The Backdoor Society The Backdoor Society

LP
Aprile 2019
Tiratura: 300 copie <br

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Etichetta: Area Pirata

15.00

Esaurito

The Backdoor Society The Backdoor Society

La musica dei Backdoor Society è fortemente influenzata dal suono beat olandese, rappresentato da gruppi come Outsiders e Q65, dai quali sono stati ispirati a scrivere i propri brani originali.

Se amate il Dutch Beat, il selvaggio R&B degli anni sessanta e le “Stones-like ballads” non potete fare a meno di rimanere impressionati dalla Backdoor Society!
Ecco il loro album di debutto!

Consigliato:

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Recensioni:

Album d’esordio per la band piacentina, diretta filiazione dell’esperienza Rookies. Anche a livello sonoro le strade percorse sono quelle del classico Dutch sound dei 60’s di band come Outsiders e Q65. Dodici brani brevi, nervosi, intensi, chitarre sferraglianti, alone vintage, splendide ballate mid tempo. Un gioiello imperdibile per gli appassionati.

Antonio Bacciocchi – RadioCOOP 05/05/2019

 

Parlando ancora di beat – ma questa volta in salsa garage – il primo lp omonimo dei The Backdoor Society (sempre fuori per Area Pirata) mette insieme una serie di piccole schegge di rock selvaggio, che vi faranno girare la testa. Ritmi serrati, riff di chitarra al limite dello “speed surf” a inseguire basso e batteria e una voce sgraziata al punto giusto, sono gli ingredienti principali dell’album. Una buona dose di sonorità vintage – la band lo chiama Dutch beat, perché guarda al modello dei gruppi olandesi degli Anni Sessanta – lanciate a bomba contro ogni moda e ogni musica di tendenza (fortunatamente). Le danze scatenate di “The Magic’s Gone” e “You Wish Me Back” sono un vero toccasana per chi ama il rock’n’roll sanguigno, mentre ballate come “Pitch Me Out”, “Please Don’t Worry” e soprattutto “You”, sono in grado di toccare le corde giuste, senza rinunciare un’attitudine sporca e cattiva. Senza farla troppo lunga: davvero un grande esordio per questa band piacentina, che ci regala un disco compatto e ricco di ispirazione.

Diego Curcio – Hello Bastards blog 11/05/2019

 

L’album d’esordio dei Backdoor Society è una vera e propria bomba a mano.
Oltre ad essere la diretta dimostrazione che anche la “periferia dell’Impero”, nel 2019, può dare vita a musica bellissima, e senza compromessi, con uno sguardo preferenziale per i sixties più selvaggi e genuini.
In questo caso il punto di partenza è il garage psichedelico di scuola olandese/nordeuropea, Q65 e Outsiders in primis, per poi stemperarsi in ritmiche calde e avvolgenti che strizzano l’occhio alla scuola rock/R&B anglosassone di Stones e Pretty Things.
Ed è così che da Piacenza, via Pisa tramite Area Pirata, arrivano questi 12 gioiellini sonici senza tempo, di una freschezza imbarazzante, capaci di far muovere il culo di brutto (come da tempo non ricordavo per altri lavori) grazie all’interpretazione superlativa del quartetto.
Precisa, ficcante, sensuale e totalmente priva di inibizioni.
Ascolta: Pitch Me Out, Lost, Go On Home, Please Don’t Worry, Better Than Me

Davide Monteverdi – Razzputin Crew Milano 16/05/2019

 

Band piacentina all’esordio, suono fortemente influenzato dal suono beat olandese rappresentato da gruppi come Outsiders e Q65, per i meno informati e grezzi come me sull’argomento faccio un esempio semplificato…due bands su tutte che li influenzano: 60% Gun Club e restante Cramps, la chitarra scia fra un brano e l’altro con grande talentuosità. Brani da citare? L’open The Macig’s Gone, Lost, Go on Home una vera goduria con l’inizio alla King Kurt…, Oh Girl…ma che ve lo dico a fare, ascoltateveli e godeteveli…non mancheranno di divertirvi e come dice il proverbio…chi ben inizia…

Stefano Ballini – Trippa Shake Webzine 07/05/2019

The Backdoor Society are another band that take inspiration from a vibrant 60s scene. The music of The Backdoor Society is strongly influenced by the Dutch Beat sound of bands such as the Outsiders and Q65. Out NOW via Area Pirata records, their debut album is the sound of the Amsterdam bars and clubs circa 1966. Its an album packed full of tight early R&B inspired songs that have echoes of the Stones, The Pretty Things and The Yardbirds finest moments. Full of punchy songs such as ‘Go On Home, ‘Oh Girl and ‘Whats On Your Mind and slow burners such as ‘Try To Understand and ‘Better Than Me, its a record that mixes the sound of wild sixties R&B with more down tempo Stones-like songs.

THEE PSYCHEDELICATESSEN 21/04/2019

 

Gli italiani, oltre alla pizza ed ai vestiti, hanno sempre fatto egregiamente altre due cose vale dire i dischi di hardcore e di garage.

Tale tradizione a quanto pare non vuole accennare a vedere una fine visto che mai come in questo momento ricevo album davvero molto belli di entrambi i suindicati generi. Non fa eccezione questo esordio dei piacentini Backdoor Society, dodici pezzi ispirati e variegati per una buona mezz’oretta di intenso godimento uditivo.

La scaletta si apre con due brani scoppiettanti di veloce rock’n’roll alla Fleshtones The Magic’s Gone e Story No.2 a cui fa seguito Lost una canzone in cui la fanno da padroni evocatività ed enfasi ma dosate talmente bene da far apparire il tutto assolutamente calibrato e perfettamente funzionante.

Sul lato b invece spiccano la garagistica fino al midollo Go On Home, la ballata stonesiana Please Don’t Worry, il rock’n’roll orecchiabile e quasi poppeggiante alla guisa dei migliori Kinks di Try To Understand fino a What’s On Your Mind un pezzo che sa tanto di garage revival eighties style alla Fuzztones.

I nostri poi sixties lo sembrano – anzi lo sono – in tutto e per tutto già dall’aspetto che mostrano sulla copertina per altro molto bella nella sua spartana semplicità.

Appone il sigillo di garanzia e qualità Area Pirata che si mostra ancora una volta incapace di sbagliare un colpo; ascoltare, diffondere e supportare, ASSOLUTAMENTE!

Luca Calcagno – InYourEyes ‘zine 05/06/2019

 

Mentre tutto il mondo neo-Sixties guarda lontano, all’America o alla Francia, io focalizzo lo sguardo su Piacenza, e il perché è presto detto.

Innanzitutto perché è vicina a Salsomaggiore. E a Pisa. E poi perché ci sono i Backdoor Society. Quattro individui che, assunta la più classica testudo rock (voce-chitarra-basso-batteria), si studiano di ricreare il più selvatico suono del rhythm & blues nella concezione che ne avevano i gruppi europei a metà anni Sessanta, dopo l’esplosione del fenomeno Rolling Stones, con particolare riguardo a quella ruspante versione delle declinazioni più esuberanti della British Invasion (Pretty Things, Animals, Birds) emersa nei Paesi Bassi ad opera di formazioni come Het, Q’65, Motions e Outsiders e ribattezzata “Niederbiet”. Riuscendoci peraltro egregiamente, come è spesso proprio dei gruppi italiani che si cimentano nel genere, e dunque ottenendo riscontri, prima concertistici, in patria e all’estero, quindi discografici, ad opera dell’attivissima Area Pirata, che ad aprile ha pubblicato il loro primo LP, l’omonimo la cui copertina si può vedere sopra, sagace riassunto di stilemi nella sua mistura di op art prettamente Sixties e tinte da Honey Bee che ronza sulle acque fangose; blues e psichedelia insieme, una volta di più.

Se si dovesse credere al “Dutch Beat album of the year” con cui la rivista inglese Shindig, una delle voci più autorevoli in materia di suoni dei Sessanta, ha incoronato “Backdoor Society”, il risultato degli sforzi dei nostri piacentini in studio di incisione dovrebbe essere eccellente. Ma alla stampa è meglio non credere più di tanto, preferendo, in materia, l’orecchio all’occhio. E a verifica aurale l’album non delude, confermandosi una forza della natura, una scarica di energia in dodici tracce che trasporta nel mezzo della Pianura Padana il jungle beat di Bo Diddley come riletto dagli zeekapers del Mare del Nord, riuscendo a suonare sincero pur nell’evidente derivatività della proposta musicale. Perché, obiettivamente, come si fa a restare fermi davanti al tarantolame di Story No. 2, o al battito animale di Go On Home? O a non volersi far risucchiare nel powwow malsano di What’s On Your Mind, tra Dead Kennedys e il garage più ruspante? A dire il vero ci sarebbero anche un paio di ballate, giusto per riprendere un minimo di fiato, ma sono a fondo corsa, come Better Than Me, e comunque evolvono sempre da arpeggi jangly a convulsi due quarti di elettricità e blues con gli amplificatori Vox a palla. E la malia di “Backdoor Society” è, alla fine, proprio questa: che è un album di puro rock ‘n’ roll, suonato con le attenzioni melodiche dei medi anni Sessanta ma pur sempre puntato sugli istinti bradi dell’ascoltatore, e in questa sua miscela fa un ottimo lavoro, tenendo insieme più che egregiamente i due elementi, la melodia e l’impeto, non da ultimo per la prova dei musicisti e per la produzione, filologica senza estremismi e dunque funzionale a una efficace resa fonica.

Davvero una sorpresa, questo album; una bella sorpresa. O forse no, non si deve parlare di sorpresa, perché qui da noi le condizioni ambientali vi sono tutte affinché le realtà musicali autoctone possano dimostrare quanto valgono (quando valgono, naturalmente), supportate da etichette parimenti nostrane e credibili sul piano internazionale, e infatti tanto è successo in questo caso. Però noi italiani siamo bravi a sabotarci da soli, e quindi vale la pena di ribadire che in quest’ambito, in particolare quello del Sixties revival, non siamo secondi a nessuno; al massimo amari, e senza ghiaccio.

Io, comunque, spero di vederla dal vivo, la Backdoor Society. Anche solo per comprare una maglietta che esibisca il logo della sua ragione sociale. Maglietta da vestire con scopo scaramantico e premonitorio non meno che lubricamente predatorio. Perché nella Primogenita lo sanno che, fatta l’Italia, bisogna farsi gli italiani.

Orgio – Note In Lettere 25/06/2019

I piacentini The Backdoor Society il 22 aprile 2019 hanno rilasciano per il mercato discografico questo pregevole album pubblicato per l’interessante, e sempre attenta alle novità, etichetta Area Pirata.

La band è formata da Giovanni Orlandi (Vocals), Simone Modicamore (Guitar), Denis Cassi (Bass, Guitar) e Andrea Corti (Drums).

The Backdoor Society, affascinati in particolare dalla scena olandese, sono una band dal forte connotato beat europeo dei mid sixties. Fonte principale di ispirazione sono gruppi come Outsiders e Q65 che influenzano il suono della band.

Devo ammettere che non conoscevo questa band e che ho affrontato titubante il primo ascolta. Bene, mi stavo sbagliando alla grande. Se amate il Dutch Beat in tutte le sue sfumature – dal selvaggio R&B, alla ballata in stile Stones – vi assicuro che non potete rimanere indifferenti al suono dei Backdoor Society! Dieci brani originali nel loro genere, ricchi di chitarre ben suonate e con quel sound retrò che non guasta proprio. Un disco consigliato agli appassionati del genere e non solo a loro. Alla via così.

Maurizio Galli- musicalmind 01/07/2019

Disco di debutto per questo quartetto dedito ad un beat di derivazione olandese. The Backdoor Society, infatti, hanno un’enorme passione per questo genere e alternano ballate degli anni ’60 dei Rolling Stones. Il risultato finale è una piacevolissima miscela di rock’n’roll che attinge anche alla west coast, basta ascoltare per credere “Lost” nella quale si intravedono i fantasmi dei Credence Clearwater Revival. In alcuni casi si sente l’eco del paisley underground (“Pitch me out”), ma come ogni gruppo beat che si rispetti non poteva mancare un riferimento a Bo Didley (“Go on home”). Ritmi sincopati sono presenti anche in “Better than me” e l’uno-due di “Oh girl”-“What’s on your mind” è un vorticoso rock’n’roll serrato che non fa prigionieri.

Vittorio Lanutti – Freak Out 20/12/2019

Italy’s Nederbeat obsessed cats have release quite an impressive debut LP! Fresh off a fantastic single on Hidden Volume, the LP just expands on what these guys do. “The Magic’s Gone,” is the opening track, but the magic is here folks. Tough one two punch and then we have a super mid-60s Stones ballad, “Pitch Me Out,” except the guitar is actually in tune! “You” is a great moody folk-rocker. “Go On Home,” is a cool Diddley infused rocker. “Better Than Me,” is another moody piece that closes the album in a perfect way. They really succeed with these moody pieces, Giovanni’s vocals are perfect for these tracks. What I suggest is, pick up this LP and their HiVo single and make that the life you live baby.

Matt – Bananas Magazine #18 / Summer ’19

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