Nell’autunno del 1988, S.F. fecero un entusiastico ritorno in studio con una dozzina di nuovi brani (già pronti e testati) per registrare il loro terzo album. Le sessioni di
registrazioni furono avventurose e memorabili e richiesero ogni sorta di sacrificio da parte dei membri della band. Il master fu consegnato alla casa discografica confidando in
un’uscita in tempi ragionevoli del più ambizioso e complesso lavoro del gruppo.
Purtroppo un demone complottava nell’ombra: nei mesi successivi una serie di sfortunate circostanze e fraintendimenti impedì la realizzazione del disco. Passarono gli anni. Tutto
lasciava pensare che il lavoro non avrebbe mai visto la luce. Il conseguente scoraggiamento portò alla dissoluzione di S.F. Non che la vita del gruppo fosse mai stata
particolarmente facile. Al tempo molti affidavano le loro speranze in un “rock italiano” con la sua maniera e il suo legittimo sogno di successo commerciale, per quanto modesto. S.F.
invece aveva sempre optato per un discorso internazionale, scegliendo spontaneamente e sinceramente di suonare il rock delle periferie dell’impero e cantare in un dialetto
dell’inglese, tipico di un paese culturalmente dipendente. Paradossalmente, questa sembrava la via per la più genuina, viscerale produzione musicale, frutto di quanto li aveva
sempre nutriti. Le storie cantate erano sempre universali, spesso basate su contrasti (il villaggio e la foresta, l’individuo e la società, la realtà e il sogno, l’ironia e il dramma…)
tanto probabilmente da conservare una loro attualità. Le apparizioni dal vivo piuttosto infrequenti erano caratterizzate da una ruvido, aggressivo approccio il che sorprendeva
coloro che avevano familiarità col repertorio della band infarcito di influenze folk e psichedeliche, ricco di sfumature, umori e passaggi inattesi. Probabilmente dipendeva
dalle radici punk del gruppo o dalla rabbia tipica degli outsider. Oggi, dopo quella che appare un’eternità, annunciamo l’uscita di “Long after the golden age”. Come se esso fosse
emerso da uno Stargate.
E’ venuto, inaspettatamente, il momento di attribuirgli un posto nella musica di 36 anni fa e, magari, in quella di oggi.
Toast Records – TD 205 td