Cd digipack
Maggio 2010
Tiratura Cd: 1000 copie
–COPRODUZIONE–
€10.00
206 disponibili
Nel 2007 Dome La Muerte fonda i Diggers mantenendo il suo nome in accostamento, insieme a Emiliano Giuliani (ex batterista dei Liars, Not Right), Matteo "Basetta" Gioli (fondatore dei Thunder Rod Company) e Lady Casanova al basso.
Esce il primo album di omonimo di Dome La Muerte and the Diggers, anticipato dal 45 giri “Sorry, I’m a digger". Nel 2008 Bonnie Von Vodka (ex bassista delle Les Valvolettes) subentra a Lady Casanova. Nel 2010 esce il secondo album Dome La Muerte and the Diggers intitolato “Diggersonz” sempre su label Go Down Rec/Areapirata registrato interamente in Spagna in analogico al Circo Perrotti Studio da Jorge dei Doctor Explosion.
La line-up: Dome La Muerte – lead vocals shining guitar; Basetta – hair pomade guitars, backing vocals; Bonnie Von Vodka – bass; The Old Colonel Emi – drums
TRACKLIST:
1> SESSION MAN
2> KING OF TROUBLE
3> SOMETHING’S HAPPENED TODAY
4> MARY JANE BOOGIE
5> DO IT
6> SUICIDE TEMPLE
7> BLACK MOON
8> BORED’N’LAZY
9> EVERYTIME
10> TABERNA EL CUBANO
RECENSIONI
Simone – Lamette 05/10
La pila di dischi da recensire si è accumulata in modo impressionante, in quest’ultimo mese di vagabondaggio continuo, ma io, dovendo andare a naso nella scelta del primo da ascoltare, punto su Dome La Muerte And The Diggers per un semplice motivo: è uno dei non più di cinque gruppi italiani di formazione relativamente recente di cui sono effettivamente un fan. E visto che non mi deludono per niente, direi che faccio bene. Secondo full-length per il combo capitanato dall’ex Chelsea Hotel, CCM, Not Moving e chi più ne ha più ne metta Dome La Muerte, interamente registrato in Spagna su bobina (!). Il producer è Jorge dei Doctor Explosion, per l’occasione anche special guest sul disco. Ora, il dato di fatto che l’analogico conferisca al sound fortissimamente 70’s di Diggersonz il mood ottimale è fuori discussione, ma fortunatamente non è tutto qui. Il sound dei Diggers, nel giro di questi ultimi tre anni, è diventato, se possibile, più personale, fino a trascendere la semplice miscela di garage, punk e rock’n’roll tout court.
10 pezzi 10, per una scaletta fantastica dove non potrete astenervi dal notare le bellissime “Session man”, “King of trouble”, “Everytime” e il puro blues di “Bored’n’lazy”, nonché l’inconfondibile e continuo ordito di chitarra (con tanto di inserzioni di un wah-wah inarrestabile).
Un breve strumentale alla Morricone per film di Sergio Leone chiude alla grande un disco che, come già fu per il loro debut, si conferma tra i migliori dell’anno. Le mie fonti toscane mi dicono che dovunque vadano a suonare, i Diggers fanno uno strapieno. Se è davvero così, è segno che la gente ha ancora orecchie per ascoltare.
Abbiate siccome must.
Andrea Valentini – Black Milk Freak magazine 09/04/10
Vecchia conoscenza di Black Milk, Dome La Muerte and The Diggers … e alla fine si dicono sempre le stesse cose: Dome non ha bisogno di presentazioni (il suo passato in CCM e Not Moving parla ampiamente da sé), Dome è un rocker di quelli veri che suona il rock’n’roll senza compromessi, i suoi Diggers trasudano punk/garage/rock da ogni poro… e vissero tutti felici e contenti.
Insomma, cazzo, il problema è che non è che si possono proprio scribacchiare facilmente altre cose, perché questa è semplicemente la verità: e chi siamo noi per raccontarvi balle?
Ad ogni modo, questo secondo lavoro sulla lunga distanza è godibilissimo e vi garantisce una bella mezz’ora di sano rock’n’roll cazzuto e abrasivo, con una vena, almeno a mio parere, leggermente più stonesiana rispetto al passato (e quanto mi piace!) e un piglio garage rock ancora più urticante.
Belli i lavori delle due chitarre, con assoli che ti stropicciano i timpani a dovere e riff ignoranti a dovere elargiti come se piovesse.
Chicca da antologia: il penultimo brano “Everytime”, con un riff alla Gun Club che sicuramente fa brindare Jeffrey Lee Pierce, da laggiù, ogni volta che viene suonata dai Diggers. Un pezzo veramente da panico, che ho già sentito una mezza dozzina di volte di seguito.
Per non parlare, poi, del pezzo spaghetti western che chiude il disco…
Se non siete ancora convinti, amen; vuol dire che non c’è molta speranza per voi. Cose che capitano.
Luca Frazzi – Rumore 05/10 #220
Nel rock’n’roll spesso l’età che avanza è sinonimo di perdita d’appeal (di credibilità). Non è il caso di Dome La Muerte, 30 anni in prima linea (con CCM, Not Moving, Hush) e una voglia immutata di estorcere riffs dalla sua chitarra.
Dome la trafila l’ha fatta tutta, con gli interessi: il punk, l’hardcore, il garage, lo stoner, il suo ampli è perennemente acceso (e saturo). Eppure è ancora lì, a divertirsi come un bambino e a spingere sui volumi.
Diggersonz è il secondo album dei suoi Diggers ed è un disco di garage-rock classico, dieci episodi che spaziano dal boogie al punk-blues, al vero amore di Dome, il rock’n’roll lercio dei seventies che Stones, Dolls ed Heartbreakers hanno consegnato alla storia.
Ascoltare King Of Trouble per credere. L’ultimo brano di Diggersonz è uno strumentale tra Gun Club, Link Wray e Morricone, non a caso. E’ la logica chiusura di un album che non inventa nulla ma sa sorprendere.
Stefano Ballini – Trippa Shake Webzine 05/10
Dome La Muerte è ancora tra di noi e ha messo in piedi dieci nuovi tasselli coi suoi Diggers. Per chi non lo sapesse il Nostro è ormai in giro da tre decenni e dopo aver fatto la storia del punk-n’roll italiano con CCM e Not Moving, e una feconda “sbandata” nella psichedelia con gli Hush, da qualche annetto è tornato a solcare i palchi con una certa regolarità a suon di boogie facendosi accompagnare dai suoi fidi Diggers (un valido terzetto arditamente devoto come il loro leader alla causa del rock’n’roll).
Dopo il primo disco, che ci aveva presentato una band ben assortita ma ancora da oliare perfettamente nei meccanismi e le rotelle, con questa seconda prova il groove si fa perfetto. Al di là dei brani migliori (sugli scudi King of Trouble e Mary Jane Boogie) l’intero disco è fatto di riff killer e grandi melodie sospese tra il garage-punk quello sgangherato sound che tanto ci ha fatto apprezzare i migliori dischi della coppia Jagger-Richards.
Il tutto è sempre molto classico, eppure mai banale, senza mai scadere nella semplicità del garage più canonico o nel tanto di moda hard-rock’n’roll dei cloni degli Hellacopters. Qui ci sono le vere radici, perché il background di Dome parte dal blues, e si sente, come in Bored’n’Lazy, un mid-tempo scandito dall’armonica di quelli che neppure Rudi Protrudi sarebbe in grado di scrivere.
Guido Siliotto – Il Tirreno 09/05/10
C’è da spendere ben poche parole per inquadrare Dome La Muerte, basti ricordare i suoi trascorsi in band fondamentali per il rock italiano come CCM e Not Moving, autentiche spine nel fianco per il quieto vivere negli anni ottanta. Ora capeggia The Diggers – Emiliano (ex batterista dei Liars), Matteo “Basetta” Gioli (chitarra di Thunder Rod Company, Broadcash e Mirteto Hillybilly Barbecue) e Bonnie Von Vodka (ex bassista di Les Valvolettes) – con la grinta di un ragazzino.
Dopo l’esordio omonimo di tre anni fa, ecco il combo pisano fuori con un nuovo album, pubblicato dalla concittadina Area Pirata in combutta con Go Down Records, vale a dire garanzia di qualità. E infatti questo “Diggersonz” non delude per nulla. Da sempre innamorati dei sixties, Dome e soci sfoggiano il consueto campionario di sonorità garage e rock’n’roll, ben coadiuvati al mixer da Jorge dei Doctor Explosion, mago dell’analogico e del vintage. Tutto fila liscio, fino al gran finale morriconiano.
Michele Giorgi – Audiodrome 10/09
Dome La Muerte e i suoi Diggers tornano a colpire e sparano altre dieci pallottole di puro garage sound al vetriolo, una miscela grezza al punto giusto e capace di flirtare con rock’n’roll, punk, blues e boogie, ingredienti di volta in volta centrifugati all’interno di una scrittura sicura e affilata come un rasoio.
Tutto come da copione per una formazione cui non difettano di certo esperienza e credibilità: musica suonata con passione e dedizione d’altri tempi, brani tesi e nervosi pronti ad innescare l’adrenalina, tiro preciso e fare lascivo quando serve. L’effetto sorpresa non rientra nel menù della casa, visto che ormai il buon Dome è una sorta di marchio di garanzia, ma la personalità sopperisce alla mancanza di innovazione e la scrittura – dinamica e ricca di sfumature – rende il viaggio tutt’altro che monotono. Gli scavatori sono in gran forma e non si tirano indietro quando si tratta di riaccendere la fiamma di questi antichi rituali, forme di culto non proprio ortodosse e men che meno virtuose. A sprazzi si respira l’aria torrida del sud degli States, sia nella variante blues che in quella boogie, con il sole che rende tremolante l’orizzonte e la polvere che ricopre ogni cosa, alla faccia di chi pensava che alla fine fossero solo i soliti tre accordi ripetuti all’infinito (vedi “Everytime” che, tra cambi di ritmo e umore, si attesta come una delle portate più ricche del lotto). Diggersonz è un album costruito in crescendo, necessita di carburare come un diesel e si scalda accordo dopo accordo, ma una volta partito fila come un treno e non molla la presa, fino alla tarantiniana “Taberna El Cubano”, degna colonna sonora di qualche scorribanda al confine con il Messico, magari a finire in un sinistro locale aperto dal tramonto all’alba. Tutto come da copione, si diceva, ma con una simile regia c’è davvero poco da lamentarsi.
Vittorio Lanutti – RockOn.It Webzine 06/10
A tre anni dall’omonimo esordio, Dome La Muerte con i suoi fidi Diggers dà alle stampe questo secondo lavoro, corto, ma essenziale. Già, perché in soli ventotto minuti e quarantadue secondi il gruppo riesce come sempre ad esprimere la sua grande carica rock. L’attitudine resta sempre quella punk, il sound, invece, è sospeso tra garage e proto-punk detroiano. Le chitarre vibranti (“King of trouble”), bluesate (“Everytime”) ed in acido (“Bored’n’lazy”) si alternano spesso ai boogie (“Mary Jane boogie”) o si fondono con la carica esplosiva degna della sei corde di Ron Asheton del periodo “Funhouse” (“Do it”). Se tutto il cd si sipana tra queste sonorità, incuriosisce la digressione dell’ultimo brano posto in scaletta, “Taverna el cubano”, nel quale irrompono i suoni della frontiera, tra Morricone e le colonne sonore dei film di Tarantino.
Francesco Giordani – Onda Rock Webzine 06/10
Leggenda vivente del garage punk’n’roll italiano (e non solo) degli ultimi trent’anni, Dome La Muerte rimane senz’ombra di dubbio alcuno una delle icone più genuine, vitali e durature del rock italiano, alla cui storia il nostro ha concretamente contribuito a suon di riff e sporchi ritornelli in anni e anni di gloriosa militanza tra le file di formazioni ormai mitologiche come CCM, Not Moving e Hush. Non soddisfatto di cotanto invidiabile curriculum (che da solo varrebbe la museificazione istantanea nel Louvre del punk e un soggiorno eterno nell’inferno paradisiaco del garage-rock), Dome continua a portare avanti il proprio discorso pubblicando nuovi elettrici album, come il per certi aspetti speculare collega di sponda britannica Wild Billy Childish .
Rinnovando il fruttuoso sodalizio con i Diggers, inaugurato nell’omonimo del 2007, sempre su Go Down, Dome fa infatti uscire in questi giorni una seconda puntata dal titolo “Diggersonz”.
Con lo spirito più incazzoso e sanguinante del sixties-punk americano stretto tra i denti, la band regala una nuova fiammante collezione di missili punk-blues acuminati e velenosi, puntati direttamente sul cuore pulsante di un pogo selvaggio a bordo palco.
Da “Session Man” a “Something’s Happened Today”, passando per “Black Moon”, è tutto un esplosivo propagarsi di linee cinetiche impazzite e ritmi martellanti, nella migliore tradizione di Flashtones, Rocket From The Crypt, Gravedigger Five e simili, ma non mancano sorprese come il western-psychobilly dilatato della finale “Taberna El Cubano”, che contagia con le sue atmosfere di frontiera anche “Everytime”, o il raffinato arrangiamento blues psichedelico di “Bored’n’Lazy”.
Una grande lezione di sintesi e immediatezza espressiva, per uno degli insostituibili patriarchi dell’italico verbo rock. Quando le tavole venivano incise da un fulmine, lui era sulla montagna a tenerle strette tra le dita, potete starne certi.
Voto 7/10
Denis Prinzio – StayPunk Webzine 04/11
Qui c’è un bel pezzo di storia del miglior rock’n’roll marcio che sia mai stato prodotto in Italia. Qui c’è Dome La Muerte , signori. Mica cazzi. Fondatore dei furiosi hardcorers Cheetah Chrome Motherfuckers, poi chitarrista dei Not Moving, forse la miglior band punk rock’n’roll (ma non solo: anche blues, dark, psychobilly…) mai esistita sulla penisola. Davvero, se non li conoscete vi consiglio di recuperarli: vi fulmineranno.
Diggersonz è il secondo lavoro con i The Diggers, dopo l’omonimo esordio uscito nel 2007. Il sound è sempre garage rock sudicio, groovy e strettamente imparentato tanto con il punk stradaiolo e il blues, quanto con il boogie suonato alla Stones, quelli migliori di “Exile On Main Street” ovviamente, mica quelle checche ripulite di oggi. Il tutto condito da una torrenziale frenesia chitarristica, che conferma il buon Dome come uno dei migliori interpreti del genere.
Difficile citare gli episodi migliori di un disco che fa dell’omogeneità la sua arma vincente: forse la viziosità di “Bored’n’Lazy”, fottuto boogie’n’roll con un’armonica assassina, o l’iniziale “Session Man”, che miscela rockabilly e proto punk manco fossimo alla prova del cuoco; ed ancora, il sixties garage alla Miracle Workers di “King Of Trouble”, piuttosto che il Johansen strippato di “Something’s Happened”. Ma ripeto, tutti i dieci pezzi del disco meritano la vostra attenzione.
Lunga vita a La Muerte.