The Sick Rose Shaking Street + The Double Shot Ep

Cd digipack
Aprile 2011
Tiratura Cd: 600 copie

Formato: Tag
Etichetta: Area Pirata

10.00

Esaurito

The Sick Rose Shaking Street + The Double Shot Ep

(Finally released on Cd an italian garage cult band from the 80s!
That’s their 2nd album for this great combo from Turin.
Along with that a double 7″ released two years before and called ‘Double Shot’ and two unreleased songs!)

Finalmente in Cd un classico del Garage italiano e non solo!
Si tratta del secondo album della band torinese.
Ad accompagnarlo c’è anche il secondo doppio singolo uscito un paio di anni prima, ‘Double Shot’ e due bonus track finora inedite!
Ma ascoltiamo la presentazione di questo Cd direttamente dalle parole di Roberto Calabrò…
Il CD che tenete in mano rappresenta un pezzo di storia dell’underground italiano.

I suoi solchi
digitali racchiudono Shaking Street, il secondo album della più devastante garage band che l’Italia
abbia mai avuto: i Sick Rose.

Quando questo LP uscì nell’ormai lontano 1989, per l’Electric Eye di
Claudio Sorge, il panorama rock italiano e internazionale si stava evolvendo rapidamente.
Dagli
Stati Uniti spirava forte il vento di un “rock’n’roll sound” più duro e urticante che, nel volgere di
qualche stagione, si sarebbe trasformato in quello che tutti noi conosciamo oggi come grunge.
Anche i Sick Rose si stavano spostando verso un suono più chitarristico, che abbandonava
parzialmente il garage-punk screziato di folk e psichedelia degli esordi (il leggendario sette pollici
Get Along Girl! e l’epocale debut-album Faces) per avvicinarsi al classico rock’n’roll americano di
gruppi come MC5, Real Kids e Flamin’ Groovies.
A concorrere al cambio di stile, oltre alla naturale
evoluzione del gruppo, fu un avvicendamento nella line-up con l’abbandono dell’organista Rinaldo
Doro e l’ingresso del secondo chitarrista Jacopo Arrobio, già da tempo roadie della band.
Con la nuova formazione – Luca Re (voce), Diego Mese e Jacopo Arrobio (chitarre), Maurizio
Campisi (basso) e Dante Garimanno (batteria) – i Sick Rose diedero vita a Shaking Street.

Un
album esplosivo, perfettamente calibrato tra una serie di brani autografi grintosi e d’impatto (Little
Girlie Pearl, She’s Got, Like The Other Kids, A Kiss Is Not Enough) e una triade di cover perfette:
la title-track “rubata” agli MC5, Raining Teardrops dell’oscura Sixties band australiana Sir
Barrington Power Pack e Up Is Up dei bostoniani Real Kids.

Due anni prima i Sick Rose avevano
pubblicato, sempre per l’Electric Eye, un doppio sette pollici che trovate adesso per la prima volta
su CD.
“Doppio colpo, due dischi: da qui il titolo di Double Shot”, ricorda oggi Luca Re. Quattro
brani equamente divisi tra originali e cover: un episodio dal robusto guitar sound (It’s Hard), una
strepitosa sintesi di garage e Hammond beat (When The Sun Refuses To Shine) e due vibranti
remake, di Nothin’ degli Ugly Ducklings e di My Time dei texani Golden Dawn.
E per finire due
bonus track inedite, due demo registrati nel 1989 su un quattro piste: un’intrigante versione di
Shaking Street con le chitarre acustiche e una cover di Yesterday Numbers dei Flamin’ Groovies, in
quel periodo uno degli spiriti guida della formazione torinese.
La seconda fase della straordinaria
avventura artistica dei Sick Rose è interamente racchiusa qui.
Adesso non vi resta che accendere lo
stereo e suonare queste canzoni al massimo volume!

Roberto Calabrò
(autore di Eighties Colours. Garage, beat e psichedelia nell’Italia degli anni Ottanta,Coniglio
Editore)

TRACK LISTENING:

1. Little Girlie Pearl
2. Like The Other Kids
3. Shaking Street
4. She’s Got
5. Raining Teardrops
6. A Kiss Is Not Enough
7. Don’t Keep Me Out
8. Little Sister
9. Up Is Up
10. Teenage Nightdrive
(taken from ‘Shaking Street’ Lp)

11. It’s Hard
12. Nothing
13. My Time
14. When The Sun Refuses To Shine
(taken from ‘the Double Shot’ Ep)

15. Shaking Street
16. Yesterday Numbers
(Bonus tracks: recorded on a four track machine
down in the basement February 1989)

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Recensioni:

I Sick Rose non sono solo la band di Faces . Certo, è con quel disco che si sono imposti come una delle migliori garage-band mondiali nei mid-eighties, ma hanno fatto anche molto altro. Per esempio, un secondo album sottovalutato come Shaking Street . Era il 1988, il sixties-revival cominciava a perdere colpi e sfumare verso una fase più hard e i Sick Rose erano calati in quel contesto in mutamento.
Shaking Street
è lo specchio del cambiamento in atto: contiene brani che non avrebbero sfigurato su Faces come Little Girlie Pearl e She’s Got , ma con arrangiamenti più robusti. E contiene, non a caso, una cover (bellissima) di Shaking Street degli MC5. Più rock’n’roll e meno sixties, ma con un equilibrio che fa del disco un’opera da rivalutare appieno, partendo magari dalla traccia numero 8, Little Sister , uno dei brani migliori mai composti dai Sick Rose.
In questa bella ristampa targata Area Pirata sono presenti anche i quattro brani del doppio singolo dell’87 Double Shot , più garagistici, e due inediti tra i quali una cover di Yesterday Numbers dei Flamin’ Groovies: la quadratura del cerchio.
Un disco da riscoprire.

Luca Frazzi – Rumore 06/11 #233

 

Seconda metà degli anni Ottanta; per la precisione 1987 e 1989. I Sick Rose pubblicano rispettivamente il doppio 7′ The Double Shot ep e l’album Shaking Street (entrambi per Electric Eye)… e ora, finalmente, dopo più di 20 anni, qualche anima pia si prende la briga di sbattere il tutto su un cd, per il godimento di chi non c’era e di chi, come il sottoscritto, all’epoca si fece sfuggire i vinili per scarsa lungimiranza o altro.

Come spiegano magistralmente le liner notes a cura di Roberto Calabrò (e chi meglio di lui poteva scriverle, dopo la monumentale opera sulla scena neo-Sixties italiana, Eighties Colours?), questi due lavori fotografano un momento di transizione per i Sick Rose, che da band di filologico garage Sixties tinto di folk rock si stanno trasformando in una macchina da guerra che macina proto-punk e rock’n’roll, sotto la protezione di numi tutelari come MC5 (di cui coverizzano “Shakin’ Street”, presente nel cd in ben due versioni, e con una g aggiunta, così che diventa “Shaking Street”) e Flamin’ Groovies. Un’evoluzione che troverà la sua forma definitiva o quasi col successivo Floating e che significa, utilizzando una semplificazione da verduraio iconoclasta, meno-organo-e-più-chitarre-per-la-madonna!
Detto questo, è comunque innegabile che entrambe i dischi piaceranno incondizionatamente a chiunque ami anche il garage più tradizionale, visto che ce n’è molto (e di quello sopraffino) in queste 16 tracce. Personalmente promuovo in blocco tutto Shaking Street, album veramente da paura, con quel gusto piccantino e agrodolce che segnava il declino degli Ottanta e che solo alcuni gruppi italiani, a mio parere, hanno saputo cogliere; il doppio 7′ è sicuramente buono, ma un po’ meno incisivo. Mi affascina di più l’outtake di “Shaking Street” in versione acustica incisa nel 1989: brividi evocativi a go-go.

Questo è un pezzo della storia del garage rock europeo. Un pezzo importante e imperdibile. A voi la scelta: restare nel medioevo o scegliere il rock’n’roll.

Andrea Valentini – Black Milk Freak magazine 04/11

The Sick Rose : qui non stiamo parlando di una qualunque garage band italiana: stiamo parlando della migliore, e contemporaneamente della più nota. A pari merito solo con i Not Moving (che però hanno tutt’altro approccio) nella mia classifica personale, i torinesi hanno fatto la storia senza se e senza ma. Shaking Street , che prende il nome da una canzone degli MC5 che dovreste conoscere benissimo da un disco che dovreste conoscere altrettanto bene, è il secondo album dei nostri, uscito originariamente nell’ormai lontano 1989 per l’Electric Eye di Claudio Sorge. Tecnicamente, rappresentò un crocevia in cui, complice un cambio di line-up, la Rosa passò da un sound di matrice psichedelica a un più ruvido garage’n’roll di ispirazione americana, a base di chitarre distorte, armonica, aura decadente di Iggy e “Sonic” Smith. Qui lo trovate riproposto integralmente dai master del vinile originale in digipack, con tanto di bonus.

Una tracklist di 16 pezzi, che include “Shaking Street”, il doppio 7″ “Double shot” (1987, quattro facciate equamente divise tra originali e cover), e due inediti registrati in casa con un quattro piste, cioè una rough version del suddetto classico degli MC5 e una cover di “Yesterday numbers” dei Flamin’ Groovies.

Inutile dire che siamo sull’imperdibile assoluto per la vostra discografia casalinga, e che avete anche culo a non dover cercare più di strappare questo materiale fantastico a qualche antiquario sciacallo. Ringraziate Area Pirata, ringraziate i Sick Rose.

Simone – Lamette 04/11

 

Come ben descritto dal combattivo Riccardino Fuffolo recensendo Eighties Colours di Roberto Calabrò , i torinesi Sick Rose furono una delle migliori formazioni (per chi scrive, la migliore) dell’ondata garage revival che negli anni ottanta investì (in maniera marginale, ovvio) la nostra italietta rocchenrolle.
Le 5 stelle si devono non solo all’oggettivo valore artistico del disco in questione, ma anche all’operazione di recupero attuata da Area Pirata: nel cd infatti, oltre che al secondo album (ormai introvabile, chi possiede i vinili originali Electric Eye mi sa che possiede un piccolo tesoro) viene raccolto anche “The Double Shot”, EP di 4 brani uscito due anni prima (1987) sempre su EE.
Di che stiamo parlando? Ma di garage rock cazzuto , ovviamente. A differenza del debutto “Faces”, più orientato verso sonorità folk e psichedeliche, “Shaking Street” pesta duro, rifacendosi al sound grezzo di guitar bands come i Real Kids (di cui riprendono la trascinante “Up Is Up”, sentite da dove vengono i Ramones), i soliti MC5, i Flaming Groovies. Una band quindi colta nel suo momento di transizione, dove la fusione tra garage sixties più ovattato e psych e suoni più ruvidi viene comunque magistralmente amalgamata: pochi esempi su tutti, “Little Girl Pearl” e “She’s Got”, due autentiche bombe molotov che bruciano ancora parecchi culi ancora oggi, o il piano selvatico dell’incalzante “Like The Other Kids”.

Che altro aggiungere: compratevi sto disco, giovani e vecchi. Qui c’è un bel pezzo di storia dell’underground italiano.
Voto 5/5
Denis Prinzio – StayPunk Webzine 04/11

“I Sick Rose hanno iniziato in una Torino dominata dalla new wave. Non abbiamo quindi cominciato sull’onda di una scena cittadina, al contrario ci sentivamo isolati e osteggiati dalla stessa con la nostra passione per il garage anni ’60, ma poi abbiamo scoperto che a Torino come in altre città italiane stavano pian piano nascendo altre band simili alla nostra e questo ci ha fatto capire che non eravamo soli”.
Così parlava qualche anno fa Luca Re (voce e leader della band) nell’intervista pubblicata nella Guida Discografica Garage Rock (A.Bonini/E.Tamagnini). Oggi i Sick Rose vengono giustamente rispolverati e omaggiati con la ristampa in CD del loro secondo album del 1989 a cui viene aggiunto il doppio 7′ che veniva pubblicato un paio di anni prima sempre via Electric Eye. ‘Shaking Street’ segnava per i torinesi un lento ma evidente cambio di sound sorretto dalla maggior presenza di chitarre rispetto al debutto garage psych dalle tinte flower che li aveva lanciati nell’underground del periodo. Tre cover presenti nell’album (MC5, Real Kids e Sir Barrington Power Pack), una tra le bonus track (Flamin’ Groovies) e due nell’EP (Ugly Ducklings e Golden Dawn). Impossibile non revivalizzarsi. Impossibile.

Voto 4/5
Emanuele Tamagnini – Nerds Attack! MusicaRoma Underground Webzine 05/11

 

Un bell’applauso se lo meritano I ragazzi di Area Pirata, ristampare un pezzo di storia come questo, oggi, ha un valore inestimabile. Mi ricordo benissimo dei Sick Rose che esplodevano letteralmente per Electric Eye etichetta di Claudio Sorge, era la fine degli anni ’80, il loro garage era ed è tutt’oggi, a oltre venti anni di distanza, impareggiabile! Dentro questo CD troverete il loro disco Shaking Street e anche The Double Shot ep , dischino introvabile fatto due anni prima di SS. Quando, dopo anni ho risentito Like the Other Kids un brivido mi ha assalito, bellissima! Per non parlare poi della title track, di Don’t Keep me Out e Up is Up …. Che dire, emozionante, soprattutto per chi ha vissuto quel momento, per le giovani generazioni il consiglio è di dargli un’ascoltata, se la meritano davvero! Un suono fra Real Kids, MC5 e chi ne ha ne metta, io ci trovo molto anche i Gravedigger V. L’ep è ancora più grezzo e si lascia apprezzare per la genuinità, Nothing è spettacolare ma anche My Time non scherza. Le bonus track sono ancora Shaking Street … da urlo! La conclusiva Yesterday Numbers … che altro dire, da prendere assolutamente e soprattutto, oltre che grazie a Sick Rose grazie ancora ai ragazzi di Area Pirata per questa perla.

Stefano Ballini – Trippa Shake Webzine 05/11

Dopo tante ristampe, molto spesso inutili, finalmente un disco che gli appassionati del garage-punk aspettavano da tempo, si tratta di “Shakin street” dei torinesi Sick rose. Nella ristampa ci sono in più l’ Ep “Double shot” ed un’altra manciata di brani.
Tuttavia, la cosa più eccitante è che questo disco segna la svolta maggiormente chitarristica del gruppo, dato che prima di registrare “Shaking street” andò via l’organista Rinaldo Doro , che fu rimpiazzato dal secondo chitarrista Jacopo Arrobio , già da tempo roadie della band.
A quel punto il gruppo aveva la classica formazione rock con due chitarre, il basso, la batteria e la voce. Con una chitarra in più dunque il gruppo espresse di più la sua vena garage-punk con brani affilati e particolarmente aggressivi, come il punk sparato di “Little Girlie Pearl” e “She’s Got”, piena di schegge chitarristiche o il rock blues di “A Kiss Is Not Enough”. A completare l’opera anche alcune cover, tra le quali la title-track degli MC5 , ma nella quale si sente forte l’influenza di Steve Wynn e soci, e la frenetica e vibrante “Up Is Up” dei bostoniani Real Kids . Era il 1989, eppure sembra passato un secolo, ma il furore di queste canzoni è ancora molto vivo.

Vittorio Lanutti – RockOn.It Webzine 05/11

 

Certo, quando si dà un’etichetta a qualcosa, si finisce spesso con l’essere riduttivi: come si può, ragionando per assurdo, definire semplicemente new wave i Talking Heads? Ma è altrettanto vero che alcune band rientrano bene in determinate definizioni: è il caso dei torinesi The Sick Rose (nome tratto da una poesia di Willam Blake), ai quali quella di garage rock calza a pennello.
Le assocazioni d pensiero vanno spontaneamente corrono verso immagini come quelle di una rimessa in cui provare, di amici che s’incontrano per suonare, qualche birra, perché no?, e dell’assenza di sterili velleità artistico-intellettualoidi. Scevro da ogni sperimentalismo, questo disco che unisce il secondo album della band (1989) a un doppio singolo (1987) e due bonus track, saltava a piè pari le sonorità farlocche degli anni Ottanta, per riallacciarsi all’età aurea del rock, anticipando così l’attuale ricorso storico, artificiale e manieristico, che stiamo vivendo. Il pianismo di “Like The Other Kids” o “Little Sister” non ricorda forse quello di Jerry Lee Lewis? Attenzione però: non si tratta di copiaticcio, ma di citazionismo intelligente. Il gruppo gioca a carte scoperte, rivelando i suoi modelli più influenti da subito, attraverso una triade di cover: la title-track dagli MC5, “Raining Teardrops” dai Barrington Davis Powerpact e “Up Is Up” dai Taxi Boys. Valida anche la parte strumentale: buoni i cambi, i riff retrò e gli assoli mai fini a loro stessi. Aggiungere una mezza stella tutta guadagnata!

Marco Luchi – Audiodrome 05/11

 

Prosegue la riscoperta di quegli “eighties colours” che venticinque anni fa diedero una bella riverniciata alle pareti scrostate delle nostre cantine. Non più revival creativo capace di farsi genuina tendenza underground, quanto piuttosto un doveroso rimettere in circolazione a beneficio delle nuove leve alcuni testi sacri, lasciati finora a languire sugli scaffali e nei ricordi della vecchia guardia. Shaking Street, secondo album dei Sick Rose, è uno di questi. L’album uscì proprio in chiusura di decennio (primavera ’89), comunque in tempo per essere considerato del r’n’r italiano di quel periodo. Un lavoro in grado di giocarsela alla pari con gente che invece che da Torino (o più precisamente Sant’Antonino di Susa) arriva da New York, Los Angeles, Londra, Seattle.
Più varie e articolate di quelle del predecessore Faces (ristampato nel 2008 dalla Teen Sound), per altro già esso caposaldo del garage punk europeo fedele alla linea, le canzoni di Shaking Street si muovono stilisticamdente in quella meravigliosa terra di confine tra i Sixties e il ’77, abitata da pessimi soggetti quali MC5 (omaggiati in modo impeccabile con la title track), Real Kids (riletti pure loro, con Up is Up), Stooges, Flamin’ Groovies, New York Dolls, Dictators. Ne giovano l’interpretazione vocale del cantante Luca Re, più ricca di sfumature che nell’esordio, e il dinamismo dell’impasto sonoro, nel quale al posto dei Farfisa d’ordinanza spunta qui e là un piano anni ’50. Tra i vertici del disco, da citare le favolose Little Sister e Like The Other Kids, il ballatone alla Animals Don’t Keep Me Out, la dura Teenage Nightdrive. Chissà se i sixties-fan integralisti che ventidue anni fa malignarono su questo piccolo capolavoro r’n’r si sono nel frattempo ravveduti. Casomai non avessero cambiato idea, possono consolarsi con i quattro brani di Double Shot (uscito nel’87 nel raro formato di doppio 45 giri), allineato su coordinate garage con due originali in stile “texano” e due cover da cultori (My Time dei Golden Dawn e Nothin’ degli Ugly Ducklings). Completano la ristampa, infine, una verisone alternativa di Shaking Street e Yesterday Numbers dei Flamin’ Groovies. Imperdibile.

Carlo Bordone – Mucchio Selvaggio #683 06/11

Era solo questione di tempo. E di tempo ne era trascorso tanto: ventidue anni. Più di quelli che dividevano la nascita dei Sick Rose dai loro padri putativi. Esiste dunque un’intera generazione che ha frequentato le fiere del disco e i siti per collezionisti cercando di recuperare il tempo che non fu loro concesso. Una intera generazione cui però il destino sta offrendo la possibilità di recuperare le pepite della seconda corsa all’oro della garage music, quella degli anni Ottanta. Miniere ricche un po’ ovunque, anche qui in Italia, dove il filone aurifero scorreva proprio sotto il letto del Po, a Torino. Qui, all’ombra della Mole, nascevano i Sick Rose, dapprima fanatici teenager invaghiti del sound acido e compresso del Texas Punk e poi diventati capaci linotipisti di ogni carattere rock’n’roll più autentico, in grado di spostare con abilità le assi di lavoro per potersi muovere con agio su intelaiature power pop, Motor City sound, proto-hard e raffinando le iniziali influenze sixties-punk che tuttavia torneranno a far capolino più e più volte durante tutta la loro storia. Dopo le allucinazioni texane di “Get Along Girl!” e “Faces” dunque i Sick Rose cominciano ad allargare gradatamente le maglie del loro suono.

Il primo passo è il doppio 7″ “Double Shot”, uscito nel 1987 per la Electic Eye, che se da un lato ribadisce l’amore della band per le teen band dei sixties (in questo caso sono due cover di Golden Dawn e Ugly Ducklings ad avvalorare il concetto), dall’altro traccia una via un po’ più personale di rielaborazione attraverso il beat saltellante e colorato di Hammond di When the sun refuses to shine (che verrà successivamente rielaborata col supporto di Beppe Crovella sull’album “Floating”, NdLYS) e l’audace impennata di It s hard dove l’elemento Farfisa che ha caratterizzato, assieme all’uso pesante del fuzz, la prima fase del gruppo comincia a stemperarsi, mascherandosi dietro l’assalto delle chitarre. Il cambio di rotta avviene con il secondo album, con l’innesto di un secondo chitarrista a sottolineare la scelta di voler impennare il proprio guitar sound allontanandosi da scelte estetiche troppo vincolanti. Lo scatto di copertina rivela già la mutazione in atto: l’immagine del gruppo è adesso meno rigidamente vincolata dall’iconografia teen-punk delle copertine dei primi dischi, una alterazione confermata sul piano artistico dalle dieci tracce di “Shaking Street”, un fulminante concentrato di Saints, Flamin’ Groovies, MC 5, Droogs, Real Kids che, malgrado negli anni seguenti venga poi considerato da Luca Re come un disco di transizione verso l’approdo hard di “Renaissance”, ridimensionandone la portata storica, rimane una diapositiva sconcertante dell’abilità inattesa mostrata dal quintetto piemontese nel tenere le redini di un suono che ha geneticamente fagocitato la spirale proteica del rock’n’roll classico e ne ha assorbito le sue caratteristiche strutturali.

Un documento che certifica la stagione di muta che sta caratterizzando la scena neogarage storica mondiale, di cui i Sick Rose fanno parte a pieno titolo ma che non è ancora del tutto stata accettata dal vecchio pubblico, tanto che “Shaking Street” registrerà una flessione delle vendite incrementando invece il numero dei concerti, prima limitati dalle attività lavorative di Rinaldo Doro che non permettevano assenze prolungate per affrontare il calendario dei concerti. Ed è qui, sul palco, che i Sick Rose fanno crollare le diffidenze residue con uno spettacolo appassionato, dove i nuovi pezzi hanno modo di scuotere la platea e di esplodere senza le limitazioni che in fase di missaggio penalizzeranno la carica di molte canzoni. Little Girlie Pearl, Like the other kids, She’s got, A kiss is not enough, Little Sister, Teenage Nightdrive, alternate alle cover di Up is Up, Shaking Street, Raining Teardrops e a un lentaccio torbido come Don’t keep me out (che urbanizza e aggiorna il linguaggio degli Animals) diventano per un po’ il nuovo alfabetiere del rock’n’roll costruito in Italia su progetto americano. La ristampa Area Pirata arricchisce la scaletta di “Double Shot” e “Shaking Street” con un paio di inediti risalenti a quel periodo: una versione acustica del classico degli MC5 molto vicina alla versione di “Babes in arms” e una cover di Yesterdays Numbers da quel “Teenage Head” che proprio allora gira ininterrottamente sui piatti di Diego Mese e Luca Re. Non so a quale generazione apparteniate, ma se non avete ancora sostituito tutta la vostra riserva di testosterone con quella della somatostatina, finirete in un modo o nell’altro appiccicati qui dentro.

Lys Di Mauro – Distorsioni Web Magazine di Rock 05/05/11

 

Quello dei Sick Rose è stato uno dei nomi piu gettonati dell’ondata neopsichedelica italiana degli anni
’80. Nonostante ciò fino ad oggi non sono mai stati coperti in fase di ristampa. Un sentito ringraziamento quindi va anticipatamente ai tipi di
Area Pirata che sono riusciti a mettere insieme un CD con il secondo LP del gruppo torinese (più un precedente EP e un paio di bonus tracks)
e anche a Roberto Calabrò che fa solo le presentazioni nel booklet ma che con il suo tomo “Eighties Colours” ha aperto
una breccia su questa stagione del rock underground tricolore.
“Shaking Street” esce nel 1989 per la Electric Eye di Claudio Sorge. Chi già li conosce, nota che i Sick
Rose stanno cambiando pelle, dove al posto delle acide influenze texane si sta radicando una predisposizione per il powerpop e per
un rock’n’roll piu robusto e spericolato. Qualcosa si comprende anche dando un’occhiata al line-up dove il tastierista viene sostituito
da un secondo chitarrista (anche se poi un piano killer per esempio viaggia ancora dalle parti di Like The Other Kids e Little Sister ).
Le spinte garage punk tuttavia non mancano a partire dall’iniziale Little Girlie Pearl , in She’s Got o in una micidiale A Kiss Is Not
Enough, fino a macerare nei tormenti di Don’t Keep Me Out . La scelta delle cover comunque sia dà un po’ il polso della situazione: gli
MC5 della title-track, i Real Kids di Up Is Up , a cui possiamo aggiungere i Flamin’ Groovies presenti nel bonus ( Yesterday Numbers ). II
finale proto-hard di Teenage Nightdrive infine chiarisce certe sensazioni e apre nuovi scenari per la band ma fotografa anche il momenta storico, con il sound garage sempre meno legato a una visione sixties ortodossa (anche esteticamente) e sempre piu proteso
a un suono potente e sporco riconosciutosi nell’accezione grunge.
II “Double Shot EP” fu pubblicato due anni prima, sempre sotto la solita label, sottoforma di doppio 7″. II processo qui è avvertibile in
una fase embrionale nei riff di It’s Hard, prima di buttarsi a capofitto nell’omaggio al sixties-punk con le cover di Nothing dei canadesi
Ugly Ducklings e di My Time dei texani Golden Dawn. Chi già li ha conosciuti, I’opinione che si è fatto dei Sick Rose varia a partire del
periodo preso in considerazione: quelli dei periodo “Shaking Street” vennero considerati dei Sick Rose un po’ di transizione. Oggi
magari li potremmo valutare come i migliori.

Fabio Polvani – Blow Up #157 06/2011

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