Wide Hips 69 Menopause (Live In Studio)

CD digipack
Novembre 2014
Tiratura CD: 300 copie
–COPRODUZIONE–

Formato: Tag
Etichetta: Area Pirata

10.00

Esaurito

Wide Hips 69 Menopause (Live In Studio)

(Second album for this crazy Garage/Punk/R’n’R female band! Their original taste goes over the lessons getting from Cramps, NY Dolls and MC5 giving us back 10 original songs + 1 cover intended to inflame us!!)Volevamo riprodurre su cd il suono che si ascolta nei nostri concerti, quindi, dopo il nostro primo cd autoprodotto, registrato molto bene ma che a nostro parere non esprimeva l’attitudine della band, abbiamo deciso di incidere un live in studio, con una rivisitazione di alcuni brani del 1° cd ed altri bani inediti.
Poi, fortuna ha voluto che il visionario batte-cantachitarrista-pittor-mix downer Rosario Memoli (Wild Weekend, The Provincials, Circle of Witches), ci ha proposto di curare la fase di missaggio dei brani, arricchendoli con la sua vena creativa di suoni e jingle perfettamente in linea con il contenuto degli stessi.Infine la storica etichetta “Area Pirata” si è buttata nel progetto co-producendoci il cd, con nostro grande piacere.

Nei vari brani raccontiamo, con un mix di ironia e sana cattiveria, le diverse vicende accaduteci nel corso dei nostri quattro anni di concerti, passando da una “Bipolar Disorder”, che tratta le diverse fasi “umorali mensili” delle donne – raccontata in metafora nel video girato dal regista teramano Josh Heisenberg (già regista di Laika Vendetta, La Base, Singing Dogs, Alcova, Dissent By Birth) – alla scanzonata “In my city”, nella quale prendiamo benevolmente in giro i musicisti “virtuosi” che ci guardano con la puzza sotto al naso, ed ancora “Blind Woman”,(la donna cieca fa l’uomo felice!) mettiamo in guardia una donna che pur di tenersi “l’omo” vicino fa finta di non accorgersi di tutte le sue infedeltà.
Altra chicca è il brano regalatoci da Gaetano Bartimoro (eclettico bassista dei Wild Weekend) “Needed you”, da noi stravolto, ingurgitato e rivomitato alla maniera “Wide Hips”.
“Girl Panic” – scritta dopo averci ispirato una trasmissione radiofonica condotta da ragazze – che parla di come con orgoglio e poco denaro preferiamo andare in giro con la nostra musica, tra bagni maleodoranti e letti impolverati, senza compromessi sui volumi da suonare in concerto.
Del primo cd abbiamo riproposto la hit “Stupid Bitch”, che, attaverso la storia della ragazza di un motociclista, pone l’accento sull’inutilità delle donne c.d. “attaccapanni”, così come è stato riproposto l’inno alla vita godereccia “Live Fat, Die Drunk”, che non vuol essere altro che un intermezzo, un ripetitivo jingle rock and roll.
Anche dietro a pochi giri di accordi e frasi apparentemente “leggere” si possono affrontare tematiche seriose.

—————BIOgrAFia—————–

In attività dal 2011, le WIDE HIPS 69, abruzzesi, propongono una miscela di brani inediti garage/punk and soul, suonati energicamente e ad alto volume, con la rivisitazione di qualche brano storico del proprio genere.
Hanno all’attivo un cd autoprodotto “Live Fat, Die Drunk”, un video “What a way to die” sono presenti con un loro brano sulle compilation “Woman do it better” (2012) “All You Need is Punk vol. IV” (2013) e “Schiamazzi” (2013) ed hanno composto la sigla radiofonica dell’omonima trasmissione “Girl Panic”.
Nel 2013 poi hanno partecipato, oltre a numerosi live, al Maremoto Festival di S. Benedetto del T., aprendo la serata a Baraldi & Zamboni (ex CCCP, CSI) e nel 2014 al Custom Party di Atessa (CH, It), aprendo la serata ai Nekromantics.
Nel 2014 hanno registrato tre brani inediti incisi solo su cassetta,in tiratura limitata per il Cassette Store Day – The Cougars, the Milf, the Toy Boy – per l’etichetta “A Morte Records”.
Si sono esibite in oltre 90 concerti lungo tutto lo stivale, e diviso il palco con gruppi quali gli Hell’s Shovel, Kamikaze Queens, the Adel’s, The Bone Machine, Christine Play’s Viola, Tito & The Brainsuckers, Digos Goat, Wild Weekend,The Fiftyniners, Gli Illumitati ed altri.
Ma eccoci ai giorni nostri ed all’uscita per fine Ottobre del loro secondo album ‘Meno Pause’!
Rimanete sintonizzati!!

LINE UP:

-Luciano “HalfSpoon”: drums & screams

-Daniela “Locomotion”: bass & screams

-Lorena “SlimHips”: guitar & screams

-Cristina “TitsQuake”: screams & cymbal

Tracklist:

1) Stupid Bitch
2) Blind Woman
3) Doom & Gloom
4) Live Fat, Die Drunk
5) I Needed You
6) Bipolar Disorder
7) Beer, Pussy & Tea
8) In My City
9) Girl Panic
10) Under The Train
11) Ramblin’ Rose

 

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Recensioni:

In questi ultimi tempi ho avuto la fortuna di ascoltare alcuni gruppi del miglior rock’n’roll formati da sole donne: le immarcescibili e sempre validissime Cleopatras, le mie adorate Bomb’o’nyrics ed ora le teramane Wide Hips 69.
A dire il vero le nostre non è che siano proprio tutte ragazze, il batterista, bontà sua, è un maschio, ma in questi casi si sa scatta la regola Demolition Doll Rods e si diventa una all-female band, e pensare che le DDR sarebbero al 33% formate da uomini!
Ma in questa occasione la composizione della band è assai poco importante e non deve assolutamente prevalere sul valore di questo Menopause che è disco esplosivo e coinvolgente.
Dentro ci sono la risposta italiana alle Runaways di “Cherry Bomb” ( Stupid Bitch ) eh? Bitch! Il suono più visceralmente garage (Blind Woman , Doom & Gloom e Bipolar Disorder), la furia punk’n’roll spaccaossa (l’anthem Live Fat, Die Drunk e Under the Train ), il soul-punk alla Bellrays ( I Needed You ) e il suono rovinoso alla Trashwoman ( Beer, Pussy & Tea ).
Chiude il tutto la cover del classicissimo Ramblin’ Rose nella versione degli Mc5 band che, a mio parere, può essere indicata come una delle principali influenze delle nostre e, nella quale, traspaiono le indubbie capacità vocali di Cristina.
A quanto dicono le Wide Hips 69 quest’album è una sorta di live in studio che possa, parole loro, riprodurre il suono che si ascolta durante i loro concerti, ma io vi dico che questa è una mezza verità perché, sempre secondo me, quello che si ascolta assistendo ad un loro concerto è senza dubbio qualcosa di molto più elettrizzante di così.
Il suggello di garanzia lo mettono i ragazzi di Area Pirata che, decidendo di distribuirlo, ne suggellano la qualità.
Insomma basta parole: 1-2-6-9-via, fatevi travolgere da questo disco!

Voto: 7,50/10
Il Santo – Indie-Eye.it 04/12/2014

 

Arrivano da Teramo, sono a tutti gli effetti una female band, cioè una band di sole donne anche se il batterista è un uomo. Il titolo dice molto delle Wide Hips 69 in quanto è un vero e proprio live in studio. Il risultato è decisamente efficace, il tentativo di trasferire l’energia dal palco alla registrazione in studio è sicuramente riuscita, operazione intelligente in quanto il genere, si presta meglio ai concerti che all’ascolto classico. In un Italia arida di band di questo tipo, a parte le Cleopatra’s e pochissime altre… le Wide Hips vanno alla grande, i recensori faranno sicuramente riferimento a L7 e Lunachiks anche se queste ultime pestano molto di più. A me invece ricordano tanto le Red Aunts… si dai… quella band che una volta aveva ospitato alla voce Exene Cervenka degli X. C’è da dire che è stato fatto un gran lavoro al mixaggio da Rosario Memoli (Già con Wild Week e The Provincials). Alcuni pezzi spaccano di brutto…come Blind Woman , I Needed You (di Gaetano Bartimoro bassista dei Wild Weekend), la partenza di Beer, Pussy e Tea è molto “Skiantos”…Eptadone! Il finale è con Rumblin’ Rose dei fratelli Sherman… successivamente esaltata dagli MC5e oggi portata in gloria dalla splendida versione delle Wide Hips 69… bella! Energia donne…energia!!!

Stefano Ballini – Trippa Shake 11/2014

 

State per leggere una recensione di parte. Le Wide Hips 69 sono di Teramo come me, siamo amici e negli ultimi tempi ci siamo visti con una certa regolarità per organizzare dei concerti di r’n’r marcio, sporco ma per niente imbecille. Quindi se siete dei piccoli fans della deontologia vi invito a sgrizzare subito via
. Wide Hips 69 sono tre donne e un uomo ma, non me ne voglia Luciano (il mio batterista preferito di sempre, e non esagero) può essere considerata a tutti gli effetti una female band. La migliore female garage r’n’r band italiana. E spero di riuscire a spiegarvi il perché nelle poche righe che seguono.
Donne, si diceva, non ragazze. E la chiave sta proprio qui. Una band formata da gente con gusto, attitudine, una montagna di ascolti alle spalle, il disincanto e direi anche la maturità che arrivano solo ad una certa. La voce di Cristina, potente e selvaggia, è alla stregua di uno strumento. La chitarra di Lorena indica la strada come un gps di ultima generazione. La sezione ritmica di Daniela e Luciano tracciano il percorso facendo pozze per terra, immaginate una motoruspa guidata da James Hunt e non sarete molto lontani da quello che intendo.
L’insieme di questi ingredienti fa di Menopause un gran bel disco perché gli ingredienti, appunto, sono cucinati da cuochi col manico che pensano solo a suonare, facendosi una manica di cazzi propri come dovrebbe sempre essere. Inoltre l’album, registrato live in studio e missato dalle sapienti mani di Rosario Memoli (The Wild Week-End e The Provincials), è stato dato alle stampe dalla gagliarda Area Pirata che in Italia, e non solo, è sinonimo di qualità per certe sonorità.

Nel primo pezzo Cristina imita un’oca giuliva e sembra quasi faccia il verso a una olgettina, non a caso il titolo scelto è “Stupid Bitch”. Subito dopo arriva “Blind Woman” e si passa dal giorno alla notte (o forse sarebbe più corretto il contrario), al punk prima del punk, venendo catapultati nel bel mezzo di una sassaiola nei sobborghi di Detroit sul finire degli anni ’60 con contusi gravi rimasti agonizzanti sul campo di battaglia.
Gran botta anche la tripletta successiva aperta dall’hard-garage spezzettato “Doom and Gloom”, che ha un finalino “vocale” niente male, dal manifesto “Live Fat Die Drunk” con quel bel passo hardcore, per chiudere con la rovesciata plastica “I Needed You” (scitta da Gaetano dei Wild Week-End) in cui la voce imperiosa di Cristina tocca i livelli di Lisa Kekaula dei Bellrays via Tina Lucchesi periodo Trashwomen. E ho detto tutto.
Da citare pure “Beer, Pussy and Tea”, non fosse altro per il titolo così delicato e per quell’1-2-6-9 freakantoniano in apertura che anticipa un rullo compressore grezzo e feroce di garage-punk non molto lontano da “Eptadone”. E ancora il punk dritto per dritto “Under The Train” il cui sottotitolo “allegory about drugs addiction” non lascia spazio ad interpretazioni.

Per il loro primo album (ufficiale) le Wide Hips 69 hanno pensato bene di fare anche un videoclip come si deve, affidando la regia al comune amico Josh Heisenberg. Il protagonista, Massimo Ciampani, è il cantante della band dark wave Christine Plays Viola: altro caro amico, nonché mio collega di lavoro. Ogni mattina facciamo la pausa caffè assieme parlando cazzate e rock and roll, cose che spesso coincidono. Io mi prendo un espresso e mi fumo un paio di sigarette una dietro l’altra, lui un caffè al ginseng senza zucchero. Per la cronaca.

Manuel Graziani – Black Milk magazine 19/11/2014

 

Menopause è un cocktail esplosivo, a partire dall’accoppiata nome del gruppo/titolo dell’album che lascia davvero ben poco spazio all’immaginazione. Se si aggiungono come ingredienti una line-up (quasi tutta) al femminile, un look a cavallo tra Detroit e il CBGBs, una spruzzata di follia e la definizione auto-imposta di gar(b)age punk, diventa quasi impossibile non lasciarsi travolgere da queste dodici onde di suono deragliante e sparato in faccia, sghembo e selvaggio, un po’ punk un po’ rock’n’roll, figlio della collisione tra Runaways e X, annaffiato con una generosa dose di sarcasmo e auto-ironia, necessaria perché diventi insensato andare a impelagarsi in sofismi o divagazioni accademiche. Quello che conta qui è divertirsi e lasciarsi andare, permettere alle note taglienti di raggiungere la carne e liberarsi di ogni formalismo, il resto lo fa la voce di Cristina, sfrontata, istrionica e sguaiata quanto basta per tenere a bada la ciurma e condurre il vascello attraverso la tempesta sonica, senza mostrare alcun cedimento o timore reverenziale. L’idea di registrare live in studio permette al tutto di arrivare dritto al nocciolo della questione e riproporre l’atmosfera infuocata di un concerto, al netto di fastidiose patinature che abbasserebbero di certo il potenziale di fuoco del gruppo. In breve, Menopause si presenta come un acquisto consigliato per tutti gli amanti delle feste selvagge, ma quelle vere, con sbocco finale e mal di testa epocale la mattina dopo, al netto di rimorsi o pentimenti aggiunti, perché il grido di battaglia è: “Live Fat, Die Drunk!”. Serve davvero aggiungere altro?

Michele Giorgi – The New Noise 07/02/2015

Le Wide Hips 69 , quartetto abruzzese, con il batterista uomo, sono presenti sulla scena italiana da quattro anni durante i quali hanno scosso molti palchi e tantissime orecchie. Il loro approccio è punk al femminile, figlio legittimo di quello che impazzava oltre vent’anni fa negli Usa e non solo, vale a dire quello delle riot grrrls. Dissacranti e sbeffeggianti, non risparmiano nessuno, dal machismo, alle donne dipendenti dall’uomo, fino agli stessi scombussolamenti mensili femminili. “Menopause” è nato con l’idea di rifare alcuni brani in studio, ma con l’impatto live, per cui molti dei brani sono già editi, tuttavia, in questo disco acquisiscono maggiore vigore. Sono però presenti anche alcuni brani inediti. Il quartetto è scatenato nel presentare le varie forme di un punk’n’roll senza fronzoli, diretto e tagliente. Se l’impronta di L7 & Co. emerge maggiormente in “Stupid bitch” e “Blind woman”, il boogie vorticoso e coinvolgente di “I needed you” mette insieme Jim Jones Revue, Stooges e Jerry Lee Lewis. Il fantasma delle bambole di New York e del punk della grande mela di quel periodo aleggia in “Girl panic” e la cover di “Ramblin’rose” degli MC5 è efficace e convincente. Merita una menzione a parte l’hc inneggiante alla vita “Live fat, die drunk”. Insomma il cattolicume e la destra bigotta sono avvertiti: le streghe sono tornate!!!

Vittorio Lanutti – Freakout Magazine 16/04/2015

SPIRITO e attitudine delle Wide Hips 69 sono già ben delineati in una loro dichiarazione: “Lo scopo principale è

quello di divertire divertendoci, senza prenderci troppo sul serio…di musicisti virtuosi e annoiati ne è già pieno

il mondo!”. Le Wide Hips 69 sono un quartetto quasi tutto al femminile (tranne il batterista) di Teramo. Dopo un primo cd

autoprodotto registrano un nuovo album in studio dal vivo per esprimere al meglio l’impatto energia del palco. Dodici brani diretti,

veloci e senza fronzoli di crudo e selvaggio garage-punk che raccontano con ironia le vicissitudini della band, tra

“umori” femminili (“Bipolar Di-sorder”), una presa in giro dei musicisti virtuosi (“In My City”),

delle donne sottomesse (“Stupid Bitch”) o ciecamente fedeli al loro uomo (“Blind Woman”) e un inno alla vita

godereccia (“Live Fat Die Drunk”). In chiusura una versione al fulmicotone di “Ramblin’ Rose”. Girano pochi e

semplici accordi, ma con un tiro rock’n’roll irresistibile.

Gabriele Barone – Il Fatto Quotidiano 28/11/2014

Interviste:

Michele Giorgi – The New Noise 20/03/2015

Come da tradizione, quando un gruppo ci intriga e riesce a suscitare la nostra curiosità , prendiamo la palla al balzo e cerchiamo di approfondire la conoscenza con l’intervista, proprio perché in questa sede è possibile scavare e scoprire le motivazioni che le hanno portate alla luce. Con un motto come “Live fat, die drunk!” e una cascata di note urticanti a cavallo tra garage e punk, le Wide Hips 69 (in realtà c’è anche un uomo in formazione) si sono aggiudicate il nostro totale supporto, nonché la curiosità di vederle in azione dal vivo. Ecco cosa ci hanno raccontato Cristina, voce, Lorena, chitarra, Daniela, basso, e Gabriele, batteria.

Ciao, presentaci le Wide Hips 69, come vi siete conosciuti e come è nata la band?

Cristina: Ciao, siamo le Wide Hips 69, siamo abruzzesi – di Teramo per la precisione (se non sai dov’è digita su Google Goodbye Boozy). Siamo gente seria, ma così seria, che ti stiamo scrivendo davanti a quattro bicchieri secchio di Montepulciano. Eccoci qua. Daniela: Io, Lorena e Luciano (il nostro primo batterista) ci conosciamo da ragazzi (quindi dal giurassico). Cristina la vedevamo da sempre in giro per concerti e suo fratello faceva parte di una band storica (Tito And The Brainsuckers) Il nostro attuale batterista, Gabriele, lo abbiamo incontrato qualche anno fa in un’esibizione del suo duo. Era il batterista a cui ambivamo e lo abbiamo intortato con supercazzole, tette e alcol… È ancora con noi sotto coercizione.
Lorena: Nasciamo come gruppo di sostegno per donne sull’orlo di una crisi post punk e le nostre prime prove, senza ancora Luciano, si consumavano (assieme ai tanti alcolici) nel salotto di casa di Daniela, con strumentazione di fortuna (tipo il microfono di Hello Kitty delle sue figlie). La data di nascita ce la ricordiamo perfettamente: il 7 dicembre del 2010, di ritorno dal Concerto dei Sonics a Cesena, abbiamo pensato: se loro sì, perché noi no? ( Ehm… avete capito perché noi no?). Così passammo i 250 chilometri di ritorno dal concerto a sparare nomi davvero improbabili per la futura band e a convincere Luciano a fare una prova con noi. Da lì si è scatenata una vera e propria gara di solidarietà tra i nostra amici a cui facevamo tanta tenerezza che ci siam ritrovate in men che non si dica con magliette, spille loghi, servizi fotografici… il tutto senza aver mai suonato dal vivo!

Vi ha unito un’idea comune sulla musica che volevate suonare o rappresentate piuttosto la somma di quattro visioni/gusti differenti che si incontrano e miscelano?

Cristina: L’idea comune era quella di fare garage, così abbiamo iniziato a strimpellare qualche cover storica e a riadattare pezzi soul al genere. Quando poi abbiamo iniziato a comporre roba nostra i quattro gusti sono inevitabilmente usciti fuori e sono il risultato di ciò che sentite sul disco. Con l’ingresso di Gabriele nella formazione abbiamo avuto un ulteriore spintarella verso il punk.

Sono molti gli ingredienti diversi che finiscono triturati nella vostra pozione alcolica, tanto che risulta difficile definirvi con un genere specifico o farvi rientrare in una determinata scena. Quale è il vostro background come ascoltatori?

Gabriele: Il punk (oltre l’alcool) è il comune denominatore di tutti e quattro, anche se ognuno di noi ha le proprie divagazioni che spaziano dal funky al blues, dal soul (molto soul!) al metal. I diversi ascolti ovviamente influenzano la composizione dei nostri pezzi. Il non essere inquadrati in un genere specifico ci lusinga da un lato e dall’altro ci penalizza. L’ambiente musicale è mooolto settoriale, così risultiamo troppo garage rock per i punk, troppo garage punk per il rock, troppo punk rock per il garage.

E come musicisti? Avete già precedenti esperienze in band o comunque legate alla musica?

Cristina: Io ho cantato in un coro gospel e in vari gruppi cover (del cazzo si può dire?), Daniela in una girl band di liscio (Golden Girls) ed una di rock che lei stessa definisce rock “adriatico” ( i Liuda) e Lorena suonava sbronza a casa sua. Gabriele invece suona da tempo immemore in una band hardcore (Affluente) e in una di garage punk lo-fi (Singing Dogs).

“Live fat, die drunk” è un grido di battaglia che vanta ben pochi rivali, per non parlare del vostro nome e del titolo “Menopause”. Da cosa nasce quest’attitudine a cavallo tra (auto)ironia e spirito iconoclasta?

Daniela: Nasce dalla presa di coscienza del fatto che non abbiamo né l’età (a parte il batterista, beato lui) né il fisico per prenderci troppo sul serio, quindi suoniamo spassionatamente per divertirci (come citiamo in “Girl Panic”). Se poi chi ci ascolta si diverte con noi, “strapposto” (traduzione: è ok). D’altra parte il mondo è pieno di musicisti che si prendono troppo sul serio, come recitiamo anche in un nostro pezzo (In my city, there are a lot of music stars…). Nei nostri pezzi parliamo di storie che ci sono realmente accadute, e che raccontiamo in chiave ironica e scanzonata.

Quale è stato finora il momento più esaltante vissuto come band? Vi è mai capitato, al contrario, di pensare “Chi ce lo fa fare?”

Daniela: Quando mi hanno detto che il nostro cd sarebbe stato prodotto da Area Pirata.
Gabriele: Sicuramente il concerto al CSOA Scurìa di Foggia. È stato uno scambio di energie tra noi e il pubblico davvero emozionante.
Lorena: A Napoli, concerto al Molosiglio. Situazione e gente indimenticabili!
Cristina: Se penso allo spirito con cui siamo nate e poi guardo indietro mi vengono i brividi nel vedere quanta strada abbiamo fatto. Cose impensabili per un gruppo di amici nato per ammazzare la tristezza dei lunghi pomeriggi domenicali di provincia. Aprire i concerti a band internazionali, festival, compilation, servizi fotografici, video, etichette che ti contattano, recensioni su riviste che compero da anni…ogni volta mi stupisco.

Chi ce lo fa fare? L’open bar! (in coro)

Il disco è uscito per Area Pirata, come è nata questa partnership?

Lorena: Abbiamo contattato una delle storiche etichette italiane che potevano essere interessate a produrre il nostro lavoro. I brani sono piaciuti e si è creata subito empatia e totale fiducia. Con pazienza abbiamo atteso ci fosse spazio per poterci inserire nel loro roster e siamo contentissime di farne parte.

Conoscete altre band del loro roster?

Cristina: Ne conosciamo diverse come The Kaams, The Secret Tapes, gli storici Sick Rose, altre le abbiamo viste dal vivo come i Fuck Nights, Dome La Muerte & The Diggers, i Morloks. Altre le abbiamo chiamate a suonare dalle nostre parti, come ad esempio The Bidon’s, e i Golden Shower

Band preferite?

Daniela: Di casa nostra Digos Goat, Wild Weekend, nella scena internazionale posso citare Mudhoney… gli altri son tutti morti.
Lorena: Idem come Daniela aggiungo The Cyborg, Plutonium Baby, Chronics, The Rippers, The Barsexuals, gli Inutili. All’estero The Gories, Compulsive Gamblers, JSBE.
Cristina: Inutili, Cogs, Wild Weekend. All’estero Ty Segall, i Morloks, Doo Rag.
Gabriele: Movie Star Junkies, Contrasto, Hobophonic su tutti, Sud Disorder e tanti altri che ruotano nella scena attuale dell’hardcore. Per quella internazionale posso citare Nine Inch Nails.

All’unanimità, The Sonics e tanta bella roba che esce da quel miracolo di etichetta che è la GoodBye Boozy, dalla Welcome In The Shit e della Primirive Records, vanto del nostro territorio. Avete scelto di registrare il disco “live in studio” per non perdere la botta di energia e riproporre l’atmosfera dei vostri concerti, una scelta coraggiosa e azzeccata. Raccontateci un po’ come è nata questa decisione e come vi siete mossi per realizzarla.
Daniela: Il nostro intento era proprio quello di non discostarsi troppo dal sound che esce fuori dai nostri concerti, sporco ed impastato, e detto-fatto, ci siamo messi alla ricerca della sala di registrazione più lercia e lo-fi della città e avevamo già in mente la persona giusta (Diddio Records). Il nostro amico Rosario Memoli (The Provincials), che ci conosce bene, è riuscito a dare la giusta piega al suono finale di Menopause.

Cosa dobbiamo aspettarci a questo punto dai vostri live, che atmosfera si respira? Avete già qualche data in programma?

Gabriele: L’atmosfera che si respira? Beh, dipende da cosa abbiamo mangiato. Ad esempio mai darci dei legumi per cena e soprattutto mai rispondere a certe domande dopo il terzo giro di vino. Dai, serio, aspettatevi quattro persone che si divertono estremamente a suonare e stare assieme, che non studiano passi di danza o battute a tavolino. È tutto spontaneo, travolgente e a tratti esilarante. Warning! Aspettatevi molestie sessuali da parte di Cristina (per le quali abbiamo un modulo per denunce da compilare a fine concerto) sul nuovo pezzo “Toy Boy”.

Lorena: Abbiamo diverse date che cerchiamo di far quadrare con gli impegni lavorativi dei componenti del gruppo (questa è la vera sfida!) Siamo mooolto scaramantici quindi non ve le diremo ma in pentola bolle parecchia roba gustosa, seguiteci sulla nostra pagina Facebook dove troverete tutte le info.

Progetti in cantiere? Cosa prevede il futuro prossimo per i Wide Hips 69?

In coro: Un film porno amatoriale, un libro di ricette, un corso di elettronica e trovare ingaggi alle feste patronali. A parte gli scherzi suonare il più possibile e trovare un ingaggio da 50.000 euro c.d.a. o q.b. (IVA esclusa). Niente, non ci riusciamo ad essere seri. Negli sprazzi di lucidità rimasti possiamo dirvi che abbiamo in cantiere un ep e un altro video .

Grazie mille, last famous words…

Live fat, die drunk!

Mr. Bonobo – OrmeRadio 19/07/2015

Wide Hips 69 live @ Stony Pub 17.07.2015

“Live fast die young” si diceva un tempo nel mondo del rock’n’roll, ma se le band composte da giovani avessero solo la

metà della grinta dei Wide Hips 69 , il rock avrebbe fatto un mazzo tanto all’hip hop.
Venerdì 17 luglio e già il calendario non dice niente di buono, a calura e una location che vede trionfare le

tribute band… poi sul palco sale questo gruppo e… BOOM! Arriva una scarica di garage rock di altri tempi: chitarra, basso e

batteria e una voce versatile. In un mondo dominato da pedaliere e synth i 4 di Teramo spaccano di brutto con la loro

semplicità e pulizia di suono: niente intro spaccapalle, niente virtuosismi, ma solo sano rock’n’roll. Le canzoni scorrono

via che è una meraviglia e quando senti dire che è l’ultimo pezzo nemmeno ti accorgi che sia già passata

più di un’ora. Alla richiesta di bis poi la cantante scende dal palco, per trovare ancora maggior impatto punk grazie anche

alla cover degli MC5 . Un grande gruppo che sta letteralmente mangiando il fumo alle candele. Speriamo di risentirli presto in terra

di Toscana.