The Gentlemens – Hobo Fi

Lp/Cd digipack
Ottobre 2016
Tiratura Cd: 300 copie
Tiratura Lp: 300 copie

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Etichetta: Area Pirata

15.00

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The Gentlemens – Hobo Fi

Questo album esprime la raccolta del percorso della band negli ultimi due anni. Un percorso pieno di incontri, di persone, musica, luoghi e coincidenze.
Tutte queste avventure sono permeate nel suond della band, come le memorie di un duro hobo.
Ci sono hobo che cavalcano treni. Altri cavalcano strade.

L’hobo fi cavalca il rock’n’roll da un treno blues a tutte le solitarie vie punk.

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Ed ecco la descrizione che ne fanno coloro che hanno avuto il privilegio di preascoltarlo:

In tre, da Ancona. Per stanare il blues.
Come i Dottori Venkman, Stantz e Spengler su Ghostbusters.

Massacrandolo a badilate, fino a farne poltiglia. Bitume da stendere su una interminabile strada che permetta al nostro stivale di avanzare fino a Memphis, Chicago, New York.
Le tredici canzoni del nuovo disco dei galantuomini marchigiani sono un bellissimo cumulo di pattume blues/punk che odora di scarti di conceria e di concime biologico. Roba che, nonostante l’esigua strumentazione esibita (fondamentalmente due chitarre e una batteria che le tiene in vita, a tratti un’armonica e qualche piccolo intervento d’organo), ha una corposità che va oltre l’abituale, approssimativo ed indistinto baccano di ferraglia di molte produzioni siderurgiche affini e che, seppur sfregiata, conserva ancora i tratti appuntiti di Hasil Adkins e il ghigno beffardo di Gene Vincent.

Un baccanale dove si suona la nostra musica preferita e il Diavolo si esibisce al rodeo. Senza cadere.

Franco “Lys” Dimauro

I Gentlemens suonano il rock n roll più sincero e genuino che ci sia in circolazione. Certo, non sono i soli, non sono i primi, non saranno (speriamo!) gli ultimi ma la freschezza e l’urgenza del loro sound è quello che ci vuole in questi tempi plastificati e omogeneizzati.
Brani spinti, riff ossessivi che formano una strana creatura fatta di Stooges, degli Stones più selvaggi, Dead Boys, Dictators, Radio Birdman. Suoni grezzi, minimali, diretti, sporchi come deve essere il rock n roll primitivo, senza compromessi e occhiate a qualsivoglia ipotesi di successo o classifica.
Così è se vi pare !

 

Tony Face Bacciocchi

TRACK LIST:
1: Don’t You Feel Allright? 3.03
2: You Move Me 3.29
3: Get On 1.58
4: Howlin at the Moon 3.19
5: Radio Plays 2.16
6: Tell Me Goodbye 3.08
7: Candy Man 3.06
8: Black Soldier 2.36
9: Hate Me 3.06
10: Nomore A Wrong Note 2.17
11: Far From You 2.46
12: I Said No 2.47
13: Into the Rough 4.36

DISCOGRAFIA:

– Looking For A Groupie CD (DIY – 2005)
– Outlaw Sessions CD (DIY – 2008)
– Less Said, the Better CD (DIY – 2013)

Unburied Heavy Pills (Digital Single – 2014)

Consigliato:

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Recensioni:

Grazie alle mie qualità di persona vecchio stampo, forse dovute alla mia età non più verdissima, sono stato più volte soprannominato l’ultimo dei gentiluomini.

Questo indubbio complimento mi è stato tributato da molte persone di sesso maschile e da moltissime di sesso femminile, ciò vi farà facilmente desumere di quanto questo omaggio alla mia persona mi abbia portato parecchio piacere quanto scarsissime esperienze sentimental-sessuali, ed alla inossidabile conclusione che le donne adorino le qualità morali ma che prediligano le persone più grezze ed insensibili. Che farci? Se si nasce gentiluomini lo si resta tutta la vita e se invece ci si denomina gentiluomini e invece si è brutti sporchi e cattivi vuol dire che si è una rock’n’roll band di mentitori seriali.
Questo è il caso di questo terzetto anconetano che dimostra nelle tredici canzoni di Hobo Fi un’ulteriore crescita rispetto al suo già pregevolissimo predecessore. Fermo restando che è tutto il disco va ascoltato con inalterata attenzione, ed indubbio piacere, vi citerò i sei pezzi che più mi hanno colpito. Il primo fra questi, ed anche il mio preferito in assoluto, è Get On un brano di puro rock’n’roll come se ne sente raramente; a voglia di dire che ormai nel nostro campo è già stato scritto tutto se c’è sempre qualcuno, in questo caso i Gentlemens , pronto ad aggiungere un piccolo ma significativo tassello. Gli altri sono il country-punk di Radio Plays, il garage-blues che sa di sixties ma senza l’innocenza di quegli anni Tell Me Goodbye , la ballata emozionante e per nulla tediosa Hate Me , il sax stoogesiano (una band che ha influenzato tutti noi che abbiamo avuto la velleità di suonare raw rock’n’roll) di Nomore A Wrong Note per chiudere con un pezzo alla Nick Cave tipico del primo album dei Grinderman Into The Rough. Sperando che queste righe non mi procurino una lettera da un legale rappresentante della band per la poco edificante immagine con la quale l’ho descritta, vi consiglio caldamente questo disco perché, come dicevo poche righe orsono, sarà pur vero che nel rock’n’roll non c’è più nulla da inventare ma dare un contributo affinché la sua lunga vita prosegua radiosa è sempre cosa degna del massimo rispetto.

Voto: 8/10
Luca Calcagno – IYEzine 06/10/2016

Appena ho messo nel lettore questo disco, mi sono immaginato un tizio nascosto in una stanza buia che suona una chitarra, alla Elvis, sia il vestito, sia l’acconciatura che il microfono a palla. Gentlemen lo saranno sicuramente, ma le note non le trattano da gentiluomini, fra Radio Birdman, Stooges e Dictators. I brani sono tredici e sciorinano noise e rock’n’roll liquefatto, strano, cadenzato e potente…. come fare a scatenarvi? Semplice…ascoltatevi Get On, Black Soldier o Far from You! Secondo me dal vivo sono un tritacarne in azione, spaccano e magari se gli salta qualche ampli ne approfittano per dare il meglio di se…imponenti!

Stefano Ballini – Trippa Shake Webzine 20/10/2016

 

Rock’n’roll sferragliante e chitarroso, registrazioni in bassa fedeltà e melodie spigolose. Sembra di essere tornati all’inizio degli Anni Novanta in pieno revival garage-punk con questo “Hobo Fi” dei Gentlemens di Ancora (ancora un disco targato Area Pirata, naturalmente, visto che i ragazzi della label toscana mi hanno inviato per posta un bel pacco succulento carico di album, che sono tutti delle bombe!).
Le coordinate, insomma, sono quelle classiche di chi mescola sapientemente il blues al punk delle radici, e cioè quel sound sixties che, tanto per intenderci, potete trovare nella mai troppo celebrata raccoltona Nuggets o nella sfavillante serie “Back from the grave”. E quindi riff di chitarra che si ripetono all’infinito, una voce nasale che arriva dall’oltretomba e un muro di suono scollacciato e acido in sottofondo.
In poche parole musica delle caverne ridotta all’osso e sparata a tutta a velocità; roba genuina e che scotta, anche se, in mezzo a tanta furia (“Don’t you feel alright”, “Get on” e “Black soldier”, solo per citare tre pezzi abrasivi e senza troppi fronzoli in cui aleggia anche lo spirito degli Stooges) c’è spazio per una ballatona come “Hate me”: un pezzo dolente e carico di pathos che mi ricorda un po’ i Saints. Bello anche il finale blueseggiante e malinconico di “Into the rough”, dove i nostri sembrano quasi dei Doors senza spocchia.
“Hobo Fi” suona come il motore di una vecchia macchina che ruggisce rock’n’roll, mentre sfreccia fra le dune del deserto.
I Gentlemens sono un power-trio da tenere d’occhio e (da quel che mi pare di capire) da andare assolutamente a vedere dal vivo.

Diego Curcio – Genova Quotidiana 03/11/2016

 

 

I The Gentlemens sono una cazzutissima band made in italy. Sembra stupido dirlo ma questi tre ragazzi marchigiani però hanno una sonorità che di italico ha poco o niente. Forse sono una delle poche band ascoltate ultimamente che potrebbero sembrar uscire dalle leggendarie Goner Records & Estrus Records . Questo loro secondo disco Hobo Fi è edito invece per la nostra altrettanto leggendaria Area Pirata . I  The Gentlemens  qui non perdono un colpo: energia pura, sudore e attitudine. Insomma, rock’n‘roll talmente dirompente che si trasforma in un tornado sonoro appena la puntina inizia a percorrere queste 13 tracce.
Il lato A si apre con Don’t you feel Alright? e i gentiluomini ci fanno subito fare domande scomode; segue You Move Me e i tre bravi ragazzi del Conero non hanno nulla da invidiare agli affamati The Gories . Con Get On e Howlin’ at the Moon sconfiniamo nel profondo blues. Quello marcio fatto di sofferenza nera; come quell’indifferenza che ci fa dimenticare di essere umani. Radio Plays e ci sintonizziamo su frequenze selvagge. Il primo lato si chiude con altre due perle di saggezza: Tell Me Goodbye e Candy Man . La prima si fa notare per un’armonica indiavolata e percussioni diaboliche; l’ultima per un riff ai limiti del punk.
Siamo solo a metà, ma, nonostante il nome, fossi in voi non proverei ad intralciare il cammino di questi galantuomini.
Si ricomincia con Black Soldier e l’esercito del Black Power va a scatenarsi sotto al palco degli eroi neri che hanno fatto la storia della musica. Poi c’è Hate Me, una struggente ballata di quelle che piacciono a me. È come se Etta James , distorta in chiave moderna, urlasse tutta la sua disperazione per un amore di quelli che fanno male. Unico, difficile e pericoloso. Seguono tre tracce che potrebbero essere tranquillamente i singoli che lanciano il disco. No More Wrong Note e prendiamo appunti nel garage… Far from You e il sound più marcio di Detroit non è poi così lontano… I Said Not e la musica del trio marchigiano continua a non scendere a compromessi; un treno impazzito che non si ferma. Si chiude con Into the Rough e i  The Gentlemens  lasciano tutte le porte aperte al futuro.
Un disco che suona giusto; senza pause, senza fronzoli. Un disco vero come se ne ascoltano pochi; ma si sa di questi tempi i gentiluomini sono merce rara.

Freddie Koratella (Dead Music Roma) – Komakino ‘zine 09/11/2016

 

I Gentlemens da Ancona hanno deciso di alzare il livello della sfida, buttando in un solo album 13 bombe a mano. Vale a dire un centrifugato schizoide di canzoncine grezze, slabbrate, con la mente ai Dirtbombs e a certe cosucce oscure di scuola Rip Off che a volume fanno sanguinare le orecchie e muovere i genitali.  Il Diavolo probabilmente abita da quelle parti e agita la coda con veemenza, rimembrando incroci bui sul Mississippi, secchi di piscio caldo e voci al vetriolo. Ecco i Gentlemens ci sono passati più volte da quell’incrocio polveroso, così come dal CBGB, dalla California tossica di fine ’70, per fermarsi a suonare il campanello di Jon Spencer maestro di distorsioni blues. In definitiva questo “Hobo Fi” è disturbante quanto basta e con l’allegria stampata in faccia di chi ne ha viste tante. Una sorta di promemoria stampato a fuoco che recita, pagina dopo pagina, quanto valga la pena vivere su strade prossime all’oblio.

Davide Monteverdi – Razzputin Crew Milano 10/11/2016

 

 

Esce per Area Pirata questo Hobo Fi, nuovo lavoro dei The Gentlemens, trio dedito ad un garage rock minimale, potente e selvaggio sulla scorta di quanto fatto dalla Blues Explosion di Jon Spencer (a cui i Gentlemens somigliano anche nella formazione con due chitarre e batteria, senza basso).
Non sono certo innovativi, i Gentlemens, e il gioco dei rimandi e delle citazioni può durare per l’intera durata dell’album, ma chi se ne importa se il risultato è questo eccellente frullato di Stogees, Radio Birdman e (appunto) Jon Spencer con qualche spruzzata dei primissimi Strokes? Hobo Fi risulta infatti essere un album godibilissimo e divertente, che si regge bene sulle proprie gambe in virtù di un suono sporco e potente e di un songwriting di tutto rispetto, che mette in fila tredici episodi senza cedimenti e anzi con svariati picchi, come la luciferina “Howlin’ At The Moon” o la potentissima Black Soldier, che non avrebbe sfigurato su Now I Got Worry di chi sapete voi, fino alla ruvida ballada “Hate Me”, tra Dream Syndicate e Dylan, o la conclusiva “Into The Rough”.
Piacciono maggiormente – e un po’ stupiscono – la maturità di un suono e la padronanza di un linguaggio che permettono a Hobo Fi di reggere benissimo il confronto con i modelli a cui si ispira e ai Gentlemens di poter diventare una band di caratura internazionale.

Curiosissimo di vederli su un palco.

Mauro Catena – The New Noise 15/11/2016

 

I Gentlemens siamo noi. Gli outsider, coi tatuaggi sbiaditi che meno fashion di così non si può, con le teste spelacchiate o spettinate non ad arte, le chitarre che cadono a pezzi, gli ampli coi coni sfondati, le case strapiene di dischi e il rock’n’roll che scorre nel sangue (addizionato ad alcool, nicotina e sostanze ricreative di varie gradazioni di legalità). Gli sfigati che sopravvivono a tutto, tranne che a loro stessi, forse; ma che avranno sempre la soddisfazione di mandare tutto in vacca senza rimorsi, perché da perdere hanno ben poco – o forse nulla.

Traducendo in suono, i Gentlemens condensano in 13 tracce il meglio del peggio – in senso buono, ovviamente – del rock’n’roll/punk/garage/bluespunk degli ultimi 40 anni almeno, o forse più. Dai Cramps ai Gun Club, dagli MC5 agli Stooges, dai Flesh Eaters ai Bellrays, dai Radio Birdman ai Saints… in tutto questo piazziamoci un tocco di pub rock alla Dr. Feelgood più assatanati, una spruzzata di Jon Spencer e un filo del Jack White meno ecumenico. E il gioco è fatto.
Due chitarre, una batteria, e la voce. Una formazione non del tutto convenzionale, per un sound che lascia i segni sulla pelle – pur senza inventare nulla. Ma a nessuno di “noi” (quelli di cui si diceva all’inizio) interessano le novità o la sperimentazione. Anzi, ci servono certezze perverse come queste.

Un bellissimo cd – italiano al 100% (made in Ancona) – per polverizzare le imminenti festività natalizie. E poi continuare all’infinito.

Ottimo.
Voto 4/5
Andrea Valentini- Rockol 30/11/2016

 

È così complicato suonare rock’n’roll come Iggy, cioè Dio, comanda? Si direbbe di no, ascoltando i Gentlemens. Eppure loro ci riescono bene, laddove arranca vistosamente il 94,6% dei cosiddetti gruppi giovani (leggi: under 30). O gran parte della popolazione mondiale chitarrosa ha perso la bussola oppure i tre ragazzi di Ancona sono degli autentici genietti. Non escludiamo alcuna delle due ipotesi, a scanso di equivoci; fatto sta che il nuovo disco del trio – Hobo Fi – svolge davvero molto bene il proprio compito di scuoti e rotola, arrivando persino a evocare efficacemente il fantasma di Jeffrey Lee Pierce . Missione impegnativa quanto lodevole, e viceversa: converrete tutti, ci auguriamo, che i Gun Club risiedano nei primissimi posti delle band più sottovalutate del ventesimo secolo

Angelo Mora – Human VS Robot 08/12/2016

 

 

II soul funkcatramoso e filo stoner di Black Soldier fa entrare in rotta di collisione Jack White e James Brown. Subito dopo arriva la ballata blues Hate Me che poggia su un giro d’organo immortale. Tell Me Goodbye trasporta i Cramps nei campi di cotone del Mississippi. Sennonché ci sono anche una bella voce strascicata, a tratti loureediana, il retrogusto di Swell Maps e Gun Club che rimane appeso al palato, il calore dei Reigning Sound, la nebbia voodoo dei Gun Club che in Don’t You Fell All Right?, si può tagliare con il coltello. Dopo tre album autoprodotti e tanti km macinati per suonare nei posh più disparati, il gruppo di Ancona pubblica un disco che fa “ooh…”, come i bambini. Una piccola meraviglia dalla influenze giuste e sfaccettate, ma tutt’altro che un disco derivativo
Voto 7,5/10

Manuel Graziani – Rumore #299 12/2016

 

[…]Inizierei dai Gentlemens , i più “tradizionalisti” del lotto. Provengono da Ancona e somigliano a una di quelle scalcinate e selvagge garage band che hanno reso grande l’underground americano degli anni 90: in primis gli Oblivians , ma anche la Jon Spencer Blues Explosion . Non solo loro, comunque. Nella loro musica affiorano anche echi di Elvis , Cramps , Rolling Stones e dei contemporanei Black Keys . Hanno alle spalle quattro album, di cui l’ultimo ‘Hobo Hi Fi‘ è stato pubblicato dalla pisana Area Pirata, etichetta che ha contribuito a diffondere nella Penisola il rock’n’roll nelle sue declinazioni più lerce e deviate (garage, punk, surf, trash lo-fi, ecc.). A comporre la scaletta 13 brani grezzi e tirati , che coniugano un rock’n’roll primordiale, energico e frenetico. Il primo singolo tratto dall’album è ‘Howling at the Moon. […]

Gabriele Barone – Il Fatto Quotidiano pn line 24/01/2017

 

 

“Hobo Fi” è il percorso che il trio marchigiano ha fatto negli ultimi due anni. Si tratta di un garage blues che va dritto per la sua strada senza accettare nessun tipo di compromesso. Il trio figlio degenere di Gene Vincent e di Jerry Lee Lewis, e fratello minore della Blues Explosion, ha nelle sue radici lo stomp blues, tanto caro ai Cramps, e il rock’n’roll vorticoso del propto-punk più scarno ed essenziale. I tredici brani si lasciano ascoltare con una semplicità pazzesca grazie ad un incedere sempre punk-blues essenziale e diretto, partendo dal rock-blues di “Don’t you feel alright?” fino allo stomp-blues di “Tell me gooddbye” passando per il garage sanguigno di “Far from you”. Lascia senza respiro lo stomp vorticoso, in salsa Oblivians di “I said no” ed è difficile stare dietro al rock sincopato e convulsivo in velocità di “Radio plays”. Insomma l’avrete capito con questi gentiluomini non si scherza, o si balla, si suda e si salta o si è fuori!

Vittorio Lanutti – Freak Out 15/02/2017

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