(The Trip Takers are an Italian band suspended in the limbo between the conservatism of vintage sounds and the genuine and sincere “revivalism”. The result is a sound that is clearly recognizable from the point of view of conceptual influences but vividly peculiar at the same time.
Here’s their debut album!!)IL PROGETTO….
Il progetto “The Trip Takers” parte dalle basi lasciate a metà dei ’60 dalle band freakbeat e garage anglofone, per incorporare atmosfere psichedeliche che espandono il suono, rendendolo coinvolgente, grazie a strumenti vintage in prima linea. Le apparecchiature utilizzate e una tecnica di registrazione volutamente lontana dal digitale, ma più incline agli effetti prodotti dall’analogico, danno vita ad un sound che, seppur fresco ed immediato, è lontano dalle produzioni contemporanee per creare atmosfere incredibilmente autentiche. Questa creatura è plasmata da personalità e influenze a volte eterogenee tra loro, che si mescolano bene con la comune volontà di uscire dall’attuale suono canonico. Il tentativo è quello di conservare romanticamente un approccio stilistico retrò, volutamente in modo semplice e genuino.
PRIMI DISCHI….
Il primo disco in vinile Extended-Play intitolato “The Trip Takers” è stato pubblicato da “Area Pirata Records” nell’ottobre del 2017 ed è stato accolto favorevolmente da fans e dalla stampa specializzata; nella stessa fase ci sono stati una serie di concerti dal vivo in Italia e Germania.
Il 3 aprile 2018 esce poi il singolo “Jumper Blues” (Side b: Another One) e due settimane dopo la band viene invitata a suonare al prestigioso “The Cavern Club”, Liverpool, nell’ambito del “International Pop Overthrow Festival”; tale significativa partecipazione sarà l’inizio di una serie di appuntamenti live in Germania, Francia, Danimarca e Lussemburgo per il primo Tour Europeo. Nello stesso tour la band è entrata nei “Voodoo Bug Studios” di Copenhagen per la registrazione di nuovi brani che usciranno l’anno successivo.
ORA…
Sulla via del ritorno a casa hanno organizzato un evento psichedelico chiamato “Garage Invasion vol.1” con altri importanti DJ appartenenti alla scena europea 60s. Gli ultimi due mesi del 2018 sono stati quindi il periodo del nuovo singolo digitale “All I want” e del successivo tour iberico con la partecipazione al “Purple Weekend”, uno dei più importanti eventi di garage/beat in Europa.
Nel gennaio 2019, alla Rec on Black Studio, hanno registrato gli ultimi brani del primo LP “Don’t back out now” in uscita ad aprile, quindi il gruppo sarà coinvolto in un nuovo tour europeo per promuovere il nuovo album, tra cui headliner al prestigioso Garage Ville Festival di Amburgo.
The Trip Takers are : Manuel Rotella Lead vocal, guitar, blues harp
Carmelo Gazze Bass guitar, organ, vocals – Morgan Maugeri Guitar, vocals
Simone Di Blasi Organ, drums, vocals – Giuseppe Mangano Drums, percussions, bass guitar
Produced by Giuseppe Mangano, The Trip Takers.
Side A #4 #5 / Side B #2 #3 #4 #5 Recorded at Voodoo Bug Studio in Copenaghen by David Ciccia & David Peter Jorgensen. Side A #1 #2 #3 / Side B #1 Recorded at Ludnica Studio in S. Teresa di Riva (Sicily) by Ottavio Leo. Mixing & Mastering at Ludnica Studio by Ottavio Leo – All songs are composed & arranged by The Trip Takers
Side A #1 “Don’t back out now” lyrics by Bastian Trager.
Cover & Graphic art by Leire Urbeltz. Pic by Francesco Algeri
TRACKLIST
SIDE A
1. Let Me Sail – 2.12
2. Shake Appeal – 2.54
3. Don’t back out now – 2.09
4. All I want – 3.30
5. Gamblin’ gal – 3.38
Tot. 13.43
SIDE B
1. The Knight & The Hag – 3.07
2. Misty Shore – 2.50
3. Another One – 2.27
4. Why Don’t You Come Home? – 3.08
5. Wonder For A Way – 4.51
Tot. 15.43
” I Trip Takers sono una band italiana sospesa nel limbo tra il conservatorismo dei suoni vintage e il genuino e sincero “revivalismo”. Il risultato è un suono chiaramente riconoscibile dal punto di vista delle influenze concettuali, ma allo stesso tempo vividamente peculiare”.
Ecco nuovamente i Trip Takers infilare il loro filtro di Earl Grey nella teiera della musica degli anni Sessanta.
Che la formazione messinese rappresenti attualmente l’eccellenza della scena neo-sixties italiana credo di essere stato, se non il primo, fra i primi a sostenerlo, Don’t Back Out Now, l’atteso full-length, era dunque per il sottoscritto disco dalle grandi aspettative.
Azzeccata in questo senso la data di uscita, coincidente col primo scorcio di una primavera che fa capolino proprio tra le infiorescenze di questo lavoro in cui la band appare sovraesposta in maniera consapevole ad un abbacinante groviglio di colori germogliati dall’innesto tra folk-rock e freakbeat e assimilabile a certi arbusti degli orti botanici di vivai come 13 O’Clock o State Records.
L’impasto sonoro è stavolta ricchissimo, sofisticato, complesso e si discosta parzialmente dalle autunnali fronde byrdsiane del primo lavoro spostando l’asse del gruppo verso una rotta psichedelica definitivamente più marcata. I suoni allestiti dalla band messinese hanno stavolta un’andatura volutamente ovalizzata e leggermente fuori fase, creando una sorta di straniante effetto sonoro optical di grande suggestione. Don’t Back Out Now ci dà la percezione, anche un po’ amara, che i Trip Takers abbiano lasciato l’artigianato folk-punk per diventare pregiatissimi maestri di alta sartoria psichedelica.
Lys Di Mauro 28/04/2019
Di tante cose (buone) che si possono dire dei Trip Takers una di queste è quella che non appartengono a questo mondo e sopratutto a questo tempo.
La band messinese infatti non si rifà ai sixties ma lo è intrinsecamente, vive sospesa in una bolla temporale fatta di colori intensi e di sogni lisergici. Basta vederli nella foto di copertina di questo loro disco – copertina per’altro bellissima – per capire che non ci fanno per niente, loro sono quello che vedete, degli alieni catapultati per caso in questi anni bui con il compito, brillantemente assolto, di accendere luci nei cuori e nelle menti di chi li ascolta.
Per dare corpo a questo nobile intento i nostri pubblicano questa loro prima fatica sulla lunga distanza, dieci canzoni ammalianti, che non solo testimoniano un cammino di miglioramento davvero impetuoso, e si tenga conto che la base di partenza era già di per sé assai notevole, ma che sono altresì in grado di catapultare chi avrà la fortuna di poterle e volerle assimilare in una dimensione nella quale è dolce quanto facile perdersi.
La scaletta è aperta da Let Me Sail un pezzo che mi ha ricordato band che hanno segnato la mia crescita musicale quali Plan 9, Plasticland e sopratutto gli eccelsi Steppes; proseguendo si ha la buona sorte di imbattersi in All I Want dove si odono echi dei Seeds meno anfetaminici e più riflessivi, The Knight & The Hag brano che non avrebbe sfigurato nel repertorio dei Pink Floyd barrettiani di The Piper at the Gates of Dawn e Why Don’t You Come Home? canzone nella quale la band dimostra quanto sappia maneggiare la materia sixties ponendosi nella scia – ultra virtuosa – dei Dukes of Straotsphear di 25 O’Clock, si badi stiamo parlando degli Xtc che si danno alla psychedelia.
Una menzione particolare va a Misty Shore, il mio pezzo preferito dell’intera raccolta, come faccio spesso non vi motiverò il perché della mia predilezione certo che vorrete far vostro questo album e scoprirne da soli il motivo, magari trovandovi in fiero disaccordo con me. Volendo fare un complimento grande ai Trip Takers potrei dire che a tratti possono sembrare gli Optic Nerve italiani o la “risposta” tricolore agli Embrooks o i prosecutori della scuola virtuosa di band come Others o 99th Floor ma forse sarebbe un po’ come sminuire una proposta tanto pregevole di per sé da non aver bisogno di paragoni.
Sdraiatevi sul divano mettete sul piatto questo disco, chiudete gli occhi e godetene appieno, di canzoni così, nel 2019, ne sanno scrivere davvero in pochi.
Luca Calcagno – InYourEyes ‘zine 06/05/2019
Un ep e un 45 precedono l’esordio della coloratissima band siciliana. Dieci brani che ci riportano nelle atmosfere floreali della seconda metà dei 60’s tra freakbeat psichedelico e sguardi a Love, Byrds, Beatles, tra i tanti. Il sound è vintage e crudo ma assume contorni decisamente attuali e moderni. Una piccola gemma lisergica che sarà più che apprezzata dai cultori del genere.
Antonio Bacciocchi – RadioCOOP 06/05/2019
Se domandassero da che anno arrivano i Trip Takers, direste il 1966 o il 1967: una band freakbeat di Londra, ma forse pure americana, di Boston o San Francisco. E invece sono di Pisa. E di oggi. Rammento che in anni recenti (oddio, recenti… ) Pisa è stata la città di Useless Boys, Birdmen Of Alkatraz, Steeplejack, Liars, ovvero i vessilliferi del garage punk anni 80. Da questo punto di vista i Trip Takers continuano a tenere alto il gonfalone. Nel loro brillante ed eccitante garage punk troviamo tracce di Shadows Of Knight, Paul Revere & The Raiders (Let Me Sail), Beatles, Hollies e di caotico freakb-at ’67 e folk rock, in una sarabanda di colori psichedelici e ipnotici (The Knight And The Hag), e dove quasi sempre impazza uno sconquassante fuzz vintage. Assolutamente pregevoli.
Voto 80/100
Claudio Sorge – Rumore#329 06/2019
Secondo lavoro per il quintetto messinese The Trip Takers fedele alla linea del freakbeat e garage d’oltre Manica. A due anni dall’ottimo esordio la band sicula torna all’attacco con dieci brani essenziali e che puntano tutti dritti all’obiettivo; data la durata media di poco più di due minuti e mezzo rientrano nella tradizione garage dei ’60. I brani se sono tutti strutturati attorno al garage beat-pop, soprattutto in “Let me Sail” e “Shake appeal”, presentato però diverse variabili come il pop psichedelico dell’accoppiata “Misty shore”-“Another one” o le belle chitarre taglienti di “Gamblin’ gal” o il taglio decisamente più rock della title-track. Il quintetto si concede anche momenti più melodici in “The knight & the hag” e affascinanti circolarità garage in “Wonder for a way”. Conservatori e revivalisti The Trip Takers rimangono fedeli a loro stessi.
Vittorio Lanutti – Freak Out27/11/2019
Un bel “viaggio” Anni Sessanta tra beat e pop da capogiro. E’ davvero un piacere appoggiare la puntina su “Don’t Back Out Now”, secondo disco in lp dei The Trip Takers, appena pubblicato da Area Pirata. La band messinese sembra uscita direttamente dai locali fumosi della swinging London e va a braccetto con le sonorità di Small Faces, Creation e Kinks, tanto per citare alcuni nomi di grido. Un approccio filologico e totalmente nostalgico, che saprà scaldarvi i cuori grazie a melodie deliziose, infarcite di corretti e qualche svisata psichdelica, come nelle code di “The Knight & The Hag” e della conclusiva “Wonder For A Way”. Tra i brani migliori svettano senza dubbio “Why Don’t You Come Home?”, con il suo ritmo agrodolce e scanzonato e “Gamblin’ Gal”, sorretta da una chitarra ruspante e da una pioggia di suoni scintillanti. Ma è davvero difficile scegliere tra una canzone e l’altra, vista l’alta qualità globale del disco. Un album interamente votato all’amore per i sixties, che colpisce sin dal primo ascolto.
Diego Curcio – Hello Bastards blog 11/05/2019
Mai come negli ultimi anni l’Italia è stata così prodiga di figliuoli bravi a destreggiarsi nei revivalismi garage/neo psichedelici, sfoggiando una manciata di band ad alta caratura attitudinale e, soprattutto, musicale.
Band come i Trip Takers, ad esempio, che fanno dell’ortodossia sbarazzina e frizzante il loro manifesto estetico.
Confezionando le 10 track di questo album d’esordio, “Don’t Back Out Now”, in una vellutata macchina del tempo dalle ampie dotazioni analogiche, per dare un taglio retrò/vintage dalla grana raffinata e (volutamente) calligrafica all’intero progetto.
Così che ogni canzone racchiude in sè una piccola istantanea caleidoscopica: scorci di Saville Row e Haight Ashbury che flirtano amabilmente senza mai litigare, tra fiori e visioni, passioni e bagliori cosmici.
Questa è la magia che i Trip Takers ricamano e personalizzano brano dopo brano, lasciando mano libera alla verve psichedelica di viaggiare da un continente all’altro senza pesanti orpelli.
“Don’t Back Out Now” si ascolta e si ama dal primo istante, perchè è la colonna sonora perfetta per questa Primavera turbolenta e viziosa.
Ovviamente applausi anche ad Area Pirata, la cui documentazione minuziosa di certe pieghe spaziotemporali ci affranca da ignoranza e grigiore.
Davide Monteverdi – Razzputin Crew Milano 12/05/2019
Area Pirata già si era occupata di loro pubblicando, nel 2017, l’EP “The Trip Takers”, accolto benissimo da critica e stampa, un tour europeo nel 2018 per poi finire in studio e registrare questo disco. Inutile dire che sembra di essere tornati ai tempi dei Beatles e non cito loro per caso, infatti cori e struttura delle canzoni li ricordano abbastanza, anche se non manca una buona dose di personalità che nel caso non guasta mai. Un misto di vintage, garage e tanta influenza delle band dei ’60. Dieci pezzi raffinati, stilosi, divertenti… Shake Appeal mi pare azzeccatissima, impetuosa con un ritornello da urlo! All I Want spacca di brutto! The Knight and the Hag la mia preferita? Chissà… ma quella chitarra… che dire ragazzi se vi piace il genere direi che ne vale ampiamente la pena.
Stefano Ballini – Trippa Shake Webzine 07/05/2019
“Shake appeal” potrebbe essere l’ideale motto per introdurre la recensione di “Don’t back out now” dei The Trip Takers. Già perché il titolo della seconda traccia, nonché una delle migliori dell’intero disco, riassume bene le caratteristiche della musica della band messinese che fa appunto dello “shake” non solo la sua cifra stilistica ma anche la sua, maggiore, ragione di fascino. Siamo infatti di fronte, ancora una volta, ad un lavoro che si rivolge ad un pubblico che ama le sonorità anni Sessanta del garage e del beat di quella decade lì, suonato con attenzione e cura dai The Trip Taker che, ancora una volta, stando bene attenti a rimanere in quel “circolo” lì fanno ancora centro. Se infatti non amate particolarmente quelle sonorità difficilmente rimarrete affascinati dall’organetto che fa capolino nella terza traccia, l’omonima “Don’t back out now” e che fa subito The Horrors nel 2007. Se però vi piace il mood in questione sarà una goduria, unica nel suo genere, tuffarsi in mezzo a questo disco, suonato magnificamente dai messinesi che si confermano, ancora una volta, tra i nomi più importanti della scena beat e garage italiana. Perciò siamo davanti ad un lavoro di altissima qualità per il genere che, a parte un paio di passaggi a vuoto, ci fa, nuovamente, ballare lo shake come se fossimo ancora al Piper. Anche se è il 2019, per dire eh.
Mattia Nesto – Rock.It magazine 30/05/2019
The Trip Takers sono un progetto musicale che ben sa raccogliere il testimone di band freakbeat e garage anglofone tipiche degli anni ’60.
Nel loro album Don’t Back Out Now, uscito ad aprile di quest’anno per l’etichetta Area Pirata, la band messinese ben riassume le atmosfere psichedeliche. Gli strumenti vintage e le apparecchiature utilizzate, insieme ad una tecnica di registrazione ben lontana dal digitale tanto in voga negli ultimi anni sanno rendere a Don’t Back Out Now un sound con atmosfere autentiche pur non sapendo di “stantio”.
La band ha all’attivo l’EP The Trip Takers dell’ottobre 2017 e il 3 aprile 2018 è uscito il singolo Jumper Blues (con side b: Another One). L’uscita del singolo li porta ad esibirsi presso il prestigioso The Cavern Club di Liverpool nell’ambito dell’International Pop Overthrow Festival. Da li a partire per un tour europeo il passo è stato davvero breve. È proprio durante il tour, e nello specifico nei Voodoo Bug di Copenhagen che i The Trip Takers si rintanano per dare vita ad alcuni brani che entreranno a pieno titolo nell’ultimo album.
The Trip Takers sono una band italiana sospesa nel limbo tra il conservatorismo di suoni d’epoca e il “revivalismo” genuino e sincero. Il risultato è un sound chiaramente riconoscibile dal punto di vista delle influenze concettuali ma allo stesso tempo vivacemente peculiare.
E ora dopo tutte queste chiacchiere lasciate perdere tutto ciò di cui vi state occupando. Mette nel vostro lettore cd Don’t Back Out Now, alzate per bene il volume del vostro amplificatore e chiudete gli occhi. Sarete brutalmente catapultati negli anni Sessanta grazie ad un sound psichedelico ricco, complesso e sofisticato al tempo stesso. Tutto il resto non conterà più. Non perdetevi questo cameo. Alla via così.
Maurizio Galli- musicalmind 05/07/2019
Mettere insieme dieci tracce di un cd rifacendosi ad atmosfere anni ’60, suoni e dimensioni psichedeliche propri di un’epoca pervasa dal beat, ma anche ad un qualcosa di alternativo al beat, è stata l’idea di The Trip Takers con la realizzazione dell’album “Don’t Back Out Now”.
Una scelta che assume i contorni della testimonianza di un’epoca, soprattutto perché le tecniche di registrazione sono assolutamente lontane dai moderni sistemi digitali e gli strumenti sono assolutamente vintage. I risultati sono decisamente interessanti e la formazione (per altro italianissima) ha già suscitato curiosità ed interesse anche in ambito internazionale. Sul successo di questa dimensione musicale, così ostinatamente pensata con lo sguardo rivolto ad un’epoca precisa della storia della musica anglofona ed internazionale, si può certo dire che non è frutto di casualità e non è neppure semplice revival. Vi sono nella musica atmosfere ed epoche che non hanno tempo ed i meriti di questa band, oltre al coraggio, sono molteplici: dalle ottime esecuzioni che rivelano comunque un dimestichezza strumentale che non sta mai male, alla ricerca di dimensioni ed emozioni remote nelle quali riesce a riconoscersi chi quell’epoca la visse, ma riscontra motivi di curiosità e di interesse anche tra chi di quel tempo ha solo sentito parlare. Da evidenziare anche l’indovinatissima copertina del cd, assolutamente coerente con l’intero progetto.
Giorgio Pezzana – MusicaMag 16/09/2019
We were first introduced to Italian Garage/Beat obsessives The Trip Takers via their self titled 2017 debut EP/mini album. By eschewing modern recording techniques they created an authentic vintage lo-fi analogue sound, revisiting the classic mid 60s proto-Nuggets era of American Garage/Psych with six tracks that channeled the slightly shambolic records by “British Invasion” influenced bands such as The Groupies, The Velvet Illusions, The Inmates, The Cave Men and Satan & The G Men. While side one was firmly inspired by early Beat bands, side two saw The Trip Takers exploring wonky mid 60s Psychedelia and sounding not unlike the acid drenched strangeness of Nashville Psych Pop outsiders The Sufis. You can read our original Strange Things Are Happening review here…………….
Since the release of the debut EP, The Trip Takers have spent the last few years gigging and playing Garage/Psych festivals around Europe, gaining new fans along the way with a brand of Garage Psych that has been described as “suspended in the limbo between the conservatism of vintage sounds and the genuine and sincere “revivalism”” honing their retro Psych sounds ready for their first full length LP. Don’t Back Out Now is a lysergically infused rush of 60s swirling Psychedelia from a band totally at ease with lifting a whole host of influences from the Nuggets era bands and from the parts assembling an excellent LP of songs that any discerning vintage PsychHead will love and cherish. The first thing you notice about this record is that The Trip Takers have really found their groove. The experimental strangeness of the first EP has been stripped back and the 60s Psych Pop influences have been pushed to the fore. Mining the same rich groovy sixties seam as the The Sonic Dawn and other like minded bands, Don’t Back Out Now inhabits the world of the first wave of Psychedelic beat groups inspired by The Beatles, The Byrds and Swiss chemist Albert Hofmann recorded short, sharp, tripped out singles that where laced with a heavy dose of pop sensibility. Opening with the West Coast jangle of ‘Let Me Sail’, The Trip Takers tear through 10 tracks of scintillating sounds, channelling The Chocolate Watchband, The Electric Prunes, The Golden Dawn, 13th Floor Elevators, The Music Machine among others into a collection of songs that relive the first Psychedelic era. For fans of classic 60s Garage Psych, this is more than worth a listen.
Matt – Bananas Magazine #18 / Summer ’19
Italy is a hotbed of action right now and The Trip Takers are clearly one of the leading shakers. This new LP on Area Pirata is freakin’ awesome. It has “Shake Appeal’ that’s for sure. Definitely not paint by numbers garage or psych. There are tons of off-kilter production choices and tasty morsels in here that make it a fab listening experience. Which it should be by gum! Tis a record after all! “Shake Appeal,” is super duper awesome. The only thing that comes to mind first thought is ’67 blissed-out Pretties. That’s a fine place to be! Tons of cool organ lines, guitar effects and good harmonies. “All I Want,” is another recommended listen with excellent harmonies. “The Knight & The Hag,” adds some toytown-psych to the proceedings. “Why Don’t You Come Home?” is another great psych-pop number. This LP really shines. “Wonder For A Way,” has an immediate way to my heart with the 5D-era McGuinn guitar break and great atmosphere. The production is great, the songs each have their own feel to make them worthy of a second or fifth spin. Lay down in the grass, be cool and take a trip with the Trip Takers!
THEE PSYCHEDELICATESSEN 21/04/2019
ROBERTO CALABRO’ takes a trip and talks to Italy’s newest psych voyagers about their take on the sounds of 1967
Hailing from Messina, Sicily,The Trip Takers bring the listener into a time capsule. Instead of the island’s sun, deep blue sea, impressive Etna volcano, and ancient Greek temples, the band’s debut LP Don’t Back Out Now moves into sonic territories and psychedelic imagery that could be the perfect soundtrack for movies like The Trip or Psych Out. “The band started almost by accident”, laughs guitarist/singer Morgan Maugeri. “We found each other to be similar freaks who all love to find records, obscure ’60s bands and psychedelic and garage music. We dream about living in those incredible years,
it’s a shame we were all born later!” The Trip Takers’ time machine is fuelled by a fascinating mix of British psychedelia, New England’s nostalgic melodies and a slice of Italian beat. “Our sound is spontaneous, genuine, raw,” explains Maugeri,”and our attitude is ‘plug in and play’.” In each of the Trip Takers songs you can hear echoes of Syd Barrett’s Pink Floyd as well as underground UK and USA bands that shaped the late ’60s, and over a short life-span of a few years, the Italian quintet have become a renowned name in the European psychedelic scene. So far, they’ve released an eponymous six-track EP, the brilliant single ‘Jumper Blues’ and now their recently released debut LP, their best recording to date.
Now back in Sicily after a long tour
through Italy, Germany, Holland, Belgium, and France the band are reflecting on a year of hard work. “The last tour we made, the third in a year, was the longest and most tiring one yet.The stage at Hamburg’s Garageville was something epic for us – we didn’t expect such incredible feedback. Our audiences give us the strongest motivation possible to face the journey of thousands of kilometres to play”
Roberto Calabrò – Shindig #94 08/2019