The Pretty Face – The Pretty Face

Cd digipack
Ottobre 2009
Tiratura Cd: 500 copie
–COPRODUZIONE–

Formato: Tag
Etichetta: Area Pirata

10.00

Esaurito

The Pretty Face – The Pretty Face

Ricorre quest’anno il ventesimo anniversario della nascita della band italiana dedita alle sonorità sixities (e non solo…)
Sono passati esattamente vent’anni da quel 17 maggio del 1997 nel quale i PRETTY FACE fecero il loro esordio sulle scena musicale italiana suonando al Tuxedo di Torino in occasione del “Mods May Day 1997”.
Da allora tanta acqua è passata sotto i ponti o, meglio, tanto fuzz e tanto riverbero è passato per i loro amplificatori, e i Pretty Face sono diventati una tra le più famose sixties garage bands italiane ancora attive.
Hanno aperto i concerti di alcuni leggendari gruppi della scena Garage/Beat quali The Troggs, The Fleshtones, The Morlocks, Fuad & The Feztones ed hanno accompagnato dal vivo Riki Maiocchi, primo cantante de i Camaleonti e leggenda del Beat italiano.
Hanno condiviso il palco anche con Doctor Explosion, Statuto e Mando Diao e hanno partecipato alle edizioni del 1998 e del 2006 del “Festival Beat”, il più famoso festival italiano di musica anni ’60 ed al “Beatfever” nel 2002.
Il loro è un garage psichedelico che incrocia gli stili di Yardbirds, Rolling Stones, Chesterfield Kings, Who, Kinks e Count Five, senza tralasciare il sound dei Sonics e la psichedelica dei 13th Floor Elevator.
La caratteristica della band è sicuramente la carica che sprigioniamo nel live. Facendo uso del Fuzz e dell’organo Farfisa, elaborano un suono ruvido e potente che, combinato alla presenza scenica dei quattro, è capace di riempire i club e di trasformare un concerto in un vero e proprio party.
Lo stile degli Small Faces e la rabbia dei Pretty Things, questi sono i Pretty Face, ed ecco anche svelato l’arcano del loro nome. Non c’entrano nulla le loro “belle” facce…
Nel 1999 hanno inciso l’Ep “Ribelle” prodotto da Oskar Gianmarinaro, voce degli Statuto, e sono apparsi nella compilation “Mondo Beat vol. 2”, entrambi distribuiti dalla Face Records/Sony.
Nell’ottobre del 2009 esce l’album omonimo “The Pretty Face” autoprodotto in collaborazione con l’etichetta AREA PIRATA e distribuito da Goodfellas.
Negli ultimi anni i Pretty Face hanno inserito in repertorio, reinterpretando alla loro ruvida maniera, anche pezzi di gruppi come Dandy Warhols, King of Leon, Charlatans, Inspiral Carpets, Kula Shaker, Black Keys, Caesars Palace, Hives e Blur, insomma, tutti gli ingredienti giusti per trasportare chi li ascolta in un’incredibile viaggio musicale spazio-temporale, un treno a tutto vapore che parte dal 1964 per arrivare dritto dritto ai nostri giorni e senza alcuna intenzione di fermarsi.
Nel 2017 i Pretty Face sono ancora in tour in giro per l’Italia per celebrare degnamente il loro ventesimo compleanno e la loro fama di party-band infiammando con i loro concerti i club della penisola. Let’s get this party started!

I Pretty Face sono:
Federico Gamberini, voce e chitarra
Stefano Crippa, basso e cori,
Filippo Troncone, organo Farfisa e cori
Carlo Jamiro Quaini, batteria e cori

TRACKLIST:

1. You make me sad
2. Your heart is made of stone
3. Out of the question
4. Outside chance
5. Come closer
6. Getting’ tired
7. One step closer to you
8. Just a waste of time
9. Take it as it comes
10. Psycho
11. I feel fine
12. Kick out the jams

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Recensioni:

Perfetto esempio di come si possa fare un gran disco di sixties garage in Intaglia (ed anche un po’ di garage revival) a voi lo stupendo nuovo album dei Pretty Face. Un’autentica esplosione di suoni garage, quelli che qui dentro tutti noi amiamo, con tappeti di Farfisa, chitarre strepitose (un po’ Chesterfield Kings, un po’ Pretty Things) Vox e batteria a tutto spiano. Una manciata di cover da urlo, per altro suonate alla grandissima (selvaggia la riproposizione di Kick Out The Jams, stilosissima e perfetta quella di Take It As It Comes dei Doors) e un lotto di canzoni proprie incisive e calibratissime. Insomma, bando ai facili entusiasmi, questo è uno dei migliori dischi garage usciti dall’Italia negli ultimi anni.

Voto 8

Mario Ruggeri – Rockerilla 11-12/09 #351

Una band rodata, in giro da un bel po’ di anni (12), ma che non ha mai ingranato fuori dal circuito dei cultori. Li rammento in un live, più di cinque anni fa, nell’hinterland milanese – la mia band dell’epoca aprì per loro in un ameno locale ricavato dentro a un ex ospedale psichiatrico, se non ricordo male. I Pretty Face erano un vero e proprio juke-box Sixties, di quelli travolgenti, che fanno ballare tutti senza pietà a suon di cover assatanate; avevano all’attivo una sola uscita discografica, una specie di tentativo di conciliarsi con alcune correnti più mainstream (un cd-ep di brani in italiano che sinceramente reputo imbarazzante… ma anche loro: ricordo nitidamente di aver parlato, quella sera, con uno dei membri della band che accennò alla cosa con una certa ironia), ma picchiavano come fabbri ed erano una goduria. Peccato che il repertorio fosse quasi esclusivamente composto da cover, cosa che mi lasciò piuttosto pensieroso: un gruppo di questa levatura, a mio modestissimo parere, aveva quasi l’obbligo morale di produrre materiale proprio e relegare le cover a qualche isolato episodio nell’economia della scaletta. Ma, ad ogni modo, dal vivo rendevano al 150%, quindi andava anche bene così.

Ora la mia strada si incrocia nuovamente con  le Faccine Carine grazie ad Area Pirata e devo dire che sono ancora bravissimi: il loro sound Sixties è fedele, ma scuro e crepuscolare come piace a me.
In poche parole: i Pretty Face spaccano davvero con il loro garage tagliente e a tinte fosche, senza concessioni né strizzatine d’occhio alla modernità, al pop o al mainstream. Un pezzo come “Your heart is made of stone”, tanto per dire, potrebbe facilmente essere scambiato per una perla dei Wimple Winch o di qualsiasi altra band oscura – ma fondamentale – di 40 anni orsono.

L’unico problema che continua ad assillarmi – scusate, ma io quando mi fisso sulle cose… – è la faccenda delle cover. Dei 12 brani contenuti in questo cd la metà esatta è costituita da brani altrui; roba ottima (Miracle Workers, Seeds, MC5, Doors, Sonics e Turtles), riproposta con palle e personalità… però cavolo: sempre di juke box si tratta. E, francamente, alla faccia della filologia e di quanto andava di moda nei Sixties in fatto di cover, io trovo una cosa del genere poco interessante e soprattutto un po’ troppo comoda – in particolare per una band che può vantare senza ombra di dubbio un tiro e delle capacità ampiamente sopra la media della concorrenza. Per cui… bravi, ma cazzo: basta con ‘ste cover!!!

PS: menzione speciale per il packaging del cd… davvero bello.

Andrea Valentini – Black Milk Freak magazine 24/09/09

Dodici anni di attività. Quasi 200 concerti. Il ruolino di marcia dei milanesi The Pretty Face come sempre guidati dai fratelli Crippa. Un’istituzione del garage rock tricolore. Finalmente al traguardo del disco “completo”, dieci anni dopo l’EP ‘Ribelle’ che veniva prodotto dal cantante degli Statuto.
Dodici pezzi equamente divisi a metà tra brani originali e cover di classici del genere. Sul fronte inediti siamo al puro travolgente sixities sound tra il flavour dell’invasione britannica e la risposta selvaggia dalle cantine americane. Su tutti ‘Gettin’ Tired’. Le sei rivisitazioni toccano classici ormai scolpiti nell’immortalità. Piace segnalare quella ‘Outside Chance’ dei Turtles , scritta all’epoca assieme al collega di etichetta Warren Zevon , che prima di diventare il fantasico cantautore che (quasi) tutti conoscono e rimpiangono, era un apprezzato musicista/autore a “pagamento”. La sua bella figura la fa anche ‘Take It As It Comes’, uno dei brani più belli dei Doors.
I Pretty Face vestono a righe orizzontali rosso-nere. Ma agli epigoni estetici International Noise Conspiracy potrebbero tranquillamente (perdonatemi la licenza poetica) pisciare in testa.

Emanuele Tamagnini – Nerds Attack! MusicaRoma Underground Webzine 09/09

[…] 65 chilometri più a nord lungo la via Emilia e siamo a Milano dove da anni operano i Pretty Face , quintetto votato al sixties-sound più caustico. Nati come formazione che si rifaceva all’estetica mod, i Pretty Face sono cambiati sino ad assumere la fisionomia di una band garage-punk che oggi guarda agli USA più che al british-beat.
Questo loro cd omonimo pubblicato da Area Pirata piacerà agli amanti del punk dei sessanta e del suo revival dei medi ottanta: 12 botte di nostalgia, 6 originali e 6 covers (tra le quali un’entusiasmante One Step Closer To You dei Miracle Workers), tanta passione e, non ultimo, un suono duro e tutt’altro che minimale. Se vi può interessare, da qualche giorno in auto non ascolto altro. Se non ve ne può fregare di meno, procuratevi Pretty Face e verificate di persona.

Luca Frazzi – Rumore 11/09 #214

 

Due anni fa hanno superato la fatidica soglia dei dieci anni di attività ed ora pubblicano questo fantastico disco di ottimo garage-rock, che proviene direttamente dagli anni ’60. Niente modernismi, niente nuove tendenze, ma solo ed esclusivamente nudo e crudo garage’n’beat sixties. Questo il marchio di fabbrica dei Pretty Face.
In questo omonimo disco sono presenti dodici brani di cui la metà sono covers, tra cui la travolgente Kick out the jams degli Mc5, della quale replicano a meraviglia lo spirito punk. Questo è l’unico brano privo di organi Farfisa e Vox, che al contrario infarciscono tutti i brani, addirittura Out of the question dei Seeds, mentre all’immortale Psycho dei Sonics regalano un arrangiamento che non sarebbe dispiaciuto ai Cramps. Getting tired è un boogie-rock’n’roll tiratissimo (proto-punk!) mentre You make me sad e Your heart is made of stone sono purissimi brani garage-beat.
Penso sia già una gran cosa che i loro brani non sfigurino affatto accanto a quelli di questi grandi nomi…Perciò se passeranno dalle vostre parti non perdeteveli, spaccano di brutto!!

Vittorio Lannutti – La Scena Webzine 13/10/09

 

Dodici anni di onorata carriera per questa band milanese di orientamento sixties garage che si è ormai ritagliata una fetta importante nel panorama nazionale.
The Pretty Face è il loro primo full-lenght, e come tutti i lavori maturati a lungo nel tempo racchiude una dimensione compositiva matura e selezionata. I nostri, per quanto mi riguarda, rappresentano infatti un ottimo crocevia tra la dimensione proto-punk alla Stooges, Sonics, MC5, e l’aspetto psichedelico che a suo tempo esplose sul grosso mercato con dischi controversi come il white album dei Beatles o “Their Satanic Majesties request” degli Stones. L’orientamento revival, tra l’altro, non smorza la grande attenzione che la band riserva alle linee melodiche (vedi, in questo senso, l’opener “You make me sad”, dal ritornello più che accattivante).

Una scaletta di 12 pezzi 12, ripartita equamente tra originali e cover di classici assoluti e variegati dei fabulous 60’s (“Out of the question” dei Seeds, “Kick out the jams” degli MC5, “One step closer to you” dei Miracle Workers, “Take it as it comes” dei Doors, “Psycho” dei Sonics e “Outside chance” dei Turtles). Grande spolvero di organo Farfisa e armonica per un disco che non può mancare nello scaffale privilegiato degli appassionati del genere.

Simone – Lamette 10/09

 

Attivi da dodici anni e fautori di un sound a cavallo tra beat e garage, i Pretty Face presentano su questo album sei brani originali e sei cover, così da riportare in studio la carica dei molti concerti tenuti nel corso di una carriera che li ha visti affiancare sulle assi del palco nomi storici quali Morlocks, Fleshtones, Troggs e Statuto, solo per citarne alcuni.

Le cover presenti offrono uno spaccato alquanto fedele di ciò che anima il dna della formazione e chiamano in causa Doors, Seeds, Sonics, MC5, Miracle Workers e Turtles, nomi che danno bene la misura di un sound ibrido al cui interno convive la matrice beat con l’amore per la distorsione e l’energia del proto-punk. La scelta dei suoni e la registrazione volutamente retrò aiutano a calare l’ascoltatore in un universo distante fatto di musica ancora totalmente in mano all’uomo, avulsa da ogni intrusione tecnologica e capace di trasmettere l’energia e il sudore di chi si accanisce sugli strumenti con foga tipicamente live. In questo modo, l’alternarsi di originali e cover non crea una soluzione di continuità ma offre l’immagine di una formazione completamente calata nel proprio ruolo e padrona di un linguaggio tanto distante nel tempo quanto vicino nell’attitudine: i Pretty Face non scimmiottano ma riportano in vita con la giusta “street credibility” e il piglio tipico di chi suona con passione, incurante delle mode del momento e degli enormi cambiamenti in atto. Inutile specificare come ogni pretesa di innovazione o progressione sia qui assente, schiacciata dal suono di organi e armoniche, chitarre sferraglianti e giri inconfutabilmente Sixties, ciò che conta è la capacità di non suonare come una semplice tribute band, fattore cui contribuisce non poco l’energia mutuata dalla componente più rock’n’roll dei Pretty Face, vera e propria adrenalina iniettata nel songwriting.
A chiudere il cerchio, non si possono tacere il ficcante artwork e l’originale packaging, altri elementi a favore per un disco di genere con la classica marcia in più.

Michele Giorgi – Audiodrome 10/09

[…] Cominciamo con un gruppo milanese dal nome interessante, The Pretty Face (www.areapirata. Com) che già di per sé costituisce un manifesto programmatico e che si presenta con un disco dall’intrigante package in stile sixty.
I Pretty Face sono una delle più longeve garage-band italiane, nati nel 1997, sembrano provenire dall’era Nuggets; pertanto sii sprecano gli organi Farfisa e Vox e le chitarre vintage con l’uso di Fuzzbox. Le loro fonti di ispirazione sono Troggs, Fleshtones, Kinks, ed ovviamente, Pretty Things e Small Faces. Il disco si snoda piacevole, ben suonato sia con brani autografi che con pregevoli cover che arrivano perfino ai Doors e ai mitici MC5 di cui riprendono l’imprescindibile Kick Out the Jams.

Andrea Treviani – Buscadero 01/10 #319

Prima di questo CD, in una dozzina d’anni d’attività i Pretty Face hanno realizzato un solo EP ufficiale (poco indicativo tra l’altro, con cui tentarono la carta dello sfondamento pop). Il quintetto milanese d’altronde assomiglia più a una band da party che da disco, e tale supporto serve loro più come presentazione che altro.
Sei le cover qui presenti (gettonatissime, tratte da Seeds, Turtels, Miracle Workers, Doors, Sonics, MC5) e altrettanti brani autografi che non sfigurano (anzi, si amalgamano degnamente) nel confronto con gli archetipi.
Sono una scarica garage-beat animata dal Farfisa (e a volte dall’armonica) e non priva di penetranti fragranze psichedeliche (Come Closer), dove la padronanza stilistica cede a prestazioni incondizionatamente su di giri. Quando si dice un gruppo che suona per passione.

Voto 7

Fabio Polvani – Blow Up #138 – 11/09

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