CD digipack
Aprile 2016
Tiratura: 300 copie
€10.00
Esaurito
(Finally. After more than 20 years, Temporal Sluts are putting out their very first full length album: Modern Slavery Protocol, 10 songs of the same furious punk rock they’ve been playing since day one!)Finalmente. Dopo oltre vent’anni di carriera, i Temporal Sluts pubblicano il loro primo, vero album: Modern Slavery Protocol, 10 canzoni di punk rock furioso come da loro tradizione.
Nati a Como nel 1995, i Temporal Sluts sono infatti veterani della scena punk italiana, ben noti ai cultori del genere grazie a numerosi singoli ed EP, svariati tour europei e concerti con band del calibro di Leaving Trains, Hypnotics, Humpers e Radio Birdman e leggende come Michael Davis (Mc5) e Cheetah Chrome (Dead Boys).
La formazione dei Temporal Sluts, cambiata più volte nel corso degli anni, si è stabilizzata nel 2014: insieme ai membri fondatori Rob Slut e Killer Tony (rispettivamente voce e batteria) e al chitarrista Luca Slut, che suona con loro dall’inizio del XXI secolo, ci sono ora Steve al basso e Miguel Basetta alla seconda chitarra.
Con questa line-up i Temporal Sluts sono entrati nel New Mood Recording Studio di Frederic Mazzei (chitarrista dei compaesani Leeches) per registrare Modern Slavery Protocol, un concentrato di punk rock veloce, solido, brutale. Tra le loro influenze ci sono sicuramente Stooges, Dead Boys, Saints, Lazy Cowgirls, Adolescents e New Bomb Turks, ma i 10 pezzi di questo disco sono semplicemente la sudatissima essenza dei Temporal Sluts.
Tracklist
1 – Cosmocracy
2 – Flash Crash
3 – Fractured Mantra
4 – To_Get_Her
5 – Black Clouds (Red Knees)
6 – Rum Dark Room
7 – MSP
8 – Liquid Fever
9 – Tarzana Cigarette Girl
10 – Zero Killed
Ci sono voluti vent’anni ai Temporal Sluts, mitica punk band lombarda degli Anni Novanta, per tirare fuori il primo vero album sulla lunga distanza. Dopo un periodo di inattività e una manciata di singoli ed ep incisi tra il ’95 e il 2004, i nostri, grazie anche a una formazione rinnovata (tra le new entry c’è anche il mio amico Miguel Basetta), sono tornati a far tremare i palchi del Bel Paese con il loro rock’n’roll sporco e abrasivo, in puro stile New Bomb Turks. Chitarre lanciate a mille, piccoli assoli ossessivi e a rotta di collo, voce cartavetrata e lo spirito degli Stooges e dei Crime a fargli da guida: i Temporal Sluts ci regalano con questo “Modern slavery protocol” uscito per la sempre benemerita Area Pirata, uno dei dischi rock’n’roll più bollenti dell’anno. Dieci pezzi killer suonati a tutta velocità e senza un attimo di sosta, tra i quali spiccano – a mio modestissimo parere – “Flash crash”, “To get her” e “Rum dark room”. Insomma un album granitico, da ascoltare a ripetizione fin quando fa male fin quando ce n’è.
Diego Curcio – Genova Quotidiana 21/04/2016
E’ proprio vero le stagioni non sono più quelle di una volta, ed è altrettanto vero che il calcio di trenta/quaranta anni fa era molto più bello e avvincente di quello odierno.
Sono incisi che, a furia di essere reiterati, sono diventati realtà indiscusse ed indiscutibili. Un altro adagio che nessuno osa mettere in discussione è quello secondo il quale per suonare punk-rock sia necessaria un’incrollabile attitudine e che tutto il resto (abbigliamento, tecnica, fantasia) sia oltremodo secondario. Certo che quest’ultimo precetto sia universalmente accertato e suffragato dai fatti, vado a parlarvi di questo album dei comaschi Temporal Sluts che della suddetta attitudine ne esibiscono a tonnellate. Attivi dal lontano 1995 e autori di un buon numero di 7″ (di cui tre split con gli americani Humpers, i francesi T.V.Killers ed i nostrani, e bravissimi, Leeches) i nostri aggiungono al loro già di per sé prestigioso catalogo questa pregevolissima prova sulla lunga distanza. Che dire dei pezzi che la compongono? Che sono tutti simili ad un sacco di cose già sentite e debitori tanto al primo punk di Stooges, MC5, Dead Boys quanto a quello settantasettino senza perdere d’occhio una sana spruzzata di velocità alla New Bomb Turks. Insomma la solita trita e ritrita solfa che poi non è altro che la musica più viva, magnifica ed incendiaria che mente umana abbia concepito e per di più, nel caso della band in oggetto, suonata davvero come dio (volutamente minuscolo) comanda. Tra i dieci pezzi che compongono questo Modern Slavery Protocol una menzione particolare va alle deflagranti Cosmocracy e Liquid Fever , al vibrante punk’n’roll di To Get Her e di Tarzana Cigarette Girl ed all’ultra incisivo anthem MSP . Per chi vuole ascoltare un disco di vero, grande, incompromissorio punk-rock questo album è un appuntamento al quale non si può per nessun motivo mancare.
Voto: 8/10
Luca Calcagno – Indie-Eye.it 22/04/2016
Attivi dal 1995, arrivano da Como e il loro RNR tiratissimo rischia di spaccarvi i timpani, come sempre energia a tonnellate e partenze a raffica, forti, veloci, impetuosi, chitarre che ondeggiano su una base infuocata, quella di batteria, basso e voce. Fra Humpers, gruppo senza dubbio più influente, ma da buon ascoltatore di punk-hardcore ci metto dentro un pizzichiello di New Bomb Turks e tanta brutalità alla Stooges. Vanno forte, non si fermano agli autogrill manco per il caffè, non c’è tempo, i Temporal Sluts sfiammano con questo nuovo ottimo disco. Fra To get here e la spacca timpani Cosmocracy , passando per la velocissima Liquid Fever e MSP , notevole anche la finale Zero Killed . Impetuosi!
Stefano Ballini – Trippa Shake Webzine 25/04/16
I Temporal Sluts , dopo una gavetta ventennale fatta di singoli, Ep e una consolidata presenza sui palchi nostrani (e non) in compagnia di gente del calibro di: Leaving Trains ,Hypnotics ,Humpers , Radio Birdman ,oltre ai maestri Michael Davis (MC5) e Cheetah Chrome (Dead Boys), finalmente arrivano all’esordio su lunga distanza.
“Modern Slavery Protocol” rappresenta dunque la summa di un percorso lungo e appassionante. Qualcosa che abbia a che fare con la la “strada” e con il R ock’n’roll dinamitardo di band leggendarie come i New Bomb Turks – ” Cosmocracy “. Il loro approccio ha però svariate sfaccettature capaci di affiancare derive segnatamente Hardcore à la Social Distortion (“Flash Crash”/ “Black Clouds”) a Punk anthems che rimandano all’Australia dei Saints – “To Get Her”. Del resto, la lezione impartita in “Rum Dark Room” è quella dei Dead Boys , mentre in “Tarzana Cigarette Girl” fanno capolino gli Adolescents più grintosi.
Il tutto è stato assemblato presso il New Mood Recording Studio di Frederic Mazzei (chitarrista dei Leeches), lasciando libero spazio alla furia selvaggia del quintetto che con questo lavoro rende giustizia ad una storia glorio.
Voto 4/5
Alessandro Rossi – RockLab.it 26/04/2016
Immaginate un mondo dove sulle copertine delle riviste ci sono i New Bomb Turks e i Social Distortion e dove gli spazi per le recensioni “boxate” se li fottono i Rocket from the Crypt, la Epitaph, la Burning Heart e le band della Revelation. Non i Tarentel, non i Books, non le produzioni della Defected Records. Blow Up era ancora una “fanzina fidata” e potevi ancora sputare dal palco sapendo che qualcuno ti tornerà quello sputo non una ma dieci volte.
Sembra incredibile, ma quel mondo ci fu davvero. Era il 1996, qui in Italia si leggeva Dynamo e le radio, anche le più sfigate, passavano gli Offspring, i NoFX e i Green Day.
Ecco, i Temporal Sluts facevano parte di quel mondo e sembravano arrivati come governatori della colonia italiana. Poi, le cose andarono come andarono e di raccontarvi venti anni di piccole produzioni per feticisti del vinile e di scazzi vari non mi va. Ve le racconteranno loro, se qualcuno si prenderà la briga di dedicar loro qualche paginetta di una qualche rivista. Quel che conta è che esce adesso, dopo venti anni esatti, il loro secondo album, supposto che Bad News Never Come Alone avesse il minutaggio e il formato adatti a poter essere considerato il primo.
Suonato non dai loro figli ma da loro stessi, anche se è difficile crederci, vista l’energia che irrompe furiosa da Modern Slavery Protocol .
Sono dieci pezzi, uno più bello dell’altro. Di quelli che ti spazzolano via la forfora e i capelli morti dal bavero della giacca. Cantati e suonati con una rabbia credibile, che può piacere, e piacerà, agli amanti dei Radio Birdman come a quelli dei Rancid.
Avevamo a casa una delle più belle punk-band del pianeta e ce ne eravamo scordati.
Franco ‘Lys’ Dimauro – Blog 02/05/2016
Dopo oltre vent’anni di carriera, ecco finalmente uscire il primo disco dei comaschi Temporal Sluts.
Visti più di una volta dal vivo (l’ultima in occasione del Tributo Italiano a Joe Strummer del dicembre scorso) i TS mi hanno sempre impressionato per la grinta che ogni volta lanciavano dal palco: grinta che ho ritrovato in “Modern Slavery Protocol”.
Uscito i primi di aprile per Area Pirata Records in formato digipack limitato a 300 copie, l’album si forma di 10 pezzi un po New Bomb Turks, un po Adolescents, ma molto Temporal Sluts.
Il tutto si apre con le grintosissime Cosmocracy e Flash Crash dalle atmosfere ed esecuzioni molto punk 77, mentre canzoni come Zero Killed e Tarzana Cigarette Girl colpiscono per il loro incessabile 4/4 accompagnato da chitarre “a dritto”, con qualche accenno r’n’r.
A proposito di r’n’r, Rum Dark Rum può essere sicuramente considerato il pezzo più “seventies” di tutto il disco in pieno stile Dictators NYC, mentre è fin troppo facile avvicinare Liquid Fever , traccia più tirata delle 10, al compianto Lemmy e ai suoi Motorhead.
Unica pecca, dopo svariati ascolti, è quella della mancanza di una vera e propria hit: “Modern Slavery Protocol” fila via traccia dopo traccia in maniera costante, senza mai raggiungere picchi di eccellenza, ma mantenendo un ritmo incalzante dalla prima all’ultima canzone.
Nonostante questo, ottimo esordio per i Temporal Sluts, anche se mi torna strano dirlo visto che si sta parlando di veri e propri veterani dei palchi italiani e non.
Matteo Paganelli – Punkadeka 16/05/2016
Il primo album della band comasca in 20 anni di attività esce come una bomba di potenza illimitata. Qui si viaggia con Dictators, radio Birdman, Adolescents e Stooges nel motore. Le chitarre sono un muro, la ritmica un bulldozer che spiana tutto. Dieci brani per 27 minuti, la durata perfetta. Grande album.
Tony Face – RadioCoop/ 20/06/2016
Meglio tardi che mai, si potrebbe dire. E già, perché i Temporal Sluts pubblicano il loro esordio sulla lunga distanza a ventun’anni dalla loro nascita. Dopo una marea di Ep e singoli, oltre che tour europei, il gruppo comasco finalmente si cimenta col suo primo album. Dal punto di vista stilistico la band continua ad aggredire con la sua irruenza punk sferzando schitarrate e ritmi al fulmicotone. Prendendo largamente spunto da Stooges, Rancid, Dead Boys, Nashville Pussy, Dead Kenndys e New Bomb Turks i TS estremizzano il punk portandolo alle sue estreme conseguenze tirandolo verso l’HC (“Black clouds (red knees)“), o verso cavalcate punk’n’roll (“Flash crash“) o ancora verso un agguerrito Oi! con il coltello tra i denti (“MSP“), passando per lo speed punk (“Cosmocracy“). Insomma con i TS il ritmo è sempre serratissimo e sono pochi i secondi per riprendere l’ossigeno. Astenersi cardiopatici!
Vittorio Lanutti – Freakout Magazine 13/07/2016
10 anni per concepire il proprio esordio non sono pochi. Ma i Temporal Sluts da Como mettono insieme un album bellissimo, destinato a diventare un classico del genere in Italia. 10 rasoiate mai banali, cariche di energia positiva, i cui rimandi non sono solo semplici attestati di stima, ma coaguli di sangue, sudore e passione sparsi sui palchi di mezza Europa. Ascoltarlo a rullo in macchina, certe notti, ha contribuito a riportarmi a casa sano e salvo ed è per questo che lo consiglio tra un pogo e uno stage diving d’annata. File under: Radio Birdman, New Bomb Turks, Dead Boys.
Davide Monteverdi – Razzputin Crew Milano 12/08/2016
Mi sento di poter affermare che nel 2016 gli zoo non dovrebbero più esistere! Animali chiusi in gabbia e costretti a far mostra di loro stessi a un pubblico che nella maggior parte dei casi non riuscirebbe a distinguere un cammello da un dromedario o un cavallo da un asino. Animali che andrebbero ammirati nel loro habitat naturale e quindi in una situazione potenzialmente pericolosa, ad esempio immaginate di voler osservare un branco di mandrilli: per farlo sarete costretti ad inoltrarvi nella foresta di qualche paese africano, ma se una volta scovati i variopinti primati, questi dovessero incazzarsi alla vista di voi ospiti indesiderati, iniziando a urlare e rincorrervi, cosa fareste oltre a cacarvi letteralmente sotto? Non ho esperienza diretta a riguardo, ma sono pronto a scommettere che i lunghi canini appuntiti di quelle simpatiche scimmie potrebbero causarvi gravissimi danni con un solo morso. Ascoltando Modern Slavery Protocol ho avuto una sensazione simile! I Temporal Sluts sono infatti cinque animali feroci fuggiti dallo zoo di Como, si aggirano in città da moltissimi anni e negli ultimi tempi hanno cominciato ad aggredire acusticamente gli ascoltatori che incrociano (proprio come chi vi scrive) con una decina di morsi profondi. Rock selvaggio e scatenato, discendenza prossima di New Bomb Turks e Dwarves, parentele con Hellacopters e Backyard Babies dei primi album, appartenenza alla famiglia di quei generi musicali che suonati in una qualsiasi venue vi esporranno al rischio di farvi male, magari rompendovi un braccio nel bel mezzo del pogo… come durante un’escursione in ricerca dei mandrilli. Non desiderate correre rischi? Andate ad ammirare le farfalle che si posano sui fiorellini, è estate, ne incontrerete un’infinità.
Andrea Sestri – The New Noise 21/08/2016
I Temporal Sluts sono di Como, attivi dal 1995 all’interno della scena underground punk rock con l’incisione di parecchi singoli ed ep, questo è però (quasi) il loro album di debutto, su Area Pirata. A primo ascolto sembrano dei Dead Boys strafatti di speed! Quindi ottima partenza, che si sviluppa via via con l’ascolto e ci rimanda anche a nomi come Radio Birdman e Hellacopters. Suonano benissimo e sfiorano velocità care al punk hardcore, per intenderci.
Il titolo del lavoro, micidiale, “Modern Slavery Protocol” lascia intuire testi impegnati ed incazzati, ma le liriche non sono presenti all’interno del disco. Alla fine i cultori dell’high octane rock’n’roll rimarranno entusiasti di questo disco e passeranno una buona mezz’ora in ottima compagnia! L’aver pubblicato un album full-lenght dopo ben 20 anni di attività la dice lunga sulla loro attitudine: si legga “Me ne fotto altamente del mercato!“.
Voto: 7/10
Franco Lys Dimauro – Distorsioni 19/03/2015
L’anno che sta per finire, già prima dell’estate, ci ha portato in dono (finalmente!) il primo album dei Temporal Sluts e poco prima che l’anno si concluda riesco infine a recuperarlo dopo un loro ottimo live al Lo Fi di Milano.
Registrato al New Mood Studio di Como ed uscito per Area Pirata, “Modern Slavery Protocol” è il perfetto esempio di cosa siano da oltre 20 anni i Temporal Sluts.
Infatti in questi 10 pezzi (2 dei quali già li avevamo sentiti sul 7″ dello scorso anno) non troviamo nulla che Rob e compagni non abbiano già messo in mostra nei vari 7″, 10″ e split usciti per etichette di mezza Europa: sfrenato rock’n’roll suonato a mille all’ora con la rabbia, la sfrontatezza e la giusta attitudine punk. Da Cosmocracy che apre le danze a Zero Killer che le chiude non si ha un attimo di tregua e si viene assaltati da furiose schitarrate killer che si susseguono senza respiro ma anche senza dimenticare le buone melodie (penso ad esempio a To Get Her ).
La vera differenza è che questa volta tutto avviene per quasi mezzora di fila, senza le interruzioni per il cambio del lato del disco. Inoltre lo stiloso digipack è alla portata di chi non si diletta di vinile, che fino ad ora era stato l’unico supporto utilizzato dalla band (a parte una raccolta antologica). Se fino ad ora li avevate ignorati ora non avete davvero più scuse!
Max Rozzo – Troublezine 11/12/2016
C’è gente per cui il rock’n’roll è una ragione di vita: sveglia presto la mattina col rock’n’roll in testa; otto ore di lavoro col rock’n’roll in testa; la famiglia e lo svago sempre col rock’n’roll in testa; poi magari ci si ritrova con niente in mano ma il rock’n’roll in testa quello c’è sempre.
Inevitabile che questa gente prima o poi finisca per incontrarsi e sfogare il rock’n’roll mettendo in piedi un gruppo senza chissà quali pretese.
A vent’anni si è appena chiuso collo studio ed il lavoro, a cercarlo, fa girare a vuoto qualche mese: non studi, non lavori, non guardi la tv, non vai al cinema né fai sport. Se non sei morto ed ancora non lo sai, devi per forza essere parte di un gruppo rock’n’roll.
Sovente quel gruppo non dura e, dopo che ci è sfogati per bene, le ciabatte prendono il posto degli anfibi: il lavoro arriva e va bene uguale anche se non è quello dei sogni, si mette su famiglia, e la famiglia mette in secondo piano il gruppo. Così il rock’n’roll in testa rimane sempre ma si sfoga in altro modo.
Succede anche che quel gruppo duri, convivendo colla famiglia ed il lavoro.
Ma quanto può durare?
I Temporal Sluts durano da vent’anni; e durare vent’anni lungo quel ramo del lago di Como non è la stessa cosa di durare vent’anni in una delle tante mecche del rock sparse per il mondo. Allora ti fai chiamare Rob Slut, Luca Slut, Miguel Basetta o Killer Tony e ti sembra di stare a New York dove durare vent’anni è uno scherzo, è riuscito perfino ai Ramones; Stefano si fa chiamare Stefano e basta ma è durato lo stesso.
La trafila è quella solita: tanti concerti suonati dentro e fuori i confini e sempre collo stesso trasporto, a supporto dei Radio Birdman così come nel centro sociale a due isolati da casa; una manciata di brani registrati e sparsi in giro tra singoli, split, raccolte; poi un’antologia per metterli tutti insieme e tirare le somme e quell’antologia sembra quasi un epitaffio, un tributo ad una concezione del rock’n’roll romantica e passionale.
Invece, dopo vent’anni, i Temporal Sluts giungono al traguardo del primo lp, che non è solo lo sfogo del rock’n’roll che batte nella testa ma una colata senza freno di emozione, ardore ed impeto.
Punk’n’roll, se proprio si vuole definire il genere; Dead Boys e New Bomb Turks, se proprio si necessita di coordinate.
«Cosmocracy» e «Flash Crash» in apertura di «Modern Slavery Protocol» sono il manifesto di questa attitudine settantasettina; l’incalzante «Rum Dark Room», «Tarzana Cigarette Girl» e «Zero Killed» sono rock’n’roll ad elevato numero di ottano; «Liquid Fever» l’omaggio a Lemmy che finalmente ci voleva, M.O.T.O.R.H.E.AD.!, come l’omaggio di Lemmy ai Ramones, finalmente R.A.M.O.N.E.S.; ma anche New York Dolls, Heartbreakers e Johnny Thunders, Dictators e Pagans.
Il riconoscimento della sottile arte di tramutare in merda il successo a portata di mano.
Se errare è umano ma perseverare è diabolico, i Temporal Sluts sono demoniache macchine da rock’n’roll.
Pinhead – Debaser.it 02/03/2017