito per pudore, ma i più attenti lo dedurranno facilmente.
Nel silenzio della mia branda ascoltavo quello che restava (pochissimo) delle radio legate al “movimento”; ed in quel periodo passavano spessissimo il primo album degli Ozric Tentacles; per carità li apprezzavo molto ma il primo disco che comprai nella capitale fu Why Not? dei Bomb Disneyland!
Ho, impropriamente, citato il gruppo di Somerset perché è l’unica formazione che conosco realmente – insieme alla Incredible String Band – a ricordarmi i torinesi No Strange. Mi scuso quindi in primis con loro ed in secundis con i loro fans per quanto queste mie righe possano sembrare (sono) approssimative se non improprie; ma 1-2-3-4- i cretini vogliono saltare ancora un po’ – tanto per citare una delle band che più amo nell’intera storia del rock’n’roll – ed io sono un inguaribile cretino, anche se non andrò in paradiso. Ma veniamo all’album che, innanzitutto, esce in un magnifico formato vinilico ed una bellissima – psychedelica, copertina.
Le canzoni, anche se sarebbe meglio definirle fiabe, sono piene di suggestioni e sono supportate da testi belli ed evocativi. Se devo sceglierne una, la fiaba più bella di tutte, la mia scelta ricade su Stalattite, dove – opinione assolutamente personale – ci sono echi persino di Branduardi!
Sono un pazzo? Un posseduto? Un drogato?
Come direbbe Quelo certamente l’ultima che hai detto. Usando una felice espressione di Tiziano – tu sai chi sei – i No Strange non sono esattamente “la mia tazza di thé”, e molti saranno più precisi e professionali nel parlare di questo disco. Mentre chi li segue da sempre troverà in Mutter Der Ende ottime pastiglie colorate per poter rinfocolare i propri sogni in technicolor.
Beh sul disco è apposto il marchio Area Pirata – insieme a quello della Psych Out – e per me TUTTO ciò che fanno i fratelli pisani è bello e da supportare, incondizionatamente.
A proposito preparatevi alla ristampa deluxe edition degli Oxide Bolts, ne sentirete delle belle.
P.S.: Fare del citazionismo, in soldoni, fa fine e non impegna, mi si scusi ,anche di questo…
Luca Calcagno – InYourEyes ‘zine 06/11/2019
Quella dei No Strange di Torino non è una carriera ma una missione; quella di tenere in vita una linea artistica che li rende gli unici, inconfondibili e irriducibili paladini italiani del cosiddetto rock psichedelico.
Mutter Der Erde, con un titolo in tedesco che omaggia Jutta Taylor-Nienhaus degli Analogy (sicuramente una delle muse dei No Strange), col quale avevano anche tentato di collaborare poco prima della sua scomparsa, è un lavoro che premia la coerenza di una formazione ormai storica e che ancora una volta si pone senza compromessi o regole, ostentando una filologia invidiabile.
Come sempre il linguaggio è quello connotato da composizioni ovattate ed eteree, stavolta ampiamente intrise di folk, capaci di evocare visioni oniriche in abbinamento a testi dal carattere mistico e citazionista (Da Georges Méliès a Komitas) che ben si allineano alla produzione (soprattutto) storica del gruppo.
No Strange in questo giro scelgono di esprimersi con brani di breve durata (uno solo che supera i 6 minuti), contravvenendo alle regole del genere che spesso viene identificato con l’applicazione di dilatazioni e sovrapposizioni, optando per una più marcata forma di ballata. In quest’ambito risulta p regevole l’intervento vocale di Rita Tekeyan (Kilikia) e appaiono molto interessanti le derive celtiche di alcune composizioni strumentali, tutte al servizio di grandi richiami surreali, densi di immaginario fantasy ma anche di musica sacra, tensione emotiva e disincanto sull’attualità.
Un disco certamente non destinato alla Top 10 che saprà entrare nel cuore dei molti ammiratori dei No Strange e di chiunque ami farsi cullare dai ricordi malinconici di una musica così estatica e superbamente lontana dalle sfrenatezze del mondo moderno.
Voto 7/10
Joyello – fardrock.wordpress.com – 12/12/2019
No Strange sono sinonimo di psichedelia, nella loro trentennale carriera che, dopo un’interruzione, ha ripreso a pieno ritmo nell’ultimo decennio. La band torinese di Ursus e Ezzu ha perseguito con mirabile coerenza una ricerca sonora volta a esplorare una dimensione altra rispetto alla materialità della vita quotidiana, una dimensione spirituale che liberi l’anima e la mente dalle scorie che la società e la cultura dominante lasciano in ciascuno di noi. Musica libera dalle costrizioni di genere, libera innanzitutto di sperimentare spaziando tanto dalla tradizione psichedelica, in particolare quella che in Italia ha avuto grandi interpreti come Claudio Rocchi, gli Aktuala o i Living Music, quanto dalla world music, dalla musica cosmica kraut, dal folk, ma anche dalla classica.
Di questo carattere libero e aperto della musica dei torinesi ne fanno fede sia la grande varietà degli strumenti usati provenienti da tradizioni musicali diverse, sia la varietà ed eterogeneità dei numerosi ospiti presenti: la cantante armena Rita Tekeyan, le musiciste di estrazione classica Simona Colonna, violoncello e flauto, e Stefania Priotti, violino, la sezione ritmica di Riccardo Salvini e Gabriele Maggiorotto degli psichedelici Torino Indianizer. Alla voce avrebbe dovuto partecipare Jutta Nienhaus della band prog Analogy, ma purtroppo è improvvisamente scomparsa durante la lavorazione del disco. Il titolo in tedesco è un deliberato e doveroso omaggio a lei. “Mutter der Erde” è improntato alla ricerca del viaggio metafisico oltre la dimensione della quotidianità e le costrizioni del tempo, una dimensione spirituale e mistica della musica accentuata dal carattere ipnotico e dai rimandi alla tradizione orientale, indiana in particolare e perfino alla musica sacra, per esempio nell’intensa Kalikia, dove la voce del soprano armeno Rita Tekeyan raggiunge vette di sublime lirismo.
È un viaggio mentale che prosegue con Voyage Dans La Lune, fuga cosmica dalla noia del quotidiano (“a volte il mondo mi deprime“) alla ricerca di un’altra dimensione dell’essere e del tempo, o nella maestosa e ipnotica Madre della Terra; non lasciano indifferenti i paesaggi onirici disegnati in Il Profumo del Bosco Alto mentre gli strumenti spaziano liberi fra suggestioni mediorientali e sperimentazioni lisergiche floydiane. Ma c’è anche una dimensione più orientata verso il folk e il bucolico, rinverdendo la tradizione dei gruppi che negli anni 60 erano legati al mondo delle comuni hippie: ci riferiamo sia all’iniziale strumentale A Pelo d’Acqua, dove un flauto ancestrale e bucolico dialoga con la fascinazione orientale del sitar, sia all’incantevole Stalattite, canzone in bilico tra folk e prog, resa misteriosa dal suggestivo incastro delle voci. I No Strange hanno creato un’altra splendida tappa del loro caleidoscopico e immaginifico viaggio oltre le porte della percezione. A noi salire sulla loro psichedelica navicella.
Ignazio Gulotta – Magazzini Inesistenti 04/02/2020
Il ritorno sulle scene dei No Strange, una delle cult-band del revival neo-psichedelico italiano degli anni ’80, avvenuto nel 2011, ha ridato vita attraverso cinque ottimi album dei quali uno live, ad un genere che oggi sembra sepolto dalla storia. Eppure ogni nuovo album del combo torinese, è capace di annullare di colpo questa sensazione, seppure non sia destinata ad un pubblico di massa.
Come è avvenuto anche per i precedenti dischi, l’approccio a “Mutter Der Erde” (“Madre della terra” in italiano”) richiede impegno, attenzione e dedizione per poterci entrare in sintonia. Non che non debba essere così per qualunque opera discografica, soprattutto in sede di recensione, ma nel caso specifico sappiamo bene che Salvatore ‘Ursus’ D’Urso e Alberto Ezzu, proporranno nei solchi del disco un viaggio nella musica “totale” nel quale immergersi con lo spirito e la mente liberi dalle influenze di ogni stereotipo, persino quello a loro più congeniale della psichedelia.
Il titolo è un omaggio alla compianta Jutta Taylor Nienhaus, cantante degli Analogy – mitico gruppo psych-prog italo-tedesco degli anni ’70 – con cui i No Strange avevano avviato una collaborazione poi interrotta a causa della sua scomparsa. Come sempre i No Strange si circondano di diversi musicisti per ampliare il loro spettro sonoro e da corpo ai dodici brani dell’album che spiccano per essenzialità con un ritorno alla “forma canzone” che certamente giova al complesso dell’opera. Tra i collaboratori troviamo la cantante di origine armena, Rita Tekeyan, per un brano, “Kilikia” , mutuato dalla tradizione canora del suo paese, con parole del poeta Komitas. Due musiciste di estrazione classica come la violoncellista e flautista Simona Colonna e la viellista e violinista Stefania Priotti, che si affiancano a Riccardo Salvini e Gabriele Maggiorotto, basso e batteria della giovane band psych rock torinese Indianizer. A dare un contributo importante anche i sintetizzatori di Matteo Martino e i possenti interventi vocali di Paola Scatena.
Le atmosfere del disco si fanno più immediate e se vogliamo segnano un ritorno alla primigenia esperienza del gruppo dove il folk era in maggiore evidenza e qui ben espresso da brani come “Stalattite“. Ma la cosa migliore di “Mutter der Erde” è quella di far immergere l’ascoltatore in un mondo di musica fatata e totale dove si viene trasportati in viaggi onirici (“Voyage dans la lune“), per poi immergersi in atmosfere mistiche (“Madre della terra“) e finire in mondi e culture apparentemente lontani come nella già citata “Kilikia“. Atmosfere che vengono evocate di brano in brano senza mai scadere nel puro esercizio di stile, ma che servono a guidare l’ascoltatore in un viaggio totalizzante che non ha punti di partenza, ma che non cerca neanche porti sicuri di approdo. Un’esperienza d’ascolto nella quale immergersi e lasciarsi trasportare per il solo piacere della scoperta e dell’arricchimento culturale.
“Mutter der Erde” rappresenta la perfetta sintesi della storia dei No Strange dagli anni ottanta ad oggi. Una storia fatta di studio e riproposizione filologica di stili musicali che non saranno mai di moda ma neanche passeranno mai di moda, capace sempre di sorprende ed emozionare come ben sintetizza la nuova versione di “Trasparenze e suoni“, brano compreso nel loro disco d’esordio del 1985, ed oggi utilizzato come ponte tra passato e futuro. Ancora una volta Ursus ed Alberto centrano il bersaglio, restando fedeli a sé stessi e mantenendo viva una tradizione musicale anche, e perché no, profondamente italiana che deve essere destinata a durare ancora a lungo.
Eliseno Sposato – Sotteranei Pop 28/02/2020
Tra i gruppi più longevi della psichedelia italiana, i torinesi No Strange sono ancora qui, tra i protagonisti dell’underground nostrano e ribadiscono la loro visione nel nuovo Mutter Der Ende, uscito per Area Pirata/Psych Out sul finire del 2019. Le influenze di Alberto Ezzu (voce, tastiere, chitarra) e Salvatore D’urso (voce e percussioni) sono sempre legate a Third Ear Band, Ash Ra Temple, Le Stelle di Mario Schifano e Claudio Rocchi, un crossover di kraut, psichedelia, musica orientale e folk, che ha creato il culto di una band intramontabile. La vivacità dei piemontesi è intatta, complice le svariate collaborazioni portate avanti negli anni, tra cui quella con Rita Tekeyan, brava nel collocare tradizione armene all’interno di strutture cosmiche. Ma non sono da meno le partiture classiche di Simona Colonna (violoncello e flauto) e Stefania Priotti (violino e viella), oltre che la sezione ritmica composta da Riccardo Salvini (basso) e Gabriele Maggiorotto (batteria), entrambi degli Indianizer. Background differenti che si sposano, melting pot di culture e fascini, in cui la psichedelia si dilata, divaga verso leggere trame progressive contornate da venti folk, per poi abbracciare atmosfere antiche, medievali e oniriche al contempo, nonché passaggi legati alle tradizioni orientali. La dimensione spirituale del plot guarda alla world music, un concetto di libertà scevra da costrizioni di genere e pezzi come Stalattite, Kilikia o Il profumo del bosco alto sono esempi perfetti delle varie anime di un percorso musicale ancora in divenire, personale ricerca di suggestioni e magnetismi che sono ancora perfettamente in grado di turbare
Luigi Cattaneo – Progressivamente blog 06/08/2020
Ascolto e commento del nuovo album dei No Strange, “Mutter Der Erde”, fresco di stampa per l’etichetta Area Pirata/Psych Out.
Se il precedente disco “Il sentiero delle tartarughe” vedeva i due membri fondatori del gruppo, Ursus ed Ezzu, esplorare lo spazio, tra le meditazioni dell’infinito, è bene ricordare che quel viaggio cosmico chiudeva il lato B con un brano dal titolo “Meditazione della madre Terra” Ed è proprio dalla “Mutter Der Erde” che si riprende il filo, dando all’ascoltatore la sensazione di una continuità, di un moto che riprende. Ma che in questo nuovo percorso ci fa’ esplorare appunto la Terra. Un flauto dal suono primordiale introduce il lato A con “A pelo d’acqua”. Si percepiscono suoni provenienti dalla natura che danno la sensazione di una nascita, di un risveglio. Insieme al flauto c’è il sitar, …ma non solo,…. colpisce in questo brano anche l’ assolo psych di chitarra elettrica.
Ad accompagnare il gruppo “nostrangico” ci sono voci femminili, direi fondamentali, per rappresentare al meglio questo nuovo progetto musicale.
Testo surreale e reminiscenze dell’infanzia nell’onirica ed atemporale “Vojage dans là lune”…
A seguire un brano solare dal titolo “Stalattite “: immaginatevi ora di camminare per campi di grano e luminosi, con la vista puntata verso le colline che appaiono all’orizzonte. È qui che si cominciano ad ascoltare sonorità folk. La critica musicale nelle varie recensioni ha citato come gruppi storici di riferimento per questo disco nomi quali Popol Vuh ed Aktuala. Ma aggiungerei, proprio per questa impronta folk, anche formazioni di questo movimento musicale quali Tudor Lodge, Sunforest ed Incredible String Band, per citarne alcune. E, alla maniera di quei gruppi, c’è la presenza delle voci femminili, a sostegno dei brani in scaletta, come nella tradizione vocale del folk psichedelico inglese e tedesco degli anni 60/70.
Dopo il lento passaggio arpeggiato con strumenti e chorale di “Un viandante tra le stelle” si giunge al brano che da’ il titolo al disco, quella Madre della Terra, con la sua “magica rifrazione di specchi” evocati in questo affresco sonoro, ancora una volta con un assolo di chitarra elettrica epico. “Su di un letto di gerani” prosegue con sonorità folk e rinascimentali.
Folk, Prog, Kosmisch o Psichedelia ? Direi che un solo genere è termine riduttivo per una musica così eclettica e ricca nella trama. I musicisti continuano decisamente sulla strada della sperimentazione nel creare fusione di stili con strumenti acustici ed elettronici. E questo aspetto è dimostrato anche nel brano successivo .. “Kilikia” uno tra i più suggestivi dell’album. Qui la band torinese tira fuori a sorpresa il suo asso nella manica : .. la voce di Rita Tekeyan.
Mi domando chissa’ in quale arcano ipogeo, avvolto nel mistero, Ursus ed Ezzu abbiamo invocato la collaborazione di questa cantante dalla voce profonda e modulata, e dall’impatto fatale …direi.
A seguire un ruvido rock, “Hot Air Balloon”, e qui ci si scuote con cassa in 4/4 ed organo …lo stretto necessario per passare al brano successivo ” il profumo del bosco alto”, introdotto dal rintocco sinistro di un gong. Questo titolo è un’ altra vetta compositiva di musica e testo dove l’ascoltatore è immerso in un turbinio di pulsazioni misticheggianti.
Segue “In pellegrinaggio alle fonti di Orfeo” che è un zuccherino colorato folk-psych dal sapore vagamente elisabettiano. È una canzone dell’acqua, si sente il suo fruscio rilassante insieme al cinguettio degli uccelli. Consiglio di lasciarvi trasportare in questo sogno.
Altro intermezzo importante è “Ricamo Notturno”. Ed è tra questi suoni e silenzi primordiali che si percepisce il respiro della Madre della Terra.
Si chiude il lato B con il remake di un brano storico …” Trasparenze e suoni” che uscì nel primo album, a dimostrazione di quella continuità che ho citato all’inizio di questo mio commento.
Un bel disco, anche nell’ accurata veste grafica, che indica chiaramente qual’ è l’ attuale universo del gruppo: un disco piu’ solare in cui il legame tra passato e presente è ben saldo, un disco che cresce di ascolto in ascolto, ma è anche il disco di Jutta Nienhaus.
“Matter Der Erde” infatti è dedicato alla cantante tedesca recentemente scomparsa ed alla sua voce, che, come per sortilegio, sembra quasi trasparire tra questi solchi del vinile…..e ricordarci come per incanto la “Suite” degli Analogy ove ella cantava le seguenti parole:
“Là dove noi sorridemmo al primo amor.
Non splende più il sole laggiù in Ventadorn.
Ed anche i gigli bianchi ora non sboccian più”
Diego Filippi – Il Tempo dei Piper 25/10/2020
Cesare Buttaboni – tonyfaceblog 05/11/2019
Musicalmente il vostro ultimo disco “Mutter Der Erde” mi sembra basato su brani più brevi e meno complessi rispetto a certe prove recenti come “Armonia vivente tra Analogie e Contrasti”.
C’è stata da parte vostra una ricerca di un linguaggio più semplice?
Questo nuovo album, secondo il nostro intento, dovrebbe essere una propaggine, una possibile colonna sonora del volume “No Strange e Sogni Correlati” pubblicato da Area Pirata (che è anche una delle 2 nostre attuali label discografiche) e questo dovrebbe essere evidenziato sia dalla grafica di copertina (rielaborata da un disegno già presente sul volume) che dai testi, soprattutto: nella musica e nelle canzoni si parla della nostra infanzia, del passato che diventa presente, così come nel testo del suddetto libro si esploravano le radici stesse dei nostri percorsi di vita , che definiamo psichedelici fin dalle origini del gruppo, ma sempre con mutamenti considerevoli di umore e di colore…
già nel precedente “Il sentiero delle tartarughe” si era avanzata questa linea di unione tra sensazioni del prima e del dopo, con il coinvolgimento dell’amico, poeta della beat generation in Italia, Gianni Milano. Ma se “Il sentiero delle tartarughe” mostrava l’aspetto più LUNARE delle sonorità No Strange (aspetto anche questo evidenziato nella forma grafica), con “Mutter Der Erde” siamo tornati ad una certa SOLARITA’ che contraddistingueva i nostri primi passi discografici, da qui deriva una maggiore propensione al folk, alla musica antica, alla forma canzone più classica, pur sottolineati da certi passaggi elettronici o elettro-acustici, come abbiamo sempre fatto finora.
Va inoltre detto che in questo nuovo episodio c’è la presenza di altre collaborazioni, di altri musicisti…che sono in prevalenza donne, per cui tutto, dal titolo fino alla nostra dedica alla indimenticabile Jutta Nienhaus degli Analogy, resta un omaggio al volto femminile dell’universo sonoro e artistico in generale.
Siete uno dei pochi gruppi della scena neopsichedelica degli anni ’80 ancora in attività a dimostrazione della vostra integrità artistica.
Com’e’ cambiata la risposta del pubblico da quel periodo?
Avete acquisito nuovi seguaci della vostra musica oltre ai vecchi fans?
Anzitutto siamo cambiati noi, ma soprattutto il nostro ambiente circostante.
Riteniamo di avere maggiore esperienza, non solo in ambito tecnico ma anche teorico/culturale…in tal senso le nuove tecnologie (e principalmente internet) ci hanno aiutati molto, perchè non siamo mai stati gli assertori di facili nostalgie, sebbene nutriamo nei confronti delle nostre radici storiche una devozione quasi totale (con reminiscenze che vanno dall’oriente al folk bretone,fino alla controcultura del decennio 1965 – 1975)…i mezzi tecnici della modernità, secondo noi, vanno usati e possono realizzare obiettivi piuttosto ambiziosi, ovviamente sempre restando con i piedi per terra e senza l’illusione (che era già assurda e immotivata 35 anni fa) di ottenere un successo popolare che non c’è mai stato, né per noi né per altre formazioni che alla psichedelia si sono, in qualche modo, rifatte artisticamente. Il nostro ambito ed il nostro pubblico rimane comunque ristretto, datasi la proposta non esattamente “commerciale”, ma grazie alla diffusione internazionale delle opere discografiche, mantiene comunque una buona base di appoggio…del resto credo che non saremmo ancora qui a parlarne (e soprattutto a suonare dal vivo, come su disco) se così non fosse. Il giorno ipotetico in cui sentiremo di aver detto tutto ciò che avevamo da dire, forse ci ritireremo a vita privata (e qui mi scappa da ridere), ma fino ad allora ci dovrete sopportare, spero per molto tempo ancora.
Siete cresciuti negli anni 70, un periodo particolarmente creativo dal punto di vista artistico.
Ritenete che la musica da allora sia degenerata?
Ascoltate qualcosa della musica attuale e vi capita di trovare qualcosa di interessante?
No, come dicevamo nel libro e come diciamo spesso in queste interviste, non ci rapportiamo al passato in maniera “nostalgica” o derivativa…le nostre esperienze sono lì a raccontarci chi siamo stati e chi siamo tuttora, ma non ci sentiamo in grado di giudicare ciò che oggi ascoltano i “giovani” o le generazioni successive alla nostra (anche perchè riteniamo che giovane o vecchio siano categorie piuttosto discutibili o perlomeno dubbie).
Anzi, culturalmente, siamo molto interessati a queste nuove forme di protesta ambientalista, pacifista ecc… non allineate alle ideologie dominanti, pur con tutte le contraddizioni che possono avere all’interno ed all’esterno dei problemi che esse pongono.
I problemi che affrontavamo noi stessi da ragazzi ,non credo siano molto diversi da quelli che affrontano i giovanissimi nel presente…tra l’altro anche le forme di espressione con cui questo dissenso si manifesta, non sono molto diverse da allora: ci si continua ad esprimere attraverso la musica, con gli scritti e con altre unità di intenti, magari anche ingenuamente (come solitamente accade se si parla di giovani e di gioventù), ma la vitalità è la stessa !
Per giunta siamo accomunati noi tutti da questo filo rosso che definiamo (anche se la definizione non definisce nulla) “psichedelia”, “underground”, “controcultura” e quant’altro…siamo accomunati con le immagini e i dipinti di Matteo Guarnaccia, con le pubblicazioni di Marcello Baraghini / stampa alternativa, con la poetica dell’eterno bambino (ottantenne) Gianni Milano: per questo possiamo dirci “eternamente giovani”…la sindrome di Peter Pan cerchiamo di gestircela nel migliore dei modi,grazie a quelli che contribuiscono a mantenerla in vita.
Avverto nella vostra musica una tensione verso la spiritualità e il misticismo un po’ come facevano i Popol Vuh anche se rimanete ben ancorati alla realtà.
C’e’ un interesse da parte vostra per le dottrine orientali e per l’esoterismo?
L’interesse c’è sempre stato e si è manifestato piuttosto in fretta, proprio a partire dalle prime incisioni fatte con la Toast negli anni 80…ma non tanto con le “dottrine” o con una in particolare. Dei Popol Vuh e di quanto era presente nel vasto movimento che contraddistingueva la Germania musicale del periodo già citato, che oggi viene denominato “krautrock” in modo forse un po’ semplicistico, conserviamo l’attitudine mentale, oltre che il modello compositivo delle canzoni (che possono essere brevi o lunghe, la durata ha poca importanza) fatte sia in progressione armonica elettronica (o d’avanguardia) che in modalità più tradizionale e acustica.
Soprattutto in questo nuovo lavoro, dove sono più presenti le vocalità da soprano di Paola Scatena, come il contributo dato dal flauto traverso, dalla viola e dalle mie percussioni tribali (a tal proposito vorrei sottolineare che anche stavolta, come nell’album precedente, ho suonato sia le percussioni che la batteria)…un plauso particolare va all’episodio denominato KILIKIA e cantato nella sua lingua madre dalla strardinaria vocalist armena Rita Tekeyan: una voce magica che denuncia anche qui gli orrori della guerra, della sopraffazione e dell’insensata violenza umana.
Altri collaboratori alla realizzazione di “Mutter Der Erde” (madre della terra) sono Simona Colonna , Stefania Priotti, Riccardo Salvini e Gabriele Maggiorotto, mentre lo studente (al conservatorio di Torino) in musica elettronica (synth e affini) Matteo Martino è già con noi da alcuni anni,come elemento stabile.
In “Mutter Der Erde” avete inserito il rifacimento di un brano del vostro disco d’esordio. C’e’ la speranza di vedere ristampati i vostri primi dischi in futuro?
Il pezzo in questione lo abbiamo inserito, come remake, proprio per i motivi di continuità finora espressi.
La stessa operazione avevamo fatto ne “Il sentiero delle tartarughe” con la riproposta de “Gli Occhi” (pezzo che già compariva nel secondo LP “L’Universo”).
Ristampe di vecchi dischi targati Toast ,per ora non ce ne sono mai state, per volontà della Toast stessa: volontà che a noi suona incomprensibile, ma da cui ci sentiamo sempre più distaccati…come già avevamo affermato nel libro ed in altri articoli (simili a questo), il nostro modus-operandi è oggi molto differente da quello che persegue la Toast o altre label del passato, più o meno prossimo a noi, attualmente ce ne sentiamo abbastanza distanti, sia in senso tecnico che culturale.
Sembra che la vostra creatività non conosca limiti.
A mio avviso la vostra produzione recente è anche più professionale rispetto agli inizi.
Avete già in serbo delle nuove idee per il futuro?
In futuro stiamo pensando alla realizzazione di un FILM, che è un’aspetto della “psichedelia” finora poco sfruttato, se non in forma di semplici video promozionali e poco altro…questo, per ora, è soltanto un progetto ma che ci sta parecchio a cuore…poi si vedrà come e quando potremo realizzarlo!
Vorrei concludere dando appuntamento, in special modo ai torinesi, per la presentazione del nuovo album da ROCK & FOLK (noto punto di riferimento e negozio frequentato da tutti gli appassionati) venerdì 22 novembre, verso le ore 18.
Ci saranno, in veste di conduttori, il titolare Franco Bertaccini e la giornalista musicale (Rockerilla e Distorsioni web-magazine) Rossana Morriello.
Bertrand Tappaz – Chronique 2018 – 05/06/2019 – VOIX DE GARAGE GRENOBLE
Parfois (pas toujours, mais parfois) l’histoire derrière la réalisation d’un disque dit beaucoup de son contenu.
Le travail sur cet album à débuter en collaboration avec la chanteuse Jutta Nienhaus (du groupe Psych-Prog italo-allemand des 70’s Analogy) qui est malheureusement décédée prématurément, le titre de cet album en allemand étant un hommage qui lui est rendu. Le travail s’est poursuivit avec la chanteuse Rita Tekeyan, et deux musiciennes issue du monde de la musique classique Simona Colonna et Stefania Priotti, et a intégré également le bassiste et le batteur d’Indianizer (l’excellent groupe Indie Psy italien).
Voici déjà le 5ème album de No Strange depuis leur réactivation en 2011 et force est de constater que l’inspiration est toujours présente. Dopée par de fécondes collaborations qui élargissent leur palette musicale, qui, cependant reste extrêmement cohérente comme le prouve bien l’unicité stylistique des pochettes toutes de la même main, dans le même esprit et tellement illustratives du contenu.
On navigue en pleine extra corporalité, la musique est ici presque irréelle entre Weird Folk proto chants grégoriens, Rock languide, voyages spaciaux-temporels, musique folklorique du fond des âges et des terres reculées, baroque, et Pop planante.
C’est parfois tellement beau que ça vous brûle l’âme !