Cd digipack
Aprile 2009
Tiratura Cd: 600 copie
€10.00
1 disponibili
(Produced by Brian James (Damned, Lords of the new Church) and recorded at Studio 284 in Brighton (UK). Eleven tracks of rough and filthy rock’n’roll in a pure ’77 style… where an unhealty and decadent New York meets the full on fury of London at its most deluded and nihilistic…
This wild combo was born in 2000 and this is their debut album!)La band di La Spezia dopo nove anni di attività è pronta a licenziare l’album di debutto, composto da undici pezzi complessivi che rimandano ad un alchimia tra Punk e Rock’n’Roll in stile ’77, dove una Londra grigia e nichilista incontra una New York malsana e decadente.
L’album è prodotto da Brian James (Damned/Lords of the New Church…) che si innamora della band dopo averli visti on stage durante l’apertura ad un suo concerto, e li invita successivamente in Inghilterra per registrare e mixare il disco nello studio 284 di Brighton, sotto la sua supervisione.
TRACK LISTING:
1 Mad Dog
2 Rock ‘n’Roll Remedy
3 Roma
4 Cry Baby
5 Fetish Queen
6 Radiodirty
7 Still Waitin’
8 Almost Everyday
9 Hating
10 Little Joke
11 Rusty Feeling
BIOGRAFIA:
Ci sono gli amici, gli affetti il fatto di diventare adulti e poi magari vecchi rompiballe come tutti. E questo non va un cazzo bene. Là fuori (molto fuori), c’è Iggy Pop, ci sono i Ramones, c’è Lou Reed e un sacco di altre persone che con chitarra, basso e batteria sono riuscite a dare un senso più completo alla loro vita. Imitare loro è il pretesto per uscire tutte le sere senza fare niente se non bersi un amaro da due soldi e fumare joint a ripetizione.
A La Spezia tuttavia qualcosa si muove. C’è almeno un club, anzi un circolo, che si evolve per promuovere band autoctone e non, e per dare un seguito a quello che il punk rock internazionale ha insegnato. Fallo comunque e da solo.
Stefano suona con il gruppo di punta di questa scena i sinceri e proprio forti Peawees. Faranno parlare tanto di loro insieme ai bravissimi Manges; e si leveranno tante soddisfazioni. Il cantante aprirà anche un altro importante locale rock in città. Ma Stefano non ci sarà più. Se ne va dai peewees per motivi personali e un pomeriggio capita a Le Grazie (paese dove gironzolano i tre), per caso Quei tre disgraziati di prima lui li conosce già almeno un poco. Loro provavano qualche primordiale sequenza di accordi in una specie di scantinato messo a disposizione dal comune. Ci volle tutto il loro coraggio per chiedere a un musicista del calibro di Stefano di unirsi a loro. Lui accettò e il primo giorno di prove quei tre matti pensarono bene di presentarsi in ritardo e sconvolti. Non è dato sapere se fu amore a prima vista o se Stefano ci trovò del buono in quel modo rozzo e primitivo di suonare. Ma le prove continuarono. Dopo aver dato un senso ai primi e non arrangiati pezzi dei già Dirty Boulevard, cominciarono ad imparare a suonare. Nel piccolo di questa storia quel momento fu la svolta più importante. I Dirty Boulevard ci credevano davvero. Tutti e quattro insieme si resero conto di non aver più paura di niente. Da un sentimento alieno, suonare in pubblico cominciò ad essere perfettamente naturale.
Le prime date erano quelle della gavetta e che toccano ad ogni complesso che ci prova. Sagre di paese, feste di ogni genere organizzate nei posti più assurdi. Qualche bella serata e tante frustrazioni. Ma quello che importa è che in giro se ne parli.
A settembre 2001 entrano in uno studio di sarzana per registrare una demo che vorrebbero passare per disco. Gianluca Cavallini li registra e li produce, loro stampano le copertine e le magliette . La demo gira nel circuito spezzino tra apprezzamenti e indifferenza. Suonano a Modena al Rumorilla festival e dove trovano una qualsiasi data. Sono sempre più convinti di rinunciare alle feste di paese che, a parte la sbronza dopo il concerto, trovano un inutile dispendio di energie e di tempo. Siamo al 2004 i Dirty rientrano in uno studio a La Spezia per registrare il secondo lavoro. Sarà tutta esperienza ma anche un disastro professionale. La registrazione non sarà mai mixata e nonostante alcuni validi pezzi non diventerà mai un disco fatto e finito.Qui comincia un periodo buio fatto di incomprensioni e prove saltate che porterà Vittorio a lasciare la band.
Dopo qualche mese di smarrimento e qualche data in tre i Dirty ci riprovano inserendo nella band Paolo, già ex membro e leader dei Lords of the Road. Questa band aveva anche suonato qualche volta insieme ai Dirty Blvd..
L’inserimento del nuovo chitarrista dura quasi un anno speso ad imparare i pezzi e approfondire l’amicizia. Nel 2008 alla Skaletta Rock Club si esibiscono di spalla all’importante Brian James già chitarrista dei mitici Damned. L’invito di quest’ultimo a raggiungerlo in Inghilterra per la registrazione di nuovi pezzi, porterà alla realizzazione del primo vero disco targato Dirty Blvd. Prodotto da Brian James e stampato e distribuito dall’etichetta indipendente Area Pirata, si intitola Radiodirty. Undici pezzi complessivi che rimandano a una Londra grigia e rockettara che incontra una New York malsana e decadente. Dopo l’esperienza della registrazione in Inghilterra che sarà un mattone fondamentale nella formazione della band, tutto quello che verrà sarà affrontato dal gruppo con uno spirito più professionale ed anche più sereno. Almeno fino alla prossima inevitabile crisi che, se non distruggerà, contribuirà a rafforzare quella difficile alchimia che permette a quattro persone diverse tra loro di creare un qualcosa di magico e bello.
Fantastico. Finalmente una bomba punk ’77 come non ne sentivo da tempo immemorabile. Nome mutuato da un (gran) pezzo di Lou Reed e produzione di Brian James dei Damned/Lords Of The New Church, che ha curato la registrazione e il mixaggio di questo disco in quel dello studio 284 di Brighton. Opener killer con “Mad dog”: lo-fi sparato in 4/4 e suono australiano, tra Saints, Rose Tattoo e Radio Birdman. E sì, dimenticavo, in tutto questo ambaradan i Dirty Boulevard sono italianissimi, di La Spezia. Con un digipack come questo non si scherza, ragazzi.
11 pezzi 11, dove non mancano la ballata rock’n’roll sguaiata (“Cry baby”) e l’inserto lievemente rockabilly (“Fetish queen”). Qua e là assoli rock’n’roll sparati a palla, come nella migliore tradizione del genere, e una grande capacità di creare il riff che si lega direttamente al ritornellone, senza tirare all’anthem cantabile anche dai bambini di 12 anni, ma al pezzo di qualità che ti rende il disco degno di essere rimembrato negli annales. Ho inoltre l’impressione che in “Almost everyday” si citino i Fear, e potrei sbagliare, ma adoro queste cose.
Sono assolutamente un fan di questo disco e lo consiglio a tutti i lamettiani DOC, visto che a mio modesto avviso è una delle migliori produzioni che abbia ascoltato finora della già pluridecorata Area Pirata. Fate il paio con Dome La Muerte & The Diggers, e buon ascolto!
Simone – Lamette 04/09
Gran bel disco! Minchia! Punk ’77 tirato e pompato di RNR, produzione di Brian James dei Damned/Lords Of The New Church, personaggio rimasto “abboccaperta” durante un loro show in London. Apre Mad Dog, con uno strapotere hi-fi, che poi si traduce n e delinea nella linea principale del disco. Fra Saints, Humpers e Sonics, la band spezzina sparecchia la tavola a forza di riff e schianti sulla batteria!: la splendida Fetish Queen, la strafottente Almost Everyday e la pazzesca Little Joke! Ragazzi c’è poco da fare i Dirty BLVD spaccano come pochi, suonano a mille, per certe cose mi ricordano il primo disco dei New Bomb Turks, più come attitudine che come suono, che, nonostante tutto è una vera furia. Difficilmente sbadiglierete ascoltando un disco del genere. Dal vivo non oso pensare…… Help!
Stefano Ballini – Trippa Shake 04/09
L’immaginario è già scritto in un nome che rimanda al Lou Reed di “New York”. Il R’n’R metropolitano evocato dai Dirty Blvd ha tuttavia una precoce anima Punk all’insegna dei Dead Boys, degli Heartbreakers o dei Radio Birdman.
Ciò che dovrebbe essere sporco e malsano spesso esce dagli speaker in maniera grintosa e robusta fino a raggiungere punte più Hard (la title-track).
Non mancano anche sapori più rootsy come nella ballad elettrica Cry Baby o nel CowPunk di Still Waitin’.
“Radiodirty” è il coronamento di nove anni passati a coltivare una passione senza grandi aspettative: a stimolare il gruppo spezzino ci voleva un Brina James (Damned) che se li è portati in Inghilterra a registrare l’album.
Voto 6/7
Fabio Polvani – Blow Up #133 – 06/09
Ennesimo gran bel colpo per la label pisana Area Pirata, che questa volta ingaggia gli spezini Dirty Boulevard. Il quartetto spezino, come è ormai nella bella e consolidata tradizione della città, si dedica ad un ottimo punk, nel quale convivono armonicamente elementi inglesi, newyorkesi e australiani.
Al loro esordio i Dirty Boulevard convincono e spaccano come pochi. “Radiodirty” è prodotto da Brian James dei Damned/Lords Of The New Church, che è riuscito, come ogni produttore che si rispetti, a estrapolare il meglio dalla band. La partenza di Mad dog è un pugno in faccia, targato punk ’77, mentre con Cry baby viene evocato il fantasma dei Social Distorsion. I Dirty Boulevard poi riescono abilmente a render punk persino gli Stones in Still waitin’ ed omaggiano il Detroit/Radio Birdman sound nell’impetuosa ed irruente Hating ed in Rock’n’roll remedy . La finale Rusty feekling è particolarmente incandescente, fatta solo di grande rock’n’roll, tirato, senza fronzoli e diretto.
Se ciò non vi bastasse per convincervi ad acquistare questo cd italiano che sembra assolutamente prodotto in U.S.A, considerate che “Dirty Boulevard” è una delle canzoni più celebri di Lou Reed. È presente in “New York”…Ed ecco che il cerchio si chiude.
Vittorio Lannutti – La Scena Webzine 06/06/09
Ancora Area Pirata e ancora una band di Las Pezia (sì scritto così) che spacca decisamente. I Dirty Boulevard fanno un punk ’77 che tenta di conciliare un’anima inglese con una statunitense – newyorkese, se vogliamo essere pignoli. A prevalere sembra essere quella d’oltreoceano, ma è una vittoria davvero risicata.
Immaginate una specie di Dead Boys che hanno ascoltato troppo i Damned, ma hanno anche tutta la discografia dei Social Distortion a casa (vedi “Cry Baby”); ed è proprio quando le radici punk’n’roll della band si fanno troppo presenti che i Dirty Boulevard convincono meno… voglio dire, La Spezia i suoi Peawees li ha sfornati. E direi che l’operazione può dirsi conclusa, per quanto riguarda queste sonorità.
I DB, invece, sono perfettamente a loro agio ed entusiasmanti nei brani più abrasivi e scuri, come i tre d’apertura, oppure “Fetish Queen” – con il suo riff portante ossessivo e molto English style. Ottima anche “Radiodirty”, deadboysiana al punto che quasi ci vedrei Stiv Bators a cantarla con disinvoltura, mentre si rotola per terra con un filo di vomito che scende dall’angolo della bocca.
Insomma, un bel disco di punk rock che raramente tradisce le sue origini italiane, in grado quindi di competere anche in territori extranazionali. Vogliamo anche aggiungere che è prodotto da Brian James (Lords of the New Church e Damned)? Aggiungiamolo.
Edizione limitata a 600 copie… io me lo procurerei se fossi in voi.
Andrea Valentini – Black Milk Freak magazine 13/04/09
E’ un punk’n’roll a mezz’aria quello dei Dirty Boulevard che ad un ascolto svogliato passa lasciando un pò perplessi. In realtà la faccenda è più complessa. Non c’è un-pezzo-uno che tira immediatamente su dalla sedia, ma tutti la fanno vacillare. Ed è proprio questo il pregio degli spezzini: una bella tenuta sulla distanza sia quando viaggiano dritti come un tir dal carico pesante (Radiodirty), derapano tra gli stretti tornanti dell’aussie punk (Mad Dog), rockarollano ieratici (Little Joke) oppure planano morbidi sul verde prato del ballatone r’n’r (Cry Baby) solo in apparenza fuori contesto.
Il consiglio per il futuro è di scrostare la patina street punk e sporcare ancor più gli ottimi riff che, immagino, hanno convinto quella vecchia e spelacchiata volpe di Brian James (Damned, Lords of the New Church) ad accomodarsi dietro al banco mixer.
Voto 7
Manuel Graziani – Rumore #209 06/09
Debutto con il botto per questi spezzini che dopo diversi anni di attività nel sottosuolo ligure e non, si presentano al meglio con questo grezzo Radiodirty avvalendosi talaltro dell’esperienza di Brian James (Damned) che li ha fortemente voluti produrre nei suoi studi inglesi. Le premesse ci sono tutte e ad un successivo ascolto della materia ci si rende subito conto dell’elevata caratura della band . Questi Dirty Blvd hanno la forza incendiaria delle migliori realtà punk tardo settanta e un impatto live da migliore rock band . C’è un po’ di tutto nel suono di questi forsennati musicisti, di tutto ciò che concerne la materia punk’ n’ Roll; qui sono bilanciati bene tutti gli elementi migliori, ci sono melodie immediate, c’è sporcizia, soprattutto nella voce, c’è consistenza nei riff e buon equilibrio di melodia (vedi ‘Cry Baby’). Si sente che i Dirty Blvd si sono assestati su di uno standard stilistico in cui si sentono a loro agio. Ma quello che sanno fare, lo fanno bene. Questo è punk, è rock , un po’ moderno , un po’ classico, forse poco originale ma ben scritto e altrettanto ben eseguito. Se è il vostro pane quotidiano, non rimarrete delusi dalla sua fragranza. Un altro buon colpo della integerrima Area Pirata .
Voto: 80/100
Maurizio Di Battista – The Ship Webzine 07/09
Quattro ragazzi con la passione sacra per il rock and roll. Esordio sulla lunga distanza, dopo nove anni di militanza, per i Dirty Blvd , da La Spezia, oramai capoluogo italico del punk rock con Peawees e Manges a farla da padroni. E proprio grazie ad un ex membro dei Peawees, Stefano, che i Dirty Blvd completano la formazione nel 2001. Il disco in questione è stato prodotto da Brian James (Damned) con la band invitata da quest’ultimo dopo averci suonato assieme. Sono commoventi i Dirty Blvd, un misto, il loro, di Clash, Sham 69, Johnny Thunders . Rock’n’roll suonato con attitudine punk. O viceversa? Non importa, so solo che questo disco è un eccelso lavoro che vi farà scuotere chiappe e ormoni, con l’ondeggiante ‘Rock And Roll Remedy’, e vi farà urlare come allo stadio per ‘Cry Baby’, quasi Dropkick Murphys . I Dirty Blvd ci consegnano un disco vecchio stampo. Non perfetto ma vero. Borchie, spranghe e birra.
Dante Natale – Nerds Attack! MusicaRoma Underground Webzine 05/09
I Dirty Boulevard […] sono italianissimi, di La Spezia.
Da una delle città più Rock’n’Roll arriva un cd che brucia di passione punk.
Non c’è un briciolo di innovazione, in questo Radiodirty (Area Pirata) ma, detto questo, è impossibile non farsi prendere dalla sua miscela di Clash, Damned, Iggy ed Heartbreakers.
Londra incontra New York nelle tracce di un disco (prodotto nientemeno che da Brian James, ex-chitarra di Damned e Lords of The New Church) che non aggiunge nulla nella storia di un genere ma ne ribadisce l’immortalità.
Luca Frazzi – Rumore 06/09
Fuckin’ rocker rollers.
“Mad Dog” in apertura è micidiale.
Punk’n’roll fra Radio Birdman e Stooges, un attitudine à la Turbonegro o, meglio ancora, Social Distorsion.
E a seguire “Radio Dirty” e “Fetish Queen”, pronti per diventare dei singoli spaccacervello.
La produzione è di (udite, udite!) Brian James dei Damned: scusate se è poco. Tendenza British r’n’r,quindi, con distorsioni da Vox d’annata e un non so che di metropolitano.
Tra le altre tracce “Roma” non sfigurerebbe nel catalogo dei Dead Boys e dietro “Little Joke” spunta la sagoma di Ron Wood (!).
Putroppo il disco manca di compattezza e alcune scelte (“Cry Baby” è assolutamente fuori luogo e “Rusty Feeling” si poteva tralasciare) lo penalizzano un pochino.
Ma si tratta solo di aggiustare lievemente il tiro: la stoffa c’è e si sente, soprattutto nei pezzi più tirati e lerci.
Area Pirata è sempre una garanzia.
Fabio – Paesi Tuoi Webzine 04/09
Si racconta che sia stato lo stesso Brian James (Damned e Lords Of the New Church sono solo due dei nomi storici con cui questo signore ha suonato) a proporsi come produttore per il debutto sulla lunga distanza dei Dirty Boulevard, formazione di La Spezia attiva dal 2000, davvero una bella soddisfazione per questi musicisti innamorati del punk e del rock’n’roll più genuini e diretti.
Con un piede saldamente piantato nel ’77 e capaci di unire le due coste dell’Atlantico, grazie ad un sound che sfreccia senza sosta da Londra a New York, i Dirty Boulevard sanno come mischiare le carte in tavola e non disdegnano sortite e sconfinamenti, così da dare più sapore alla ricetta. L’album scorre e diverte, il suono è quello giusto e il songwriting è dinamico, insomma non c’è certo modo di annoiarsi lungo le undici tracce che compongono Radiodirty, un vero e proprio manifesto con cui la formazione dichiara al mondo il proprio amore per uno spirito che non ha ancora alcuna intenzione di darsi per vinto. Sia chiaro che si tratta sempre della vecchia formula, la ricetta della nonna che ormai tutti conoscono e provano ad imitare, ma proprio come per la ricetta di cui sopra, sono in pochi coloro che riescono ad ottenere risultati dignitosi e i Dirty Boulevard ne escono a testa alta. In particolare, riescono ad aggiungere una certa andatura dinoccolata che arriva da territori ben più a ovest della Grande Mela, uno spirito della frontiera che si infiltra tra le pieghe del sound urbano e ne amplia gli orizzonti, pur senza arrivare mai troppo sotto i riflettori: il retrogusto dato dalla spezia segreta che la nonna usava aggiungere alla ricetta. In questo i Dirty Boulevard ricordano un po’ i Clash, sempre spinti dalla voglia di superare i propri confini per andare alla ricerca di nuovi elementi da incorporare… e se non è un complimento questo…
Michele Giorgi – Audiodrome 02/09
Ogni tanto viene a galla la mia anima punk (il mio primo amore musicale, quello che non si scorda mai), e ne sono veramente molto felice. E’ importante ricordare per non dimenticare il proprio passato, che poi è un po’ il passato di tutti noi. “Radiodirty” è un bel disco dedicato a coloro i quali non vogliono, appunto, dimenticare. Dedicato a tutti i fini estimatori del punk targato (rigorosamente) 1977 made in Uk (aggiungerei), costoro saranno ampiamente felice e soddisfatti di ascoltare questo lavoro. I Dirty Blvd sono italiani di La Spezia (per la precisione) e picchiano un punk possente, proponendo brani che ricordano tanto le band di quel periodo meraviglioso. Per cui nel loro album “Radiodirty” (prodotto da Brian James, che caso) si sentono molteplici riferimenti musicali che portano ai Buzzcocks (“Rusty Feeling”) ed ai mirabili Damned (“Mad Dog”). Per non dimenticare, appunto, c’è bisogno (e ci sarà sempre bisogno) di lp come “Radiodirty: genuino e sapientemente cattivo.
Claudio Baroni – Blog 09/09