(After celebrating the thirtieth anniversary of their first album with a 10″ titled ‘Universi e Transparenze’ two years ago, the Turin combo is taking on a brand new album that shows how their artistic flair is lusher than ever. The album is printed in vinyl format only with CD attached, including their recent book ‘No Strange e Sogni Correlati’ in digital version as well as the download card)Dopo aver festeggiato il trentesimo anniversario dall’uscito del loro primo album, due anni fa, con un 10″ intitolato ‘Universi e Trasparenze’, il combo torinese è alle prese con un album nuovo di zecca che dimostra come la loro vena creativa sia più rigogliosa che mai. Ma ecco le parole di Federico Guglielmi a descrivere la nuova fatica dei No Strange. L’album vede la luce in formato solo vinile con CD allegato, contenente anche il loro recente libro ‘No Strange e Sogni Correlati’ in versione digitale e anche la download card.
<Dirlo sarà banale, ma i No Strange sono la sostanza giusta da assumere per un gran bel trip senza controindicazioni… esclusa quella di trovarsi costretti ad accendere un mutuo per acquistare i loro primi dischi, se sfortunatamente non li si possiede già. Come loro affezionato sostenitore dai giorni della cassetta d’esordio, AD 1983, il problema per fortuna non mi tocca, e posso dunque continuare serenamente a farmi incuriosire e incantare dalle loro impavide trame musicali; trame che, pur non disdegnando le melodie, le lasciano libere di librarsi in volo in una Via Lattea di etnopsichedelia, folk e avanguardia. È un posto strano, quello da cui Salvatore, Alberto e gli amici che via via li hanno fiancheggiati sono caduti sulla Terra, ma pieno di stimoli non solo sonori: i No Strange si ascoltano, ovvio, ma i loro brani emettono anche policromie stroboscopiche ed esalano effluvi di spezie e incenso; al di là dei tratti specifici di ciascuna loro creazione, sono sempre stati così e si presume lo saranno per sempre, e infastidisce un po’ pensare che quella quindicina d’anni di congelamento del progetto ci abbia privato di chissà quali ulteriori magie.
Non fa eccezione “Il sentiero delle tartarughe”, evocativo già dal titolo e da una copertina che, come da consolidato copione, è rivelatrice dell’indole visionaria, artigianale, alienata, onirica, celestial-tenebrosa, sacrale, profana e nient’affatto ammiccante della band. Per il nostro panorama “rock” (virgolette d’obbligo), i “ragazzi” rimangono un bene prezioso, da collocare sullo scaffale dei culti; proprio nel mezzo, come da ordine alfabetico, fra la “L” de Le Stelle di Mario Schifano e la “R” di Claudio Rocchi>.
Federico Guglielmi
Prosegue la saga psichedelica dei torinesi No Strange, un gruppo che ha tutti i crismi per essere definito “di culto”. I No Strange, nel corso del tempo, si sono dedicati con grande impegno e dedizione a recuperare lo “spirito” originale della psichedelia. Tutto questo lo si può ben capire leggendo il loro libro No Strange e sogni correlati sorta di manifesto della loro estetica e poetica. Ora è la volta del nuovo”Il sentiero delle tartarughe” pubblicato in vinile con allegato cd da Area Pirata e Psych Out.
Si tratta di un latro “viaggio” catartico ai confini del Cosmo. Splendida, come di consueto, la copertina in pieno stile “visionario” e lisergico. Musicalmente i No Strange si muovono sempre in territori di contaminazione, con elementi di folk acido, elettronica, spezie orientali e rock psichedelico: hanno assimilato numerose influenze creando, nello stesso tempo, un linguaggio antico e attuale. Le tastiere all’inizo di “Vuoto mirabile” sono liquide e “floydiane”e conducono la mente a raggiungere l’estasi sinfonica: il finale con cori gregoriani proveniente da un altrove Cosmico creano un’atmosfera mistica al di là del tempo e dello spazio. “Magic UFO Zanzibar” è acustica e orientaleggiante mentre in “Martian Manhunter” rivive lo spirito sacro dei Pink Floyd di “Ummagumma”. Con la mini suite “Il sentiero delle canzoni lontane” le sonorità diventano etniche e misticheggianti e aprono la mente verso paesaggi interiori dimenticati e sepolti da secoli che, come per magia, possiamo rivivere. C’è anche la gustosa ripresa di “Gli occhi” proveniente da “L’Universo”, uno dei dischi più significativi dei No Strange. In un’epoca massificata e squallida come quella attuale poter ascoltare un disco come “Il sentiero delle tartarughe” è una vera e propria boccata d’ossigeno e un antidoto contro le cattive vibrazioni.
Consiglio caldamente a tutti di preparare il tappeto volante e di lasciarsi andare con le sonorità psichedeliche dei No Strange seguendo fiduciosi il sentiero delle tartarughe.
Vote: 4/5
Cesare Buttabuoni – Debaser.it 23/11/2017
La qualità migliore dei No Strange è quella di farci sentire piccoli e sperduti ogni qualvolta decidono di srotolare il loro tappeto sul pavimento di casa nostra per poi lasciarlo fluttuare a mezz’aria.
Merito del potere alchemico che tocca in sorte a qualcuno, mentre ad altri no.
Perché la magia riesca è però indispensabile lasciarsi il mondo dietro la porta, tarare le proprie vibrazioni per portarle a frequenze affini a quelle evocate dalla loro musica.
Del resto se vuoi raggiungere il coniglio bianco devi prima inseguirlo. E se vuoi agguantare un sogno devi prima di tutto sognare, trasportarti in una dimensione onirica fluente e feconda.
Ecco, quella è la dimensione perfetta per la musica dei No Strange, traghettatori di anime. Ed è anche la mia dimensione preferita per tastare l’efficacia dei loro dischi. Passato il primo approccio consapevole con la loro “materia sonora”, ne trasporto il contenuto in camera da letto per proiettarmi in un universo parallelo di semi-coscienza, in bilico tra la veglia e un primo stadio di torpore lievitante, fertile, docile ma labirintico.
Non ha fatto eccezione questo loro nuovo disco. E non hanno fatto eccezione gli effetti prodotti dalle intricate ma distese maglie della loro musica, perennemente nuova e perennemente antica. Incapsulata anche lei tra reale ed irreale.
Musica che è eternamente terra straniera. Anche quando affiorano all’orizzonte approdi conosciuti, sguardi già visti (Gli occhi, da quel capolavoro che fu L’universo, riproposta quasi in chiusura dell’opera).
Musica che è perpetuo viaggio, perpetuo movimento centripeto.
Fuori passano crotali e branchi di elefanti bianchi. Stormi di ibis e mandrie di rinoceronti. E passano, lente, le tartarughe.
Ci sfiorano, come fossimo bacche agitate dal vento.
E passano oltre.
Lys Di Mauro 30/11/2017
La band torinese aggiunge un ennesimo tassello al loro unico e originale mosaico psichedelico. Il nuovo album si muove in equilibrio tra momenti di lisergia assoluta, folate folk e una forma di canzone autorale che si apre talvolta ad una visione quasi pop (vedi certi brani delle prime Orme o New Trolls) che riporta agli anni a cavallo tra 60 e 70. Eccellente il lavoro di arrangiamento e di ricerca sonora molto curata (tanto quanto, come sempre, l’aspetto grafico)
Tony Face – Radio Coop 01/12/2017
Due anni or sono l’uscita di “Universi e Trasparenze”, un 10″ che festeggiava il trentesimo anniversario dell’uscita del loro primo disco, arriva questo nuovo lavoro che lancia la band nel cosmo della psichedelia più radicale, con suoni che a me ogni tanto fanno sognare e stare bene. La band torinese in questi dieci pezzi mette in mostra la sua virtuosità, la sua lontananza dal mondo frenetico di oggi, le atmosfere bagnate da trip acidi che in quegli anni hanno strafulminato le cellule cerebrali di tantissimi ragazzi e non solo. Mi sono perso in Magic ufo Zanzibar ma lo avrei potuto fare anche in altri brani, in Martian Manhunter esce prepotentemente il suono di Ummagumma dei Pink Floyd. Sperimentazione e psichedelia, suoni e onde multicolori attraverseranno la vostra mente a occhi chiusi. Il disco va vanti ne Il sentiero delle Tartarughe e gli altri brani… i No Strange passano, suonano e vanno per la loro strada, multicolorata e lontano dal tempo…in allegato, all’interno del CD anche il libro No Strange e Sogni Correlati in PDF, godibilissimo e multicolorato, insomma, se avete una vita in bianco e nero vi serve questo disco!
Stefano Ballini – Trippa Shake Webzine 02/12/2017
I No Strange sono una leggenda. I No Strange sono di Torino, ma potrebbero tranquillamente essere atterrati sulla Terra dopo aver abbandonato Alpha Centauri e Plutone, dopo aver ballato indenni sull’orlo di un buco nero, masticando neutrini iridescenti nel buio rilassante dello spazio profondo.
Saltando da una cometa all’altra, tra una trascendenza e l’altra, con tutto l’amore di cui il Mondo è capace.
Certo non sono per tutti gli album dei No Strange, eppure ti si incollano all’anima dopo 10 secondi, scatenando una ridda di empatia difficile da comprendere fino in fondo.
Non è diverso il percorso seguito da “Il Sentiero Delle Tartarughe”, che gli ascoltatori meno sentimentali e pindarici accoglieranno come un inutile orpello nel mordi e fuggi generale del mercato musicale del 2017. Eppure le 10 tracce di etno folk psichedelico, che lo caratterizzano dal primo all’ultimo secondo, hanno ancora il potere di sorprendere facendo leva su trascorsi ancestrali condivisi, ti ipnotizzano senza pretendere una controparte attenta e inducono al riascolto perpetuo, generando sana curiosità nonostante i No Strange non siano nuovi sotto i riflettori del Suono Italiano, per quanto bizzarri poi possano essere i loro lavori precedenti.
Famosi per l’irreperibilità, e le quotazioni collezionistiche, dei loro primi album anche per questa uscita la band di Ursus e Alberto Ezzu ha deciso di attenersi a 2 regolette precise e ben scritte: album in solo vinile (con versione cd in allegato che comprende anche il libro “No Strane E Sogni Correlati”) limitato a 300 copie ed una copertina splendida a corollario.
Il resto è una metafora del Viaggio Supremo, che sia fisico o spirituale non conta: “Il Sentiero Delle Tartarughe” è un piccolo gioiello che non farà la Storia, ma contribuirà a regalare tempo di qualità alla vostra vita.
Davide Monteverdi – Razzputin Crew Milano 19/12/2017
La cifra artistica dei No Strange, storica band psichedelica torinese, è sempre stata di ragguardevole livello, dagli esordi, nei medi anni Ottanta, ai nostri giorni, permeati da inclinazioni volgari e conformistiche. Coerenza nella diversità, reductio ad unum delle molte istanze culturali nutrite dai due alfieri del gruppo, Alberto Ezzu e Salvatore “Ursus” D’Urso, laddove l’unità espressiva nella loro musica si apre al molteplice come un ventaglio di possibilità in ininterrotto flusso e come per irradiazione spontanea. Nell’universo “No Strange” la musica non è solo musica: è filososfia, stile di vita, statuto esistenziale. Il successo commerciale non vi ha luogo come concetto, non è un fine: conta solo il rispetto di se stessi nell’atto della creazione artistica, senza allontanarsi dai propri battiti vitali.
Si può, quindi, senza tema di smentita, affermare che i No Strange non abbiano mai tradito e che la loro musica, nel corso di un trentennio dove il mondo è stato rivoltato come No strange libroun guanto, si mantenga non adulterabile dalla mercificazione corrente, perché senza tempo. Così anche in quest’ultimo lavoro, uscito in solo vinile e in edizione limitata a trecento esemplari, con accluso il CD contemplante in versione digitale il libro “No Strange E Sogni Correlati“, un caleidoscopio intrigante pregno di aneddoti e testimonianze biografiche e artistiche che affrescano mirabilmente tutto un periodo della psichedelìa italiana degli ultimi lustri, non solo dei due leaders del gruppo ma anche di personaggi importanti per la loro crescita artistica, uno fra tutti il poeta underground Gianni Milano, sotto l’abile regia di Fabrizio Della Porta.
Edizione limitata e colorata, si diceva, per “Il Sentiero Delle Tartarughe“, con la copertina di stampo lisergico disegnata superbamente da Ursus, dieci tracce sonore distribuite tra lato A e lato B, di schietta matrice psichedelica. D’altronde, con i No Strange no strangesi gioca a carte scoperte in quanto a riferimenti musicali e culturali: dalla cosmografia spaziale dei Pink Floyd ai Corrieri Cosmici teutonici (Ash Ra Tempel, Popol Vuh, su tutti), dalle suggestioni curvilinee di Terry Riley e La Monte Young agli stilemi elettronici e sperimentali di Karlheinz Stockhausen. E ancora: suggestioni orientali, filosofia Zen, esemplificate dall’uso di strumenti quali la tanpura, il sitar, il duduk armeno. Ecco perché ogni album dei Nostri suona così originale e unico, ricco di spunti meditativi fertilissimi e peculiare in ogni singola nota che compone la complessa architettura del loro suono. Brani come Vuoto Mirabile, riflessione dell’anima per cori gregoriani e tappeto di note psichedeliche (con la bellissima voce di contralto di Paola Scatena a far da sfondo), non priva di pennellate di folk ancestrale, o come Martian Manhunter, scorribanda nei territori ‘krautiani’ più impervi e intriganti, lasciano il segno nell’ascoltatore. Un pulviscolo stellare che si deposita sulle ‘papille’ uditive. Così come tracce quali Il Sentiero Delle Canzoni Lontane, lunga cavalcata sonora nel cuore della cultura orientale con frammenti di ispirazione sperimentale di rimarchevole livello, o il breve segmento finale di Meditazione Della Madre Terra, esemplificano il concetto di musica globale cui i No Strange attingono, da maestri, a piene mani. Capolavoro.
Voto: 8/10
Rocco Sapuppo – Distorsioni 09/01/2018
I No Strange son una di quelle band con le quali sono cresciuto visto che per questioni anagrafiche il loro percorso di musicisti si è intrecciato a quello mio di ascoltatore.
Ho quindi avuto la fortuna di conoscerli ai tempi dei loro esordi dal momento che furono inclusi, a dire il vero in modo un po’ forzoso, nella scena neo-garage o neo-psych che andava per la maggiore quando mi accostavo, adolescente imberbe, al fascinoso mondo dell’underground.
Dicevo della forzosità dell’accostamento in quanto il gruppo torinese ha da sempre solcato territori più vicini al folk, al prog od al cantautorato colto rispetto a quelli sopracitati. Non nascondo che queste loro caratteristiche me li abbiano sempre fatti sentire non esattamente a me affini, chi mi conosce non può non immaginare che alla loro proposta preferissi e preferisca tuttora quella più grintosa dei Sick Rose o quella più propriamente psychedelica di Liars o Birdman Of Alkatraz.
Li ho in generale sempre trovati troppo prolissi ed enfatici, basti pensare che per la mia ferrea dottrina un pezzo che duri più di 3/4 minuti sia già pericolosamente vicino ai livelli di guardia. Come scrittomi, tra l’altro per un altro disco, dall’ottimo Tiziano di Area Pirata non sono proprio la mia “cup of tea”; ma devo comunque riconoscergli una grande attitudine ed anche di esercitare su di me una certa fascinizzazione, quella che hanno su di me musicisti come loro o come gli Ozric Tentacles, un’ attrazione che francamente non so da dove derivi.
Non fa eccezione questo loro nuovo lavoro che non fa che confermare tutto ciò che penso di loro, vale a dire che so che non finirà in heavy rotation sul mio piatto ma che ogni tanto lo andrò a ripescare e che rinverdirà la mia vena più nascostamente meditativa. Certo vi sconsiglio di ascoltarlo in auto o di usarlo come mero sottofondo perché molto probabilmente vi risulterebbe tedioso se non deleterio ma se, come capita a me, ogni tanto sentite il bisogno di gustarvi i No Strange mettete su un loro album, spegnete le luci, chiudete gli occhi e lasciatevi trasportare (se coadiuvati dai giusti additivi tanto meglio), solo così potrete assaporare appieno la proposta di un combo di non facile fruibilità ma dall’indubbio fascino.
Voto: 7/10
Luca Calcagno – InYourEyes ‘zine 11/01/2018